mercoledì 29 maggio 2013

"Abbiamo bisogno di una nuova apologetica, in sintonia con le esigenze attuali, che tenga presente che il nostro compito è quello di conquistare le anime e di impegnarci nella difesa e nella promozione del Vangelo" 

Giovanni Paolo II

L'insegnamento di Papa Francesco sul demonio
di Piero Gheddo

29-05-2013

Il missionario padre Dionisio Ferraro del Pime è nato a Casoni (Vicenza) nel 1944, è sacerdote dal 1970 e in Guinea Bissau dal 1972. È stato superiore regionale del Pime in Guinea (1981-1985). Oggi è parroco a Bambadinca, in ambiente totalmente pagano nella diocesi di Bafatà, la seconda in Guinea nata nel 2001. L’ho intervistato a Milano il 21 maggio 2013 e ha approvato questa intervista.
Papa Francesco parla spesso del demonio, ma forse alcuni non credono nella sua esistenza. Chiedo a padre Dionisio di raccontarmi la sua drammatica esperienza: “Nel 2011 ero venuto in Italia, rimanendo colpito dalla mancanza di fede in molti e Benedetto XVI aveva indetto l’Anno della Fede (11 ottobre 2011 - 24 novembre 2012).
Tornando in Guinea a marzo, mi ero proposto di scrivere un opuscolo in criolo (lingua nazionale col portoghese) intitolato: “Signore, rafforzaci nella fede”. Mi serviva per la preparazione degli adulti al battesimo, ma andava bene anche per altri, fino all’ultimo capitoletto sulla Madonna nostra Madre nella fede.
Circa 50 paginette. L’ho preparato e poi mi sono proposto di portarlo a Bissau in tipografia, ma non trovavo la giornata libera: 120 km all’andata, con quelle strade ci vogliono circa tre ore o anche più (e altrettante al ritorno)!
A Bambadinca io vado a letto presto. Non abbiamo luce elettrica e nemmeno televisione, all’aperto ci sono le zanzare, così alle 21 vado a letto. Dormo bene e subito. All’una di notte mi sveglio, accendo la lampada e mi alzo: prego e scrivo fino a circa le 3, poi mi viene ancora sonno e dormo fino alle 5,30-6, senza mettere la sveglia. “All’una di notte del 23 marzo 2011 mi alzo, rileggo l’opuscolo, mi piace e decido che il giorno dopo vado a Bissau dal tipografo per la sveglia. Mi metto a letto piegato verso sinistra e quando sento che viene il sonno mi giro sulla destra e dormo. Da noi in Guinea, in stanze ben chiuse e senza luce, dormiamo senza nessun vestito o copertura per il caldo.
Sto addormentandomi e sento delle frustate tremende sulla spalla sinistra, sul braccio, sul lato sinistro del corpo e sulla gamba. Grido dal dolore e dallo stupore e mentre qualcuno nel buio continua a frustarmi, cerco di proteggermi la testa con le mani e penso che dormo nella stanza di una casa in muratura, la porta è ben chiusa e le due finestre hanno le inferriate. Nessuno può entrare in stanza, mi viene in mente il demonio e grido: “Vade retro, Satana! Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!”.
E, magicamente, le frustate cessano. Grido ancora ma è inutile in casa non c’è nessuno. Sento sulla spalla sinistra e sul ginocchio che c’è del sangue, mi spavento e prego Gesù e Maria, accendo la lampada, mi guardo allo specchio e vedo il sangue. Mi lavo, mi asciugo, metto polvere di penicillina e una pomata antibiotica, la cura poi è andata avanti una quindicina di giorni. Sento molto dolore, ma questo non mi impedisce di pensare: vado alla porta, è chiusa a chiave dall’interno, le inferriate solide e intatte, guardo sotto il letto e nell’armadio, non c’è nessuno, nello stanzino del bagno nemmeno.
Grido a me stesso e al Signore: “È il demonio, non vuole che pubblichi questo libretto”. Mi inginocchio e prego ancora. “Mi rimetto a letto e il Signore mi manda di nuovo il sonno, quando squilla la sveglia mi alzo. Penso che debbo far vedere le ferite e il sangue al vescovo. Vado a Bafatà da mons. Pedro Zilli, italo-brasiliano del Pime, vede le ferite e sente il mio racconto, mi dice di pregare prima di andare a letto e dare la benedizione alla stanza; poi vado a Bissau e faccio vedere le ferite al superiore regionale del Pime in Guinea, padre Davide Sciocco, e anche lui mi dice di pregare. Più tardi l’ho poi raccontato al vicario generale della diocesi di Bafatà che è un prete “fidei donum” diocesano di Verona, don Luca Pedretti: “Tieni sempre l’acqua benedetta in camera e dai la benedizione”.
“Dopo questo fatto, ho pensato: “Il mio libretto è incompleto”. Così, dopo l’ultimo capitolo sulla Madonna nostra Madre nella fede, ne aggiungoun altro sul demonio. Ho citato alcuni testi biblici dell’Antico Testamento e poi Marco 1,13, Gesù va nel deserto 40 giorni poi è tentato dal diavolo; e ancora Marco 4, 15, Satana porta via la Parola di Dio seminata e altre citazioni con brevi commenti. Aggiungo: questi sono fatti biblici, che possono sembrare lontani da noi e non più attuali oggi. Invece sono confermati dalla mia esperienza. E racconto quel che mi è capitato: nella notte del 23 marzo 2011, Satana mi ha frustato perché non voleva che pubblicassi questo libretto”. Dico a padre Dionisio che il suo racconto susciterà in Italia stupore, ma forse anche incredulità.
Risponde: “Vi capisco perché voi in Italia non avete un’esperienza diretta e personale del demonio, ma tornando nella mia patria per un mese o due, mi accorgo di quanto il demonio è presente della società italiana, nelle famiglie, ma se ne parla troppo poco. Da noi in Guinea, un paese ancora pagano, la presenza di Satana non stupisce nessuno. Ci credono molto e lo vedono dove c’è il male, l’odio, la violenza, la divisione; e lo temono molto. Parlare di Satana alla nostra gente è utile e infatti, da quando è uscito questo mio libro, molti vengono a chiedermi altre notizie sul demonio ed entrano sempre più in una visione evangelica della vita, cioè scoprono, toccano con mano, che Gesù Cristo è l’unico che possa liberarli dal demonio, che è nemico di Dio e dell’uomo”.

