martedì 19 ottobre 2010

Editrice Ancora Milano, pag. 21-47
Collana la Bussola
“Le sette religiose”
Il fenomeno del New Age e la nuova problematica religiosa

Gianni Ambrosio, Mario Di Fiorino, Gaetano Favaro, Cecilia Gatto Trocchi, Massimo Introvigne, Lorenzo Minuti
Settembre 1996

Fonte come da titolazione
rilevato da Ciani Vittorio x l’Ufficio Documentazione Diocesi Piacenza-Bobbio

Gianni Ambrosio

Da alcuni anni si va diffondendo una corrente di pensiero che sostiene che l'umanità sta per entrare in una nuova epoca, con un nuovo modo di considerare la persona umana, la natura, la vita, la realtà tutta. New Age, nuova era, è il nome di questa corrente di pensiero che si presenta come nuova spiritualità e come nuova visione del mondo in grado di affrontare il nuovo millennio e che esprime l'attesa di una realtà totalmente e radicalmente nuova in tutti i settori, oltre che l'impegno per predisporsi psicologicamente e culturalmente a tale realtà ormai imminente o che si ritiene già in corso.
Alla vigilia del nuovo millennio, il fenomeno denominato - o etichettato - New Age suscita un indubbio interesse in tutti i paesi e in tutti gli ambiti. Esso tuttavia si presenta come un fenomeno complesso, fluido e in gran parte sfuggente, per cui non appare facile rispondere alle domande: cos'è concretamente il New Age, cosa si propone, quale è il suo "credo" o la sua visione del mondo?
In effetti, il New Age è una nebulosa di tendenze accomunate dalla visione ottimistica di un futuro che sta per accadere: si sta instaurando un'epoca felice per tutta l'umanità, un'era non materialista, non positivista e neppure religiosa nel senso tradizionale del termine; un'era pacifica e armoniosa, quella dell'Età dell'Acquario che succede all'Età dei Pesci, ritenuta bellicosa dal punto di vista dei rapporti sociali e angosciata a livello individuale; un'era in cui l'uomo, in quanto manifestazione ed epifenomeno della Mente Universale in evoluzione, passa da homo sapiens a homo noeticus ed entra in contatto profondo con le grandi forze della natura e della vita.
Alcune definizioni
Possiamo introdurci alle caratteristiche del New Age attraverso una prima definizione ricavata dal libro più noto sulla nuova era, quello di Marilyn Ferguson, scrittrice e redattrice di riviste, nata nel Colorado nel 1938 e che è diventata con il suo The Aquarian Conspiracy la portavoce del New Age: «Una rete senza capi ma potente sta lavorando per provocare un cambiamento radicale negli Stati Uniti. I suoi membri hanno rotto con alcuni elementi chiave del pensiero occidentale e possono perfino aver spezzato la continuità della storia. Questa rete è la Cospirazione dell'Acquario. È una cospirazione senza dottrina politica, senza manifesto» . Un altro portavoce del New Age, molto noto negli ambienti della nuova corrente di pensiero, David Spangler, alla domanda su cosa sia il New Age, risponde: «Per me la risposta più semplice è che si tratta della condizione che emerge quando vivo la vita in un modo creativo, potente e compassionevole», è «la metafora per l'espressione di uno spirito trasformativo e creativo; [...] una metafora per essere nel mondo in un modo che ci apre alla presenza di Dio - la presenza dell'amore e della possibilità - nel mezzo della vita ordinaria, [...] una dimensione aggiunta alla nostra vita di tutti i giorni» .
Già queste prime definizioni fanno capire le difficoltà che incontra chi esige una risposta precisa alla domanda su cosa sia il New Age. Si aggiunga poi che «l'etichetta New Age è stata applicata in un modo relativamente indiscriminato sia a coloro che la accettano con orgoglio sia ad altri che la considerano un'offesa. In realtà il "movimento" non è tanto un movimento quanto una pluralità di gruppi e di individui che hanno un certo numero di credenze e di orientamenti e che hanno fra loro quello che il filosofo Ludwig Wittgenstein chiamerebbe una "somiglianza di famiglia": i due membri della famiglia possono non assomigliarsi affatto tra di loro, ma entrambi assomigliano a un terzo membro» . In ogni caso, si tratta di una "nuova visione delle cose", anzi di un "nuovo paradigma", per richiamarsi, come Marilyn Ferguson ha fatto, alla teoria delle rivoluzioni scientifiche di T. Kuhn, secondo cui in epoche particolari non si assiste solo a un mutamento di teorie ma a un vero cambiamento del paradigma globale che regge la scienza, come nel caso della fisica, con il passaggio di paradigma dalla fisica newtoniana a quello della nuova fisica. Si tratta dunque di un nuovo schema di pensiero, di una sorta di struttura epistemologica che permette di comprendere e spiegare alcuni aspetti del reale che nel vecchio paradigma non erano spiegati . Questo nuovo paradigma è appunto la "nuova era" che si sta imponendo in ogni settore della realtà.
Si può cercare di delineare meglio i contorni di questa nuova visione delle cose, attraverso alcune definizioni o descrizioni di chi ha studiato il fenomeno.
Secondo due qualificati studiosi, J.R. Lewis e J. Gordon Melton, «il New Age può essere visto come un movimento di risveglio di una comunità magico-occultistica preesistente» . Si tratterebbe, come precisano gli stessi autori, della tradizione teosofica, in particolare dei «teosofi britannici della generazione successiva alla seconda guerra mondiale».
In verità, almeno a partire dagli anni Ottanta, «il riferimento alla tradizione teosofica non è più unico - e in parte è sommerso -, mentre compaiono numerosi elementi nuovi» .
J. Vernette afferma che il New Age è un «insieme di pratiche apparentemente eteroclite, ma unificate da una visione di umanizzazione totale (olistica): tecniche di ampliamento della coscienza e medicina dell'anima; astrologia e channelling o comunicazione con le entità del mondo invisibile; controllo del corpo mediante le arti marziali e mediante la cassa d'isolamento sensoriale o le terapie innocue; controllo della natura con l'arte floreale, l'ecologia e il vegetarianismo. Si tratta di riportare all'unità ciò che era diverso, comprese tutte le religioni, in un sincretismo accogliente ma riduttivo» .
Ugualmente descrittiva la definizione di Terrin, il quale, sostenendo l'interpretazione che il New Age sia la «religiosità del postmoderno» che si afferma come «controaltare» alla secolarizzazione, individua il denominatore comune delle sue multiformi tendenze del New Age «nell'irrazionale, nel superamento dell'esperienza quotidiana del vivere, nella tensione verso una nuova sintesi religiosa "olistica", nel desiderio di ritornare indietro per un equilibrio ecologico e spirituale maggiore» .
