sabato 13 settembre 2008


San Giovanni Crisostomo, Vescovo e Dottore della Chiesa

Educato dalla madre, Sant’Antusa, Giovanni (nato ad Antiochia, probabilmente nel 349) negli anni giovanili condusse vita monastica in casa propria. Poi, mortagli la madre, si recò nel deserto e vi rimase per sei anni, dei quali gli ultimi due li trascorse in solitario ritiro dentro una caverna, a scapito della salute fisica. Chiamato in città e ordinato diacono, dedicò cinque anni alla preparazione al sacerdozio e al ministero della predicazione. Ordinato sacerdote dal vescovo Fabiano, ne diventò zelante collaboratore nel governo della Chiesa antiochena. La specializzazione pastorale di Giovanni era la predicazione, in cui eccelleva per doti oratorie e per la sua profonda cultura. Pastore e moralista, si mostrava ansioso di trasformare il comportamento pratico dei suoi uditori, più che soffermarsi sulla esposizione ragionata del messaggio cristiano. Nel 398, Giovanni di Antiochia - il soprannome di Crisostomo, cioè Bocca d'oro, gli venne dato tre secoli dopo dai bizantini - fu chiamato a succedere al patriarca Nettario sulla prestigiosa cattedra di Costantinopoli. Nella capitale dell'impero d'Oriente, Giovanni esplicò subito un'attività pastorale e organizzativa che suscitò ammirazione e perplessità: evangelizzazione delle campagne, creazione di ospedali, processioni anti-ariane sotto la protezione della polizia imperiale, sermoni di fuoco con cui fustigava vizi e tiepidezze, severi richiami ai monaci indolenti e agli ecclesiastici troppo sensibili al richiamo della ricchezza. I sermoni di Giovanni duravano oltre un paio d'ore, ma il dotto patriarca sapeva usare con consumata perizia tutti i registri della retorica, non certo per vellicare l'udito dei suoi ascoltatori, ma per ammaestrare, correggere, redarguire. Predicatore insuperabile, Giovanni mancava di diplomazia per cautelarsi contro gli intrighi della corte bizantina. Deposto illegalmente da un gruppo di vescovi capeggiati da quello di Alessandria, Teofilo, ed esiliato con la complicità dell'imperatrice Eudossia, venne richiamato quasi subito dall'imperatore Arcadio, colpito da varie disgrazie avvenute a palazzo. Ma due mesi dopo Giovanni era di nuovo esiliato, dapprima sulla frontiera dell'Armenia, poi più lontano, sulle rive del Mar Nero. Durante quest'ultimo trasferimento, il 14 settembre 407, Giovanni morì. Dal sepolcro di Comana, il figlio di Arcadio, Teodosio il Giovane, fece trasferire i resti mortali del Santo a Costantinopoli, dove giunsero la notte del 27 gennaio 438, tra una folla osannante. Dei numerosi scritti del Santo ricordiamo il volumetto “Sul sacerdozio”, un classico della spiritualità sacerdotale.

mercoledì 10 settembre 2008

Stiamo attenti al
NEW AGE
Questo fenomeno è subdolo e si insinua ovunque, e così, come per l'inquinamento, anche chi non lo vuole lo respira, lo beve, lo mangia.
L'antidoto però esiste: è la Parola di Dio, la preghiera, il digiuno ed il sano Magistero della Chiesa.

Si fa un gran parlare di questo movimento, Ma da dove nasce, quali le origini?
La sua origine deriva da una convergenza di vari fattori, tra cui:

1. scienza moderna, soprattutto fisica e biologia,

2. movimento femminista ed ecologico,

3. fonti spirituali o “religiose”: astrologia, esoterismo, miti arcaici, sapienze indiane, religioni dell’Estremo Oriente, scuole psicologiche, umanistiche e transpersonali,

4. cristianesimo, ma non quello evangelico della croce.

Il (o la) NEW AGE (l’Età Nuova, o Nuova Età) può essere definito così:
è “il tentativo, affascinante, di conciliare le acquisizioni più recenti delle scienze naturali con gli orientamenti religiosi”.

