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lunedì 26 settembre 2011

Mauro Faverzani San Bernardo
 
Sintesi 1° incontro "S. Bernardo nel suo tempo"
 

Prossimo incontro Venerdì 14 ottobre 2011 - ore 20.30
La via alla Verità

Piacenza - Centro E. Manfredini,
Via Beati, 56/A Cappella San Rocco

Piacenza, Via Emilia Parmense, 67
Sala degli Arazzi della Galleria Alberoni
1° ottobre 2011, ore 9.00-13.00

Dio, la Natura, il Diritto
Ciclo di convegni sul diritto naturale


"Non è bene che l'uomo sia solo, voglio fargli un aiuto che gli corrisponda" ( Gen. 2, 18 )


" Il cristianesimo non ha mai imposto allo Stato ed alla società un diritto rivelato, un ordinamento giuridico derivante da una rivelazione. Ha invece rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto" (Benedetto VXI, discorso per la visita al Parlamento Federale nel Reichstag di Berlino, 22 settembre 2011)
"La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. Sarà una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. E' una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l'incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l'erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra i quanti hanno visto eppure hanno creduto" (G. K. Chesterton, Eretici)
""La natura ama nascondersi" (Eraclito) "Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?" (D. Alighieri, Purgatorio, Canto XVI)