Giustamente Introvigne riconosce che il New Age «più che definito - nel senso più rigoroso del termine - può essere descritto», in particolare da tre punti di vista. Dal punto di vista psicologico, «il New Age può essere descritto come la convinzione [...] di essere entrati [...] in un'epoca nuova, che sarà contrassegnata da cambiamenti radicali e qualitativi non in uno solo, ma in tutti i settori della vita dell'uomo». Dal punto di vista sociologico, «il New Age può essere descritto come un network, o meglio come un meta-network», che ingloba un gran numero di network diversi. Dal punto di vista dottrinale, anche la semplice descrizione risulta particolarmente difficile, «tanto più che i suoi promotori si fanno premura normalmente di spiegare che il New Age non è né ha una "dottrina"». Secondo Introvigne, è comunque il relativismo, particolarmente radicale, che caratterizza il New Age dal punto di vista epistemologico: il New Age «sostiene non soltanto che ognuno di noi ha la sua verità, ma che ognuno di noi può letteralmente creare la sua realtà» .
Si potrebbe allungare la lista delle definizioni del fenomeno, rischiando comunque di restare nel vago. Forse una definizione è prematura, essendo il fenomeno assai variegato e soprattutto ancora in fase effervescente, tuttora in mutamento e in divenire, nonostante esista da circa un trentennio. O forse una definizione è impossibile, se risponde al vero quanto ha scritto un critico americano, H. Bloom: «Chi studia il pensiero New Age dovrà rassegnarsi a fare come nel famoso picnic del proverbio, nel quale gli autori portano le parole (qualcuna, se non proprio tutte) e i lettori portano i significati» .
Il sincretismo del New Age
Se difficile, o forse impossibile, è definire il fenomeno, è tuttavia possibile l'analisi di alcuni elementi che caratterizzano i diversi gruppi del New Age che, pur con differenze talvolta rilevanti, sono in attesa della nuova era.
Già è stato sottolineato il carattere decisamente sincretistico del fenomeno che tendenzialmente fa sue le istanze di gran parte delle esperienze religiose, spirituali, filosofiche sia occidentali che orientali.
Da questo punto di vista, la nuova era non ha nulla di nuovo, in quanto troviamo nel passato anche molto antico gli elementi che caratterizzano le principali idee del New Age, come il panteismo, la gnosi, l'esoterismo, l'occultismo. Tuttavia sembra possibile evidenziarne le coordinate fondamentali attraverso le sue radici più prossime, che hanno contribuito a tradurre l'attesa della nuova età nella sua forma attuale.
Nel nostro secolo, il primo che introdusse il termine di Età dell'Acquario fu l'esoterico francese P. Le Court (1871-1954) nel libro L'Ère du Verseau del 1937 , dove formulava la teoria dell'evoluzione della civiltà legata ai segni dello zodiaco (toro per le civiltà egiziane, caldee e cretesi; ariete per ebrei, galli, greci, romani e popolazioni dell'India; pesci per l'era cristiana) per giustificare l'avvento di questa nuova era. L'espressione New Age è invece dovuta ad Alice Bailey (1880-1949), che si staccò dalla Società Teosofica (fondata da H.S. Olcott e H.P. Blavatsky) per fondare la Scuola Arcana, l'Associazione della Buona Volontà Mondiale (1923) e le "reti" di triangoli (1937) in cui tre persone si riunivano quotidianamente in preghiera aspettando il ritorno dell'istruttore o Avatar. Nei suoi scritti è annunciato l'avvento di una età nuova e viene utilizzata l'espressione New Age .
Ma al di là delle sue indubbie radici europee, il New Age può essere considerato un "prodotto" tipicamente americano. Il terreno propizio su cui esso si è sviluppato è quello della California, "culla del New Age" .
Già negli anni Sessanta la commedia musicale Hair aveva cantato "l'avventura di Aquarius", e poi era sorto il movimento "controcultura" degli anni Settanta, con le ondate successive della droga, della rivoluzione sessuale, della Jesus revolution. In California, e particolarmente a Big Sur con l'istituto Esalen, punto di partenza dei movimenti del potenziale umano e "santuario" del New Age, il millenarismo ottimistico ha trovato il terreno fertile: «Se c'è qualcosa che salda i californiani, è in fin dei conti la ricerca di una nuova religione che li leghi tra loro, qualcosa che appaia come soprannaturale [...]. È normale [...] che la Cospirazione dell'Acquario si sia diffusa in seno a una popolazione portata dalla propria ricchezza relativa a sentirsi frustrata da un sogno materialista vissuto nella sua forma più edonistica e in un ambiente pluralista senza i vincoli della tradizione, che accoglie tutte le filosofie, tutti i mutamenti e tutte le esperienze» . Questa è la terra per eccellenza del «sogno americano che ha sempre avuto due facce: l'una rivolta verso tutto ciò che è tangibile e verso il benessere materiale, l'altra rivolta verso gli ideali, verso la vita spirituale, cioè verso la dimensione fantastica» .
Dall'incontro di tradizioni europee e contesto californiano, di teosofia occidentale e spiritualità orientali derivano i temi a cui i "figli dell'Acquario" si rifanno.
Vediamo di esplicitare alcune di queste tematiche in modo da avere una più completa visione d'insieme del nuovo paradigma.
I temi spirituali
Iniziamo con l'evidenziare alcune caratteristiche dottrinali e spirituali di questo "nuovo paradigma", tenendo presente che nel New Age, più che di religione, si parla di spiritualità, in netta antitesi con le religioni organizzate e soprattutto con ogni dottrina religiosa.
Le principali caratteristiche, variamente presenti nelle diverse tendenze e nei diversi network che costituiscono il New Age, sono le seguenti.
Il primo elemento indubbiamente caratterizzante il New Age è il suo sincretismo.
Alcuni elementi delle religioni orientali (Induismo, Buddhismo, Taoismo) vengono valorizzati e integrati con la tradizione esoterico-occultistica occidentale.
Insieme a questa visione sincretistica che spinge al superamento delle religioni tradizionali, in particolare del Cristianesimo, il New Age si presenta radicalmente relativista. Non solo sostiene che tutte le religioni sono valide e che ogni dottrina dogmatica deve essere eliminata, ma afferma anche che occorre lasciare al singolo la possibilità di "costruirsi" la propria religione. «È vero se tu ci credi», questa è la formula per costruirsi la propria religione, in ossequio al principio secondo cui «ciascuno crea la sua realtà».
Se comunque una preferenza per la religione deve essere indicata, la sensibilità del New Age si orienta verso la religiosità pagana, animista, panteista, la religione della Grande Madre. Anche se non è corretto identificare la corrente neopagana, rivolta al pre-cristianesimo con il New Age, proteso verso la futura Era dell'Acquario, tuttavia le convergenze tra il New Age e il neopaganesimo sono notevoli, soprattutto attraverso la neostregoneria, chiamata "Wicca" - forma antiquata di witchcraft, parola che in inglese significa "stregoneria" -, un movimento che si fonda sulla tesi che la stregoneria europea del Medioevo e dei secoli successivi sarebbe una prosecuzione nascosta del paganesimo pre-cristiano .