Il New Age è privo di un fondatore, di un leader (capo visibile) e di Sacre Scritture, ma ha tra i suoi punti di riferimento Carl Gustav Jung, Rudolf Steiner, Teilhard de Chardin, teologo cattolico, guardato con sospetto dalla Chiesa.Nasce in Inghilterra negli anni ’60, ma si sviluppa in California negli anni ’70 del XX° secolo, anche se gli antefatti sono da ricercarsi nel libro di BAILEY A. A. (1880-1949), Il ritorno del Cristo, pubblicato nel 1948, nel quale si preannunciava l’avvento appunto di una nuova era o età:

“Siamo alla vigilia di avvenimenti di portata eccezionale…intorno all’anno 2000 il sole entrerà in una nuova costellazione, quella dell’Acquario: ciò porterà… una nuova umanità, una nuova religione, oltre naturalmente a un nuovo ordine mondiale” (però!! Cose non proprio nuove).
1. Dottrina:
Alcuni punti fondamentali della dottrina della New Age sono:
1. Fonte di autorità
- non esiste nessuna autorità esterna all’individuo , ma solo quella interna.
- La verità come realtà oggettiva non esiste (Shirley McLaine)

2. Dio:
la natura è dio e Dio è nella natura. E’ il monismo (in realtà panteismo) di tipo induista: tutto è Dio.
Dio è una forza impersonale (cfr. forza di Guerre stellari), non una realtà spirituale personificata, come nelle religioni storiche.
Se una divinità ci deve essere, che sia Gea, cioè la Madre Terra, come essi chiamano la Terra (Gea, il pianeta che vive)

3. Gesù Cristo:
Gesù non è stato l’unico Cristo, ma egli si è predisposto per ricevere la “coscienza di Cristo”, come hanno fatto anche i grandi fondatori di religioni da Buddha a Maometto. La sua pertanto è una funzione trasmissibile. Gesù ha ricevuto la “coscienza di Cristo” al momento del suo battesimo e l’ha perduta prima della crocifissione [certo, così si evita il discorso di Dio che muore sulla croce!!].

4. Peccato e salvezza:
non esiste il peccato originale e neanche il peccato in genere.
Se peccato c’è, questo è una mancanza di conoscenza. In realtà, l’unico peccato dell’uomo è quello di ignorare la propria divinità.
Per la New Age dunque non c’è bisogno di salvezza né di un Salvatore.

5. Il bene e il male:
ogni individuo cerca il proprio bene dove lo trova e pertanto la sua etica dipende da quello che egli sente come bene o come male.

6. Satana:
non è la personificazione del male, ma un essere di luce che 18 milioni e mezzo di anni fa è venuto sulla Terra dal pianeta Venere per far progredire l’umanità.

7. Vita futura:
non è ovviamente quella cristiana della resurrezione dei morti, ma quella induista della reincarnazione, però modificata.
Eh! sì, perché per l’Induismo e il Buddhismo la reincarnazione è un ciclo infinito dal quale ci si deve liberare, ma per i New Ager essa diventa una specie di mezzo per raggiungere la perfezione.
[GROOTHUIS D.R., Unmasking the New Age;Confronting the New Age.
A questi punti fondamentali vanno aggiunti l’amore universale (volemose tutti bene, alla romana) e la difesa della natura.
Il fenomeno NA è in continua espansione in tutto il mondo, anche perché dà l’illusione di essere una nuova religione che offre molto di più delle vecchie religioni, ma con molti meno obblighi e soprattutto con l’esaltazione dell’individuo.Realtà insieme presente e impalbabile, il NA può essere definito una religione a misura dell’uomo occidentale postmoderno, che piglia da tutti un po’ e con questo si fa la propria religione: l’uomo facitore di religioni.
Siccome si è capito che anche lui non può fare a meno dell’elemento religioso, in quanto questo è un bisogno innato nell’uomo, allora gli si fornisce una religione a sua immagine e somiglianza, senza che debba più rivolgersi alle vecchie religioni, che, si sa, sono vecchie, lente e moltissimo istituzionalizzate e non rispondono più ai bisogni dell’uomo attuale, sempre in continuo mutamento.Insomma, un fai da te nell’ambito della religione. Una religione dell’it self.
Ma, come del resto era prevedibile in un simile contesto culturale, anche la NA è entrata nel vortice perverso del proprio superamento, partendo proprio dai suoi aderenti. Dalla costola del NA infatti a partire dagli anni ’90 è nato il NEXT AGE (cioè l’ULTIMA ETA’) e anche per questo, soprattutto nei Paesi Anglosassoni, si è cominciato a parlare di crisi della NWE AGE!! Ed è giusto che sia così: perché, se non c’è la verità oggettiva, allora non esiste nemmeno la verità della NEW AGE, chiaro!!