tratto da: www.lanuovabq.it
Vuoi dire che è ora di 
SVEGLIARCI !

«Siamo letteralmente invasi dai travisamenti e dalle menzogne: i cattolici in larga parte non se ne avvedono, quando addirittura non rifiutano di avvedersene. Se io vengo percosso sulla guancia destra, la perfezione evangelica mi propone di offrire la sinistra. Ma se si attenta alla verità, la stessa perfezione evangelica mi fa obbligo di adoperarmi a ristabilirla: perché, dove si estingue il rispetto della verità, comincia a precludersi per l'uomo ogni via di salvezza» (Card. G. Biffi).
Maria, sempre "vittoriosa" contro il diavolo
 
Tratto da Gesù e Maria.it
 
In Polonia la Madonna viene chiamata “la Vittoriosa”.
Maria è potentissima presso Gesù a nostro favore, specialmente può tutto nella lotta contro satana e nello sconfiggere l’intero inferno. Oggi, nel mondo ci sono 800 mila satanici. E in Italia - scrive il giornale cattolico - ci sono più di 80 mila adepti in sette sataniche con 9 milioni di vittime di reati legati al satanismo (Avvenire, 9-V-2003). Purtroppo in questi nostri tempi il diavolo ha ottenuto la più grande vittoria. Qual è? Quello di essere riuscito a fare ignorare e perfino negare la sua stessa esistenza da parte di non pochi cristiani e perfino da parte di qualche teologo ribelle a Cristo Dio e alla Madonna e alla Chiesa.
 