Alcuni autori evidenziano poi, come caratteristica del New Age, la gnosi, più precisamente la nuova gnosi. Si intende designare, con questo termine, «un tipo di mentalità e un tipo di risposta alle domande di trascendenza dell'uomo, che - in alternativa alla religione propriamente detta - considera il mondo così com'è inesorabilmente degradato e propone una uscita da questo mondo attraverso diverse tecniche che hanno in comune un certo carattere esclusivistico, nel senso che sono originariamente in possesso di un piccolo gruppo di iniziati, decida poi questo o meno di spartirle con altri. Ultimamente la tensione gnostica diventa apocalittica e millenarista, in quanto si crede che la consapevolezza del degrado del mondo da parte di alcuni sia già un indizio della prossimità della fine [...]. L`attesa della fine", come ha notato Filoramo, diventa così l'aspetto forse più caratteristico della gnosi» .
Secondo Filoramo, il New Age è una vera e propria «neognosi popolare», in quanto «rappresenta sulla scena culturale contemporanea il fenomeno che, nel suo complesso, più da vicino si accosta, in sede non soltanto comparata, all'antica gnosi» . In effetti, nonostante la necessaria certa cautela nell'uso di categorie classiche tipiche della storia del cristianesimo, come appunto quelle di "gnosi" e "gnosticismo", per caratterizzare fenomeni moderni assai fluidi e mutevoli, sempre più spesso il New Age viene presentato come neo-gnosi .
Altro elemento caratteristico è la reincarnazione, che i recenti precursori del New Age, come Kardec o la Società teosofica della Blavatsky, hanno accolto sotto l'influsso orientale e divulgato in Occidente .
Il New Age abbraccia la concezione induista che afferma la trasmigrazione delle anime in una ineluttabile sequenza il cui scopo è la liberazione dalla legge del Karma che regola le reincarnazioni.
Il fisico atomico Fritjof Capra tenta di giustificare scientificamente questa concezione affermando che «1'autorinnovarsi - la scomposizione e la costruzione di strutture in cicli continui - è un aspetto essenziale dei sistemi viventi [...]. Dal loro punto di vista 1'autorinnovarsi dei sistemi maggiori è il loro proprio ciclo di nascita e morte. La nascita e la morte ci appaiono ora, perciò, come un aspetto centrale dell'auto-organizzazione, l'essenza stessa della vita [...]. Poiché anche noi siamo nati e siamo destinati a morire, ciò significa forse che siamo parte di sistemi più grandi che si rinnovano di continuo? Di fatto pare che sia proprio così» .
Per quanto concerne la concezione di Dio, il New Age «concepisce Dio in modo del tutto impersonale, come energia costituente il tessuto dell'universo, un universo che scorre indifferentemente seguendo leggi cosmiche (tra le quali quella della reincarnazione).
Tale energia è presente in ogni essere e tutto fa parte di questo organismo vivente. Si tratta quindi non di panteismo, Dio è tutto, ma di pan-en-teismo, Dio in tutto» .
Questa concezione teorizza che «la natura è dotata di pensiero, di coscienza», mentre l'uomo è supposto come un essere composto di spirito immortale, di anima che lo unisce al corpo, e di corpo mortale, involucro esterno che cambia nella reincarnazione.
Conseguenza di questa concezione di Dio è il particolare rapporto con la realtà che è concepita olisticamente e quindi vista come un'unità tra materia, energia e spirito e un'armonia di cui fanno parte Dio, l'uomo, la natura, la terra . Da qui deriva la coscienza ecologica che certamente è uno degli aspetti più significativi per chi si reca ai "santuari" del New Age, come Esalen, sulle colline tra Los Angeles e San Francisco, Findhorn in Scozia, Damanhur in Italia e la comunità "du Jas" in Francia ,
Infine, è da evidenziare il channelling. Per il New Age, le entità superiori - come gli angeli, le fate, i folletti, i deva, i defunti, gli extraterrestri ecc., - si manifestano agli uomini e li istruiscono attraverso particolari canali (channel, da cui "channelling"), fornendo loro "nuovi vangeli" e incamminandoli verso imprecisati e oscuri livelli multipersonali e multidimensionali. Il channelling, forma di nuovo spiritismo, spesso spettacolare, si differenzia dallo spiritualismo classico per due fattori: non contempla il medium che, con varie tecniche tipiche delle sedute spiritiche, interroga lo spirito e non c'è la figura del singolo defunto da interrogare, ma una entità (o insieme di anime).
Le tecniche tradizionali dell'occultismo - dall'astrologia ai tarocchi - sono trasformate: da mezzi per predire il futuro a mezzi di un cambiamento personale, di una fusione della scintilla divina che vive in ogni uomo con l'energia divina di cui ogni essere costituisce un frammento.
Sull'importanza del channelling nel New Age non tutti gli studiosi cono concordi.
Per alcuni, come Terrin, si tratta di una caratteristica secondaria e marginale, resa importante solo dal successo che ha avuto . Per altri, come Vernette e Introvigne, si tratta invece di un aspetto indubbiamente caratterizzante tutto ciò che rientra nel New Age.
Le conseguenze del nuovo paradigma
Secondo Fritjof Capra, «le reti della cospirazione dell'Acquario estendono la loro nuova concezione della realtà e la loro scala di valori a tutti gli ambiti in cui si potrà "cambiare la vita" all'alba della nuova era» .
Questa nuova visione della realtà si fonda sulla consapevolezza dell'essenziale interrelazione e interdipendenza di tutti i fenomeni: fisici, biologici, psicologici, sociali e culturali. A questo proposito può essere utile una breve presentazione dell'applicazione di questo nuovo paradigma ai diversi ambiti della vita, dalla salute alla scienza, dalla psicologia alla società, secondo la possibile evoluzione della società fatta da Capra e dalla Ferguson, tenendo presente che uno dei compiti principali che si prefigge la Cospirazione dell'Acquario consiste nell'agevolare le comunicazioni tra le branche scientifiche apparentemente più eterogenee.
La salute
Nel paradigma acquariano la ricerca della salute significa la ricerca di se stessi. Il paziente viene curato in modo olistico, cioè nella sua totalità, la malattia è considerata il sintomo di un conflitto generato dalla mancanza di armonia, la terapia è volta a ripristinare questa armonia possibilmente senza interventi artificiali quali la chirurgia o farmaci, ma con la "medicina dolce" (psicoterapie, esercizi fisici, regimi alimentari e altri metodi di guarigione non tradizionali come l'agopuntura, la digitopressione, lo yoga, l'omeopatia).
La scienza
La scienza nel nuovo paradigma è anch'essa concepita olisticamente, unificata nelle sue diverse branche. I più convinti sostenitori di questa visione sono Capra e gli scienziati di Princeton .
