giovedì 15 novembre 2007

Cavalieri e Dame, ricordate che c'è, un Dio da servire, un'Anima da salvare, un'Inferno da evitare
________________________________

«sine dominico non possumus!»
Ancora c'è chi dice che i Templari soppressi dalla Chiesa hanno continuato la loro attività in segreto.
La sapienza è un riflesso della luce perenne,
uno specchio senza macchia dell'attività di Dio


Che la distruzione dell’Ordine del Tempio voluta dal re di Francia Filippo IV, detto il Bello nel 1307 (di cui si è ampiamente scritto anche in questo sito) sia da valutare come una persecuzione politica, e che la posizione tenuta dalla Chiesa abbia alla fine permesso un grave errore, una debolezza imperdonabile, un peccato grave ecc… da parte del sommo pontefice Clemente V, è stato accertato anche dalla stessa Chiesa Cattolica. Se ve ne era bisogno ancora nei giorni scorsi, con la pubblicazione dei documenti relativi al processo contro i templari. Dalle carte emerge che la chiesa non condannò i Templari nel loro insieme, ma condannò i peccati dei singoli Templari. Di fatto – pur sopprimendolo – assolve l’Ordine.
Tutti sappiamo, o dobbiamo imparare a sapere, che l’Amore è il volere di Dio. Non il giudizio. Gesù invita a far giustizia chi è senza peccato, non i peccatori. Gesù ancora ci invita a levare la trave che impedisce a noi di vedere, ecc…
Dando quindi per scontato che Dio ci impone di non uccidere, chi lo fa, o lo permette, va contro la volontà di Dio. Chiunque sia a farlo! Quindi, dato che molti Templari sono stati uccisi – per altro innocenti – chi lo ha fatto ha peccato contro Dio, così come chi lo ha permesso o non lo ha impedito ha una parte di responsabilità. Ma non siamo noi a dover giudicare, e quindi non lo facciamo.
Il Papa nel 1312 ha soppresso l’Ordine del Tempio. Lui lo poteva fare e lo ha fatto! Ora noi, così come altri, cerchiamo di operare per rendere maggiore giustizia ai martiri del tempio. Come lo facciamo:

accettando la verità, anche quando non ci piace; agendo in conformità con il Magistero della Chiesa; seguendo, o provando a seguire, l'insegnamento di Cristo: ameare Dio sopra ogni altra cosa e il nostro prossimo come noi stessi. Quindi a scanso di equivoci ribadiamo la nostra posizione:

- l’Ordine del Tempio ha cessato di esistere nel 1312;
- non esiste una carta che fa proseguire l’Ordine in forma segreta! Chi accetta questa falsità degrada quei veri martiri templari al rango di servi della menzogna. Facendo ciò, l’Ordine del Tempio, avrebbe infatti confermato di essere eretico: giusto a prescindere dalle Leggi di Dio, e spergiurato contro se stesso, in quanto i Templari giuravano fedeltà, oltre che all’Ordine, alla chiesa di Dio, per mezzo del suo vicario: il Papa.
- la Chiesa istituita da Cristo è la nostra chiesa, non per i suoi meriti o demeriti– che sono anche i nostri – ma per la volontà di Dio, che così ha voluto.

Non aggiungiamo altro che la Parola di Dio di oggi

Dal libro della Sapienza (Sap 7,22- 8,1)

Nella sapienza c'è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, mobile, penetrante, senza macchia, terso, inoffensivo, amante del bene, acuto, libero, benefico, amico dell'uomo, stabile, sicuro, senz'affanni, onnipotente, onniveggente e che pervade tutti gli spiriti intelligenti, puri, sottilissimi. La sapienza è il più agile di tutti i moti; per la sua purezza si diffondee penetra in ogni cosa. È un'emanazione della potenza di Dio, un effluvio genuino della gloria dell'Onnipotente, per questo nulla di contaminato in essa s'infiltra. È un riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell'attivitàdi Dio e un'immagine della sua bontà. Sebbene unica, essa può tutto; pur rimanendo in se stessa, tutto rinnovae attraverso le età, entrando nelle anime sante, forma amici di Dio eprofeti. Nulla infatti Dio ama se non chi vive con la sapienza. Essa in realtà è più bella del sole e supera ogni costellazione di astri; paragonata alla luce, risulta superiore; a questa, infatti, succede lanotte, ma contro la sapienza la malvagità non può prevalere. Essa si estende da un confine all'altro con forza, governa con bontàeccellente ogni cosa. Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo san Luca (Lc 17,20-25)

In quel tempo, interrogato dai farisei: "Quando verrà il regno di Dio?", Gesù rispose: "Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzoa voi!". Disse ancora ai discepoli: "Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: Eccolo là, o eccolo qua; non andateci, non seguiteli. Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione". Parola del Signore.

«Celebrare la domenica dà senso alla vita»

di Andrea Tornielli - lunedì 10 settembre 2007

nostro inviato a Vienna La domenica non può essere ridotta solo a tempo libero che rischia di diventare tempo vuoto, ma la sua celebrazione è «una necessità interiore», un «centro» senza il quale sarebbe tolto «alla vita stessa il suo fondamento» che ci invita anche a riflettere sulla creazione oggi esposta «a molteplici pericoli». Benedetto XVI presiede nel duomo di Santo Stefano, la cattedrale di Vienna, l’ultima messa del suo viaggio in Austria e lancia un appello perché la domenica non perda il suo senso. In questo Paese ha un seguito considerevole il movimento «Alleanza per la domenica», composto da religiosi e laici, che chiede a imprenditori e politici di mantenere il giorno di riposo settimanale. Il Papa, nell’omelia, ripete le parole dei martiri di Abitene che nel 340, portati davanti al giudice per aver disobbedito al divieto di celebrare la liturgia domenicale, dissero «sine dominico non possumus!», «senza il giorno del Signore non possiamo vivere». «Per quei cristiani – ha spiegato il Pontefice – la celebrazione eucaristica domenicale non era un precetto, ma una necessità interiore. Senza colui che sostiene la nostra vita col suo amore, la vita stessa è vuota. Lasciar via o tradire questo centro toglierebbe alla vita stessa il suo fondamento, la sua dignità, la sua bellezza». Ratzinger spiega che quelle parole valgono anche oggi, per «noi che abbiamo bisogno del contatto col il risorto, di questo incontro che ci riunisce, che ci dona uno spazio di libertà, che ci fa guardare oltre l’attivismo della vita quotidiana verso l’amore creatore di Dio».«Senza il Signore e il giorno che a lui appartiene – ha detto il Papa – non si realizza una vita riuscita. La domenica, nelle nostre società occidentali, si è mutata in un fine-settimana, in tempo libero». Quest’ultimo, aggiunge, «specialmente nella fretta del mondo moderno, è certamente una cosa bella e necessaria. Ma se il tempo libero non ha un centro interiore, da cui proviene un orientamento per l’insieme, esso finisce per essere tempo vuoto che non ci rinforza e non ci ricrea». Il tempo libero, spiega, «necessita di un centro, l’incontro con colui che è la nostra origine e la nostra meta». Per questo Benedetto XVI ricorda l’espressione del cardinale Faulhaber, l’arcivescovo di Monaco che ha lo ha ordinato sacerdote: «Dà all’anima la sua domenica, dà alla domenica la sua anima».