1. L’esistenza dei demoni è certissima.
La Sacra Scritturaracconta la spaventosa origine di satana e dei diavoli: “Scoppiò una guerra nel cielo; Michele e i suoi Angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo o satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: Ora è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli.
...Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello.
...Esultate, dunque, o cieli e voi che abitate in essi. Ma guai a voi terra e mare, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore” (Apocalisse 12, 7-12).
2. La Bibbia nel Nuovo Testamento ha espressioni terribili su satana.
Lo chiama “principe di questo mondo”(Gv. 12, 31; 14, 30; 16,11); “il dragone grande, il serpente antico” (Apoc. 12, 9); il “maligno” (Mt. 6,13); “colui che seducetutta la terra abitata” (Apoc. 12,9); “il dio di questo mondo”che “ha accecato la mente” incredula (2 Cor. 4,4); “il leoneruggente in cerca di chi divorare” (1 Pietro 5, 8); “bugiardoe padre della menzogna” (Gv. 8,44); “omicida fin da principio”(Gv. 8, 43). Inoltre dice che coloro che non seguono Gesù enon ascoltano la sua parola è perché “hanno per padre il diavolo”(Gv.S, 43).
3. Gesù parla frequentemente del diavolo. Egli è venuto nel mondo “per distruggere le opere del diavolo” (1 Gv. 3, 8). Gesù nel deserto è tentato dal diavolo, e nonsolo per tre volte (come molti pensano), ma per molte volte“con ogni specie di tentazione” (Luca 4, 1-12).
Gesù ha scacciato molti demoni da tanti indemoniati e da uno di costoro ne ha scacciato una legione (Cf. Luca 8, 30).
4. Gli Apostoli, parlano chiaramente del diavolo. Per esempio S. Pietro ammonisce: “Fratelli, siate sobri e vigilate perché il demonio come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede” (1 Pietro 5,8-9). S. Giovanni: “Chi commette peccato viene dal diavolo” (1 Gv. 3, 8).
5. I Santi sono stati tormentati dai demoni e parlano di loro con grande sicurezza e sincerità.
S. Francesco d’Assisi un giorno confidò a un suo intimo compagno: “Se capissero i frati quante e che gravi tribolazioni e afflizioni mi danno i demoni, non ci sarebbe alcuno di loro che non si muoverebbe a compassione e a pietà di me” (FF. 1798).
S. Caterina da Siena viene dichiarata dal suo confessore “martirizzata dai demoni” (Cf. vita di lei scritta dal B. Raimondo da Capua).
La B Maria di Gesù Crocifisso, detta la Piccola Araba perchè di origine palestinese, quando era molto avanti nella santità, ebbe due periodi di vera e propria possessione diabolica, documentata dagli Atti del processo (Cf  Padre Estrata: vita della beata).
S. Pio da Pietrelcina certamente è uno dei Santi più tentati e tormentati dal diavolo. Egli fin dai 5 annisi da completamente a Gesù e a Maria, e subito (come lui scrive nei suoi appunti) gli appare Gesù col cuore in risalto sul petto e gli pone la mano sul capo per dimostrare di gradire tanto il suo proposito di amarlo, di donarsi tutto a Lui di consacrarsi al Suo amore. Ama molto anche la Madonna.
Da allora ogni giorno si ritira in qualche angolo della chiesa o della casa o dei campi per pregare, recitare Rosari e fare penitenza battendo il suo corpo con una catena di ferro.
E subito il diavolo si scatena contro di lui, e lo tormenta di giorno e di notte con orribili tentazioni, con immagini provocanti di sconce figure di ragazze in forme oscenissime e bestiali. La moglie del dott. Sanguinetti, collaboratore del P. Pio, scrive a un sacerdote: “Il diavolo ha gettato a terra P. Pio e l’ha coperto di pugni e di lividure, gli ha spaccato un sopracciglio; lui gronda sangue” (15 luglio 1954). Lo stesso P. Pio ha scritto: “Se i frati sapessero quali tormenti mi infligge il demonio, non ci sarebbe neppure uno che non piangerebbe”. Il diavolo lo percuote spesso perché lui ceda alle tentazioni. Scrive al suo direttore spirituale: “Le tentazioni sono assassine e di giorno in giorno vanno sempre più moltiplicandosi ... Tremo da capo a piedi temendo di poter offendere Dio” (Cfr. Epist. I di P. Pio).
Queste tentazioni impure furono intense per 20 anni.
Poi diventarono meno furibonde, e si accompagnarono a forti tentazioni contro le verità di fede. Fu pure immerso in una grande oscurità spirituale, detta “notte oscura”, che in tanti santi si prolungò per un numero limitato di mesi o di anni, mentre in P. Pio si è prolungata, con grande sua sofferenza, per tutta la vita.
P. Pio ripeteva: “Oggi i diavoli si sono scatenati e sono tanto numerosi che se si potessero vedere e fossero piccoli come la capocchia di uno spillo, non riusciremmo a vedere il sole”.
 