Viene affermata l'esigenza di un passaggio dalla concezione meccanicistica di Descartes e di Newton a una concezione olistica ed ecologista, che vede l'universo come un tutto interconnesso in cui nessuna parte è più fondamentale delle altre, così che le proprietà di una parte qualsiasi sono determinate da quelle di tutte le parti.
La materia è vista come energia a livello corpuscolare od ondulatorio, che si manifesta come forza dinamica e intelligente, in grado di trasmettere messaggi di alto valore spirituale. La scienza quindi «deve adottare dei canoni "mistici" nella sua interpretazione del mondo: in altre parole, la fisica contemporanea deve avvicinarsi alla mistica se vuole comprendere la realtà. Deve far vedere come in una pietra vi "è una danza inimmaginabile di elettroni" attorno al nucleo. La materia non è morta e non è fissa come si potrebbe credere: è tutta una vibrazione e un incrocio di onde elettromagnetiche. Come si vede, siamo di fronte a una grande e nuova "fenomenologia della materia" che è in movimento, energia, informazione e vita, e per questo suo status è in grado di operare una nuova sintesi tra spirito e materia, tra coscienza e corpo, tra oggetto e oggetto» .
La psicologia
Mentre la psicologia behavioristica era meccanicistica e la psicoanalisi era troppo legata a concezioni statiche e deterministiche fino a non riuscire più a guardare alla personalità sana nel suo sviluppo, all'uomo in movimento verso qualcosa di più alto e nobile, la psicologia del New Age, richiamandosi alla psicologia umanistica di Maslow, intende porre nuove basi alla conoscenza della persona umana, aprendosi a valori che realizzano più a fondo e più pienamente la persona. «Maslow - scrive Terrin - sviluppò una gerarchia dei bisogni includente considerazioni fisiologiche come la fame e il sonno; la sicurezza, l'ordine e la stabilità; il bisogno di appartenenza, l'amore e la stima (il rispetto di sé e il riconoscimento dagli altri). Al culmine di questa scala di bisogni/istanze della persona, Maslow pone il bisogno ineludibile di autorealizzazione dell'uomo secondo le proprie capacità e potenzialità.
Ma per questi ultimi progetti lo psicologo americano fa notare che è necessario "ascoltarsi dentro, nel proprio sé, in ogni momento della vita". Ora si può dire che da questo bisogno di ascoltarsi dentro, che incontra la filosofia e la mistica orientale, oltre a rispondere alle esigenze dei presupposti junghiani, nasce il nuovo orizzonte che va oltre la persona e che viene chiamato pertanto transpersonale: la maturazione psicologica si dimostra così basata su una crescita spirituale dove appaiono sempre più dominanti i temi legati ai valori ultimi, alla coscienza unitiva, alla meraviglia, al significato ultimo, alla trasformazione del sé, all'estasi, alla consapevolezza cosmica. [...] Il gruppo degli psicologi di Esalen che si era intanto costituito si appropriò di tali concetti e soprattutto basò la nuova riflessione circa lo sviluppo delle potenzialità umane in un contesto molto prossimo al mondo orientale, pervenendo lentamente a considerare il proprio sé più profondo come parte integrante del divino stesso o come il divino che è in noi e che ha bisogno di essere messo in atto, di venire a coscienza per portare l'uomo alla piena realizzazione di se stesso» .
L'evoluzione della società
Riguardo all'evoluzione che il nuovo paradigma può portare nei campi della politica, dell'educazione e dell'economia, Ferguson descrive sinteticamente i passaggi dovuti al cambiamento di paradigma:
- nella politica si passa da un paradigma fondato su programmazione, burocrazia e imposizione da parte di un'autorità centralizzata in cui il governo viene concepito come un'istituzione monolitica, razionale e aggressiva, a un paradigma che pone sullo stesso piano leader e individuo, che concepisce un governo decentrato, rispettoso dell'autonomia, dinamico, flessibile, pluralista e incoraggiante tutte le forme di creatività;
- nell'educazione si attua il passaggio da un insegnamento rigido, autoritario, poco intuitivo, che concepisce l'apprendimento come un prodotto, a un insegnamento illimitato rispetto all'età, che pone sullo stesso piano insegnanti e studenti, che stimola l'intuizione, la creatività e l'esperienza diretta; 
- l'economia passa da un paradigma basato sulla rigidità, sulla gerarchizzazione burocratica, sulla frammentazione e delimitazione del ruolo lavorativo, a un paradigma che punta a conservare e riciclare le risorse, flessibile e adattabile, che concepisce il lavoro come mezzo per autorealizzarsi e per esprimere la propria creatività .
Naturalmente il New Age cerca di promuovere concretamente questi cambiamenti radicali. In particolare, la "cospirazione" intende trasformare la scuola e l'educazione: nel 1973 venne fondata la Global Education Associates da Patricia Mische, con lo scopo specifico di far circolare le idee del New Age'' .
Il New Age come ideologia funzionalistica dell'indistinto
Se per ideologia intendiamo una visione semplificatrice e riduttrice della realtà, il collante dei vari network del New Age pare essere fortemente ideologico. In particolare, forse in stretta connessione con l'utilitarismo postmoderno, l'ideologia ottimistica del New Age si basa sulla convinzione che «ogni risposta (ai diversi problemi) va bene, purché sia vissuta come una risposta e si creda che funzioni in quanto tale» .
Sembra che il contrastante mosaico di riferimenti culturali e religiosi cui il New Age si richiama, si regga precisamente su questa convinzione e quindi sulla volontà di usare in modo utilitaristico gli spezzoni di verità qua e là racimolati, spesso interpretandoli in modo riduttivo. Così la prospettiva olistica si trova insieme all'istanza millenaristica, la spiritualità si allea con il vitalismo biocentrico.
Di contro alle distinzioni tipiche delle religioni monoteistiche che distinguono fra Creatore e creatura, fra mondo e uomo, fra anima e corpo, il New Age, con la prospettiva panteistica e monistica, vede il mondo come manifestazione progressiva di un'energia spirituale. Naturalmente la salvezza perde ogni carattere extramondano e tende a tradursi nella ricerca di un benessere spirituale immediato. Ne consegue che è nell'oggi, nell'hic et nunc, che si deve trovare il conseguimento di questa salvezza-benessere, sviluppando nell'uomo quell'energia divina che ogni essere ha in sé e riconciliando mondo e natura, scienza e religione.
Il New Age dà vita, dunque, a una nuova forma di millenarismo ottimistico, che consiste nella convinzione dell'imminente avvento di un'età felice che conduce al compimento della storia. Al contrario del millenarismo tradizionale, che attendeva mutamenti repentini e apocalittici, il millenarismo del New Age fa propria l'idea di un cambiamento di tipo evolutivo, in parte legato al passaggio dalla costellazione dei Pesci a quella dell'Acquario, in parte connesso alla trasformazione della coscienza personale. È infatti sufficiente, secondo il New Age, la trasformazione interiore di un certo numero di persone per provocare automaticamente la trasformazione collettiva, secondo il principio della "centesima scimmia".
