E V E N T O I N T E R N A Z I O N A L E
A Calendasco si parla di
Cristiani perseguitati
Nel Dossier di preparazione all'evento di Calendasco, abbiamo inserito anche alcune testimonianze da altri Stati del mondo, per dare l'idea della vastità del fenomeno della persecuzione ai cristiani e non solo!
Leggete il sottostante articolo di padre Piero Gheddo
del Pontificio Istituto Missioni Estere
del Pontificio Istituto Missioni Estere
Il caso del Pakistan è uno dei più gravi,
perché si può dire che le Chiese cristiane sono veramente perseguitate, in modo così sistematico e organico che sembra si vogliano eliminare i cristiani dallo stato pakistano.
E questo non per dei governi totalitari che perseguitano il cristianesimo (come Cina, Vietnam, Iran e Arabia Saudita), ma perché la grande maggioranza del popolo pakistano segue l’onda dell’islam estremistico, che vede nel cristianesimo il nemico numero uno.
Il Pakistan ha 160 milioni di abitanti per circa 800.000 kmq, quasi tre volte l’Italia. Ci sono stato tre volte e l’ho visitato bene. E’ un paese turisticamente molto bello (con le montagne più belle del mondo, fra le quali la seconda cima, il K2) e grandi possibilità di sviluppo per le terre e le risorse naturali di cui dispone. Ma è un paese quasi totalmente islamico e come sapete l’islam non si è ancora integrato nel mondo moderno e ostacola lo sviluppo.
Il Pakistan, che possiede la bomba atomica, ha ancora un 54% dei suoi abitanti che sono analfabeti e le donne più dell’80%.
La persecuzione anti-cristiana ha radici soprattutto politiche, nel senso che partiti e movimenti islamici strumentalizzano la fede popolare per conquistare il potere, educando il popolo a vedere nell’Occidente cristiano il nemico numero uno dell’islam. Nel 1947 il Pakistan è nato come stato laico e la sua Costituzione ancor oggi concede libertà religiosa e di pensiero. Ma in 60 anni, a poco a poco, la forza dei partiti e movimenti islamici ha conquistato i suoi spazi fra un popolo in buona parte povero e poco istruito, fino a dominare la cultura nazionale e quindi anche l’orientamento politico.
Il Pakistan è una contraddizione vivente: da un lato concede libertà di stampa e di religione, i governi proteggono le minoranze religiose e i cristiani, anzi, ci sono leggi apposite che li proteggono, finanzia le scuole cristiane (le migliori del paese); dall’altro, la realtà concreta quotidiana è persecutoria, per mille motivi non facili da spiegare.
Due le leggi su cui si basa la situazione persecutoria dei cristiani: la legge contro la bestemmia (1986) e la legge che nel 1991 ha stabilito il Corano (cioè la Sharia) come legge di stato, in teoria da applicare solo ai musulmani, in pratica spesso usata anche contro i cristiani.
Un rappresentante delle Chiese protestanti, incontrato nella casa episcopale di Rawalpindi nel 1982 dov’era venuto per un incontro ecumenico, mi diceva: “Noi cristiani, in una società così rigidamente e totalmente islamica, siamo un po’ come una escrescenza, una verruca su un corpo sano. Ci lasciano vivere, ma ci sentiamo sempre estranei alla vita nazionale, specie da quando governo e stampa insistono sempre sull’identità fra islam e Pakistan. Il buon pakistano è un fedele dell’islam, si ripete continuamente e si insegna nelle scuole fin dalla più tenera età. E noi chi siamo?”.
L’amico luterano temeva, nel 1982, un peggioramento della situazione e mi faceva vedere un’opera del Mawlana Mawdudi, il grande saggio musulmano e ideologo dello stato pakistano, sulla quale si legge che l’islam è ideologia dello stato, dando a questa parola non il significato negativo che ha in Occidente, ma positivamente vuol dire che “l’islam è l’ideale della nostra patria”, fondamento comune a tutti i cittadini. Secondo Mawdudi, mi diceva sempre l’amico luterano pakistano, queste sono le norme per le minoranze religiose:
1) I cittadini si dividono in musulmani che credono nell’ideologia di stato e altri che non ci credono. Solo i primi sono titolari di pieni diritti civili.2) I non musulmani possono essere chiamati a collaborare nell’amministrazione dello stato, ma non possono avere responsabilità politiche e amministrative rilevanti.3) Essi hanno i diritti che sono concessi loro dalla “Sharia”, la legge coranica o legge islamica.4) Per i non musulmani rimane sempre la porta aperta di aderire ai princìpi dell’islam e di diventare così cittadini come gli altri.