mercoledì 14 novembre 2007


UDIENZA ALLA CONFEDERAZIONE DELLE
CONFRATERNITE DELLE DIOCESI D’ITALIA

Alle 12.15 de 10 novembre 2007, in Piazza San Pietro il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato le Confraternite delle Diocesi d’Italia, rivolgendo loro il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Sono lieto di accogliervi e saluto tutti voi, che idealmente rappresentate il vasto e variegato mondo delle Confraternite presenti in ogni regione e diocesi d’Italia. Saluto i Presuli che vi accompagnano ed in particolare Mons. Armando Brambilla, Vescovo ausiliare di Roma e Delegato della Conferenza Episcopale Italiana per le Confraternite e i Sodalizi, ringraziandolo per le parole che mi ha rivolto a vostro nome. Saluto il dott. Francesco Antonetti, Presidente della Confederazione che raccoglie le Confraternite italiane, come pure i membri dei Consigli Direttivi e i vostri Assistenti Ecclesiastici. Voi, cari amici, siete convenuti in Piazza San Pietro con i vostri caratteristici abiti, che richiamano antiche tradizioni cristiane ben radicate nel Popolo di Dio. Grazie per la vostra visita, che vuole essere una corale manifestazione di fede e nel contempo un gesto che esprime filiale attaccamento al Successore di Pietro.

Come non ricordare subito l’importanza e l’influsso che le Confraternite hanno esercitato nelle comunità cristiane d’Italia sin dai primi secoli dello scorso millennio? Molte di esse, suscitate da persone ripiene di zelo, sono presto diventate aggregazioni di fedeli laici dediti a porre in luce alcuni tratti della religiosità popolare legati alla vita di Gesù Cristo, specialmente la sua passione, morte e risurrezione, alla devozione verso la Vergine Maria ed i Santi, unendo quasi sempre concrete opere di misericordia e di solidarietà. Così, fin dalle origini, le vostre Confraternite si sono distinte per le loro tipiche forme di pietà popolare, a cui venivano unite tante iniziative caritatevoli verso i poveri, i malati e i sofferenti, coinvolgendo in questa gara di generoso aiuto ai bisognosi numerosi volontari di ogni ceto sociale.
Si comprende meglio questo spirito di fraterna carità se si tiene conto che esse cominciarono a sorgere durante il Medio Evo, quando ancora non esistevano forme strutturate di assistenza pubblica che garantissero interventi sociali e sanitari per le fasce più deboli delle collettività.

Una tale situazione è andata perdurando nei secoli successivi sino, potremmo dire, ai nostri giorni quando, pur essendo cresciuto il benessere economico, non sono tuttavia scomparse le sacche di povertà e quindi, oggi come in passato, c’è ancora molto da fare nel campo della solidarietà.

Le Confraternite non sono però semplici società di mutuo soccorso oppure associazioni filantropiche, ma un insieme di fratelli che, volendo vivere il Vangelo nella consapevolezza di essere parte viva della Chiesa, si propongono di mettere in pratica il comandamento dell’amore, che spinge ad aprire il cuore agli altri, particolarmente a chi si trova in difficoltà.

L’amore evangelico – amore per Dio e per i fratelli – è il segno distintivo e il programma di vita di ogni discepolo di Cristo come di ogni comunità ecclesiale. Nella Sacra Scrittura è chiaro che all’amore di Dio è strettamente legato l’amore per il prossimo (cfr Mc 12,29-31).

"La carità – ho scritto nell’Enciclica Deus Caritas est– non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza sociale che si potrebbe anche lasciare ad altri, ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza" (n. 25).
Per comunicare ai fratelli la tenerezza provvidente del Padre celeste è, tuttavia, necessario attingere alla sorgente, che è Dio stesso, grazie a soste prolungate di preghiera, al costante ascolto della sua Parola e ad un’esistenza tutta centrata nel Signore ed alimentata dai Sacramenti, specialmente dall’Eucaristia.

Nella stagione di grandi cambiamenti che stiamo attraversando, la Chiesa in Italia ha bisogno anche di voi, cari amici, per far giungere l’annuncio del Vangelo della carità a tutti, percorrendo vie antiche e nuove. Radicate sul solido fondamento della fede in Cristo, le vostre benemerite Confraternite, con la singolare molteplicità di carismi e la vitalità ecclesiale che le contraddistingue, continuino dunque a diffondere il messaggio della salvezza tra il popolo, operando sulle molteplici frontiere della nuova evangelizzazione!

Voi potrete portare a compimento questa vostra importante missione, se coltiverete sempre un amore profondo verso il Signore e una docile ubbidienza ai vostri Pastori. A queste condizioni, mantenendo ben saldi i requisiti dell’"evangelicità" e dell’"ecclesialità", le vostre Confraternite continueranno ad essere scuole popolari di fede vissuta e fucine di santità; potranno proseguire ad essere nella società "fermento" e "lievito" evangelico e contribuire a suscitare quel risveglio spirituale che tutti auspichiamo.

Vasto è dunque il campo nel quale dovete lavorare, cari amici, ed io vi incoraggio a moltiplicare le iniziative ed attività di ogni vostra Confraternita. Vi chiedo soprattutto di curare la vostra formazione spirituale e di tendere alla santità, seguendo gli esempi di autentica perfezione cristiana, che non mancano nella storia delle vostre Confraternite. Non pochi vostri confratelli, con coraggio e grande fede, si sono contraddistinti, nel corso dei secoli, come sinceri e generosi operai del Vangelo, talora sino al sacrificio della vita. Seguite le loro orme! Oggi è ancor più necessario coltivare un vero slancio ascetico e missionario per affrontare le tante sfide dell’epoca moderna. Vi protegga e vi guidi la Vergine Santa, e vi assistano dal Cielo i vostri santi Patroni! Con tali sentimenti, formulo per voi qui presenti e per ogni Confraternita d’Italia l’auspicio di un fecondo apostolato e, mentre assicuro il mio ricordo nella preghiera, con affetto tutti vi benedico.

© Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana e grazie anche a magisterobenedettoxvi.blogspot.com e amarelachiesa.blogspot.com

martedì 13 novembre 2007


La Chiesa riscrive la «tentazione»
del Padre Nostro

di Andrea Tornielli - martedì 13 novembre 2007

da Roma - Al «Padre Nostro», nel Vangelo di Matteo, non chiederemo più di «non indurci in tentazione», ma di non «abbandonarci alla tentazione». E Mammona, personificazione della ricchezza ingiusta e idolatrata, è una parola destinata a scomparire dalle letture della messa domenicale: sarà infatti sostituito con il più comprensibile «ricchezza». Ma si precisa anche meglio il concetto di «fede adulta», così caro a certi politici. Sono soltanto alcuni dei cambiamenti contenuti nel nuovo Lezionario (il libro liturgico contenente le letture dell’Antico e del Nuovo Testamento che vengono annunciate durante le messe) presentato ieri mattina dal Segretario della Cei Giuseppe Betori. Cambiamenti dovuti a traduzioni più precise o più aggiornate, che modificheranno parole talvolta desuete ma entrate ormai nell’immaginario collettivo dei fedeli. «Sono stati apportati decine di migliaia di cambiamenti - ha detto il vescovo Betori -, forse più di centomila, solo nell’ultimo passaggio ne sono stati apportati seimila.Oltre alla già citata modifica del «Padre Nostro» (per il momento soltanto nel testo evangelico, e non nella preghiera, ma è possibile che venga adeguata anche quella nel nuovo messale), cambiano anche le parole dell’annuncio dell’angelo a Maria, che invece di dire «Ti saluto, o piena di grazia» dirà «Rallegrati, o piena di grazia». L’«orgia dei buontemponi» (nel libro del profeta Amos), diventa l’«orgia dei dissoluti»; mentre il «mormorio» del vento citato nel capitolo 19 del primo libro dei Re diventa «il sussulto di una brezza leggera».Nella messa d’inizio del conclave, l’allora cardinale Ratzinger aveva contestato, definendola «un po’ semplificata», la traduzione italiana della lettera di San Paolo agli Efesini, che recitava «nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo». «Più precisamente - aveva detto il futuro Papa - dovremmo, secondo il testo greco, parlare della “misura della pienezza di Cristo”, cui siamo chiamati ad arrivare per essere realmente adulti nella fede». La Cei, appena ha potuto, si è adeguata.

testi ed immagini tratte dal sito il Giornale.it


Ruini: "La Chiesa non è buonista.
Lo straniero rispetti la legge"

di Andrea Tornielli - martedì 06 novembre 2007

Milano - La Chiesa «non è troppo “buonista”» quando parla di accoglienza nei confronti degli immigrati, perché l’accoglienza non «può essere separata» dalla legalità e dalla sicurezza. Lo ha detto al Giornale il cardinale Camillo Ruini, Vicario del Papa per la diocesi di Roma e fino a qualche mese fa presidente della Conferenza episcopale italiana. Il porporato ieri pomeriggio era all’Università Cattolica di Milano, dove ha partecipato, insieme al cardinale Patriarca di Venezia Angelo Scola e al direttore del Foglio Giuliano Ferrara, a un dibattito in occasione della pubblicazione di due suoi libri, Chiesa contestata (pp. 174, 10 euro) e Chiesa del nostro tempo (volume III, pp. 512, 29 euro), entrambi editi da Piemme. In un paragrafo del primo dei due, Ruini parla di «accoglienza e compatibilità» dell’immigrazione in Italia.
Eminenza, con il brutale omicidio di Giovanna Reggiani si è riproposto in modo drammatico il tema del governo dell’immigrazione. La Chiesa è spesso accusata di essere troppo «buonista»...«Non direi che la Chiesa sia “buonista”. Ci possono essere stati degli ecclesiastici apparsi in questo modo, ma la Chiesa in quanto tale non credo si possa definire così. Certamente, come ha spiegato Benedetto XVI all’Angelus di domenica scorsa, l’accoglienza non può essere separata dall’attenzione alla legalità e alla sicurezza di tutti i cittadini. Se si separano accoglienza e legalità, si rovinano sia l’una che l’altra. Non credo proprio che il grande lavoro che ha fatto e continua a fare la Chiesa per accogliere le persone che arrivano da altri Paesi possa essere giudicato in maniera negativa. Guai se non ci fosse! Anche i problemi della sicurezza diventerebbero molto più gravi».
Di fronte al dilagare della criminalità cresce la domanda di sicurezza da parte dei cittadini.«Quello dell’insicurezza diffusa è un problema al quale bisogna dare una risposta. I cittadini hanno diritto a vivere in città sicure. Non può essere la Chiesa, come tale, a proporre risposte in prima persona, ma avvertiamo questo bisogno, è un’esigenza reale, che c’è».
testi ed immagini tratte dal sito il Giornale.it

lunedì 12 novembre 2007


La nostra posizione sui Templari di oggi è questa

Templari veri e...

UNA PRECISAZIONE COERENTE

Segnaliamo questo importante commento alla faccenda templare, in quanto pseudo/sedicenti templari vogliono accreditarsi "radici" che non hanno!

Dopo aver letto questo testo, potremo dire:
il resto sono tutte storie!