Un mix di psicologia del benessere, individuale ovviamente, e di ideologia religiosa (cfr. FIZZOTTI E., La dolce seduzione dell’Acquario…, Roma 1996).
Una negazione, soft ma esplicita, della divinità di Gesù Cristo e della sua mediazione universale di salvezza. Cosa non nuova nella storia del Cristianesimo! Ma anche un tentativo di superamento della religione e di tutte le religioni, come fatto oggettivo esterno all’individuo: una trasformazione, dunque, silenziosa, ma efficace, della stessa realtà della stessa idea di religione.
D’altra parte la cosa può anche non stupire più di tanto:se l’uomo moderno manipola la natura, perché non dovrebbe manipolare anche la religione? (1)

1 OLIVIERI PENNESI A., Individuo, valori e religione. Il movimento NWE AGE, in Il fenomeno religioso oggi. Tradizione, mutamento, negazione, [curr. Cipriani R.-Mura G.], Roma 2002, 210-213.
Una definizione che mi sembra buona è quella che la vede come “la maschera [il volto] spiritualista del consumismo e della globalizzazione”, o anche come il “neopaganesimo esoterista”.
Al di là dell’acredine dell’autore di tali definizioni, motivata da diverse cause, le cose dette sono indubbiamente vere.E sono innanzitutto un riconoscimento “positivo” non del vuoto, del nulla, ma di qualcosa che c’è, sia pure in maniera deformata (lo spiritualismo), o negativa (il neopaganesimo esoterista).

Direi dunque che essa è l’espressione del mondo delle nuove generazioni in campo religioso.Con la differenza che i noviter venientes, cioè quelli arrivati per ultimi, vale a dire i giovani, più che cambiare sostanzialmente le cose, fare cioè le rivoluzioni, contribuiscono a cambiare i mezzi, i modi: non sono quindi in grado di cambiare le strutture, come dicevano i loro colleghi degli anni sessanta-settanta del Novecento, ma solo gli strumenti.Grande merito delle ultime generazioni, ma anche loro grande demerito: insomma, valgono la metà delle loro potenzialità.D’altra parte, se è finita l’epoca moderna, la modernità, per antonomasia l’epoca delle grandi rivoluzioni sovvertitrici, sono finite anche le rivoluzioni violente e sconvolgenti.I noviter venientes dunque sono innovativi, ma solo a metà: l’efficacia della loro azione è dimezzata.

Altro comunque è il bisogno religioso, e altro è la fede professata e professante: il sacro oggi ritorna, ma nel senso di espressione del bisogno religioso personale, e in ogni caso tale ritorno non avviene dovunque; non però nel senso, anche qui non ovunque, della fede professante, che si dichiara cioè apertamente.Direi che in definitiva il soggettivismo, la frammentazione, favoriscono la spiritualità che può essere tranquillamente personale, mentre non accolgono molto bene la fede professante, che è più pubblica e quindi più comunitaria: “io credo [a modo mio], ma non vado in chiesa”, oppure: “Cristo sì, Chiesa no!”. Il soggettivismo dunque è la vera chiave di lettura della religiosità postmoderna.Al momento non sembra tanto una moda, ma un vero e proprio modo di pensare, una mentalità ben concreta con cui fare i conti, soprattutto quando le chiese sono vuote.In conclusione, la New Age sembra rispondere molto bene al desiderio di spiritualità, soggettiva e personale, dell’individuo postmoderno.Non si abolisce la religione, ma la si reinterpreta in un modo più convenientemente individuale, mettendo da parte le grandi istituzioni delle religioni storiche, delle quali non si riconosce più la funzione di uniche mediatrici del bisogno religioso dell’uomo, in particolare della Chiesa cattolica, nonostante le folle oceaniche di ragazzi che vanno dal papa.

http://digilander.libero.it/storiadellachiesaarm/newage.htm

martedì 9 settembre 2008


Settembre, per il mondo cattolico, è il mese

dedicato alla devozione alla

SANTA CROCE DI CRISTO

da sempre simbolo di redenzione e speranza

STORIA DEL CULTO

Il culto della Croce, strumento della nostra redenzione, si è molto diffuso nella Chiesa; la Croce è adorata e riceve omaggi, che non si concedono ad altre reliquie e le feste della Santa Croce rivestono particolare splendore.