domenica 24 luglio 2011

 Vanagloria, il tarlo dell'apparire


Una società come la nostra, afflitta dal male oscuro dell’acedia, della nausea del non-senso è paradossalmente malata anche del morbo opposto, la vanagloria, il tarlo che corrode il nostro rapporto con il fare, appiattendolo sull’apparire. Certo l’acedia scaccia la vanagloria e la vanagloria l’acedia, ma entrambi questi vizi saturano l’aria che respiriamo oggi. Già Evagrio considerava la vanagloria (kenodoxía) all’opposto dell’acedia: “L’acedia snerva il vigore dell’anima, ma la vanagloria rinvigorisce la mente, se è malata la risana, e rende il vecchio più robusto del giovane, purché siano presenti numerosi testimoni”. Così, se l’acedia è atonia, la vanagloria provoca una sorta di iper-tonia: in noi si risvegliano il vigore e la forza, e tutto in vista della lode, dell’applauso altrui. La vanagloria è davvero una tentazione sottilissima e assai difficile da discernere, un vizio multiforme che ci attacca da ogni parte, che “come l’edera, si abbarbica e sottrae la linfa che sorge insieme alle virtù, e non si allontana finché non ne abbia reciso la forza”. La vanagloria, malattia tipica di chi si crede virtuoso, malattia degli ipocriti, è in fondo una forma di prostituzione: tutto ciò che si fa, lo si fa per farsi vedere, per ostentazione, per “l’immagine”.
Ma qual è la natura profonda della vanagloria? Quali le ragioni del suo sorgere? Fondamentalmente, la vanagloria nasce dall’attribuire più importanza al fare che all’essere, dal far dipendere il senso della propria vita e la riuscita del proprio agire dal consenso e dall’applauso altrui. Si mette il proprio io al centro del mondo, come fa il bambino che esige l’attenzione su di sé di tutti gli sguardi… In tempi di sfrenato attivismo e di ricerca ossessiva di auto-affermazione, occorre lottare strenuamente contro questa tentazione, perché la posta in gioco è capitale: le persone vanno considerate per ciò che sono e non per ciò che fanno; ogni essere umano è un nome e un volto, non un participio o una macchina! Chi si lascia dominare dalla vanagloria misura se stesso solo in base a ciò che fa e mira ad affermarsi grazie al proprio agire “virtuoso”, ritenendolo non una possibilità di sviluppo della propria personalità o di esercizio dei propri doni per il bene di tutti, ma una via per imporsi sugli altri. Si crede che gli altri ci valutino per quello che facciamo, e dunque ci si comporta di conseguenza, finendo per imporre loro questa nostra visione delle cose: noi esigiamo il riconoscimento altrui, pretendiamo di essere stimati. E non si pensi che alla base di questo comportamento vi sia una volontà particolarmente perversa: a volte ciò che scatena l’ansia di emergere è semplicemente – soprattutto per le persone insicure – un goffo desiderio di essere riconosciuti e valutati.
La vanagloria si manifesta dunque attraverso una sorta di angoscia del fare: per essere apprezzati dagli altri, si giunge a compiacerli in ogni modo, anche a costo di compiere il lavoro dello schiavo, mascherando un enorme super-io sotto le spoglie della generosità. Si entra così in un vortice pericolosissimo: se gli altri non ci riconoscono ciò che a nostro parere dovrebbe esserci riconosciuto, essi divengono degli ingrati, dei nemici, persone contro cui fare guerra; e tutto questo mentre si perde qualsiasi fiducia in sé e così appare sempre più difficile ingaggiare la vera lotta, quella contro i fantasmi che abitano il proprio cuore. Ma chi è preda della vanagloria va incontro a un rischio ancor più pericoloso: cerca ossessivamente di essere applaudito e ammirato, e così facendo si prepara a una caduta abissale, nel giorno in cui il fare o l’aver fatto cessano di accompagnare la sua figura, il personaggio che si è abilmente costruito: e la caduta è tanto più pericolosa, quanto più egli ha compiuto un’inarrestabile ascesa…
E non si dimentichi che questo male è frequente nelle persone religiose che assumono quei tratti che i Vangeli stigmatizzano nei farisei e negli addetti alla religione. Costoro, identificandosi alla funzione rivestita, fanno prevalere il ruolo sulla loro realtà, diventano doppi predicando ciò che non credono possibile e non praticano: organizzano la loro azione per esibirsi e ogni giorno si sforzano di edificare la propria reputazione morale e di santità. A costoro Gesù ha annunciato che “prostitute e peccatori li precederanno nel regno dei cieli”.
Sì, la kenodoxía è tanto grave quanto sottile, perché è facile dissimularla dietro a parvenze di bontà, ascesi e santità; siamo abilissimi a trovare giustificazioni per celare la vanagloria proprio mentre la coltiviamo in noi con la massima cura. Il rischio estremo causato da questa passione consiste nell’assumere in permanenza una maschera, affinché gli altri non vedano le nostre debolezze e i nostri limiti. E così si finisce paradossalmente per far emergere in sé l’io autarchico, quello di chi sogna di poter venire a capo di sé senza dover dipendere dall’agire effettivo, quasi che la realtà e gli altri impedissero sistematicamente il fiorire del proprio immaginario talento nascosto.
Ben lo ha colto Robert Musil nel suo L’uomo senza qualità: “L’abitante di un paese ha almeno nove caratteri: carattere professionale, carattere nazionale, carattere statale, carattere di classe, carattere geografico, carattere sessuale, carattere conscio, carattere inconscio, e forse anche carattere privato; li riunisce tutti in sé, ma essi scompongono lui, ed egli non è in fondo che una piccola conca dilavata da tutti quei rivoli, che v’entran dentro e poi tornano a sgorgarne fuori per riempire assieme ad altri ruscelletti una conca nuova. Perciò ogni abitante della terra ha ancora un decimo carattere, e questo altro non è se non la fantasia passiva degli spazi non riempiti; esso permette all’uomo tutte le cose meno una: prendere sul serio ciò che fanno i suoi altri nove caratteri e ciò che accade di loro; vale a dire, con altre parole, che gli vieta precisamente ciò che lo potrebbe riempire”.
Il passo successivo consiste nell’assumere i modi dell’io minimo, talmente rinchiuso nel proprio angusto orizzonte da divenire incapace di una minima presa di coscienza della realtà che lo circonda, fino a cadere in giudizi e comportamenti grossolanamente ridicoli. La lotta contro questa dissoluzione nell’effimero richiede un esame di coscienza spietato e sincero, a partire da una domanda semplicissima: per chi e per che cosa si agisce? Per piacere agli uomini o per trovare la propria consistenza nell’essere in verità se stessi davanti agli altri e all’Altro? Solo per chi accetta di rispondere a tale domanda si potrà aprire quel cammino finalizzato ad accordare più importanza all’essere che al fare, nella rinnovata consapevolezza che solo un agire gratuito e trasparente può dare autenticamente senso alla vita.
Enzo Bianchi
Presso le nostre edizioni Qiqajon:
La Stampa, 6 gennaio 2008                                                                