Nel 1982 l’islam era ormai l’elemento unificante della nazione pakistana e le cerimonie religiose in qualsiasi atto pubblico sono ancor oggi obbligatorie sempre e ovunque. Non solo ma i segni del dominio islamico nella società si moltiplicano: donne velate, bambine rifiutate a scuola e ragazze all’università, tribunali islamici che giudicano fatti civili e matrimoniali secondo la legge islamica e con valore civile, cultura popolare e nazionale fortemente anti-occidentale e anti-cristiana.
La situazione è peggiorata anche perché i governi, teoricamente laici, quando ci sono difficoltà di vario genere per il paese (economiche, lotte tribali, presenza delle basi dei telebani afghani ai confini con l’Afghanistan, guerra latente con l’India per il possesso del Kashmir), si appoggiano all’islam, e trovano l’accordo e il consenso di tutto il popolo.
Per cui, ad esempio, la “Legge contro la bestemmia” che prevede il carcere e anche le pena di morte per chi offende Allah, il Corano o Maometto, può essere usata contro i cristiani che danno fastidio, anche per problemi sociali ed economici, per invidie e vendette. Bastano due musulmani che testimonino davanti ad un giudice che un cristiano ha commesso questo crimine e subito scatta il carcere o addirittura la pena di morte!
Il direttore del settimanale cattolico del Pakistan, incontrato a Jakarta pochi anni fa, mi diceva che nei loro articoli e notizie non citano mai né Allah né il Corano né Maometto e anche tra i cristiani queste sono parole proibite. I sacerdoti nella predicazione non citano mai parole che si riferiscono all’islam, possono essere interpretati male e sono guai. (Lo stesso ho sentito in Indonesia e Malesia da parte dei giornali cattolici locali).
Dalla sua introduzione nel 1986 fino ad oggi, la legge sulla blasfemia ha prodotto circa 5.000 denunzie, delle quali 560 terminate con una condanna da un minimo di cinque anni di carcere fino all’impiccagione. Altre trenta cause sono in attesa di giudizio.
Le condanne riguardano fedeli cristiani e fedeli “ahmadis”, appartenenti alla setta islamica eretica “Ahmadiyya”.
A volte i presunti colpevoli sono stati uccisi da estremisti religiosi anche sotto la custodia degli agenti di polizia, prima ancora che il tribunale li giudicasse.
Secondo il salesiano spagnolo padre Ruiz, il motivo principale per l’oppressione dei cristiani risiede nella grande povertà della popolazione, che impedisce a molti genitori di assicurare ai propri figli (generalmente numerosi) una formazione scolastica o che li porta ad affidarli alle madrasse, che in genere non sono soggette ad alcun tipo di controllo. E’ così che adolescenti di 8-13 anni sono educati in queste scuole coraniche, dove, afferma il sacerdote, “le loro passioni, energie e frustrazioni vengono incanalate verso l’odio”.
Padre Piero Gheddo PIME
Il Pakistan, che possiede la bomba atomica, ha ancora un 54% dei suoi abitanti che sono analfabeti e le donne più dell’80%.
La persecuzione anti-cristiana ha radici soprattutto politiche, nel senso che partiti e movimenti islamici strumentalizzano la fede popolare per conquistare il potere, educando il popolo a vedere nell’Occidente cristiano il nemico numero uno dell’islam. Nel 1947 il Pakistan è nato come stato laico e la sua Costituzione ancor oggi concede libertà religiosa e di pensiero. Ma in 60 anni, a poco a poco, la forza dei partiti e movimenti islamici ha conquistato i suoi spazi fra un popolo in buona parte povero e poco istruito, fino a dominare la cultura nazionale e quindi anche l’orientamento politico.
Il Pakistan è una contraddizione vivente: da un lato concede libertà di stampa e di religione, i governi proteggono le minoranze religiose e i cristiani, anzi, ci sono leggi apposite che li proteggono, finanzia le scuole cristiane (le migliori del paese); dall’altro, la realtà concreta quotidiana è persecutoria, per mille motivi non facili da spiegare.
Due le leggi su cui si basa la situazione persecutoria dei cristiani: la legge contro la bestemmia (1986) e la legge che nel 1991 ha stabilito il Corano (cioè la Sharia) come legge di stato, in teoria da applicare solo ai musulmani, in pratica spesso usata anche contro i cristiani.