Esempio
S. Brigida racconta di un uomo che viveva ai suoi tempi il quale da ben 40 anni non si accostava ai Sacramenti; però era devoto della Madonna. Si ammalò gravemente. S. Brigida gli inviò un Confessore; ma il moribondo lo respinse sdegnosamente. Così per due volte. Glielo inviò una terza volta con l’incarico di dirgli, da parte di Dio e della Vergine Santa, che egli era invasato da ben 7 demoni i quali l’avrebbero ben presto portato all’inferno. Spaventato si confessò, ricevette gli ultimi Sacramenti e spirò nel bacio del Signore. Dopo la sua morte, Dio fece conoscere a S.Brigida (celebre per le rivelazioni che ebbe dal Signore) che quell’infelice era scampato all’inferno unicamente per la sua devozione alla Vergine, la quale è sempre vittoriosa contro il diavolo.
 
Esortazione
Amiamo tanto Gesù sull’esempio di P. Pio e di tutti i Santi, ricordando ciò che dice S. Agostino: “II diavolo è come un cane legato alla catena, morde chi gli si avvicina”.
Ma se ameremo tanto Gesù, se avremo sempre Gesù nella mente e nel cuore, staremo spiritualmente lontanissimi dal demonio.
 
Proposito
Quando avvertiamo una tentazione, subito recitiamo devotamente l’Ave Maria. La Madonna, la nemica del diavolo, lo mette in fuga. Lei è il martello che lo schiaccia; è la santificazione della nostra anima, è la gioia degli angeli.                                     
Grande devozione alla Madonna. S. Francesco d’Assisi ripeteva: “Alla recita dell’Ave Maria, tremano tutti i demoni!”. Che sarà se le Ave Maria sono 50 come in una corona? o 150, come in tre corone?
Esclameremo con S. Giovanni Bosco: “O Maria, Vergine potente, Tu grande e illustre difesa della Chiesa; Tu aiuto, aiuto mirabile dei Cristiani; Tu, terribile come un esercito schierato a battaglia; Tu, che da sola hai distrutto tutti gli errori del mondo; Tu, nelle angustie e nelle lotte, nelle necessità difendici dal nemico e nell’ora della morte accoglici nei gaudi eterni. Amen”.
Templari
L'abito liturgico della Dama
Il manto nero è l'abito liturgico della Dama Templare della Congregazione.
 Il nero è il colore simbolico della terra, dalla quale, per volontà di Dio, ha origine la vita, la donna è colei che genera la vita, (valore generativo) da qui il mantello di colore nero, l'uomo è colui che la difende, (valore difensivo) mantello bianco, questo è anche il motivo per il quale il cavaliere porta la spada, mentre la dama la corona del rosario. Uomini e donne con compiti diversi, stabiliti da Dio, fin dalla creazione, ma accomunati da un unica fede, espressa dalla croce rossa patente sulla spalla sinistra; uniti dalla volontà di amare e servire Dio, la Chiesa ed il Prossimo.
la fede dei templari.jpg
« Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam et tibi dabo claves regni Coelorum. »

Lettera di mons. LUIGI NEGRI al Foglio
 
di monsignor Luigi Negri (*)
 
Carissimo direttore, poiché mi trovo quasi sempre d’accordo con le tue posizioni dal punto di vista cultural-politico, mi permetto di farti avere delle osservazioni che sento assolutamente necessario, in coscienza, formulare e pubblicare. Mi hanno indotto a questo anche due bellissimi articoli che ho letto recentemente sulla questione dell’assetto cultural- social-politico in questo momento tragicomico della nostra storia nazionale.

Uno è un articolo del professor Francesco Alberoni sul fanatismo devastante di certe posizioni politiche, che mi ha ricordato i tempi indimenticabili dei miei studi universitari, in cui l’allora giovane professor Alberoni ci insegnava i rudimenti della sociologia. E poi l’articolo molto acuto del professor Aldo Grasso con cui ho condiviso tanti anni di insegnamento in Cattolica.

