sabato 21 febbraio 2009

7 DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO B

AMORE LIBERATO

Il Figlio dell’uomo ha il potere
di rimettere i peccati sulla terra

(Mc 2,11)

Paralisi dell’amore, blocco dell’anima sono
il frutto della separazione dell’uomo da Dio.
È il peccato oscura il sole della vita
e leva la gioia di amare i fratelli.

Mendicanti d’amore, affamati di
considerazione e assetati di stima.
La malattia risiede nel fondo dell’anima
e per guarire bisogna andare alle radici.

Non ci sono terapie per guarire i nostri mali
se non si è convinti che qualsiasi sofferenza
ferisce anche l’anima che rimane
appesantita dal male oscuro, l’angoscia.

Quanti paralitici nella mente e nel cuore,
quanti affetti spezzati e persone
ridotte alla passività davanti alla vita,
senza sapere di che male si tratta.

Ansia, angoscia, solitudine, disperazione
sono le malattie dell’amore ferito
che rifiuta la vita come dono di sé.
Anima e corpo, malattia e disgregazione.

Non abbiamo bisogno di un guaritore,
ma di qualcuno che ci riscatti
dal pungiglione della morte, di un salvatore
che risani la radice profonda dell’essere.

Il Signore conosce la verità sull’uomo
afflitto e paralizzato, inchiodato al lettino:
interviene direttamente rimettendo
i peccati, sì, i peccati dell’anima.

Alzati, sei perdonato, ora puoi amare
perché sei amato da Dio che è tuo Padre.
Ama i fratelli, porta le loro pene e annuncia
il miracolo dell’amore fedele di Dio.

Dimentica te stesso, non sei infermo
ma solo incollato alla sbarra dell’egoismo;
và col cuore aperto e gioioso verso i fratelli
che hanno bisogno, come te, di perdono.

E il paralitico si scuote, si alza da terra
e, prendendo lo scomodo giaciglio,
se ne va per farsi carico delle sofferenze
di chi non è ancora stato perdonato.

Mistero della guarigione dell’anima
che risana anche ogni corpo malato d’amore.
La carità di Cristo preme dentro di noi
ed esplode nel dono generoso di sé.

Siamo guariti per amare, perdonati
per annunciare il perdono ai fratelli;
l’amore ricompone l’identità ferita, perché
Dio è santo, vivo, presente in Gesù Salvatore.

padrebenedetto 22, ii, 2009

mercoledì 18 febbraio 2009

6 DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO B

IMMONDO!

Lo supplicava in ginocchio:
se vuoi, puoi guarirmi!
(Mc 1,40)

Immondo! Dichiara l’antica legge,
che vuole preservare l’intera comunità
dal contagio del malato di lebbra;
senza cure lo invia nella solitudine.

Ogni situazione umana è un evento
che tocca l’intera comunità:
una solidarietà piena e universale
che preserva il singolo e rispetta gli altri.

La vita fragile è protetta, quella forte
diventa sostegno di tutto il corpo umano,
che è individuo e comunità, membra
disparate, ma in armonica azione.

Anche il peccatore, come il lebbroso,
veniva reciso: il violento, l’incapace
di relazione, colui che vive per se stesso,
rimane fuori, solo, lontano dagli altri.

L’imbellettamento mostra il malvagio
ilare, giocoso, in mezzo a tutti;
ma non c’è pace nelle relazioni, non c’è
amore né pietà con la lebbra nel cuore.

Il dramma delle relazioni umane,
ingestibili, quando sono malate;
quando incalza il non amore
tutto si sgretola, come da lebbra.

La comunità umana soffre
per le malattie dei suoi membri, tutto
diventa incerto se si lascia che uno solo
vada alla deriva, una falla aperta per tutti.

Primo passo per guarire: riconoscersi
lebbrosi, incurabili, inguaribili senza
il tocco della mano compassionevole
di chi ci guarisce dalla morte.

Il ricorso supplicante a Cristo
mi fa umile davanti a Dio e ai fratelli;
mi fa vedere il male che porto dentro,
non accuso più nessuno se non me stesso.

La speranza riaccende l’amore spento
dal male implacabile; imparo a vedere
il male attorno a me e ricevo
energie nuove di amore e di servizio.

Chi è guarito, guarisce il fratello;
il peccatore esce dalla solitudine odiosa
per costituire una comunità di fratelli
che sono stati guariti dall’amore.

padrebenedetto 15, ii, 2009