Un rappresentante delle Chiese protestanti, incontrato nella casa episcopale di Rawalpindi nel 1982 dov’era venuto per un incontro ecumenico, mi diceva: “Noi cristiani, in una società così rigidamente e totalmente islamica, siamo un po’ come una escrescenza, una verruca su un corpo sano. Ci lasciano vivere, ma ci sentiamo sempre estranei alla vita nazionale, specie da quando governo e stampa insistono sempre sull’identità fra islam e Pakistan. Il buon pakistano è un fedele dell’islam, si ripete continuamente e si insegna nelle scuole fin dalla più tenera età. E noi chi siamo?”.
L’amico luterano temeva, nel 1982, un peggioramento della situazione e mi faceva vedere un’opera del Mawlana Mawdudi, il grande saggio musulmano e ideologo dello stato pakistano, sulla quale si legge che l’islam è ideologia dello stato, dando a questa parola non il significato negativo che ha in Occidente, ma positivamente vuol dire che “l’islam è l’ideale della nostra patria”, fondamento comune a tutti i cittadini. Secondo Mawdudi, mi diceva sempre l’amico luterano pakistano, queste sono le norme per le minoranze religiose:
1) I cittadini si dividono in musulmani che credono nell’ideologia di stato e altri che non ci credono. Solo i primi sono titolari di pieni diritti civili.2) I non musulmani possono essere chiamati a collaborare nell’amministrazione dello stato, ma non possono avere responsabilità politiche e amministrative rilevanti.3) Essi hanno i diritti che sono concessi loro dalla “Sharia”, la legge coranica o legge islamica.4) Per i non musulmani rimane sempre la porta aperta di aderire ai princìpi dell’islam e di diventare così cittadini come gli altri.
Nel 1982 l’islam era ormai l’elemento unificante della nazione pakistana e le cerimonie religiose in qualsiasi atto pubblico sono ancor oggi obbligatorie sempre e ovunque. Non solo ma i segni del dominio islamico nella società si moltiplicano: donne velate, bambine rifiutate a scuola e ragazze all’università, tribunali islamici che giudicano fatti civili e matrimoniali secondo la legge islamica e con valore civile, cultura popolare e nazionale fortemente anti-occidentale e anti-cristiana.
La situazione è peggiorata anche perché i governi, teoricamente laici, quando ci sono difficoltà di vario genere per il paese (economiche, lotte tribali, presenza delle basi dei telebani afghani ai confini con l’Afghanistan, guerra latente con l’India per il possesso del Kashmir), si appoggiano all’islam, e trovano l’accordo e il consenso di tutto il popolo.
Per cui, ad esempio, la “Legge contro la bestemmia” che prevede il carcere e anche le pena di morte per chi offende Allah, il Corano o Maometto, può essere usata contro i cristiani che danno fastidio, anche per problemi sociali ed economici, per invidie e vendette. Bastano due musulmani che testimonino davanti ad un giudice che un cristiano ha commesso questo crimine e subito scatta il carcere o addirittura la pena di morte!
Il direttore del settimanale cattolico del Pakistan, incontrato a Jakarta pochi anni fa, mi diceva che nei loro articoli e notizie non citano mai né Allah né il Corano né Maometto e anche tra i cristiani queste sono parole proibite. I sacerdoti nella predicazione non citano mai parole che si riferiscono all’islam, possono essere interpretati male e sono guai. (Lo stesso ho sentito in Indonesia e Malesia da parte dei giornali cattolici locali).
Dalla sua introduzione nel 1986 fino ad oggi, la legge sulla blasfemia ha prodotto circa 5.000 denunzie, delle quali 560 terminate con una condanna da un minimo di cinque anni di carcere fino all’impiccagione. Altre trenta cause sono in attesa di giudizio.
Le condanne riguardano fedeli cristiani e fedeli “ahmadis”, appartenenti alla setta islamica eretica “Ahmadiyya”.
A volte i presunti colpevoli sono stati uccisi da estremisti religiosi anche sotto la custodia degli agenti di polizia, prima ancora che il tribunale li giudicasse.
Secondo il salesiano spagnolo padre Ruiz, il motivo principale per l’oppressione dei cristiani risiede nella grande povertà della popolazione, che impedisce a molti genitori di assicurare ai propri figli (generalmente numerosi) una formazione scolastica o che li porta ad affidarli alle madrasse, che in genere non sono soggette ad alcun tipo di controllo. E’ così che adolescenti di 8-13 anni sono educati in queste scuole coraniche, dove, afferma il sacerdote, “le loro passioni, energie e frustrazioni vengono incanalate verso l’odio”.