lunedì 11 luglio 2011

A P O S T A S I A
Cos’è ?
L’apostasia è uno dei peccati più gravi e consiste nell’abbandonare, o peggio ancora ripudiare coscientemente la verità conosciuta, per aderire ad un credo menzognero, formulato in base alle voglie degli uomini.                                                                 

giovedì 14 aprile 2011


Riceviamo e pubblichiamo un interessante contributo, anche per aprire un confronto su questi importanti temi
 

La chiesa di Fuxas a Foligno
 
TERRIBILIS EST LOCUS ISTE
Contro la degradazione dei luoghi sacri
 
Personalismi, ignoranza, egocentrismo e massoneria al vertice dell’imbarbarimento dei luoghi sacri

di Umberto Battini

Si fa tanta pompa, per bocca di taluni cattolici, di inesorabile e definitiva consegna del proprio “io” alla fede ed alla Chiesa. Ci si infila nella bella e semplice propria ‘autoassoluzione’ (nel caso commettessimo qualche defaiance) e poi, come niente detto e fatto si continua nel filone relativista che tutte la magagne copre.
E sì: è più facile vedere la pagliuzza altrui che la trave propria.
Ma non nego della presenza della buonafede ed anche (è dottrina) della Divina Misericordia e (è dottrina) della Provvidenza (vedi senza affanno cosa ne dice il Catechismo della Chiesa cattolica).
Conosco un bravo sacerdote che ha una grande cura dell’edifico sacro lui parrocchialmente affidato, e che a mia memoria, non ha mai permesso in esso profanazioni del sacro, della cultura e dell’arte. Anzi, mantiene questo Locus sempre lindo e consono alla conservazione in esso del SS.mo Corpo di N.S. Gesù Cristo, che dal tabernacolo si offre a nostra consolazione, al ringraziamento ed adorazione!
Ed in questo modo anche le celebrazioni, volenti o nolenti, assumono sempre una bella decenza liturgica e sono a vantaggio della crescita personale del fedele.
Al contrario i luoghi sacri de-sacralizzati non solo sono a detrimento dell’anima dell’edificio ma ancora più dei fedeli. E’ un processo lento e inesorabile che produce nelle anime più semplici un oscuramento della grandiosità della stessa Liturgia e quindi della Dottrina e dei pilastri stessi della nostra fede.
Presentare Chiese, Cattedrali, Basiliche, Santuari e semplici loci sancti (quei luoghi che hanno visto nei secoli in essi svolgersi la vita santa di comunità e/o uomini e donne non poi raramente con taluno dei suoi membri elevato agli onori degli Altari) come naturali aule da concerto, oppure da teatro o per proiezioni varie ossia allestirvi pseudo-mostre al limite del decente, al margine del concetto di cultura e dell’arte, porta ad una barbarie e ad un declassamento di questi Sacri edifizi! Il fedele stesso è smarrito e si pone la domanda: ma per questo tipo di cultura (anche se di marca cattolica) non esistono luoghi e spazi idonei per rappresentarli? Conviene de-sacralizzare l’edifico Sacro, quello stesso che contiene la Casa in Terra di Dio – il Tabernacolo – per usare l’aula e l’altare e l’abside stessa per eventi profani? Un teatro, un cinema, un’arena, un museo hanno allora la stessa valenza della mia Chiesa?. Relativismo massonico che sta infangando e immergendoci tutti quanti noi cattolici, senza che ce ne rendiamo conto: all’erta fratelli cristiani!
Ricordate Gesù quando cacciò mercanti e figuranti vari dal Tempio?
E noi dobbiamo subire silenti, ingoiare amari bocconi che solo con la perseveranza nella preghiera e nell’affidamento alla Provvidenza Divina ed alla Madre Celeste Maria Santissima riusciamo a combattere insieme con le Potenze del Cielo (le Vite dei Santi insegnano!).
Anche la mera desacralizzazione di luoghi ab memoriam risaputi venerabili non giova; così facendo rendiamo vano ciò che altri nei secoli, con o sine traditio, hanno portato avanti in questi loci. E nulla vale ripetere che i tempi son cambiati, che già questo vano desacralizzare è iniziato da tempi nei quali noi oggi non abbiamo colpa d’intento: se si è veramente cattolico nel solco tradizionale, non si vende l’anima al diavolo per pochi soldi, ciò è permesso a chi vive nel mondo e nel mondo nella negazione della cristianità e quindi di cultura, radici e tradizioni!