Non voglio fare nessun intervento nell’ambito specifico dell’impegno dei laici, soprattutto dei laici che hanno deciso di partecipare attivamente alla vita delle istituzioni. Non tocca ai vescovi stabilire l’identikit del presidente della Repubblica e non tocca ai vescovi indicare le priorità di carattere politico in senso stretto, ma tocca ai vescovi intervenire sulle gravi vicende di carattere culturale che sono arrivate, nel nostro paese, a un livello di crisi che mi sembra senza ritorno.

Mi sono chiesto se è giusto che noi continuiamo a tacere di fronte a posizioni culturali, sociali e politiche che affermano letteralmente che l’uomo è Dio; e che affermano una subordinazione totale e parossistica alla rete, indicata come soluzione globale di tutti i problemi dell’umanità.

Se si possa tacere di fronte a una modalità di porsi, nella vita politica, che disprezza, nel linguaggio e negli atteggiamenti, qualsiasi interlocutore che viene sbrigativamente percepito come avversario da eliminare. Se è possibile far prevalere tutta una serie di valutazioni personalistiche di carattere moralistico come ambito in cui decidere la presentabilità o meno di candidati a questa o a quella carica. A parte l’ignoranza spaventosa per cui si possono citare frasi del primo hitlerismo e di alcuni documenti delle più terribili dittature del Ventesimo secolo cercando di dargli una patente di credibilità e di autorevolezza. In questo contesto, dove una persona ragionevole, io non vorrei scomodare la fede, una persona ragionevole si trova veramente a disagio, ritengo che sia giusto che un vescovo della chiesa cattolica dica che c’è una sostanziale inconciliabilità fra la visione della realtà che nasce dalla fede e questa vita politica ridotta alla difesa accanita dei propri interessi particolari o di formazione ideologica.

Non credo che sia giusto che si possa continuare in un’equivoca tolleranza di posizioni che obiettivamente sono distruttive, non solo e non tanto della fede cattolica, ma di una vita sociale autenticamente fondata su valori sostanziali e inderogabili, quelli che Benedetto XVI aveva così genialmente sintetizzato nell’espressione “valori non negoziabili”.

Di fronte alla proposta di una vita socio- politica ridotta a posizioni teoriche demenziali, corredate da un linguaggio e relativi atteggiamenti dello stesso tipo, io mi sento di dire con tranquillità, almeno ai fedeli cattolici della mia diocesi, che non è possibile essere cristiani e contemporaneamente appoggiare a qualsiasi livello posizioni e scelte che sono evidentemente in contrasto con la concezione della vita che la chiesa, coerentemente, da duemila anni insegna. Se poi la novità è rappresentata, anche sul piano istituzionale, da disegni di legge che riguardano il riconoscimento civile delle unioni gay, il cambiamento a spese del Servizio sanitario nazionale del sesso, ci rendiamo conto da che parte va questa presunta novità.

Ma c’è un ulteriore e ultimo disagio. Mi sono chiesto in questi giorni: ma dove è finita la presenza politica dei cattolici in Italia? Si caratterizzano per le scelte politiche che fanno, destra o sinistra, ma non più per quella vera appartenenza a valori in forza dei quali diventa possibile un vero dialogo, confronto, e al limite la collaborazione.

Mi sono reso conto con amarezza che la presenza politica dei cattolici sembra non esistere più. Esistono dei cattolici che a titolo sempre più personale, quindi nel senso restrittivo della parola, militano di qua o di là ma ricevono la loro dignità dalla scelta analitica che hanno fatto. E forse qui non è in ballo soltanto la responsabilità dei laici. Forse l’azione educativa che noi dovremmo insistentemente riprendere con i nostri laici, soprattutto quelli impegnati nei campi più difficili, sembra essere venuta meno. Non so se non è più chiesta. Resta il fatto che da noi vescovi viene offerta in modo sempre più blando e sempre meno mordente. Non è un contributo ma non credo che potessi tacere ai fedeli della mia chiesa questa direttiva che ho ritenuto necessario dare.