Padre Piero Gheddo PIME
Nuove conversioni
Si calcola che sono oltre 250 milioni i cristiani che vivono in situazioni di rischio a causa della loro fede. 160mila le vittime ogni anno, semplici fedeli, sacerdoti, suore. Sono oltre 600 i missionari trucidati negli ultimi quindici anni.
Eppure, ed è la cosa più impressionante, più crescono le persecuzioni, più aumentano le conversioni.
Dai Paesi martiri giungono ogni giorno, accanto alle notizie di torture e violenze, testimonianze incredibili di fedeltà alla Chiesa e aumenta in modo vertiginoso il numero delle vocazioni.
Come in Cina, nell’Hebei, dove è più accanita la violenza anticattolica, dove settanta sacerdoti operano in clandestinità e ci sono 140 studenti di teologia nel seminario della Chiesa sotterranea.
È la profezia che Giovanni Paolo II intuì il 13 maggio del 1981, il giorno in cui fu colpito dalla pallottola sparata da Alì Agca. Il terzo segreto di Fatima, rivelato all’inizio del nuovo millennio: una lunga scia di martiri, guidati dal vescovo vestito di bianco, anch’egli martire, che nutre con il suo sangue la Chiesa di Dio.
Dai Paesi martiri giungono ogni giorno, accanto alle notizie di torture e violenze, testimonianze incredibili di fedeltà alla Chiesa e aumenta in modo vertiginoso il numero delle vocazioni.
Come in Cina, nell’Hebei, dove è più accanita la violenza anticattolica, dove settanta sacerdoti operano in clandestinità e ci sono 140 studenti di teologia nel seminario della Chiesa sotterranea.
È la profezia che Giovanni Paolo II intuì il 13 maggio del 1981, il giorno in cui fu colpito dalla pallottola sparata da Alì Agca. Il terzo segreto di Fatima, rivelato all’inizio del nuovo millennio: una lunga scia di martiri, guidati dal vescovo vestito di bianco, anch’egli martire, che nutre con il suo sangue la Chiesa di Dio.
TURCHIA
Accuse infondate contro cristiani.
Portato per le lunghe un processo contro due cristiani, ex musulmani, Hakan Tastan e Turan Topal, accusati, da ultranazionalisti di aver "insultato l'onore della Turchia".
Il processo ha luogo a Silivri, città che dista 45 miglia a ovest da Istanbul.
Il nuovo giudice del caso, ha ordinato la deposizione di altri 12 testimoni. Questi dovranno ricomparire il prossimo 13 marzo. Il giudice precedente aveva negato ad alcuni di questi di parlare al processo, perché ritenuti non credibili per le testimonianze contraddittorie che tentavano di portare al processo.
Un anno fa era stata dichiarata l'innocenza dei tre cristiani e proposta la loro liberazione, perché non c'era alcuna evidenza contro di loro. Non avevano maledetto in alcun modo la nazione Turca e tanto meno l’Islam.
Gli accusatori avrebbero trovato nei computer dei cristiani, i nominativi di molte persone che avevano richiesto letteratura cristiana o di essere visitati.
"Un anno è passato, e la corte ha già ascoltato tutte le testimonianze su ambi lati di questo caso", ha detto l'avvocato Haydar Polat, "ma è chiaro, che la corte progetta di continuare questo processo infondato per almeno un anno o più".
Dall’aprile scorso, da quando cioè sono stati massacrati i tre cristiani di Malatya, si è registrato un aumento di attacchi, a livello individuale, contro i cristiani della nazione.I cristiani turchi hanno da poco iniziato una campagna di protesta contro la cultura dell’odio messa in atto dai media, infatti proprio negli ultimi giorni una emittente TV che trasmette un film a episodi molto popolare: “Valle dei Lupi”, ha inserito scene di denigrazione e dicspregio contro i cristiani, dipinti come nemici della società.
NIGERIA
Ancora cristiani uccisi.
Martedì, 11 dicembre 2007, dieci persone sono state uccise e tre chiese sono state incendiate come conseguenza della furia rabbiosa degli studenti musulmani, che dopo aver constatato la rimozione, da parte di ignoti, di due blocchi per la costruzione di una moschea sotto la scuola, hanno agitato gli animi al punto di mettere in atto azioni violente in tutta l'area.
I Musulmani residenti nella zona, sono stati in pieno accordo con le azioni degli studenti e come risultato si sono avute dozzine di case di cristiani danneggiate.
Le tre chiese date in fiamme sono tutte di fede evangelica pentecostale: "Chiesa Elim", "Chiesa dei Riscattati", "Assemblee di Dio".