Non era la Croce considerata dagli antichi come “il supplizio più terribile e più infamante?”. Era allora cosa frequente vedere un ladro o uno schiavo messo in croce e ciò che di questo supplizio indirettamente conosciamo ci permette di valutarne l’atrocità. Il crocifisso moriva con lenta agonia, soffocato per l’asfissia determinata dalla estensione delle braccia in alto, torturato da crampi ai nervi irrigiditi.

Il Cristo ha subito lo spaventoso supplizio per ciascuno di noi; ha offerto al Padre, con un amore infinito, il sacrificio del suo corpo disteso sulla croce. Lo strumento di supplizio, fino allora oggetto di infamia, diventa per i cristiani la gloria e San Paolo non vuole avere gloria che nella croce del Signore, nella quale risiede la nostra salvezza, la nostra vita, la risurrezione, e per la quale siamo stati salvati e liberati. La data del 14 Settembre segna l’anniversario di una dedicazione che lasciò nella ecclesiastica un profondo ricordo.

Il 14 Settembre del 335 una folla considerevole di curiosi, di pellegrini, di monaci, di clero, di prelati, accorsi da tutte le province dell’Impero, si riunivano a Gerusalemme per la dedicazione del magnifico santuario restaurato dall’Imperatore Costantino nel luogo stesso dove il Signore aveva sofferto ed era stato sepolto.

PREGHIERA DI SANT'ANSELMO

O Croce Santa, la vista della quale ci ricorda un’altra croce, quella sulla quale Nostro Signore Gesù Cristo ci ha strappati con la sua morte alla morte eterna, nella quale stavamo precipitando miseramente, risuscitandoci alla vita perduta per il peccato, adoro venero, glorifico in te la Croce che rappresenti e, in essa, il misericordioso Signore.

Per essa Egli compila sua opera di misericordia.

O amabile Croce, in cui sono salvezza, vita e risurrezione nostra!

O legno prezioso per il quale fummo salvati e liberati!

O simbolo di cui Dio ci ha segnati!

O Croce gloriosa della quale soltanto dobbiamo gloriarci!

Come ti lodiamo? Come ti esaltiamo? Con quale cuore ti preghiamo? Con quale gioia ci glorieremo di te?

Per te è spogliato l’inferno; è chiuso per tutti coloro che in te sono stati riscattati.

Per te i demoni sono terrificati, compressi, vinti, schiacciati.

Per te il mondo è rinnovato, abbellito, in virtù della verità che spende e della giustizia che regna in Lui.

Per te la natura umana peccatrice è giustificata; era condannata ed è salvata; era schiava del peccato e dell’inferno ed è resa libera; era mota ed è risuscitata.

Per te la beata città celeste è restaurata e perfezionata.

Per te Dio, Figlio di Dio, volle per noi obbedire al padre fino alla morte (Fil. 2,8-9).

Per questo egli, elevato da terra, ebbe un nome che è al di sopra di ogni altro nome.

Per questo egli, elevato da terra, ebbe un nome che è al di sopra di ogni nome.

Per te Egli ha preparato il suo trono (Sal.9,8) e ristabilito il suo Regno.

Sia su di te e in te la mia gloria, in te e per te la mia speranza: per te siano cancellati i miei peccati; per te la mia anima muoia alla sua vita vecchia e sorga a vita nuova, la vita della giustizia.

Fa, te ne prego, che, avendomi purificato nel battesimo dai peccati nei quali fui concepito e nacqui, tu ancora mi purifichi da quelli che ho contratto dopo la nascita alla seconda vita, e che per te io pervenga ai beni per i quali l’uomo è stato creato per il medesimo Gesù Cristo Nostro Signore, cui sia benedizione nei secoli.