Mi sia permesso di dubitare - e molto - sul fatto che possano esistere documenti che attesterebbero gli attuali "Ordini" templari come eredi dell'antico Ordine del Tempio. Il 22 Marzo 1312, Papa Clemente V, con la bolla “Vox in excelso” soppresse l’Ordine del Tempio: il Sommo Pontefice, come capo visibile della Chiesa, come suprema autorità da cui il Gran Maestro dell’Ordine Templare e l’Ordine stesso dipendevano direttamente, aveva facoltà di estinguere l’Ordine ed una volta che tale soppressione fosse avvenuta, nessuno, se non la legittima autorità della Chiesa stessa, avrebbe potuto restaurarlo. Potremmo discutere se la soppressione fosse opportuna o anche se moralmente fosse giusta, ma ciò non sposterebbe di una virgola la realtà dei fatti: Clemente V era il Papa, Capo visibile della Chiesa di Cristo, diretto superiore gerarchico del Gran Maestro dell’Ordine, poteva sopprimere l’Ordine, questo era nel suo diritto ed egli si servì di questo diritto e di fatto soppresse l’Ordine. Lo stesso Clemente nella bolla “Ad providam Christi Vicarii” del 2 Maggio 1313, chiarisce che “Questa estinzione dello statuto dell’Ordine, del suo abito, del suo stesso nome, Noi l’abbiamo decretata con l’approvazione del Sacro Concilio, non sotto forma di sentenza giudiziaria, poiché secondo le inchieste ed i processi intentati in questo affare, Noi non eravamo giuridicamente in grado di pronunciarla, ma come provvedimento, cioè con ordinanza apostolica”. Clemente V sembra dirci di non sapere se l’Ordine fosse colpevole delle accuse che gli venivano rivolte, di eresia eccetera, o se al contrario fosse innocente, per cui non poteva sopprimerlo in base a queste accuse, tuttavia siccome era sua volontà sopprimerlo, ed essendo lui il Papa aveva facoltà di farlo, di fatto lo sopprimeva. Non mi sembra che ci sia spazio per altre interpretazioni. E’ possibile che, in seguito alla soppressione decretata da Papa Clemente V, vi siano state delle investiture? Il 22 Marzo 1312 l’Ordine cessò di esistere, se da qualche parte in Europa, successivamente a questa data, in qualche Precettoria o in qualche Magione templari, fossero stati accolti dei novizi e fatti nuovi Cavalieri (Il che non è), ciò sarebbe avvenuto in maniera assolutamente illegale, perché non conforme alla lettera della legge, espressa nella bolla “Vox in excelso”, che proibiva la continuazione o la ricostituzione dell’Ordine, ed illecita, perché non conforme al fine voluto dalla legge, che voleva la morte dell’Ordine, e, poiché l’Ordine non esisteva più, quei tali, ammesso che ve ne siano stati, non sarebbero stati Templari. Avrebbero potuto i Cavalieri Templari trasmettere ai loro figli la loro dignità di cavalieri? Qui la riposta è più facile: l’Ordine era composto da monaci-cavalieri, monaci con facoltà di impugnare le armi, ma pur sempre monaci, vincolati alla castità. Non esistevano Templari coniugati. Pur ammettendo che qualcuno di loro possa aver peccato, è certo che, mentre si può trasmettere ai figli il proprio nome, il proprio titolo nobiliare, i propri beni materiali, non si possa trasmettere lo status monastico come non si può trasmettere quello sacerdotale, che derivano sia da una vocazione soprannaturale e dalla conseguente adesione personale, che dalla chiamata del legittimo superiore. Avrebbe potuto l’ultimo Gran Maestro dell’Ordine, Jacques Bernard de Molay, trasmettere i suoi poteri ad un altro Cavaliere per assicurare la continuità dell’Ordine? Anche riguardo a questo punto la risposta mi sembra piuttosto facile: l’autorità magistrale non era ereditaria, bensì elettiva e Jacques de Molay non ne era il proprietario e quindi non avrebbe potuto conferirla o trasmetterla a chicchessia, così come Benedetto XVI non può nominare il Papa suo successore, essendo il Pontificato elettivo, né Giorgio Napolitano può nominare il prossimo Presidente della Repubblica Italiana, e così via. Ma ammettiamo che Jacques de Molay abbia redatto nel 1314 un atto di conferimento dei poteri del Gran Maestro ad un altro cavaliere (Il che non è): vogliamo domandarci il valore di questo documento? Tenendo presente che l’Ordine era già stato soppresso da due anni, il valore di questo documento è zero! Scendiamo ancora più nel ridicolo ed ammettiamo che l’atto fosse di qualche tempo precedente alla soppressione dell’Ordine (il che non è): tenendo presente che la carica di Gran Maestro era elettiva, il valore del documento è ugualmente zero! Zero, meno della carta su cui sarebbe stato scritto!
Cordialmente,
Knight Richard - Roma


Ecco cosa dice un passo finale della bolla "Vox in excelso":

…Anche in altri casi, pur senza colpa dei frati, la chiesa romana qualche volta ha soppresso ordini di importanza assai maggiore per motivi senza paragone più modesti di quelli accennati, pertanto con amarezza e dolore, non con sentenza definitiva, ma con provvedimento apostolico, noi, con l'approvazione del santo concilio, sopprimiamo l'ordine dei Templari, la sua regola, il suo abito e il suo nome, con decreto assoluto, perenne, proibendolo per sempre, e vietando severamente che qualcuno, in seguito, entri in esso, ne assuma l'abito, lo porti, e intenda comportarsi da Templare. Se poi qualcuno facesse diversamente, incorra la sentenza di scomunica ipso facto….

Carta Costituzionale e Codice della Congregazione
Templari di San Bernardo

IN NOMINE SANCTÆ ET INDIVIDUÆ TRINITATIS

Egli (Cristo) è la luce che vince la tenebra, è l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo e a chi lo ha accolto ha dato il potere di divenire figli di Dio, chi vive e crede in Lui non morirà in eterno.

LETTERA DI INTENTI PER LA FONDAZIONE

Cari fratelli, i segni dei tempi dimostrano sempre più drammaticamente gli effetti dell’allontanamento dei pellegrini dalla via che porta alla casa di Cristo: la “Gerusalemme Celeste”. Tra i germi del bene si evidenzia anche la ricerca di una spiritualità Cavalleresca e Templare. Oggi, come nell’epopea della grande spiritualità medievale, si assiste al risorgere di gruppi che si ispirano in vari modi ai Poveri Cavalieri di Cristo del Tempio di Salomone, detti Templari. Anche noi sentiamo questo richiamo e, con rinnovato vigore evangelico, vogliamo schierarci nella buona battaglia della vita per aiutare la Chiesa e i Fratelli meno fortunati a ritrovare il percorso verso la casa del Signore.
Ricoperti della corazza delle fede e della carità, con l’elmo della speranza della salvezza, dell’armatura di Cristo, con lo scudo della Fede e la spada dello Spirito (*) offriamo la nostra testimonianza ed azione per restituire il mondo a Dio. Questo nostro mondo disperato che non sa inginocchiarsi di fronte alle piaghe di Cristo Salvatore e, al contrario, risponde con superba arroganza, vendetta, e finta indifferenza al richiamo della morte.
Il mondo ha bisogno urgentissimo di opere di Misericordia. Ha bisogno di Cavalieri, di azione e testimonianza di Fede contro la violenza e l’ingiustizia. Tutto questo però va attuato in seno alla Chiesa Cattolica, fondata da Gesù Cristo attraverso Pietro, e non altro, come spesso avviene. Infatti, il neotempar-ismo, vede il proliferare di conventicole e gruppi che nulla hanno a che spartire con la vera Tradizione Cavalleresca Cristiana, nascondendo, più o meno bene, intenti di rivalsa o eresie. Ma non sta a noi giudicare, pertanto nell’attesa che ciò sia reso evidente a tutti, occorre che operiamo con fede sincera.
Cari Fratelli, la grande maggioranza dei nostri Fratelli Pellegrini nel mondo ha bisogno di vederci e saperci combattenti per la difesa della fede cristiana, nella battaglia della speranza contro la disperazione, dell’abbandono e della tristezza, nella pratica dell’amore evangelico al seguito del Beauceant con la croce del nostro Redentore.
Fra i Cavalieri e le Dame della nostra Congregazione si determina una fratellanza che annulla le differenze di nascita, di censo e di cultura: tutti i Cavalieri e le Dame infatti sono “pares” ed il termine pares ancora si pronuncia nel momento fondamentale dell’investitura di spada nel rituale della Congregazione dei Templari di San Bernardo.