L'identità di nove delle dieci vittime è stata tenuta segreta dalle autorità di Bauchi, che hanno ordinato agli agenti della sicurezza, il seppellimento dei corpi in una fossa comune.
Il corpo della decima persona è stato identificato da un testimone oculare, solo con il cognome: Bogoro, un agente della sicurezza, un cristiano membro della Chiesa di Cristo nella città di Yelwa.Secondo la testimonianza di un insegnante cristiano, che preferisce restare anonimo per paura di ritorsioni o di sanzioni penali, gli studenti sarebbero confluiti presso il sito della futura moschea gridando: "Allahu Akbar" [Allah è grande], poi hanno cominciato ad attaccare i cristiani nelle loro classi, rompendo sedie e scrivanie, aggredendo i loro colleghi cristiani con coltelli e pugnali.
La realizzazione di una moschea in una scuola di 3.655 studenti, era stata approvata il 2 dicembre scorso, e la costruzione è iniziata proprio nello stesso giorno.
INDIA
Un macabro resoconto annuale.
Con gli oltre 800 attacchi, nel periodo Natalizio, nello stato di Orissa, sale a più di 1.000 il numero complessivo di attacchi nel solo anno 2007. La prima volta dal 1947, anno dell'indipendenza dell'India, che si tocca un tetto simile.Questo è quanto riferisce il rapporto rilasciato l' 8 gennaio scorso, da alcuni leader cristiani, appartenenti al Consiglio Cristiano dell'India e alla Conferenza dei Vescovi Cattolici dell'India (CBCI) .Almeno 200 gli incidenti denunciati alle autorità: sono state bruciate 730 abitazioni e 95 chiese. Il rapporto parla anche di quattro cristiani uccisi, accertati. Altri sono morti come conseguenza dell'esplosione di violenza avutasi nel distretto di Kandhamal, alla vigilia di Natale. Ci sarebbero anche sei feriti in maniera grave."E' una situazione divenuta molto seria, per il nostro Paese, dal momento che gli attacchi, contro i cristiani, si sono avuti in diverse parti dell'India", ha detto il Dott. Babu Joseph, portavoce del CBCI.
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Cristiani aggrediti in una riunione.
Mercoledì 16 gennaio, oltre 80 persone sono state aggredite nel corso di una grande riunione cristiana, nello stato di Chattisgarh, distretto di Durg.Un altro attacco ha avuto luogo ieri in un campo missionario nel distretto di Dhamtari, in questo caso una dozzina di cristiani hanno riportato ferite.Gli attacchi degli estremisti indù proseguono, dopo settimane di violenze senza precedenti, nel vicino stato di Orissa. I cristiani affermano che l'attacco avvenuto nel distretto di Durg, è stato di certo programmato, poiché nell'area si stava tenendo una riunione del partito nazionalista indù.Nessuno dei feriti si è fatto male al punto di dover ricorrere al ricovero ospedaliero.
Soltanto uno degli aggressori è stato identificato e arrestato dalla polizia che ha invitato le vittime a farsi vedere alla locale stazione di polizia per identificare tutti gli altri aggressori, molti, però, si sono rifiutati per paura, ritenendo che la reclusione di tali elementi durerebbe poco tempo e poi si avrebbe a che fare con le ritorsioni.
"Gli assalitori, erano appartenenti al gruppo estremista Dharam Sena (Esercito per la Religione), sono venuti con quattro autocarri e hanno picchiato i cristiani presenti alla riunione, inoltre hanno distrutto parti della struttura", ha detto il Rev. Arpan Tarun.
I cristiani hanno fatto ricorso alle autorità per richiedere un maggiore sforzo al fine di garantire l'incolumità dei credenti.Degli oltre un miliardo di abitanti dell'India, l'80 % è di religione indù. Solo il 2,4 % sono cristiani.
Si teme un imminente incremento delle violenze, visto che vi saranno elezioni in almeno 10 stati, incluso il Chattisgarh. Gli attacchi alle comunità cristiane, è parte del programma dei partiti nazionalisti indù.Il Rev. Tarun conferma: "Sembra che noi cristiani possediamo una cittadinanza di seconda classe, nel nostro stesso paese".
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Attacchi pianificati contro i cristiani.
A seguito di un rapporto che parla di conversioni forzate al cristianesimo, e sull'onda delle violenze di matrice indù perpetrate con una frequenza senza precedenti, nel periodo di Natale scorso, nello stato di Orissa dove sono stati uccisi almeno quattro cristiani, bruciate 730 abitazioni e 95 chiese, fonti federali dell'intelligence hanno avvisato le chiese cristiane su probabili nuovi attacchi.