A noi no, ciò non può e non dovrebbe succedere. Sforzo ce ne vuole, è letteralmente un grande sacrifizio: pensiamo a chi vive – pro grazia sua – in un luogo che nei tempi fu di tradizione cristiana caritatevole. Mantenere integro nel limite del possibile il Loco venerabile, richiede amare esso secondo l’insegnamento evangelico e cioè amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta l’anima, possibilmente senza compromessi, cosa oggi molto, molto difficile da mettere in esercizio.
Diversamente è un tradimento della tradizione e cioé: non si concorre più a tradere a portare con sé quel patrimonio custodito moralmente da quegli edifizi, patrimonio storico che è verificabile non solo nelle carte polverose di archivi e buoni libri. Sempre ricordando che l’uomo vive in debolezza ed è in buona fede nell’agire, “misericordia io voglio” ci dice l’Evangelo.
Però, e per me esiste anche un però, ricordiamoci del libero arbitrio. Ed agire con libero arbitrio significa per di più prendersi le proprie responsabilità – tutte! – siano esse positive o negative in rapporto a noi e agli altri con il mondo che ci circonda.
Dicevo della degradazione dei luoghi sacri, ebbene, è verità certa e riconosciuta che i primi luoghi sacri a dover esser preservati sono appunto le Cattedrali e le chiese in genere tutte. Pensiamo al gusto ed alla riverenza del sacro dei nostri antenati non è certo possibile ascrivere tutte le opere d’arte ed architettoniche conservate nelle nostre chiese alla sola e unica voglia di sfoggio di ricchezza e sfarzo: custodiscono invece la scintilla della fede e dell’elevazione oltre che la non mai appagata riconoscenza verso Dio Creatore cui nessun valore al mondo potrà mai dar lode e ringraziamento.
A dimostrazione dell’importanza del Luogo Sacro, ricordo che già i longobardi (popolo erroneamente definito barbaro) possedevano un tale rispetto di questi luoghi a tal punto che gli ospizi per pellegrini, i brefotrofi, i ricoveri per anziani ed i malati avevano un posto speciale nella legislazione. Oltre alla cura e rispetto per chiese, monasteri ed oratori.
Ma, per esempio nostro, voglio parlare proprio dei luoghi venerabili più semplici, quelli all’ultimo posto e non per questo anch’essi tra i primi ad essere considerati già dall’antichità nella loro caratteristica di sacralità. Anche qui si dispensava ‘Evangelo’ in modo pratico, vivo e visibile, senza nulla pretendere in cambio. Rappresentavano la Parola Sacra emanata ed imparata dentro alle Chiese e trasformata in materia ed atto, attirando non di rado l’apprezzamento delle comunità locali.
Ecco perché i Loci Venerabili non vanno sminuiti, de-tradizionalizzati e tolti dal contesto della cattolicità cristiana, questo andrebbe praticato quantomeno nel limite del possibile! E’ ovvio che concorrono una infinità di fattori affinchè questo grado massimo di rispetto tradizional-storico-culturale possa essere messo in pratica e lascio alla mente del lettore ed alla sua intelligenza l’approfondimento.
In questo articolo io tento solo una introduzione all’argomento, che poi potrà essere con maggior chiarezza e acume da quant’altri approfondito, e ciò m’auguro avvenga davvero!
Nella sottotitolazione del testo mi riferisco a personalismi, ignoranza, egocentrismo e massoneria nell’aver maggiormente contribuito alla non piena e completa sacralità dei Luoghi prettamente liturgici ed anzi magari appunto, come nel caso proprio della massoneria (muratoria) della loro sperata completa scomparsa del sacro cristiano dalla nostra società. E su tal argomento già esistono fior fiore di studi cattolici affidabilissimi circa il barbarico uso di Chiese per usi a-liturgici e peggio ancora, per liturgie de-sacralizzate!! Spiace dover costatare come la diabolica setta massonica sia al lavoro all’interno dell’amata Chiesa Cattolica Romana. Al lettore di queste righe, nella pienezza del proprio arbitrio, la facoltà di approfondire l’argomento, libri e siti internet affidabili non mancano per nostro studio. Comunque sia non praevalebunt!
umbertobattini@gmail.com 

