domenica 4 dicembre 2011

LEGALIZZARE L'ABORTO NON LO HA MAI RESO GIUSTO E SICURO PER LE DONNE








Sono una donna ferita dalla devastante, tragica, cattiva scelta dell'aborto e faccio parte della stragrande maggioranza delle donne (oltre il 94 per cento) che non avrebbero mai pensato di abortire se fosse stato illegale
di Myra Myers

E avviene... in tutta l'America [e altrettanto nell'Europa comunitaria, ndT] quando donne e uomini sono ingannati dall'aborto legalizzato nella nostra grande nazione.
Io rappresento 25 milioni di donne ferite dalla devastante, tragica, cattiva scelta dell'aborto legalizzato, che se ne rendano conto o no. Sono tra la stragrande maggioranza di queste (oltre il 94 per cento) che non avrebbero mai pensato di abortire se fosse stato illegale.
Nel 1965 ero una studentessa universitaria single e incinta, ma l'aborto non mi venne mai in mente, né ci pensò il padre del nostro bambino. Nel 1968 ci siamo sposati e, mentre aspettavamo il terzo bambino, abbiamo pensato che fosse troppo presto per un altro bambino, ma l'idea di abortire non passò mai per la nostra mente.
Ma poiché era legale nel gennaio 1973, quando aspettavamo il nostro sesto figlio, abbiamo creduto alla menzogna della legalizzazione dell'aborto: non era un bambino, non ancora.
Come molte tra questi 25 milioni di donne, non mi rendevo conto che ero diventata madre al momento del concepimento, perché la vita comincia a questo punto ogni volta. L'ignoranza non ci rende innocenti né ci evita le conseguenze.
Quando andai a Planned Parenthood, non mi fu data alcuna informazione sullo sviluppo fetale e non mi fu nemmeno fatto un test di gravidanza.
Non mi fu data alcuna informazione sulle procedure di aborto, sui rischi o sulle conseguenze. Mi fu detto che avrei potuto avere una consulenza psicologica se avessi avuto problemi in seguito. Ma ho pensato, perché dovrei avere un problema? Stavo già negando la realtà!
Persi i miei "diritti riproduttivi" quando la procedura abortiva aborto danneggiò il mio utero. A causa della mia "cattiva scelta" di abortire, poco dopo il mio utero fu rimosso. Solo un anno e mezzo dopo l'aborto, sentii un peso schiacciante di colpa e dolore. Sapevo che senza ombra di dubbio, oh Dio, io avevo ucciso!
Indipendentemente dalle circostanze, quando le madri scelgono l'aborto diventano responsabili della morte dei loro figli.
Legalizzare l'aborto non lo ha mai reso giusto o sicuro o buono per le donne! L'aborto distrugge le relazioni: non solo il legame genitore-figlio, ma anche i matrimoni e perfino intere famiglie a causa del senso di colpa, dolore, vergogna. Io rappresento quel terzo di donne che hanno abortito mentre erano sposate. Il mio matrimonio è nel 20% di quelli che sopravvivono a questa tragedia (dopo due anni dall'aborto).
Oggi mio marito ed io concordiamo sul fatto che la nostra devastante decisione di abortire sia stata la peggior decisione che abbiamo mai preso. Ho scelto di perdonare tutte le persone coinvolte nel mio aborto, inclusa me stessa ed i responsabili di aver legalizzato ciò che è sbagliato.
Ho scelto di dire la Verità nella carità affinché i singoli possano ricevere il perdono da Dio Onnipotente per mezzo di Suo Figlio Gesù Cristo... e affinché la giustizia venga ripristinata nella nostra nazione.
Il nostro terzo figlio nacque prematuro di due mesi e morì. La perdita del bambino portò dolore, ma nessuna colpa.
La notte prima del mio appuntamento per abortire il nostro sesto figlio, chiesi: "Dio, C'è qualcosa di sbagliato in ciò che sto per fare? L'uomo dice che non è nemmeno vita. Che cosa dici?"
In mattinata, un impiegato mi chiamò per informarmi che il medico abortista aveva dovuto annullare i suoi appuntamenti. Credo che Dio stesse cercando di parlare con me. Io non stavo ascoltando, presi un altro appuntamento per abortire e portai su me stessa e sulla nostra famiglia la perdita, il dolore, il senso di colpa e la vergogna che abbiamo sopportato.
E la mia storia è solo una tra milioni.
Pensateci... ogni giorno, dal 22 gennaio 1973, l'America ha vissuto l'equivalente dell'11 settembre. Oltre 52 milioni di americani sono andati perduti, e altri milioni di madri, padri e le famiglie sono stati feriti. Non pensate che sia tempo perché la devastazione abbia fine? Prima che noi stessi distruggiamo l'America, da dentro?
bastabugie.it