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Attacchi pianificati contro i cristiani.
A seguito di un rapporto che parla di conversioni forzate al cristianesimo, e sull'onda delle violenze di matrice indù perpetrate con una frequenza senza precedenti, nel periodo di Natale scorso, nello stato di Orissa dove sono stati uccisi almeno quattro cristiani, bruciate 730 abitazioni e 95 chiese, fonti federali dell'intelligence hanno avvisato le chiese cristiane su probabili nuovi attacchi.
Il dipartimento ha intercettato una lettera di un estremista nazionalista indù, in cui si incita ad un rinnovato sforzo per creare tensione nel distretto di Kandhamal, nel vicino stato di Chhattisgarh.Questo è quanto riferisce il rev. Babu Joseph, portavoce della conferenza dei vescovi cattolici d'India. Joseph ha detto che la lettera, era stata scritta da un un uomo, Murari Lal, appartenente al Rashtriya Swayamsevak Sangh, (RSS), ai suoi colleghi.
Nella lettera si parla di un progetto denominato "Missione 2008."La nostra speranza è di creare nello stato di Gujarat il clima che abbiamo creato a Orissa", viene citato nella lettera, "anche nei distretti di Jashpur e Sarguja e nello stato di Chhattisgarh, abbiamo creato un buon ambiente anti cristiano ...".
I cristiani, nella lettera vengono denominati "i mangiatori delle vacche", e per questa ragione in più devono essere puniti. Si ricorda che tale animale è considerato sacro dalla religione indù.
BANGLADESH
Una donna bruciata prima del suo battesimo. E' rimasta viva.
Il 7 gennaio scorso a Dhaka, alcuni aggressori, ignoti, hanno cercato di bruciare un anziana donna di 70 anni, dopo aver appreso che il mese prossimo, si sarebbe fatta battezzare, per testimoniare della sua conversione al cristianesimo.
Rahima Beoa, che abita nel distretto a maggioranza islamica di Rangpur, ha sofferto scottature per oltre il 70 % del suo corpo. Khaled Mintu, supervisore del distretto regionale della Chiesa Isha-E-Jamat del Bangladesh, ha detto: "E' stata una cospirazione diabolica per fermare la sua conversone". Beoa è suocera di Ashraful Islam, convertitosi anche lui al cristianesimo insieme alla moglie due anni fa. Anche allora i parenti più prossimi e i vicini di casa sono stati in collera con la coppia per aver abbandonato l'Islam.
Pakistan
Cristiani evangelici malmenati e feriti.Alcune famiglie cristiane sono dovute fuggire nel Punjab, una regione del Pakistan, dopo che una folla di persone armate ha attaccato alcuni fedeli che stavano preparando una riunione evangelistica. Sette cristiani sono stati feriti quando almeno 41 musulmani, tutti uomini con armi da fuoco, asce e bastoni di legno hanno attaccato una Chiesa dell'Esercito della Salvezza.
Le tensioni si sono generate fin dalla preparazione dell'evento, durante l'affissione di manifesti e poster che ne davano annuncio già tre giorni prima. Dopo il rifiuto da parte dei cristiani, di annullare l'iniziativa evangelistica, si è avuto l'attacco in cui i musulmani hanno procurato vari danni fisici ai credenti.Questo è quanto riferisce l'avvocato dei cristiani. La polizia inizialmente si è rifiutata di registrare la denuncia e i dottori che avevano visitati i cristiani feriti hanno ricevuto pressioni da parte dei musulmani affinché modificassero il loro rapporto medico. Infatti in alcuni certificati medici non risultavano le ferite più gravi come le ossa rotte.
Cina
Arresti e minacce per la stampa di Bibbie e letteratura cristiana.
Cai Zhuohua, incarcerato nel 2004 per aver "praticato affari illegali" (distribuzione di letteratura cristiana), è stato rilasciato il 10 Settembre scorso con seri avvertimenti a non praticare la sua fede al di fuori della sua chiesa.
Arresti e minacce per la stampa di Bibbie e letteratura cristiana.
Cai Zhuohua, incarcerato nel 2004 per aver "praticato affari illegali" (distribuzione di letteratura cristiana), è stato rilasciato il 10 Settembre scorso con seri avvertimenti a non praticare la sua fede al di fuori della sua chiesa.
Bob Fu dell'Associazione China Aid ha dichiarato che giovedì 13 Settembre, tre giorni dopo la liberazione, Cai ha dovuto sostenere un interrogatorio da parte di alcuni ufficiali della Sicurezza Pubblica, che lo hanno convocato presso i loro uffici e cercato di intimidirlo con minacce.Adesso Cai sta bene ed è a casa, a Beijing (Pechino), con sua moglie e sua madre.