giovedì 3 marzo 2011


Venerdì 4 marzo
 
 Santa Messa per il XXII° anniversario del Centro di Spiritualità e Accoglienza "E. Manfredini" Cappella San Rocco, Piacenza ore 18.30 Santo Rosario; ore 19 Santa Messa presieduta da mons. Giuseppe Formaleoni

sabato 1 gennaio 2011

BUON ANNO NUOVO
 A TUTTI !
.
... "La venuta del Cristo introduce nella vita degli uomini una legge nuova, quella dell'Amore, che tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
Gesù ti invita ad andare oltre i tuoi schemi, ad uscire dalla tua logica tradizionale di giustizia. Metti via la bilancia, non pesare più gli altri e te stesso con il metro del giudizio. Cambia logica.
Appena una ventina di centimetri separano il cervello dal cuore eppure può trattarsi del viaggio più lungo della vita di una persona. Scendi dal cervello al cuore. Mettiti in viaggio. Non aspettare domani (o un altro anno ndr), perché ieri è passato e domani (è un altro anno ndr), il futuro: hai solo oggi per cominciare ad amare"... (Fallo !!! ndr).


Tratto da un articolo di Gaia Carrao: il nuovo giornale, settimanale della Diocesi di Piacenza-Bobbio n.48 del 30 dicembre 2010

sabato 25 dicembre 2010

PROFANAZIONE EUCARISTICA

Siamo sempre più convinti che la vigilanza di tutto il popolo di Dio (riunito in Chiesa) e la minore disponibilità a consegnare e a ricevere nelle mani il Corpo di Cristo, siano gli atteggiamenti minimi per impedire il ripetersi degli atti sacrileghi; oltre a reinsegnare a rispettare ed amare il Sacro Sacrificio che il Signore ci ha affidato.

Cortemaggiore (PC) iI monito del parroco

Atto sacrilego in chiesa: in terra ostie consacrate
 Caso che può prevedere la scomunica

Cortemaggiore - Un gravissimo atto sacrilego è stato stigmatizzato con forza dal parroco di Cortemaggiore, monsignor Luigi Ghidoni, nell'omelia domenicale di ieri. Monsignor Ghidoni ha riferito che, per due volte, in altrettanti episodi, sono state ritrovate in terra, tra i banchi della basilica, due ostie consacrate, ed ha ricordato, richiamando la dottrina della Chiesa, che gli atti deliberatamente compiuti ad oltraggio dell'Eucaristia costituiscono un sacrilegio. Il codice di diritto canonico, poi, individua determinati casi in cui gli atti sacrileghi sono da considerarsi veri e propri delitti che comportano la scomunica latae sententiae, cioè automatica, la cui assoluzione è riservata alla Santa Sede. Monsignor Ghidoni ha aggiunto che sarà necessario intervenire nel caso in cui si ripetano episodi simili, in primo luogo dal punto di vista spirituale, con azioni riparatrici. Ma anche ricorrendo a comportamenti che possano prevenire fatti simili, come consentire ai fedeli di ricevere la comunione solo in bocca ed evitare la distribuzione delle particele consacrate sulla mano, misura consigliata per sottrarsi al pericolo di profanazione da un'istruzione della Congregazione per il Culto Divino emanata nel 2004. Il parroco, concludendo l'omelia, ha attinto ancora all'importante istruzione vaticana per ricordare che quando si riceve la comunione sulla mano l'ostia deve essere assunta subito, davanti al sacerdote, in modo che nessuno si allontani portandola con sé. L'attenzione sollecita di monsignor Ghidoni e dei suoi collaboratori ha consentito di individuare tempestivamente questi gravi comportamenti, cercando di relegarli a deplorevoli gesti isolati.
Leonardo Tomasetti
Dal quotidiano Libertà Piacenza - 20/12/2010

mercoledì 10 febbraio 2010

Comitato
"Piacenza pro Sindone 2010"

