Lavorare non per noi stessi, ma per la gloria di Dio
e tutti i nostri problemi acquistano perfino un sapore di grazia: è questa la nostra eredità..
e tutti i nostri problemi acquistano perfino un sapore di grazia: è questa la nostra eredità..
Una Santa Domenica in Gesù Risorto - pben
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 21,33-43
Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò.
Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono.
Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio!
Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità.
E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.
Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?».
Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare.
XXVII Domenica del Tempo Ordinario A
L’EREDITA’
Costui è l’erede, venite uccidiamolo
e avremo noi l’eredità
(Mt 21,38)
Resistenza tenace all’opera di salvezza:
si ripete nella storia il peccato di Adam;
conflitto ostinato e permanente contro Dio,
per vincere la partita della storia.
Alla vigna rigogliosa dell’Eden
si contrappone la perfida astuzia
del serpente antico che spinge la creatura
ad autoproclamarsi dio, soprattutto!
L’ipocrisia dell’uomo vuole coprire nell’oblio
il Signore del cielo e della terra,
il Padre amoroso che pianta la vigna
per il suo Diletto e la nostra felicità.
Un progetto meraviglioso sta alla base
della creazione, dove ogni cosa
è buona perché fatta bene, con amore
e l’uomo è l’opera più bella di tutte!
Il vignaiolo affida l’intero mondo
alle mani operose degli uomini perché,
nel loro operato, esaltino visibilmente
la bellezza invisibile del Creatore.
Nasce l’invidia, assurda mozione
dell’anima, che vuole appropriarsi
della gloria di Colui che è bello,
santo, immutabile ed eterno.
Ma non c’è il contenitore per tanta grazia:
l’uomo non è che un soffio e
i suoi giorni sono ombra che passa,
fatto di terra e tanto, tanto insolente.
E così cammina nella storia della vita
senza considerare la Sua presenza,
attribuendo a sé il bene e a Lui il male
sempre puntando il dito di impietosa accusa:
Dio non centra con l’uomo, Dio è lontano
e nessuno l’ha visto. Egli vuole invece vedere
il proprio idolo, toccarlo e rassicurarsi
che lo porti verso le sue conquiste fallaci.
Allora impone alla storia il suo corso
per conquistare l’eredità mai posseduta;
si oppone a Lui, ma senza speranza
perché è un mercenario, non un pastore.
Finalmente spunta l’erede, quello vero:
il Figlio eterno del Padre, capace di gioire
per le opere di Dio e di benedirlo.
A Lui la lode nei secoli in eterno!
Pben 5, x, 2008