Privato della sua Bibbia durante la prigionia, Cai è stato impiegato per 10-12 ore al giorno a fabbricare palloni di calcio per le Olimpiadi che nel 2008 si terranno a Beijing. Durante gli interrogatori ha anche subito torture.
Era stato arrestato l'11 Settembre del 2004, perché gli era stata trovata una enorme quantità di letteratura cristiana, circa 237.000 pezzi.
In Cina soltanto la Chiesa delle Tre Autonomie (TSPM) è autorizzata a stampare e distribuire Bibbie o Letteratura Cristiana.
Com'è noto la maggior parte delle comunità cristiane preferisce non farsi registrare aderendo al TSPM per il concreto rischio di un maggior controllo anche sui sermoni che vengono predicati.
Pakistan
Un cristiano accusato ingiustamente.
I cristiani della città di Sangla Hill sono stati costretti dai loro compaesani islamici ad accettare un difficile compromesso: i musulmani hanno ritirato la loro denuncia contro il cristiano Yousaf Masih a condizione che anche i cristiani ritirassero la denuncia che avevano sporto contro coloro che, verso la fine del 2005, avevano partecipato alla distruzione di alcuni immobili di proprietà di cristiani.
Yousaf Masih era stato accusato di aver appiccato il fuoco ad una stanza nella quale si trovava una copia del Corano. In realtà il fatto era stato ideato probabilmente da un uomo che deve dei soldi a Masih.
Per vendicare l'oltraggio, il 12 Novembre 2005 una folla inferocita ha distrutto quattro chiese e diverse abitazioni di cristiani. In quella occasione sia Masih che 88 musulmani sono stati arrestati. Secondo un portavoce, i cristiani sono stati costretti ad accettare il compromesso proposto dai musulmani "per non essere massacrati".
Non si sa ancora se le trattative fra i due gruppi abbiano validità giuridica; benché entrambe le parti abbiano ritirato le loro denunce, la polizia non ha ancora rilasciato nessuno degli arrestati.
Dopo le violenze di Novembre, i cristiani di Sangla Hill sono stati ripetutamente minacciati, inoltre la riparazione delle chiese non è stata ancora avviata, benché il governo abbia promesso di agevolare la ricostruzione.
Pakistan
Le donne in Pakistan hanno pochi diritti, e per questo sono spesso vittime indifese di violenze sessuali. Le cristiane fra loro costituiscono una preda ancora più facile, e i colpevoli vengono raramente puniti.
Verso l'inizio di Settembre Ribqa Masih (22 anni) è stata rapita da due uomini che l'hanno minacciato di ucciderla se non si fosse convertita all'Islam. Poi è stata stuprata diverse volte. Ribqa ha risposto che preferiva morire anzi che abiurare la sua fede in Cristo.
Pakistan
Le donne in Pakistan hanno pochi diritti, e per questo sono spesso vittime indifese di violenze sessuali. Le cristiane fra loro costituiscono una preda ancora più facile, e i colpevoli vengono raramente puniti.
Verso l'inizio di Settembre Ribqa Masih (22 anni) è stata rapita da due uomini che l'hanno minacciato di ucciderla se non si fosse convertita all'Islam. Poi è stata stuprata diverse volte. Ribqa ha risposto che preferiva morire anzi che abiurare la sua fede in Cristo.
Il giorno successivo è stata portata via da un terzo uomo che avrebbe dovuto condurla a casa. Invece l'ha segregata altri tre giorni, stuprandola più volte prima di lasciarla libera. Ribqa ha avuto il coraggio di sporgere denuncia.
Per i pakistani, le donne che hanno perso il loro onore non valgono più niente. Perciò molte donne stuprate non osano rivelare ciò che hanno subito.
La famiglia di Ribqa sta ricevendo pressioni affinché ritiri la denuncia. I fratelli e le sorelle minori di Ribqa non vanno più a scuola a causa delle continue vessazioni dei loro compagni.La polizia ha catturato due sospetti. Durante un interrogatorio del 24 ottobre, uno dei due è riuscito a scappare. Da allora minaccia ripetutamente al telefono Ribqa.