Da noicattolici.it; viedellospirito.it

lunedì 8 settembre 2008

"DEVOZIONE MARIANA"

8 settembre

Natività della B.V. Maria
XXIII tempo ordinario (A)
Alla tua nascita, o Purissima, Gioacchino e Anna, figli di Abramo e di Sara, sono stati liberati dal disonore di una vita spirituale apparentemente sterile, divenendo la fonte di una nuova generazione di uomini e di donne. O Immacolata, Adamo ed Eva vedono levarsi l'alba dell'affrancamento dalla corruzione e dalla morte. Il tuo popolo, che festeggia questa nascita, liberato dal peso del peccato, grida verso di te: colei che era sterile ha messo al mondo la madre di Dio, nutrice della nostra vita. La tua nascita, o Madre di Dio, ha annunciato la gioia a tutto l'universo, poiché da te si è levato il Sole di giustizia, Cristo nostro Dio che, togliendo la maledizione e annientando la morte, ci ha donato la vita eterna.
____________________________________________

Spesso meditiamo l'annunciazione dell'angelo a Maria e la risposta di totale consenso alla parola di Dio: "Sia fatta la tua volontà". Raramente meditiamo l'annuncio fatto a Giuseppe, che la liturgia ci propone in questa festa della Natività della Vergine. Eppure le due annunciazioni, a Giuseppe ed a Maria, riflessi di un'unica realtà, sono ugualmente importanti, per farci capire quale deve essere la vera fede. In un certo modo il Vangelo è una profezia di ciò che dobbiamo vivere a partire da ora, e di ciò che Cristo ci promette per il compimento della nostra vita e della storia degli uomini.
Qual è dunque il senso dell'annuncio fatto a Giuseppe? Il Vangelo secondo san Matteo comincia con una genealogia di Gesù. Essa termina così: "Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo".L'evangelista ci mostra allora come Giuseppe, uomo giusto, cioè santo, fedele a Dio, obbediente alla sua parola, osi accogliere questo dono della grazia che è la Vergine Maria, e in lei il bambino venuto dallo Spirito, l'Emanuele annunciato dai profeti.
Poiché Giuseppe non vuole sposare la Vergine Maria per non appropriarsi del figlio che vive in lei e che viene da Dio, Giuseppe, il giusto, vive nel rispetto di Dio e nell'obbedienza. Come potrebbe essere suo figlio, il Figlio concepito dallo Spirito Santo? Poiché non siamo noi uomini che generiamo Dio. Non siamo noi uomini che offriamo la parola di Dio. Non siamo noi uomini che creiamo Dio a nostra immagine. Non siamo noi uomini che facciamo sbocciare la verità e la giustizia dalla terra: esse scendono dall'alto dei cieli. Dobbiamo sempre riconoscere il dono di Dio.
Giuseppe non vuole impadronirsi di ciò che appartiene a Dio e a Dio solo, di questo tempio sacro che è la Vergine Maria, di questa dimora della gloria di Dio ancora nascosta nel segreto. È il motivo per cui l'angelo gli risponde: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà per te (dicono alcuni manoscritti) un figlio e tu lo chiamerai Gesù". La tua missione è di accogliere questo dono e di farlo tuo. Attraverso la bocca di Giuseppe, anche noi diamo a Gesù il suo nome: "il Signore salva, Emanuele, Dio-con-noi" (Is 7,14), secondo la stessa espressione di Gesù prima di lasciare i suoi discepoli: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).
Dobbiamo accogliere il dono che Dio ci fa di suo Figlio. Ma vi sono molti modi di prenderlo. Il modo dei soldati, che arrestano Gesù e gli mettono le mani addosso. Il modo degli apostoli che lo seguono e l'abbandonano.
Il modo dei poveri, dei malati, che tendono la mano supplicando: "Abbi pietà di me, Signore... Se potessi toccarti!... Apri i miei occhi!". Il modo di quegli uomini e quelle donne dal cuore duro, che Cristo toccherà con il perdono. Il modo del bambino morto che egli prenderà per mano, per rimetterlo in piedi. E poi il modo di tutti coloro che prenderanno il suo corpo, come Cristo ci dice di fare: "Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo. Prendete e bevetene tutti: questo è il mio Sangue". Anche per noi ci sono molti modi di prendere: dal modo del ladro, che si impadronisce con violenza e cupidigia, fino al modo di colui che accetta di essere amato e che, ricevendo questo dono d'amore, apre il suo cuore e ama a sua volta. Allora diventa un fratello nella famiglia dei figli di Dio.
È necessario dunque che Giuseppe accolga Maria, che accolga questo dono di Dio. Del bambino concepito dallo Spirito Santo Giuseppe deve fare suo figlio, il figlio di Davide, il figlio promesso dai profeti di Israele e donato a tutta l'umanità. Noi cantiamo a Natale, riprendendo le parole di Isaia: "Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Eterna è la sua forza". È così anche per noi, è necessario che anche noi l'accogliamo. Ecco il senso dell'annuncio a Giuseppe. Salaun, cioè Salomone, quest'uomo la cui vita leggendaria ha dato origine al perdono, quest'uomo troppo semplice che i suoi contemporanei non prendevano troppo sul serio, "il folle" che non sapeva dire che: "Ave Maria, Ave Maria, Ave Maria, O Maria, O Maria, O Maria!", quest'uomo aveva nel cuore la giusta fede, che sa riconoscere il dono di Dio.
Accogliendo Maria, egli accoglieva il dono di Dio in Maria. Accogliendo la Vergine, egli accoglieva la casa di Dio tra gli uomini, Cristo stesso. Era della stirpe di Giuseppe, il Giusto, il vostro Salaun.
___________________________________________
Dio di Davide, hai mandato Samuele a Betlemme di Efrata per ungere Davide, figlio di lesse, affinché fosse il nuovo re di Israele. Davide governò il tuo popolo con saggezza e ne fece una grande nazione. Quando il tuo popolo era oppresso, hai mandato Gesù, il tuo Unto, il tuo Figlio Unigenito, nato da Maria. Egli insegnò al popolo le tue vie e regnò come re dalla croce.
Guidaci nel seguire il nostro Re e conservaci fedeli a lui, che vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
La Parola