La stessa "ecologia profonda", anche nella sua variante di "ecologia transpersonale" che si apre alla possibilità di una simbiosi tra il sé universale che agisce, o si identifica, con la natura e il sé individuale, fa parte della suddetta ideologia, essendo un tentativo di creare una filosofia di vita olistica e radicale: olistica per il drastico e infantile rifiuto di ogni divisione del sapere; radicale, perché vuole andare alla radice delle cose e restaurare nella sua integrità il senso perduto tra uomo e natura .
In questa prospettiva, l'ecologia profonda, al di là del ricorso a espressioni di tipo scientifico, tende alla realizzazione del sé individuale nel sé universale e rientra nel programma esoterico, diventando "ecosofica", volta alla ricerca di una saggezza intorno alla natura: «una filosofia dell'armonia e dell'equilibrio ecologico. La stessa scienza è ridotta a una prospettiva alquanto visionaria, finalistica e organicistica» .
L'ideologia ecologista, facendo leva sulle esigenze ambientalistiche e sulla sensibilità ecologica, costituisce il veicolo attraverso cui il New Age diffonde la sua visione del mondo. Fanno da corollario alle premesse ecologiste le conseguenze dell"`animalismo", che nega la differenza essenziale e qualitativa fra l'animale e l'uomo, perché li considera in realtà manifestazioni dello stesso fluire panteistico di energia.
Anche la spiritualità del New Age appare ideologizzata. Certo, l'aspirazione a una vita più spirituale è presente nel New Age che vede con lucidità i limiti, l'invadenza e la precarietà del benessere, dell'opulenza, del materialismo diffuso. Ma la proposta di spiritualità appare non solo ambigua e confusa, ma anche riduttiva. È sufficiente considerare il mix di religioni orientali, di tradizioni filosofiche-esoteriche, di psicologia transpersonale. Con ragione, M. Fuss ha osservato che il New Age ha una natura "parassitaria": si nutre di un sottofondo religioso e include in modo indifferenziato tutte le tradizioni religioso-culturali, in vista di una religione perenne, elementare, cosmica .
Tale mix, più che ricercare l'unione dei contrari, la coincidentia oppositorum, esalta l'indistinto, mettendo insieme realtà incompatibili, dando vita a una conciliazione fittizia, a una unità apparente e artificiosa dell'uomo e della natura, della scienza e dell'esoterismo .
Nello stesso sviluppo del potenziale umano si possono ricercare mete differenti e contrastanti. Vi può essere, per esempio, l'ascesa per gradi verso il divino attraverso il passaggio di successive dimensioni che l'uomo, secondo l'esoterismo, contiene dentro di sé. Diverso è, invece, lo sviluppo del "sé" come dilatazione dell'io e delle sue capacità e pretese, utilizzato per esempio da artisti o manager per aumentare le proprie capacità professionali e relazionali. In questo caso, peraltro favorito dal New Age, il riferimento a concezioni spirituali appare decisamente strumentale e serve per accrescere il potere individuale, per raggiungere più alti livelli di carriera professionale. Al di là di ogni coerenza morale, si offrono tecniche di spiritualità che vogliono superare l'individualismo, ma che nello stesso tempo lo favoriscono.
Inoltre la spiritualità del New Age appare fondata sul «postulato dichiaratamente biocentrico» che consente di "sciogliere" le contraddizioni tra la psicologizzazione dell'esperienza e il congiungimento con il flusso energetico che anima il tutto, tra tendenze narcisistiche volte all'autorealizzazione e aperture al sé universale.
Infine, il New Age appare ideologico nella stessa proposta di una "religiosità cosmica", "elementare", fortemente eclettica e caratterizzata da un forte richiamo alla magia: «tende a unire tanti elementi religiosi di varie provenienze senza porsi il problema della verità», ricerca «la trascendenza nell'immanenza», favorisce la «salvezza istantanea» .
Il New Age e il Cristianesimo
È probabile che molte espressioni che si trovano attualmente nel New Age siano assai passeggere, legate alla congiuntura socio-culturale, alle mode connesse alla contro-cultura, al fascino dell'Oriente. Ma il fenomeno New Age, considerato nella sua globalità, merita di essere preso sul serio. Non sembra trattarsi di una moda passeggera: è in circolazione da oltre trent'anni, anche se attualmente pare mostrare qualche segno di stanchezza, essendosi esaurita almeno in parte la novità delle sue proposte ed essendo il contesto socio-culturale, soprattutto a livello giovanile, meno sensibile al fascino delle novità spirituali e religiose. Non si tratta neppure di considerare il fenomeno New Age in base ad alcuni gruppi piuttosto irrilevanti o a piccole comunità ove si gioca con i cristalli o si ricorre al channelling spettacolare. Nel New Age vi sono certamente anche questi aspetti da tenere in considerazione, ma vi è pure una vasta attività che coinvolge qualche milione di persone su scala internazionale e che diffonde una specifica visione del mondo con implicazioni ecologiche, filosofiche, politiche e anche tecnologiche.
Osserva H. Bloom che «a questi culti New Age, benché non contino più di trentamila aderenti, guarda con simpatia una moltitudine sterminata» .
Occorre allora cercare di comprendere perché il New Age ha successo, quale è il suo fascino. Certamente il New Age entra in risonanza con la diffusa critica al "vecchio" sistema socio-culturale e offre una proposta di seducente e spontanea autorealizzazione in una dimensione senza limiti.
Il New Age critica in un modo certamente drastico, ma non privo di una certa pertinenza, molti aspetti della socio-cultura moderna: il diffuso materialismo della vita quotidiana, la presunzione della scienza tecnologizzata, l'individualismo egoistico che non si preoccupa degli altri, del futuro e dell'ambiente. Peraltro da questo punto di vista, la critica del New Age nulla aggiunge alla diffusa critica filosofica e sociale, già attuata da diverse correnti di pensiero, nei confronti dei vari positivismi e razionalismi, che, del resto, appaiono in decadenza culturale nell'epoca detta postmoderna.
Tuttavia, pur criticandolo, il New Age non sfugge all'individualismo, anche se, come ha sottolineato R. Hummel, nel New Age si tratta di un «individualismo sincretistico» . In effetti il New Age «porta con sé lo spirito di un'epoca, quasi lo Zeitgeist di un mondo a venire che non intende contrastare un mondo religioso definito, ma porta con sé il desiderio di vivere un altro sogno, dove si possa ritrovare un'unità frantumata utopica e pressoché impossibile, che unisca corpo e spirito, Dio e mondo, teoria e prassi, mito e ragione, vita e morte, religione e rivelazione, mondo di qua e mondo dell'aldilà. Sviluppa in tal modo un'incredibile "teologia dell'identità" senza la minima preoccupazione teologica, ma soltanto in nome di "nuvole di valenza pragmatiche"» .