Siccome poi il vescovo di una diocesi particolare vive e deve vivere un affetto per la chiesa universale, pongo questo mio intervento a disposizione di quanti, nelle altre chiese, possano riconoscersi e ritrovarsi in esso.
(Il Foglio del 19/04/2013)

(*) Luigi Negri
Arcivescovo di Ferrara – Comacchio
Papa Francesco e il diavolo

Tratto da "Uno sguardo da Porta Sant'Anna" di don Salvatore Lazzara

Nei primi giorni di Pontificato Papa Francesco ha fatto riferimento per due volte al “diavolo”.
1-. Nell’omelia della Messa concelebrata con i Cardinali nella Cappella Sistina, ha ricordato: “Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio”. Badate bene, la parola “diavolo” è stata citata 3 volte! Ciò che distrugge il bene, la fraternità, l’unità, è il demonio, annidato nel cuore della Chiesa. Il male è abile, si traveste di buone intenzioni. E’ un lupo travestito di agnello, capace di provocare danni enormi alla vita del credente. Tanti hanno una sorta di pudore nel parlare del “demonio”. Si ha paura di essere etichettati di oscurantismo. Questo tipo di discorso viene considerato come qualche cosa che appartiene al passato. Ma non è così! E’ ciò che la fede della Chiesa insegna da sempre.
2-. Nell’incontro con i Cardinali presenti a Roma, ha ricordato come il “diavolo”, divide. La medicina per guarire è la contemplazione del volto del Signore risorto. Dal Papa, abbiamo ricevuto un orizzonte di speranza: non c’è posto per lo scoraggiamento. La forza dell’annuncio deve superare il male con la gioia che viene da Dio.

Il Corriere della sera, stupito del doppio riferimento del Santo Padre, trova la risposta nell’intervento che richiede ad un docente di Teologia della missione. “Stiamo tranquilli: il diavolo e’ l’espressione simbolica della nostra incapacita’ di fare il bene! Il Papa sta parlando soltanto di una nostra proiezione”… Rimango stupito come si possa ridurre anche per bocca dei “professori di teologia”, il male a semplice simbologia. Il demonio non è una entità astratta, ma reale ed agisce nel cuore dell’uomo per allontanarlo da Dio. Il catechismo della Chiesa Cattolica, argomenta in maniera sufficiente e soddisfacente la figura del “demonio”, nella vita del credente. Anche Gesù ha dovuto combattere contro satana. Non era un’astrazione della sua fantasia. Ma un essere visibile e pensante. Minimizzare o addirittura stravolgere la “sana dottrina”, crea confusione ed indebolisce l’annuncio del Vangelo.
 
Nel mondo odierno l’arma usata da satana è il relativismo, che, con la scusa del rispetto delle differenze, omogeneizza nella trasgressione e nella demagogia. Consente tutto pur di non assumere la contrarietà che esige il coraggio maturo di sostenere valori e principi. Il relativismo è, curiosamente, assolutista e totalitario, non permette di differire dalle proprie affermazioni, rendendo il pensiero debole e facilmente attaccabile, o meglio capace di adattarsi a qualsiasi verità. Il Papa emerito Benedetto XVI, nella sua lucida predicazione così ha affermato: “In un mondo in cui la menzogna è potente, la verità si paga con la sofferenza. Chi vuole schivare la sofferenza, tenerla lontana da sé, tiene lontana la vita stessa e la sua grandezza; non può essere servitore della verità e così servitore della fede. Non c’è amore senza sofferenza, senza la sofferenza della rinuncia a se stessi, della trasformazione e purificazione dell’io per la vera libertà. Là dove non c’è niente che valga che per esso si soffra, anche la stessa vita perde il suo valore”.

Non esiste pertanto contrapposizione teologica tra Benedetto XVI e Papa Francesco. Chi percorre questa strada scrivendo articoli e pubblicando post per affermare la discontinuità tra i due pontificati, si presta all’opera del demonio, il quale cerca la divisione a scapito dell’unità per cui ha pregato Gesù prima di morire. Se nel cuore si accende un sospetto simile, vi consiglio di pregare San Michele Arcangelo, potente intercessore presso Dio contro le opere del male. Ogni volta che compiamo azioni malvagie, anche se sembrano innocenti, aiutiamo “il male” ad estendere il suo regno di tenebre. I discepoli del Signore, vivono come figli della luce. Sono illuminati da Dio. Ogni giorno devono combattere con le armi della fede, contro satana. Chi si sottrae alla lotta, cade in seri pericoli. I compagni del demonio sono lo scoraggiamento, l’indecisione, il rimandare a dopo… e tanto altro. L’esame di coscienza alla fine della giornata dovrebbe con il sostegno di un buon padre spirituale aiutare a seguire la strada giusta verso il Signore.
don Salvatore Lazzara