Centro di Accoglienza e Spiritualità “E. Manfredini”
Cappellania Ospedale di Piacenza
Parrocchia di San Sisto Piacenza
Congregazione Templari di San Bernardo
Identità Europea - Area Emilia
Compagnia di Sigerico

In collaborazione con
Collegamento pro Sindone

VOI CHI DITE
CHE IO SIA?

LA SACRA SINDONE

MOSTRA FOTOGRAFICA PER LA
RICERCA DEL VERO VOLTO DI GESU':
LA SUA PASSIONE, MORTE E
RISURREZIONE

Chiesa Abbaziale di San Sisto

20 marzo - 21 aprile 2010

giovedì 25 giugno 2009

Una nuova pagina web vaticana per l`Anno Sacerdotale

La Congregazione vaticana per il Clero ha lanciato una pagina web dedicata all'Anno Sacerdotale, inaugurato questo venerdì da Benedetto XVI: www.annussacerdotalis.org.

Il Cardinale Cláudio Hummes, O.F.M., prefetto del dicastero vaticano, lo ha annunciato in un comunicato in cui spiega che questa iniziativa vuole accompagnare la vita dei sacerdoti, soprattutto quest'anno.

La pagina “ha come specifica finalità l’aiuto concreto, con note spirituali, notizie varie e documenti, circa lo stesso Anno Sacerdotale”, ricorda il porporato brasiliano.

“L’Anno sacerdotale è oggetto di una accoglienza molto buona in tutto il mondo – constata il Cardinale Hummes –. La ripercussione positiva si diffonde rapidamente. Attiviamoci tutti, pertanto, per partecipare con impegno e creatività”.

Il nuovo sito viene pubblicato in italiano, inglese, spagnolo, francese, tedesco e portoghese.

CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 19 giugno 2009 (ZENIT.org).

venerdì 27 marzo 2009

Aperto un nuovo spazio culturale nell'antica Chiesa Templare di San Bevignate a Perugia

Note sulla Chiesa di S. Bevignate

La chiesa di San Bevignate, posta lungo la via etrusca che da Perugia conduceva ad Arna e Gubbio, fu iniziata intorno al 1256 per opera dei monaci-cavalieri Templari.Venne dedicata a un eremita locale del V secolo, emblematica figura attorno alla quale, alla metà del Duecento, si concentrarono anche le attenzioni dei seguaci di Raniero Fasani, ispiratore del movimento religioso riformatore dei Disciplinati, ritenuti i fondatori nonché i primi "occupanti" del sito.

Sul finire del XIII secolo, sempre ad opera dei Templari, alla chiesa fu annesso un convento che testimonia il rilievo via via assunto dal sito.Nel 1312, soppresso l'Ordine dei Templari, San Bevignate passò ai cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, sotto il cui controllo, nel 1324, venne istituito un monastero femminile, che vi restò insediato fino al secondo decennio del Cinquecento.L'austero e vasto edificio in pietra arenaria presenta una pianta rettangolare, con l'abside rialzata sulla cripta.

L'interno, a navata unica, è rivestito da intonaci originali, decorati da affreschi eseguiti in diverse epoche, in cui compaiono numerosi motivi simbolici collegabili all'Ordine templare.La rilevanza storico-artistica che questo complesso riveste, ha fatto del monumento il cardine di "Milites Templi", un progetto internazionale di studio volto alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio templare in Europa.

Il restauro dell'edificio è stato avviato grazie ai fondi regionali per la ricostruzione post sisma del 1997, poi integrati da fondi del Ministero dell'Economia e Finanza, cui ha contribuito anche l'Amministrazione Comunale con risorse proprie.