Nonostante questo orientamento, non sono pochi i teologi che, tenendo comunque conto dell'intonazione spirituale e religiosa del New Age, tentano un dialogo con esso . Il teologo tedesco G. Schiwy sostiene addirittura la compatibilità tra cristianesimo e New Age. Egli afferma che «nulla si oppone [...] a che i cristiani diventino aderenti alla (sic) New Age e gli aderenti alla New Age diventino cristiani».
Schiwy è convinto che ci si trovi «proprio nel periodo di passaggio dall'era cristiana dei Pesci a quella postcristiana, superconfessionale dell'Acquario, che viene connotata come era della sintesi». Ma, da questa "trasformazione della società", il cristiano non avrebbe nulla da temere. Infatti si tratterebbe di un'epoca - preparata da pensatori cattolici come Pierre Teilhard de Chardin e Karl Rahner - «caratterizzata da una più alta, spirituale comprensione della Bibbia» e «da una perfetta Chiesa dello Spirito». Addirittura, secondo Schiwy, «si impone la conclusione: lo spirito dell'Età Nuova è lo Spirito di Dio» .
Se è vero che un serio confronto con il New Age è difficile, essendo possibile che sotto la stessa etichetta circolino cose diverse, è pure vero che alcuni decisivi elementi della nuova era contrastano con i punti fondamentali della dottrina cristiana: anzi, la sua visione del mondo appare in ogni caso assai distante dalla visione del mondo ispirata dalla fede cristiana .
Il relativismo su cui poggia, come fondamento, la dottrina del New Age comporta la negazione radicale dell'esistenza della verità, posizione radicalmente in contrasto con la natura stessa della rivelazione. Afferma il concilio Vaticano II, nella Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione: «Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare Se stesso e manifestare il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto uomo, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura. [...] La profonda verità, poi, sia di Dio sia della salvezza degli uomini, per mezzo di questa rivelazione risplende a noi in Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la rivelazione» . Per la dottrina cattolica la fede è un atto libero, che implica l'assenso dell'uomo e la sottomissione della sua intelligenza e volontà a Dio che è la Verità stessa .
Per il New Age, invece, tutto gravita attorno all'io, e l'eventuale accesso a "Dio" avviene o attraverso 1'esperienzialità soggettiva o attraverso la conoscenza, tramite varie tecniche e sistemi di meditazione, in genere tratti dalle spiritualità orientali.
La Congregazione per la Dottrina della Fede, nel documento sulla meditazione del 1989, ha notato che sia la via della conoscenza sia la via dell'esperienza, proposte dal New Age, cercano di «superare la distanza che separa la creatura dal Creatore» e di «abbassare ciò che viene accordato come pura grazia al livello della psicologia naturale» .
L'idea che il New Age si fa della religione è in contrasto con l'idea di religione presente tradizionalmente nel mondo delle religioni e in particolare nella religione cattolica: Viene innanzitutto negata la religione rivelata e vien poi rifiutata la religione come sistema dottrinale preciso e definito, proponendo una "spiritualità" vaga e di tipo psicologico e sostenendo che tutte le religioni sono uguali nel loro fondo esoterico. La concezione di Dio nel New Age, in contrasto con la Rivelazione di Dio, si colloca in una visione panteistica. Espressamente viene riesumato, aggiornandolo, il panteismo di Spinoza dai sostenitori dell' "ecologia profonda" e da diversi autori del New Age.
L'idea dell'uomo nel New Age è legata al panteismo che considera ogni uomo una "parte" di Dio, quando non sostiene che «noi siamo Dio», per cui ogni distinzione fra Creatore e creatura rischia di essere dimenticata. Naturalmente ciò comporta il rifiuto della dottrina del peccato originale, rifiuto espresso in modo preciso dall'ex domenicano Matthew Fox nel volume Original Blessing, ove critica la dottrina relativa al peccato originale e alla redenzione e imputa a tale dottrina la responsabilità di contribuire essa stessa al peccato, in quanto crea dualismo tra l'uomo e la natura e genera una visione antropocentrica .
Ne consegue che il New Age è condotto al rifiuto della nozione di libertà e quindi di peccato come atto deliberato da parte dell'uomo. Se la parola "peccato" è talora conservata, viene comunque reinterpretata per indicare realtà diverse dal peccato nel senso biblico e della morale cristiana: è considerato "peccato" il "dualismo" o la mancanza di coscienza ecologica. Il relativismo morale considera i comportamenti negativi come "disfunzioni" o "malattie", da cui è possibile rimettersi tramite le terapie "transpersonali".
La visione esoterica di "Cristo come principio divino" e l'attesa di un Cristo-Maitreya che deve venire non paiono conciliabili con la fede cristiana che riconosce in Gesù di Nazaret il Cristo, il figlio di Dio, il Salvatore. Per il New Age che cerca il dialogo con il cristianesimo, Gesù di Nazaret non "è" il Cristo ma "porta il Cristo", è di natura divina, ma tutti gli uomini lo sono: nella migliore delle ipotesi, più di ogni altro uomo, Gesù ha dimostrato in modo eminente la divinità di cui tutti partecipiamo.
Anche i metodi che il New Age propone per entrare in contatto con "il Cristo" o con la scintilla divina interiore, non sono esenti da pericoli, pure dal punto di vista della salute mentale, se è vero che, almeno in alcune correnti del New Age, sono proposti metodi particolari per indurre gli stati alterati o "sciamanici" di coscienza, se non persino l'uso di certe droghe allucinogene. Tra questi metodi per accedere a presunti mondi "superiori" appare particolarmente discutibile il channelling, che, secondo il New Age, potrebbe essere sperimentato da tutti.
La credenza nella reincarnazione mette in pericolo la vera libertà dell'uomo e porta con sé il rifiuto della risurrezione e dell'intera escatologia cristiana.
Quanto alle forme di astrologia praticate nel New Age, esse sembrano assai deterministiche, anche se moderate dalle prospettive "transpersonali" che si ispirano alla psicologia del profondo junghiana. Quando si fa ricorso all'astrologia detta karmica, o reincarnazionista, l'elemento deterministico è molto marcato. In generale, l'astrologia del New Age rimane all'interno di un quadro in cui gli astri inclinano e alla fin fine determinano l'agire dell'uomo. In questa luce, appaiono vaghe le stesse aspirazioni alla pace e alla buona volontà, e generici gli appelli alla solidarietà universale o alla "compassione", se le scelte dell'uomo sono in gran parte determinate dagli astri.