Il titolo che si acquisisce è Sacro.

Che la Gran Madre Celeste, la Vergine Maria, possa sempre intercedere per noi presso suo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, affinché ci perdoni i peccati.
(*) San Paolo, Seconda lettera a Timoteo, 2,3; Prima lettera ai Tessalonicesi, 5,8; Lettera agli Efesini, 6,11-17

__________________________________________________


Regola della Congregazione Templari di San Bernardo

Prologo

La nostra azione-testimonianza è diretta anzitutto a coloro che intendono ritrovare o seguire il Cristo Salvatore, mediante il desiderio di divenir degni del Suo Amore. Per questo entrando nella Congregazione provano a disprezzare la propria volontà desiderando di servire con purezza e coraggio nella Cavalleria del vero e sommo Sovrano Gesù Cristo, così da preferire di indossare l’illustre armatura dell’obbedienza al Sommo Re, compiendo il proprio dovere con assidua diligenza e perseveranza, si che possano infine giungere allo scopo.
Esortiamo pertanto voi ad affraternarvi per essere uniti in eterno al numero di quelli che il Signore ha scelto fra i peccatori e che ha ordinato per la sua libera misericordia a collaborare all’edificazione della Sua Santa Chiesa.
Chiunque tu sia, Cavaliere di Cristo che desideri scegliere un modo di vita così santo – per i suoi trascorsi e non per i nostri meriti – occorre che applichi nella tua professione una pura attenzione ed una ferma perseveranza, in modo che Dio la possa ritener degna, santa e sublime che, se proseguita con zelo darà in merito la grazia di essere parte della Catena dei Cavalieri che dettero per Cristo le loro anime.
In questa professione infatti, fiorì e risplendette, l’Ordine della Cavalleria fino a che, sospeso dalla chiesa per mano di re, sotto gli auspici di un papa prigioniero, provò a risorgere rifiutando l’amore della giustizia, non difendendo più, come era suo compito i poveri e la Chiesa.
Ora noi affidiamo a questa regola redatta con attenzione dal Capitolo costitutivo della Congregazione Templare di San Bernardo la prosecuzione di questi immortali ideali affinché, senza contraffazioni, possa ancora esistere, attraverso la nostra unione, la Milizia dei Poveri Cavalieri di Cristo che, con cammino certo – anche se travagliato – possano giungere a piacere al Creatore, il cui Amore supera ogni nostra più precisa conoscenza.

In none di Dio, Amen.

__________________________________________________

Capitolo Primo

Delle categorie di coloro che servono Nostro Signore nella Congregazione Templari di San Bernardo.

Vi sono tre categorie fra coloro che servono Nostro Signore Gesù Cristo e rendono ossequio a Nostra Signora la Santissima Vergine Maria, nella Congregazione Templari di San Bernardo

- La prima è formata da uomini e donne che hanno scelto davanti a Dio e ai suoi Santi di legarsi alla Congregazioe per santificarsi in essa, nonché per combattere senza sosta per i diritti di Dio e della Cristianità. Questi sono denominati Cavalieri e Dame. Assumono i loro impegni il giorno che ricevono l’abito e la croce. Tale promissione è a vita.

- La seconda categoria è composta da tutti gli altri, uomini e donne di buona volontà che non hanno ancora professato un’intenzione di legarsi alla Congregazione, ma si sono avvicinati, animati da sincera devozione per il Signore e Nostra Signora, desiderando incrementare la propria vita cristiana attraverso gli ideali della Cavalleria e della spiritualità Templare di San Bernardo. Donano le loro energie e le loro preghiere alla cristianità, attraverso la Congregazione. Collaborano attivamente con i Cavalieri e le Dame e servono assieme a loro Gesù Cristo.

- La terza categoria è composta da quegli uomini e quelle donne che partecipano saltuariamente alle attività spirituali dalla Congregazione.

- Tutti, a Dio piacendo, sentito il parere del Capitolo e del Defensor Fidei, potranno legarsi alla Cngregazione, fare la promissione e ricevere l’Investitura Cavalleresca. La durata minima del noviziato e di un anno dall’atto della richiesta.


«Sono leoni in guerra e agnelli pieni di dolcezza nelle loro case. Sono rudi cavalieri nel corso delle spedizioni militari ma simili a eremiti nelle chiese. Sono duri e feroci contro i nemici di Dio e prodighi di carità verso gli uomini pii e timorati di Cristo... e tutte le volte che i cavalieri erano chiamati alla battaglia, essi domandavano non quanti fossero i nemici, ma in che luogo si trovassero...»

Non nobis Domine, non nobis, sed Nomini Tuo da Gloriam

__________________________________________________


FONDAZIONE - INTENTI SPIRITUALI - STRUMENTI ETICO-FORMATIVI FINALITÀ PRATICHE E STRUMENTI OPERATIVI

ESSENTIA

A)
Fondazione.
- La "Congregazione Templari di San Bernardo", è un Movimento di ispirazione religiosa: associazione cavalleresca di ispirazione templare di fedeli laici cattolici, che non rivendica alcuna successione rispetto all'antico Oerdine del Tempio soppresso dalla chiesa.
B) Intenti spirituali.
- L’intento della " Congregazione Templari di San Bernardo ", è quello di riproporre nel nostro tempo gli ideali che mossero gli antichi Monaci-Cavalieri, esortati nel De Laude Novæ Militiæ di San Bernardo, sui cammini della Conversio e Peregrinatio cristiane. Essi cercano libertà attraverso VERITÀ e GIUSTIZIA in nome della FEDE; vivono, nella SPERANZA di attuare la coincidenza di preghiera e azione, cardine del pensiero di San Bernardo e della spiritualità cistercense, in una visione ecumenica sentita, umile e cavalleresca; testimoniano qui, ora, e come impegno per il Terzo Millennio, la CARITÀ dell’incontro evangelico.
Un INCONTRO su ciò che unisce e un fraterno dialogo su ciò che divide o sembra dividere: ut unum sint 1.
Una PORTA APERTA per tutti gli uomini e le donne che Dio ama in seno alla Chiesa Cattolica:
sia per coloro che si identificano negli intenti e nei comportamenti qui richiesti e che, ispirati dal salmo 113b: non nobis, Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam e dall’"Imitazione di Cristo", operano per l’avvento del regno dello Spirito Santo invocando l’aiuto e la protezione di Maria santissima nostra Signora;
sia per coloro che per altre vie, ma con autentico dono di sé, desiderano concorrere a realizzare in terra la grande "opera di Dio";