SANT'ISIDORO, IL CONTADINO CHE AVEVA CAPITO COME VINCERE LA CRISI ECONOMICA

Non era laureato alla Bocconi, non aveva frequentato la London School of Economics, non frequentava i salotti buoni dell'economia... ma aveva capito bene quale fosse la vera legge del lavoro


di Corrado Gnerre

Augusto Del Noce parlava di "eterogenesi dei fini". Quando si percorre la strada di un errore si finisce inevitabilmente col raggiungere risultati paradossali, cioè completamente diversi da quelli che si vogliono ottenere. È la legge dell'errore. La Bibbia ce lo dice sin dall'inizio. Adamo ed Eva peccarono per essere "liberi", per essere completamente svincolati da Dio, per fare a meno di Dio nell'illusione di poter raggiungere una completa autosufficienza, cioè una sorta di auto-divinizzazione. Ebbene, non solo non riuscirono in questo intento, ma si trovarono a dover riconoscere dolorosamente il proprio limite e la propria precarietà. Si ritrovarono "nudi". Non nudi nel senso fisico ma in quello ontologico. Il limite umano che prima non pesava loro e che nemmeno Dio faceva pesare loro, dopo il peccato diventa enorme, insopportabile: addirittura fa paura. È la legge dell'errore.
Una legge – quella dell'errore – che ovviamente si spiega con l'ordine che Dio ha inserito nella natura. Se s'infrange l'ordine, si ottiene il disordine e, se si ottiene il disordine, si realizza il paradosso. Un paradosso che la Provvidenza eleva ad insegnamento. Non è un caso che già la sapienza antica (quella sapienza che ancora viveva in una dimensione di ignoranza perché precedente al Cristianesimo, ma che si fondava su una recta ratio) parlava della storia come una buona "cattedra" da cui apprendere. La storia come magistra vitae, come maestra di vita, come serie non casuale di avvenimenti, bensì come itinerario significativo di fatti da cui apprendere. Perché, se molto sfugge alla comprensione storica, è pur vero che ciò che accade, che gli sbagli commessi ricevono inevitabilmente un castigo, come ovviamente ricevono un premio tutte le buone cose che le civiltà compiono.
C'è chi giustamente ha detto che mentre i singoli uomini, perché orientati verso la vita ultraterrena, hanno l'eternità per essere premiati o castigati; per le civiltà invece è diverso. Esse vivono solo nella storia e, vivendo solo nella dimensione temporale, ricevono i loro premi e i loro castighi nella storia stessa. Se socialmente si sceglie l'errore, se si diffonde il peccato sociale, la civiltà, compromessa dal peccato, finirà col pagare nel tempo e nella storia.
Queste riflessioni le lego alla vita di un grande-piccolo santo. I miei lettori spero mi stiano capendo. Con "grande-piccolo" intendo un santo che non è molto conosciuto (almeno qui in Italia), ma che è grande, come d'altronde sono grandi tutti i santi che la Chiesa ci offre, fermo restando la differenza di lumen gloriae che comunque essi beneficiano in Paradiso. Il "piccolo-grande" santo che mi viene in mente dicendo le cose da cui sono partito, è lo spagnolo sant'Isidoro contadino. Narro in breve la sua storia e poi capirete il legame.

BIOGRAFIA DI SANT'ISIDORO
Isidoro nasce intorno al 1070 da una poverissima famiglia di contadini. Orfano del padre fin da piccolo, va a lavorare la terra nelle campagne intorno a Madrid. A causa della guerra, cerca rifugio e lavoro a nord, a Torrelaguna. Qui conosce la sua futura sposa, Maria Toribia, anch'ella contadina. Isidoro ha una grande fede. È analfabeta ma conosce le cose di Dio e sa pregare. Ogni mattina, all'alba, va alla Messa. Ma soprattutto durante la giornata, mentre è al lavoro, spesso si apparta per raccogliersi in preghiera. I suo compagni di lavoro lo accusano di essere una scansafatiche. Anche il padrone, Juan de Vargas, inizia a sospettare di lui, ma poi si accorge che alla sera il lavoro di Isidoro è bello che compiuto. Alla fine si convince che qualcosa di misterioso aiuta Isidoro nel suo lavoro. Iniziano ad avvenire anche miracoli nelle sue proprietà. Ben presto Isidoro diventa il suo uomo di fiducia e inizia a guadagnare di più, ma lui e la moglie (dichiarata beata nel XVIII secolo) decidono di continuare a vivere come sempre e il di più lo donano ai poveri. Isidoro muore nel 1130. Alla sua morte la sua fama era pari a quella di El Cid Campeador. Fu canonizzato da Papa Gregorio XV il 25 maggio del 1622.