Santa Romana Chiesa Cattolica
Ed ecco l’appello rivolto a governi e religioni: «Alle Autorità civili e religiose interessate chiedo di non risparmiare alcuno sforzo affinché la legalità e la convivenza civile siano presto ripristinate e i cittadini onesti e leali sappiano di poter contare su una adeguata protezione da parte delle istituzioni dello Stato». «Auspico poi – ha concluso il Santo Padre – che i Responsabili civili e religiosi di tutti i Paesi, consapevoli del loro ruolo di guida e di riferimento per le popolazioni, compiano dei gesti significativi ed espliciti di amicizia e di considerazione nei confronti delle minoranze, cristiane o di altre religioni, e si facciano un punto d’onore della difesa dei loro legittimi diritti» (cfr. “Corriere della Sera”, 27 ottobre 2008).Anche il portavoce della Santa Sede, Padre Federico Lombardi S.I., ha lanciato un grido di allarme di fronte alla persecuzione anticristiana in atto in Iraq e India. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha parlato, nell’ultimo editoriale di Octava Dies, di «un caso di emergenza gravissima, che richiama l’attenzione e la solidarietà della Chiesa intera».
La famiglia di Ribqa sta ricevendo pressioni affinché ritiri la denuncia. I fratelli e le sorelle minori di Ribqa non vanno più a scuola a causa delle continue vessazioni dei loro compagni.La polizia ha catturato due sospetti. Durante un interrogatorio del 24 ottobre, uno dei due è riuscito a scappare. Da allora minaccia ripetutamente al telefono Ribqa.
Santa Romana Chiesa Cattolica
Ed ecco l’appello rivolto a governi e religioni: «Alle Autorità civili e religiose interessate chiedo di non risparmiare alcuno sforzo affinché la legalità e la convivenza civile siano presto ripristinate e i cittadini onesti e leali sappiano di poter contare su una adeguata protezione da parte delle istituzioni dello Stato». «Auspico poi – ha concluso il Santo Padre – che i Responsabili civili e religiosi di tutti i Paesi, consapevoli del loro ruolo di guida e di riferimento per le popolazioni, compiano dei gesti significativi ed espliciti di amicizia e di considerazione nei confronti delle minoranze, cristiane o di altre religioni, e si facciano un punto d’onore della difesa dei loro legittimi diritti» (cfr. “Corriere della Sera”, 27 ottobre 2008).Anche il portavoce della Santa Sede, Padre Federico Lombardi S.I., ha lanciato un grido di allarme di fronte alla persecuzione anticristiana in atto in Iraq e India. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha parlato, nell’ultimo editoriale di Octava Dies, di «un caso di emergenza gravissima, che richiama l’attenzione e la solidarietà della Chiesa intera».
In Iraq, il caso di Mossul «è diventato paradigmatico» secondo padre Lombardi. I cristiani di Mossul, che prima della caduta di Saddam Hussein erano 25.000, si sono ridotti ad appena 500 dopo l’ondata di persecuzioni che ha colpito una delle più antiche comunità cristiane del mondo.
«La documentazione citata da istituzioni umanitarie ed agenzie di stampa indipendenti dimostra che l’azione di minaccia da parte di gruppi islamici estremisti è condotta strada per strada, casa per casa». Spesso, ha aggiunto padre Lombardi, vengono lanciati messaggi minatori di questo tipo: «devi lasciare la tua casa e partire dalla zona in 24 ore, altrimenti sarai punito e castigato giustamente e sarai ucciso come la nostra religione islamica ha comandato di fare con quelli che come te venerano la croce» (cfr. “Zenit”, 21 ottobre 2008).
Gli ultimi resoconti dal nord dell’Iraq presentati dall’associazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), mostrano che i cristiani stanno ancora lasciando Mossul, portando il numero degli sfollati nell’ultimo mese a quasi 10.000.
In India, la comunità cattolica si sta impegnando per aiutare i cattolici dell’Orissa, che hanno perso case, terre, proprietà e mezzi di sostentamento a seguito della violenza dei gruppi radicali induisti. Oltre ad un’importantissima assistenza materiale e psicologica, diverse associazioni cattoliche, come la “All India Catholic Union”, si sono attivate per garantire ai cristiani aggrediti, in maggioranza poveri tribali e dalit, una adeguata assistenza legale: gruppi di avvocati cristiani stanno raccogliendo testimonianze e informazioni per poi presentarle alle autorità civili e giudiziarie, nella speranza che la giustizia faccia il suo corso e che i crimini e gli attacchi non restino impuniti.
La Chiesa ha inoltre chiesto alle autorità governative un risarcimento per le vittime e fondi per poter ricostruire le chiese e le strutture danneggiate o completamente distrutte in Orissa (cfr. “Fides”, 27 ottobre 2008).
articolo dell'Osservatore Romano del marzo 2009
articolo dell'Osservatore Romano del marzo 2009