possono aderire alla Congregazione e diventarvi membri, uomini e donne che abbiano i seguenti requisiti:
a) essere maggiorenni: aver compiuto il ventunesimo anno di età;
b) desiderare di voler vivere nello Spirito Cavalleresco;
c) dichiarare di non voler perseverare nel peccato se precedentemente commesso;
d) non appartenere a sette o gruppi non accettati dalla Chiesa Cattolica;
e) inoltre, l’aspirante Cavaliere o Dama deve dare garanzie di ordine morale: rispetto delle leggi dello stato e dei civili doveri, di trasparenza ed integrità di vita allegando un curriculum vitae documentato, l’atto di battesimo, lo stato di nascita e il certificato penale (anche autocertificazione).

- I sacerdoti non sono ammessi nella Congregazione come soci ordinari, ma come Cappellani, Minister Templi e Defensor Fidei (il loro parere è richiesto all’atto di nomina ai passaggi di grado. Ad essi è affidata la preparazione spirituale del gruppo e dei singoli aderenti . Le suddette cariche possono essere volontarie: liberamente scelte dai religiosi, o comandate dall’Autorità di competenza;
- i giovani dai 14 ai 18 anni possono essere accolti nella Congregazione solo se accompagnati da un genitore o, in sua assenza, da un adulto che ne fa le veci;
- i giovano dai 18 ai 21 anni possono essere accolti nella Congregazione per un periodo di formazione spirituale al fine di essere poi, eventualmente, ammessi fra i Cavalieri e le Dame;
la domanda dell’aspirante va rivolta direttamente al Priore o a un suo delegato. Ogni domanda deve essere controfirmata da due garanti appartenenti alla Congregazione con il grado di Cavaliere o Dama, e corredata dei documenti richiesti;
- tutti gli aspiranti, prima del loro ingresso nella congregazione, partecipano per almeno un anno in qualità di novizi, sotto la guida di un precettore;
non sono ammessi, o vengono esclusi dalla Congregazione coloro che, a insindacabile giudizio del Capitolo Generale, siano ritenuti non idonei o indegni di appartenervi.

CONVERSIO ET PEREGRINATIO

C)
Strumenti etico-formativi.
- Potranno aderire ed essere accolti nella Congregazione quelle persone, uomini (Cavalieri) e donne (Dame), che:
desiderino praticare l’esercizio della preghiera e contribuire alla vita e alle attività della congregazione, consapevoli che la loro ispirazione viene da Dio 2;
si sentano chiamati ad una "conversio" di vocazione templare e vi corrispondano, intraprendendo, dal punto in cui ognuno si trova, una personale peregrinatio di crescita umana "integrale" 3 ;
trasmutino con fermezza in sé il male in bene, come stimolo e testimonianza verso il prossimo in cerca della Verità.
In questo iter di crescita interiore il Cavaliere Templare:
1 con l’aiuto spirituale del defensor fidei;
2 con incontri religiosi ed approfondimenti su temi morali, etici e culturali;
3 con fraterni scambi di reciproca e concreta collaborazione;

rimette in discussione con umiltà (oggi come un tempo) tutte le "certezze" e le esperienze secolari negative, per intraprendere un nuovo "cammino":
- abbandonando le convenzioni conformiste acquisite, superando così pregiudizi, mediocrità e disimpegno;
- rifiutando sia privilegi che facili consensi;
- non "usando" Dio per scopi di Cesare 4, ma al contrario impegnandosi nella ricerca di verità non preconfezionate;
- promuovendo con tolleranza antisettaria il convergere dei tanti sentieri nell’unica Via 5, col rifiuto di un sincretismo banale;
- sublimando la complementarità insita in quelle dualità solo apparentemente opposte come la mansuetudo del monaco da coniugare alla fortitudo del guerriero;
- richiamando quindi l’iniziazione sacramentale della Cresima per applicare uno spirito cristiano "indiviso" nella professione laica, senza etiche derivanti da "logiche" soggettive o di gruppo.
- Per invocare la Rivelazione dello Spirito di Dio, ogni aderente alla Congregazione Templari di San Bernardo:
- farà ricorso alla PREGHIERA "comunitaria" (con partecipazione alle liturgie e ai riti programmati, e "individuale", (in periodici ritiri, con la meditazione e la contemplazione e con la pratica della Lectio Divina) per interiorizzare la Parola nel "desertum" in una "comunione di solitari";
- si impegnerà con AZIONE concreta e con fermezza per "sollevare e proteggere il prossimo" (oggi come un tempo) ricercando "armi monacali" (le virtù cristiane) e "armi guerriere" (la fortezza, la capacità di agire per non essere complici passivi, la tenacia nell’adempimento dei doveri del proprio stato 6);
- metterà a disposizione la propria professionalità per realizzare le attività di questo Movimento di ispirazione Templare;
- si dedicherà alla denuncia caritatevole del male con prudente vigilanza 7.

Questo percorso potrà essere realizzato valorizzando talenti 8 e carismi 9, con la protezione di Maria, gloria della stirpe di Davide nel pieno affidamento alla Grazia di Dio.
Fra i Cavalieri e le Dame si determina una fratellanza che annulla le differenze di nascita, di censo e di cultura: tutti, infatti, sono “Pares” ed il termine Pares ancora si pronuncia nel momento fondamentale dell’investitura di spada.