domenica 7 settembre 2008

"DEVOZIONE MARIANA"



XXIII Domenica del Tempo Ordinario A

FRATELLI

Dove sono due o tre riuniti nel mio nome,
io sono in mezzo a loro.
(Mt 18,20)

Potenza dell’amore fraterno
che cementa il mondo con la carità:
cadono tutte le barriere davanti alla mite
consapevolezza che siamo tutti fratelli.

Il cuore si apre alla gioia e alla pace,
perché Cristo si fa presente per aprire
il mio essere all’altro, senza ostacoli,
libero di fare dono di me stesso al fratello.

Il viaggio della vita non è una escursione
solitaria, ma un cammino di popolo verso
la terra offerta generosamente dal Padre
perché gli uomini imparino ad amare.

La mia anima si illumina:
non amici o conoscenti, non parenti
o coetanei, tutti semplicemente fratelli,
tutti figli dello stesso Padre celeste.

La sublimazione del mio rapporto
con l’altro mi fa sperimentare
una nuova appartenenza: non vivo
per me, ma sono vivo per ogni uomo.

Gli amici? Uno su mille ti può
essere consigliere disinteressato.
Compagni di gioco, interessi comuni?
Inutili evasioni dalla scontata realtà.

Mi trovo terribilmente solo quando non ho
un fratello da amare, da accogliere
o da servire. Questo mi ricorda
che io non sono fatto per me stesso.

Chi mi può correggere con amore
se non un fratello che mi conosce?
Chi mi può sostenere nella debolezza
se non chi sa di essere come me?

Gesù si fa umilmente mio fratello,
si china con compassionevole tenerezza
sulla mia anima diffidente e timorosa
per strapparla dalla solitudine.

Egli mi insegna ad amare l’altro
nel suo nome, anche quando non
lo sopporto più come marito o padre
e ha mentito come amico.

Amare l’altro come un fratello prevale
anche sul nemico che mi fa del male.
Ho bisogno di tanti fratelli e sorelle
per costituire il popolo della speranza.

Una parentela stretta tra i credenti,
figli dello stesso Padre del cielo,
fratelli di acqua, spirito e sangue,
riuniti in terra e agganciati al cielo.

Tutto è vostro, ormai, dice il Signore,
il potere di legare e di sciogliere i cuori
per aprirli al perdono e alla comunione
unendo in un abbraccio cielo e terra, ormai.

Pben 7, ix, 2008