L'intervento di consolidamento delle strutture - che ha tra l'altro portato in luce un ampio tratto di pavimentazione in mosaico di età romana, oltre ai resti di un impianto produttivo per il tinteggio dei tessuti databile tra I secolo a.C. e I sec. d.C. e il successivo recupero conservativo degli affreschi, sono stati indispensabile premessa alla realizzazione di una prestigiosa sede destinata ad accogliere iniziative ed eventi culturali.Oltre alla principale funzione scientifica del "Centro di Documentazione sull'Ordine dei Templari", con la realizzazione di una vera e propria banca dati in grado di mettere in rete siti architettonici, musei, archivi e istituti di ricerca, riferibili alla storia templare, l'ampio spazio della chiesa offrirà, infatti, anche la possibilità di ospitare attività legate alla convegnistica tradizionale, alle esposizioni temporanee, alla didattica, alla musica e a innumerevoli altre attività artistiche.

Comune di Perugia - Martedì 10 Marzo 2009

giovedì 18 dicembre 2008


Si avvicina il Natale

"Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie."

(salmo 95)

mercoledì 26 novembre 2008


Santa Messa di Guarigione e Liberazione

Giovedì 27 novembre 2008 ore 15
Chiesa di San Giuseppe all'Ospedale
Via Campagna, 68 - Piacenza
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- S. Rosario e Confessioni
- Catechesi - mons. Giuseppe Busani
- Santa Messa - don Pietro Viola e mons. Giuseppe Busani
- Preghiera di Guarigione
- Preghiera di Liberazione
- Al termine della S. Messa ascolto delle persone che lo richiedono

mercoledì 27 agosto 2008


Santi che hanno visto i Templari

La traversata sul mantello

Lo “straordinario” viaggio via mare di San Corrado Confalonieri (1291-1351) da Malta alla Sicilia

di Fulvio A. Malvicini

Un manoscritto maltese del tardo seicento, di un gesuita, riporta una bella e stimolante notizia agiografica; essa è stata anche riportata nel 1657 nelle “Animadversiones in Vitam Divi Conradi”, testo compreso nel libro del Gaetani che fu edito a Palermo nel suo “Vitae Sanctorum Siculorum”.
Oltre quindi a dirci del soggiorno maltese di San Corrado (argomento dibattuto perché pare non comprovato, ma comunque non da scartare quale ipotesi) viene narrato di come il Santo, avendo avuto dei diverbi con degli astiosi abitanti di Casal Musta nell’isola di Malta, lasciò quel luogo.
San Corrado si allontanò da Malta viaggiando sul mare sopra al suo mantello di pellegrino e penitente: il suo approdo fu la Sicilia.
Oltretutto il Santo piacentino profetizzò anche l’arrivo sull’isola di Malta dei Cavalieri di Gerusalemme, coloro che oggi conosciamo quali Cavalieri di Malta: ed in effetti nel 1530 il fatto si avverò!
E’ molto interessante questo ‘intermezzo’ agiografico legato a San Corrado che naviga steso sul suo mantello sul tratto di mare che lo vedrà poi arrivare in Sicilia, terra prediletta per la vita eremitica.
Il mare nella simbologia biblica, sappiamo significare il mondo, in tutti i suoi aspetti: ebbene Corrado ormai con l’anima perfettamente dedita alle sole letizie del Cristo, ‘vola’ sopra il mondo stesso, senza subirne danni. Il mantello del pellegrino-penitente non solo quindi si rivela una difesa dalle piogge, dalle bufere del viaggio naturale, ma diventa un ornamento necessario alla propria santificazione richiamata dallo stretto nesso con la penitenza, con una vita che passa ‘sopra’ al mondo e lo trasporta, povero del mondo materiale, in un cammino di solo spirito. Cammino che vede la sintesi finale nella vita eremitica e statica, in sola contemplazione, in una nuda e cruda grotta presso la Valle dei Pizzi vicino alla città di Noto, nella Sicilia sud-orientale.

testo web da Araldo di San Corrado