EXISTENTIA SEU OPERATIO

D) Finalità pratiche.
- La "Congregazione Templari di San Bernardo" si impegna a:
1. riproporre ufficialmente nella Chiesa, suo alveo originario, la realtà templare, il cui mito è stato da tanti abusato fino a vantare irreali discendenze (Nota A);
2. volgersi alla Spiritualità ed Operatività templare per ascendere:
- al "fiore" della fiducia 10 che ne caratterizza le origini,
- al "frutto" della perseveranza 11 nell’adempimento dei propri doveri,
- alla "croce" 12 della consapevole coerenza.
3. lavorare al perfezionamento Morale e Spirituale dei suoi Membri nello spirito della tradizione Cattolica;
4. favorire una convergenza con quei nuclei di spiritualità e operatività che la provvidenza ci farà incontrare, perché col dono delle diversità, si arricchisca l’unità di intenti;
5. fare opere di Carità, Beneficenza e Misericordia;
6. riscoprire la "sapienza dimenticata" (tradizione) del cristianesimo medioevale, nella sacralità delle proporzioni numeriche, nel simbolismo mistico, nella pietra che canta, nella grande lezione del sole che scandisce il "tempo" nel Tempio.;
7. impegnarsi ad arginare il dilagare del relativismo, dell’eresia, dell’esoterismo e della magia e/o divinazione in ogni sua forma;
8. aiutare il recupero di chiese abbandonate o chiuse, riaprendole al culto o almeno alla visita;
9. collaborare con tutte le organizzazioni che intendono lavorare per rendere Gerusalemme e i Loca Sancta città aperta.
- In ordine a queste finalità i singoli membri della Congregazione Templari di San Bernardo si impegnano a:
a) vivere e far vivere nella famiglia, nella scuola, nella società i principi e i precetti della fede e della morale cattolica;
b) favorire seminari e ricerche storiche, incontri spirituali, culturali, artistici, specialmente tra i giovani, anche di altre confessioni o religioni;
c) soccorrere in ogni circostanza i confratelli bisognosi, malati, anziani, emarginati o abbandonati, affiancando le iniziative benefiche e assistenziali, specialmente se promosse dalla Congregazione.

E) Strumenti operativi.
- La Congregazione verrà guidata da persone, scelte fra coloro che, applicandosi "con pura attenzione e ferma perseveranza" 13, "amanti della Verità e della Giustizia" 14, "con umiltà" 15, "con saggezza" 16 e "con rigore" 17 testimonino nelle loro opere lo spirito dei Fondatori secondo le indicazioni dello Statuto della “Congregazione Templari di San Bernardo” di cui questo documento è parte integrante.
Tale struttura, dinamica e flessibile, avrà il compito specifico di:
stabilire contatti e formulare richieste agli Enti ecclesiastici preposti, per l’approvazione dello Statuto ed il riconoscimento dell’Essere e dell’Esistere del Movimento;
promuovere i rapporti con altre realtà;
coordinare con saggio potere l’obbediente esecuzione di ogni indicazione autorevole scaturita dall’umile confronto negli "incontri generali", nelle agapi fraterne, nei sobri convivi allargati ad amici, collaboratori e sostenitori e dalle sollecitazioni scritte;
garantire l’organizzazione e l’autodisciplina;
stabilire per ogni singola situazione la rappresentanza e la responsabilità del Movimento.

__________________________________________________

NOTE

1 [Gv 17,11]
Et iam non sum in mundo et hii in mundo sunt et ego ad te venio. Pater sancte, serva eos in nomine tuo, quos dedisti mihi: ut sint unum, sicut et nos.
Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.

2 [1Gv 4,1-3]
Carissimi, nolite omni spiritui credere, sed probate spiritus si ex Deo sint: quoniam multi pseudoprophetae exierunt in mundum. In hoc cognoscitur Spiritus Dei: omnis spiritus qui confitetur Iesum Christum in carne venisse, ex Deo est: et omnis spiritus qui solvit Iesum, ex Deo non est, et hoc est antichristi, quod audistis quoniam venit, et nunc iam in mundo est...
Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla provale ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo. Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, viene, anzi è gia nel mondo. [1Gv 4,1-3]. Cfr. l’art. 58 della primitiva Regola dei Milites Christi.

3 [Giovanni Paolo II, Varcare la soglia della speranza; cfr. pag. 37 e seguenti. Mondadori, Milano 1994.]

4 [Mt 22,21]
Reddite ergo quae sunt Caesaris, Caesari: et quae sunt Dei, Deo.
Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.

5 [Gv 14,6]
Dicit ei Iesus: Ego sum via, et veritas, et vita. Nemo venit ad Patrem, nisi per me.
Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.

6 [Ef 6,10-19]
De cetero fratres confortamini in Domino, et in potentia virtutis eius. Induite vos arma Dei, ut possitis stare adversus insidias diaboli: quia non est nobis conluctatio adversus carnem et sanguinem: sed adversus principes, et potestates, adversus mundi rectores tenebrarum harum, contra spiritalia nequitiae, in caelestibus. Propterea accipite armaturam Dei, ut possitis resistere in die malo, et omnibus perfectis stare. State ergo succincti lumbos vestros in veritate, et induti loricam iustitiae, et calciati pedes in praeparatione evangelii pacis: in omnibus sumentes scutum fidei, in quo possitis omnia tela nequissimi ignea extinguere: et galeam salutis adsumite: et gladium Spiritus, quod est verbum Dei, per omnem orationem et obsecrationem orantes omni tempore in Spiritu: et in ipso vigilantes in omni instantia, et obsecratione pro omnibus sanctis: et pro me, ut detur mihi sermo in apertione oris mei cum fiducia, notum facere mysterium evangelii.
Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace . Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito , cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo,

7 [Mt 24,42]
Vigilate ergo, quia nescitis qua hora Dominus vester venturus sit.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.

8 [Mt 25,14-30]
Sicut enim homo proficiscens, vocavit servos suos, et tradidit illis bona sua. Et uni dedit quinque talenta, alii autem duo, alii vero unum, unicuique secundum propriam virtutem, et profectus est statim. Abiit autem qui quinque talenta acceperat, et operatus est in eis, et lucratus est alia quinque. Similiter qui duo acceperat, lucratus est alia duo. Qui autem unum acceperat, abiens fodit in terra, et abscondit pecuniam domini sui. Post multum vero temporis venit dominus servorum illorum, et posuit rationem cum eis. Et accedens qui quinque talenta acceperat, obtulit alia quinque talenta, dicens: domine, quinque talenta mihi tradidisti, ecce alia quinque superlucratus sum. Ait illi dominus eius: Euge bone serve, et fidelis, quia super pauca fuisti fidelis, super multa te constituam, intra in gaudium domini tui. Accessit autem et qui duo talenta acceperat, et ait: Domine, duo talenta tradidisti mihi, ecce alia duo lucratus sum. Ait illi dominus eius: Euge serve bone, et fidelis, quia super pauca fuisti fidelis, supra multa te constituam, intra in gaudium domini tui. Accedens autem et qui unum talentum acceperat; ait: Domine, scio quia homo durus es, metis ubi non seminasti, et congregas ubi non sparsisti: et timens abii, et abscondi talentum tuum in terra: ecce habes quod tuum est. Respondens autem dominus eius, dixit ei: Serve male, et piger, sciebas quia meto ubi non semino, et congrego ubi non sparsi: oportuit ergo te mittere pecuniam meam nummulariis, et veniens ego recepissem utique quod meum est cum usura. Tollite itaque ab eo talentum, et date ei qui habet decem talenta: omni enim habenti dabitur, et abundabit: ei autem qui non habet, et quod videtur habere, auferetur ab eo. Et inutilem servum eicite in tenebras exteriores: illic erit fletus, et stridor dentium.
Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

