domenica 25 aprile 2010

Sindone: il mistero continua
Torino chiama, Piacenza risponde
In alto, Emanuela Marinelli di fronte a una riproduzione fotografica della Sindone
Qui sopra, la Marinelli con Gianni Battini precettore della congregazione dei Templari di San Bernardo
Nelle altre immagini, la locandina della mostra sindonica in corso a San Sisto e alcuni frammenti di quanto proiettato nella chiesa di San Giuseppe all’Ospedale durante la conferenza piacentina sul sacro reperto

La Marinelli: «La cosa più incredibile, oltre ai tanti enigmi del reperto, sono i maldestri tentativi di farlo apparire falso»

La Sindone. Un mistero scientifico prima ancora che religioso ed etico. Un mistero scientifico. Un mistero (che dovrebbe schiodare dalle sedie per ogni tipo di verifica, i neoilluministi impegnati da tempo a dirimere, con supponenza, la “diatriba” scienza-fede, vista, falsamente, come contrapposizione di due realtà “incompatibili”, quando invece, trattasi semplicemente – sosteneva anche Pascal – di due realtà complementari) che sfida i secoli e la storia.
Un semplice pezzo di stoffa (lino) risalente al primo secolo dell’Era Cristiana, nel quale potrebbe essere
stato avvolto Gesù di Nazareth, appena deposto dalla croce, tali e tante sono le circostanze coincidenti
con quella storica passione e morte.
Ma che comunque, anche per gli scettici, ha certamente avvolto un uomo crocifisso il cui sudario, con
tutti i suoi misteri, ripetiamo, è sorprendentemente sopravvissuto a tutto, giungendo, attraverso un
viaggio di circa 2000 anni, (dal Medio Oriente, alla Francia fino a Torino dov’è ora custodito, dopo essere stato acquistato dai Savoia) fino a noi.
Ora che questo misterioso tessuto, sul quale è impresso il volto e il corpo di Cristo (secondo la tradizione cristiana) è tornato ad essere esposto al pubblico, proprio a Torino, dopo 10 anni dall’ultima volta, così che tornano a moltiplicarsi pure le iniziative di carattere devozionale e di approfondimento storico culturale. Una di queste, veramente straordinaria, anche a Piacenza.
Dove, per iniziativa di un gruppo di movimenti cattolici (quali il Centro di Spiritualità e Accoglienza “Manfredini”; la congregazione dei Templari di San Bernardo, il cui esponente Gianni Battini, ha presentato le iniziative, nella chiesa di San Giuseppe all’Ospedale; Identità Europea”; Compagnia di Sigerico) è stata allestita una mostra fotografica in San Sisto dal titolo “Voi chi dite che io sia?” e tenuta presso la Chiesa di San Giuseppe all’Ospedale un interessante incontro- conferenza dal titolo “La Sindone.
Analisi di un mistero”, con protagonista Emanuela Marinelli, esperta sindologa del “Collegamento Pro
Sindone” di Roma. La quale, aiutandosi con una serie di diapositive, ha intrattenuto il numeroso e attentissimo pubblico per circa due ore. La professoressa Marinelli, che è docente di Scienze naturali ed ha dato quindi un taglio eminentemente storico scientifico, ha affrontato innanzitutto i tanti e controversi capitoli del Mistero. A cominciare dalla datazione del telo che alcune analisi al Carbonio
14 vorrebbero post datare ed epoca medioevale, anziché al tempo di Cristo. Il che renderebbe il reperto un “falso”. «Ma l’analisi al Carbonio 14 ha fatto il suo tempo ed è abbondantemente superata anche da parte degli scienziati più accreditati in materia – non ha esitato a dire la Marinelli – in quanto ormai tutti sanno che fu preso in considerazione per l’esame solo un piccolo lembo marginale al telo che è risultato essere stato poi contaminato da rammendi che si erano resi necessari a seguito dei diversi incendi, cui la Sindone scampò tuttavia, nel corso dei secoli».
«Ma quello che lascia veramente stupiti ancora oggi – ha proseguito l’esperta – è la quantità di sangue
umano rappreso ancora visibile sul telo (di gruppo sanguigno AB, piuttosto raro ma del tutto identico a
quello rinvenuto nei prodigi cristologici di Lanciano, 8° secolo, e di Oviedo, Spagna, 9° secolo, mentre i
contradditori hanno sempre sostenuto trattarsi di coloranti tipo ocra o cinabro). Sensazionale e finora
senza scientifica spiegazione, è anche l’orma impressa del crocifisso sul telo e visibile ad occhio nudo.
Che non è dovuta a una dipintura – come pure sostenuto – o ad un negativo fotografico, come apparirebbe, dato che la datazione risulta precedente all’invenzione di qualsiasi strumento di riproduzione visiva.
«Di più – ha aggiunto l’esperta – Risultano impressi anche i punti del corpo verosimilmente non in contatto con il telo». Il ché le ha fatto simpaticamente concludere: «Siamo in presenza di un Dio esagerato, che non si è accontentato di fornirci pallidi indizi, ma ci ha messo in mano addirittura la sua fotografia».
Ma la cosa, se vogliamo, più sorprendente di tutte, al di là dei tanti aspetti misteriosi ancora senza risposta scientifica, sono, a parte gli scienziati non credenti ma seri, che si arrendono però di fronte all’inspiegabile, sono i goffi tentativi di screditare il reperto da parte di singoli e fondazioni ateistiche. Con stratagemmi a volte persino puerili.
«Una prestigiosa rivista americana, ad esempio – ha puntualizzato la Marinelli – mi chiese un’intervista
nel 2000, a patto che sostenessi che la Sindone era stata dipinta da Leonardo. O ancora altri che hanno ammesso candidamente che per sostenere certe tesi contro l’autenticità del reperto, erano stati pagati.
Ma siccome pecunia non olet uno di questi – conclude la Marinelli – mi disse che sarebbe stato persino
disposto a cambiare parere in soccorso alle tesi cattoliche, dietro il versamento di congrue cifre».
Sandro Pasquali
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