Gianni Ambrosio


14/10/2010

VATICANO
Sinodo: la difficile realtà dei cristiani d’Arabia, dove “non c’è libertà religiosa”


In Paesi dove l’islam è religione di Stato, nessun musulmano può convertirsi (ma i cristiani possono divenire maomettani), la libertà di culto, dove c’è, è limitata e solo in luoghi designati. In Libano, cristiani uniti confessionalmente, ma divisi politicamente.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Nessuna libertà religiosa” per i cristiani che vivono in Arabia, anche quando è permesso (non in Arabia Saudita) di avere qualche chiesa. In Libano, invece, il Paese arabo nel quale la presenza dei cristiani è percentualmente maggiore e ha risvolti politici e costituzionali (il presidente della Repubblica è cristiano) essi sono confessionalmente uniti, ma politicamente divisi. Sono le due esperienze di maggior impatto venute ieri dal Sinodo dei vescovi sul Medio Oriente, dove continuano gli interventi dei presuli, mentre sono iniziati i lavori dei “circuli minores”, i gruppi di studio.

La situazione dei cristiani nella pensiola araba è stata descritta con chiarezza da mons. Paul Hinder, vicario apostolico di Arabia. In Kuwait, Bahrein, Quatar, Emirati Arabi Uniti, Oman, Yemen e Arabia Saudita, ha detto, non ci sono cristiani nativi. I tre milioni di cattolici su una popolazione di 65 milioni di abitanti sono tutti lavoratori migranti provenienti da un centinaio di nazioni, per la maggior parte dalle Filippine e dall’India.
La presenza cattolica nei Paesi arabi con l’islam come religione di Stato si trova do fronte a “leggi severe sull’immigrazione (restrizione del numero dei sacerdoti) e sistema di sicurezza. Diritti individuali e assistenza sociale sono molto limitati”.
Non c’è “libertà di religione (nessun musulmano può convertirsi, ma i cristiani sono benvenuti nell’islam), limitata libertà di culto in luoghi designati, concessi da governanti benevoli (eccetto in Arabia Saudita). Troppo poche chiese, affluenza molto elevata, in una sola parrocchia fino a 25mila  fedeli il venerdì con 10 o più messe. La distanza dalla chiesa, il lavoro, le leggi che regolano i campi, rendono la partecipazione impossibile per molti”.
La Chiesa cattolica è rispettosa della legge e ha la fiducia del governo. Essa “deve adattare le sue strutture e l’attività pastorale ai limiti imposti dalle circostanze esterne”.

Del Libano hanno parlato diversi vescovi, che hanno esaminato prospettive differenti. Mons. Béchara Rai, vescovo di Jbeil dei Maroniti ha sostenuto che “non esiste una divisione sul piano confessionale, bensì una diversità di Chiese sui iuris cattoliche, ortodosse ed evangeliche, avendo ciascuna il proprio patrimonio liturgico, teologico, spirituale e disciplinare. Esiste per contro una divisione sul piano politico che non riguarda l’essenza, bensì le opzioni strategiche. Per quanto riguarda l’essenza, i cristiani sono d’accordo circa alcune costanti nazionali, definite nel documento detto ‘Le costanti’, pubblicato dal Patriarcato maronita il 6 dicembre 2006, accettato e firmato dai capi dei partiti politici cristiani”. “In quanto alle opzioni politiche, la divisione dei cristiani è basata sulla strategia relativa alla protezione di dette costanti e della presenza efficace ed effettiva dei cristiani. Questa divisione è causata dalle condizioni politiche attuali, sia interne sia regionali e internazionali”. In particolare, mons, Rai ha detto che, seguendo la divisione dei musulmani in sunniti e sciiti, i gruppi cristiani hanno scelto di allearsi con gli uni o con gli altri.

Mons. Elie Béchara Haddad, arcivescovo di Sidone dei Greco-Melkiti ha invece parlato del “fenomeno pericoloso” della vendita dei terreni dei cristiani in Libano. Essa “rischia di minacciare la presenza cristiana fino ad annientarla nei prossimi anni”. Per porre rimedio a questo fenomeno, egli propone di creare una strategia di solidarietà tra le Chiese legate alla Santa Sede; modificare il discorso della Chiesa nei confronti dell’Islam al fine di distinguere nettamente tra Islam e fondamentalismo. “Ciò favorisce il nostro dialogo con i musulmani in modo da aiutarci a perseverare nella nostra terra” e passare dal concetto di aiuto ai cristiani d’Oriente al concetto di sviluppo per radicarli nelle proprie terre e trovare loro un lavoro.