9 [1Cor 12, 4-7]
Divisiones vero gratiarum sunt, idem autem Spiritus: et divisiones ministrationum sunt, idem autem Dominus: et divisiones operationum sunt, idem vero Deus qui operatur omnia in omnibus. Unicuique autem datur manifestatio Spiritus ad utilitatem.
Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune.

Nota A
Il Concilio Vaticano II “Sacrosantum Concilio” del 4 dicembre 1963 “Il Somo Concilium si propone di far crescere ogni giorno di più la vita cristiana tra i fedeli; di meglio adattare alle esigenze del nostro tempo quelle istituzioni che sono soggette a mutamenti; di favorire ciò che può contribuire alla unione di tutti i credenti in Cristo; di rinvigorire ciò che giova a chiamare tutti nel seno della Chiesa”. Nella costituzione dogmatica “Lumen Gentium” sulla Chiesa del 21 novembre 1964, capitolo II n. 14 viene affermato che tutti gli uomini sono chiamati alla cattolica unità del popolo di Dio, che prefigura e promuove la pace universale, e che a tale unità appartengono e sono chiamati sia i fedeli Cattolici, sia gli altri credenti in Cristo e sia in fine gli uomini senza eccezione, che la grazia di Dio chiama alla salvezza. Nel successivo capitolo IV n. 33 si raccomanda: “Grava quindi su tutti laici il glorioso peso di lavorare, perché il disegno divino di salvezza raggiunga ogni giorno di più tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutta la terra. Sia perciò loro aperta qualunque via affinché, secondo le loro forze e le necessità dei tempi, anche essi partecipino all’opera salvifica della Chiesa”. I laici quindi, occupati in cure temporali devono esercitare una preziosa azione per l’evangelizzazione del mondo, ed a tale azione non vengono certo meno coloro che si rifanno alla spiritualità Templare. A questo proposito è eloquente l’inciso a proposito della riforma della Chiesa (Decreto Unitatis Redintegratio) sull’ecumenismo del 21 novembre 1964, capitolo II n. 6: “Siccome ogni rinnovamento della Chiesa consiste essenzialmente in una fedeltà più grande alla sua vocazione, esso è senza dubbio la ragione del movimento presso l’unità… Se dunque alcune cose, sia nei costumi che nella disciplina ecclesiastica ed anche nel modo di enunciare la dottrina – che bisogna distinguere con cura dal deposito vero e proprio della fede – sono state osservate meno accuratamente, a seguito delle circostanze, siano opportunamente rimesse nel giusto debito ordine”. Ciò è avvenuto per l’Ordine di Notre Dame, che è stato ristabilito, dopo un periodo di sospensione, dal Consiglio Pontificale per i laici.

10 [Prov 3,5]
Habe fiduciam in Domino ex toto corde tuo, et ne innitaris prudentiae tuae.
Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza

11 [Mt 10,22]
et eritis odio omnibus propter nomen meum: qui autem perseveraverit in finem, hic salvus erit.
e sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato.

12 [Mt 10,38]
Et qui non accipit crucem suam, et sequitur me, non est me dignus.
Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.

13 [dal Prologo della primitiva Regola dei Milites Christi]
Innanzi tutto chiunque tu sia, cavaliere di Cristo che scegli un modo di vita così santo, occorre che applichi nella tua professione una pura attenzione ed una ferma perseveranza; essa è riconosciuta da Dio tanto degna, santa e sublime che se viene osservata con perseveranza, darà in merito la fortuna di essere parte dei cavalieri che dettero per Cristo le loro anime...

14 [art 49 Regola cit.]
… ascoltare, per mezzo di giudici fedeli ed amanti della verità, chiunque si rivolgerà a voi per una qualche questione … e vi comandiamo di eseguire inflessibilmente ciò che vi sembrerà giusto.

15 [art 47 regola cit.]
Conviene andare, quando si è (uomini) di religione, con semplicità e senza risate, con umiltà e non parlando troppo, ma dicendo cose ragionevoli…

16 [art. 59 regola cit.]
Comandiamo di non convocare sempre tutti i fratelli al consiglio, solo quelli che il Maestro abbia ritenuto adatti per saggezza.

17 [art 68 regola cit.]
D'altra parte il Maestro, che deve tenere in mano il bastone e la verga - con il bastone sostiene la debolezza degli altri e con la verga colpisce i vizi dei peccatori mediante retto zelo -, cerchi d fare ciò con il consiglio e con il parere spirituale del patriarca, affinché… una troppo libera indulgenza o una eccessiva severità non mantengano nell'errore il peccatore.

_______________________________________________

Preghiamo…

O Gesù, che hai detto:
“Dove duo o più sono radunati nel mio nome,
ivi sono in mezzo a loro”,
sii fra noi, che ci sforziamo di essere uniti
nel tuo Amore in questa Congregazione.

Fa’ che ognuno di noi si impegni:
alla ricerca della libertà in nome della fede,
a vivere nella speranza di attuare la coincidenza di preghiera e azione,
a camminare nella carità offrendosi a Dio in sacrificio di soave ardore.

Aiutaci ad essere sempre un cuor solo, per ascendere:
al fiore della fiducia,
al frutto della perseveranza,
alla croce della consapevole coerenza.

Donaci il coraggio e l’umiltà:
di perdonare sempre,
di avvicinare chi si vorrebbe allontanare da noi,
di valorizzare ciò che unisce e non ciò che divide.

Dacci la vista per scorgere il tuo volto
In ogni persona che avviciniamo e
In ogni cuore che incontriamo.
Donaci un cuore fedele e aperto.

_____________________________________________________

Vive Dieu Saint Amour