IL SEGRETO DEL "BENESSERE"
Torniamo ai nostri ragionamenti. Cosa colpisce di ciò che abbiamo letto? Ovviamente il fatto che sant'Isidoro ogni tanto interrompeva il lavoro per raccogliersi in preghiera. Veniva accusato perché, secondo una logica tipicamente umana, per raccogliersi in preghiera occorre del tempo e questo tempo ovviamente veniva tolto al lavoro, con la preoccupazione che quello che non fosse riuscito a fare lui sarebbe stato sulle spalle di altri. E invece, a fine giornata, ciò che riusciva a mietere sant'Isidoro era molto più abbondante di ciò che erano riusciti a mietere gli altri.
Mi viene da pensare all'attuale crisi economica, reale o sedicente (a volte mi viene la tentazione di pensarlo, ma adesso questa questione non ci interessa): da quando gli uomini hanno iniziato a pensare che i soldi sono tutto, non ci sono più soldi. Tutti si lamentano. Lamenti che molto spesso sono un'offesa all'intelligenza. Io che ho da poco passato i cinquant'anni mi ricordo molto bene (se non altro perché ne parlavano sempre) i sacrifici che hanno dovuto fare i miei nonni e i mie genitori in tempi in cui sperare a pranzo di avere la cena qualche ora dopo e a cena di avere la colazione la mattina seguente era preoccupazione tutt'altro che rara. Qui non si tratta di demonizzare pauperisticamente il denaro né di negare ingenuamente che anche in passato ci fosse chi avidamente rincorreva, costi quel che costi, ricchezze e patrimoni.
No, non si tratta di questo. Piuttosto nella nostra epoca in cui è stato fatto fuori Dio con un diffuso ateismo pratico per cui, anche se non si afferma teoricamente che Dio non esiste, si vive come se Dio non esistesse, giocoforza il denaro diventa tutto perché la vita terrena diventa il tutto. Il non potersi permettere le vacanze ai tropici o il cellulare di ultima generazione, diventa il segno di una vita che perderebbe di dignità. Non a caso molte persone che oggi si lamentano della crisi economica parlano del fatto che è una situazione che "toglie la dignità". O disgraziati che si suicidano per questi motivi lasciano biglietti con su scritto: "non si può vivere senza dignità". Come se non avere soldi o essere perfino costretti a mendicare fossero cose che tolgano la dignità.
Ecco il paradosso. L'uomo contemporaneo può anche trovarsi nelle condizioni di non avere soldi, ma considera i soldi come il tutto della vita. Da qui il castigo. Sì: il castigo! Avete capito bene, cari lettori. Anche la crisi economica può essere un castigo. Un castigo per far capire all'uomo che non può ridurre se stesso a consumatore o a accumulatore, che non può farsi prendere dall'ansia di produrre senza pensare a se stesso e raccogliersi in Dio per capire il mistero di se stesso. Finanche la Domenica ci hanno tolto. I centri commerciali hanno sostituito le parrocchie. Anche qui una riflessione: centri commerciali aperti sette giorni su sette, ma vendite in crisi. Prima: sei giorni su sette e vendite non in crisi.
Sant'Isidoro non la pensava così. Non era laureato alla Bocconi. Non aveva frequentato la London School of Economics. Non frequentava i salotti buoni dell'economia... Ma aveva capito bene quale fosse la vera legge del lavoro: farsi aiutare da Dio, mettere Dio al primo posto, dare credito non a un consulente finanziario ma solo a Colui che ha detto: «Cercate prima di tutto il regno di Dio, il resto vi sarà dato in aggiunta».

Fonte: Il Giudizio Cattolico, 15 maggio 2013

Difendere la famiglia non è retrogrado, ma profetico