L’importanza della formazione, evidenziata già nei giorni scorsi da numerosi vescovi, è tornata negli interventi di due vescovi siriani. Mons. Antoine Audo, vescovo di Alep dei Caldei ha affermato che malgrado la diminuzione del numero delle vocazioni, bisogna “mettere alla prova i candidati prima di ammetterli in seminario”. “Formare i seminaristi al significato profondo di ciascuna liturgia ed essere capaci di apertura all’universalità della Chiesa”.
Per mons. Nicolas Sawaf, arcivescovo di Lattaquié dei Greco-Melkiti (Siria), “viviamo in un mondo secolarizzato e globalizzato in cui il numero di uomini che non sono interessati alla questione di Dio o che agiscono senza riferimenti cristiani è smisurato rispetto al numero ridotto di coloro che si professano cristiani e credenti”. In questo quadro, “coloro ai quali è rivolta la catechesi devono stabilirsi in una doppia relazione: relazione d’appartenenza a una comunità fondata sull’unità della fede e relazione (d’appartenenza) a una comunità fondata sull’unità dell’accettazione del pluralismo e della diversità”. ”In Medio Oriente manchiamo di una catechesi che tenga conto della nostra cultura araba, delle nostre tradizioni cristiane e della ricchezze liturgiche. Manchiamo di un programma catechetico per i catecumeni. Chiediamo uno sforzo nella formazione spirituale dei seminaristi”.

Di rilievo, infine, in una prosettiva ecumenica, quanto sostenuto dall’egiziano mons. Youhanna Golta, vescovo di Curia di Alessandria dei Copti, che, parlando delle Chiese ortodosse del suo Paese, ha affermato che “esse rappresentano le nostre radici, le nostre antenate; sono loro ad aver lottato per difendere la fede cristiana e conservarla per noi fino a oggi. Sono loro ad aver sacrificato martiri, santi, grandi teologi. Perciò, l’unità della Chiesa, che è la preghiera della Chiesa, resta sempre la speranza della storia cristiana”.

18/10/2010

VATICANO
Sinodo: no ad antisemitismo e violenza, ma solidarietà ai palestinesi


La relazione dopo la discussione afferma che la stuazione dei palestinesi favorisce il fondamentalismo islamico, che è in crescita e soffoca ogni forma di libertà religiosa e, spingendo all’emigrazione, impoverisce i Paesi della regione. La scelta del dialogo, ma “nella verità”. I cristiani non si chiudano su se stessi, favoriscano democrazia, giustizia e laicità dello Stato.
Città del Vaticano (AsiaNews) - “Ferme nel rifiuto dell’antisemitismo e dell’antiebraismo, le Chiese del Medio Oriente “pur condannando la violenza da dovunque provenga, e invocando una soluzione giusta e durevole del conflitto israelo-palestinese”, esprimono “solidarietà con il popolo palestinese, la cui situazione attuale favorisce il fondamentalismo”, che prende vigore in tutta la regione. Ne deriva la mancanza di rispetto per la libertà religiosa, che è una delle cause principali della crescente emigrazione dei cristiani e di persone spesso colte di altre religioni, il che priva i Paesi di energie importanti.

E’ esplicita sulla drammatica situazione del Medio Oriente e in particolare dei cristiani che vi vivono la “Relatio post disceptationem”, la relazione dopo la discussione, letta questa mattina al Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, alla presenza del Papa, dal relatore generale, l’arcivescovo l'arcivescovo egiziano Antonios Naguib, patriarca di Alessandria dei Copti.

“Le situazioni politico-sociali dei nostri Paesi - afferma ancora il documento - hanno una ripercussione diretta sui cristiani, che risentono più fortemente delle conseguenze negative”, in particolare di fatti come la guerra in Iraq e il conflitto tra israeliani e palestinesi. A proposito di quest’ultimo, la Relatio ribadisce l'auspicio per la soluzione dei due Stati e ricorda che “a piu' riprese la Santa Sede ha chiaramente espresso la sua posizione, auspicando che i due popoli possano vivere in pace, ognuno nella sua patria, con confini sicuri, internazionalmente riconosciuti”.

Ampio il capitolo sulla libertà religiosa. Essa “è alla base dei rapporti tra musulmani e cristiani” e “dovrebbe essere un tema prioritario nel dialogo interreligioso. Auspicheremmo – afferma il documento - che il principio coranico 'Nessuna costrizione nella religione' fosse realmente messo in pratica”. Alcuni padri sinodali “hanno parlato di costrizioni, di limiti alla libertà, di atti di violenza e di sfruttamento dei lavoratori emigrati in altri paesi”. Quest’ultimo fatto si inserisce nel crescente fenomeno dell'arrivo di numerosi lavoratori africani e asiatici di religione cristiani, in maggioranza donne. “Questi - spiegano i padri sinodali - vengono a trovarsi in un contesto a prevalenza musulmana e a volte con scarse possibilità per la pratica religiosa. Molti si sentono abbandonati, messi di fronte ad abusi e trattamenti scorretti, a situazioni di ingiustizia e d'infrazione delle leggi e delle convenzioni internazionali”. Al punto che “alcuni emigranti cambiano nome per essere accettati meglio e aiutati”.

Pur facendo presenti tali realtà, nessuno dei Padri, però, “ha citato i versetti del Corano sui quali si basani gli estremisti per giustificare il loro comportamento e gli atti di violenza”, e “questo dimostra l'atteggiamento lodevole dei pastori che vedono ciò che ci unisce e mette pace piuttosto che ciò che separa”. “La nostra vicinanza con i musulmani e' consolidata da 14 secoli di vita comune, caratterizzata da difficoltà ma anche da molti aspetti positivi”.

Netta, quindi, la scelta per il dialogo che, per essere proficuo, esige che cristiani e musulmani si conoscano meglio. “Abbiamo il dovere di educare i nostri fedeli al dialogo interreligioso, all'accettazione della diversità religiosa, al rispetto e alla stima reciproci”. “I pregiudizi ereditati dalla storia dei conflitti e delle controversie, da una parte e dall'altra devono essere attentamente affrontati, chiariti e corretti”. In ogni caso, “il dialogo deve realizzarsi nella verità”.

Anche nell’attuale situazione, comunque, i cristiani “tenderanno a radicarsi sempre di più nelle loro società e a non cedere alla tentazione di ripiegarsi su se stessi in quanto minoranza”. Invece, “in base alle possibilità presenti in ogni Paese, i cristiani devono favorire la democrazia, la giustizia e la pace, e la laicità positiva nella distinzione fra religione e Stato e il rispetto di ogni religione”.