LA SANTA COMUNIONE RICEVUTA SULLA LINGUA E IN GINOCCHIO


Dal 2008 Benedetto XVI ha ripreso l'antichissima tradizione per evitare al massimo la dispersione dei frammenti eucaristici e favorire la crescita della devozione dei fedeli verso la presenza reale di Cristo nel sacramento

da Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Papa

La più antica prassi di distribuzione della Comunione è stata, con tutta probabilità, quella di dare la Comunione ai fedeli sul palmo della mano. La storia della liturgia evidenzia, tuttavia, anche il processo, iniziato abbastanza presto, di trasformazione di tale prassi. Sin dall'epoca dei Padri, nasce e si consolida una tendenza a restringere sempre più la distribuzione della Comunione sulla mano e a favorire quella sulla lingua. Il motivo di questa preferenza è duplice: da una parte, evitare al massimo la dispersione dei frammenti eucaristici; dall'altra, favorire la crescita della devozione dei fedeli verso la presenza reale di Cristo nel sacramento.
All'uso di ricevere la Comunione solo sulla lingua fa riferimento anche san Tommaso d'Aquino, il quale afferma che la distribuzione del Corpo del Signore appartiene al solo sacerdote ordinato. Ciò per diversi motivi, tra i quali l'Angelico cita anche il rispetto verso il sacramento, che «non viene toccato da nessuna cosa che non sia consacrata: e quindi sono consacrati il corporale, il calice e così pure le mani del sacerdote, per poter toccare questo sacramento. A nessun altro quindi è permesso toccarlo fuori di caso di necessità: se per esempio stesse per cadere per terra, o in altre contingenze simili» (Summa Theologiae, III, 82, 3).
Lungo i secoli, la Chiesa ha sempre cercato di caratterizzare il momento della Comunione con sacralità e somma dignità, sforzandosi costantemente di sviluppare nel modo migliore gesti esterni che favorissero la comprensione del grande mistero sacramentale. Nel suo premuroso amore pastorale, la Chiesa contribuisce a che i fedeli possano ricevere l'Eucaristia con le dovute disposizioni, tra le quali figura il comprendere e considerare interiormente la presenza reale di Colui che si va a ricevere (cf. Catechismo di san Pio X, nn. 628 e 636). Tra i segni di devozione propri ai comunicandi, la Chiesa d'Occidente ha stabilito anche lo stare in ginocchio. Una celebre espressione di sant'Agostino, ripresa al n. 66 della Sacramentum Caritatis di Benedetto XVI, insegna: «Nessuno mangi quella carne [il Corpo eucaristico], se prima non l'ha adorata. Peccheremmo se non l'adorassimo» (Enarrationes in Psalmos, 98,9). Stare in ginocchio indica e favorisce questa necessaria adorazione previa alla ricezione di Cristo eucaristico.
In questa prospettiva, l'allora cardinale Ratzinger aveva assicurato che «la Comunione raggiunge la sua profondità solo quando è sostenuta e compresa dall'adorazione» (Introduzione allo spirito della liturgia, Cinisello Balsamo, San Paolo 2001, p. 86). Per questo, egli riteneva che «la pratica di inginocchiarsi per la santa Comunione ha a suo favore secoli di tradizione ed è un segno di adorazione particolarmente espressivo, del tutto appropriato alla luce della vera, reale e sostanziale presenza di Nostro Signore Gesù Cristo sotto le specie consacrate» (cit. nella Lettera This Congregation della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, del 1° luglio 2002: EV 21, n. 666)
Giovanni Paolo II nella sua ultima enciclica, Ecclesia de Eucharistia, ha scritto al n. 61: «Dando all'Eucaristia tutto il rilievo che essa merita, e badando con ogni premura a non attenuarne alcuna dimensione o esigenza, ci dimostriamo veramente consapevoli della grandezza di questo dono. Ci invita a questo una tradizione ininterrotta, che fin dai primi secoli ha visto la comunità cristiana vigile nella custodia di questo "tesoro". [...] Non c'è pericolo di esagerare nella cura di questo Mistero, perché "in questo Sacramento si riassume tutto il mistero della nostra salvezza"».
In continuità con l'insegnamento del suo Predecessore, a partire dalla solennità del Corpus Domini del 2008, il Santo Padre Benedetto XVI ha iniziato a distribuire ai fedeli il Corpo del Signore, direttamente sulla lingua e stando inginocchiati.

Fonte: Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Papa