giovedì 12 luglio 2012

domenica 24 giugno 2012
sabato 16 aprile 2011
“…Padre liberaci dal male”
Giovedì, 7 aprile 2011
Premessa introduttiva
1. L’esperienza del male.
2. Liberaci dal male.
3. La vittoria sul male.
giovedì 3 marzo 2011
Il Diavolo Esiste |
La Sacra scrittura ci mette bene in guardia.La S. Scrittura non esita a presentare la vita come una lotta,una vera guerra, contro i demoni.Azione ordinaria e straordinaria del maligno: Non c'è un netto confine tra l'azione ordinaria (tentazione) e quella straordinaria (mali malefici, possessioni...) del demonio. Dell'azione ordinaria ne siamo vittime tutti! La Bibbia stessa considera una beatitudine la vittoria contro la tentazione (Gc 1,12). Le tentazioni demoniache ci riguardano quotidianamente, tutti ed indistintamente, anche in considerazione delle occasioni che il mondo stesso in cui viviamo ci presenta. Gesù stesso accettò di essere sottoposto alle tentazioni durante i 40 giorni passati nel deserto. Come resistere? "Vigilate e pregate per non cadere in tentazione" (Mt 26,41). Per quanto attiene all'azione straordinaria di satana, con questa si intende l'opera del diavolo che si manifesta con effetti visibili o percepibili: disturbi esterni, possessione diabolica, vessazioni diaboliche, ossessioni diaboliche e infestazioni diaboliche. Analizziamole brevemente: 1) Disturbi esterni: Sono quelle sofferenze fisiche che ad esempio ritroviamo con una certa frequenza nella vita di determinati Santi come Santa Gemma Galgani ad esempio; parliamo di battiture, percosse, cadute di oggetti... ecc... In questi casi, in pratica, il demonio agisce rimanendo all'esterno della persona. 2) Possessioni diaboliche: Questa è di certo la forma più grave nella quale si possa espletare l'azione straordinaria del demonio. Comporta la permanenza continua del demonio in un corpo umano, pur essendo la manifestazione malefica dello stesso limitata a determinati momenti di "crisi". In questo caso non è detto che i disturbi dovuti alla possessione siano continui: infatti il posseduto perde il controllo di sé solamente durante quelle che potremmo definire delle "crisi" da possessione, nelle quali il Male (il demonio) agisce per mezzo del pieno controllo del corpo, delle capacità intellettive, mentali ed affettive, nonché volitive della persona posseduta. Le manifestazioni di tutto ciò possono essere le più disparate: il posseduto può parlare lingue a lui sconosciute, può parlare al contrario, può rimettere dalla bocca oggetti impensabili all'interno del corpo umano, può manifestare una forza spropositata, un'avversione al sacro... e via dicendo... 3) Vessazioni diaboliche: in questo caso si hanno forme di disturbi saltuari, che possono colpire il singolo o interi gruppi di persone. Le tipologie di disturbi sono le più svariate: si va dai disturbi dell'umore (arrabbiature improvvise ed immotivate..) a quelli degli affetti, nei rapporti con gli altri o, a volte, anche della salute... 4) Ossessioni diaboliche: In questo caso si ha a che fare con pensieri ossessivi. La vittima è perseguitata da pensieri ricorrenti ed anche assurdi dei quali non è capace di liberarsi: tutto ciò determina un continuo stato di avvilimento, che può portare anche alla tentazione del suicidio. A differenza della possessione la volontà resta libera, pur essendo schiava di pensieri ossessivi. 5) Infestazioni diaboliche: qui entriamo nel discorso dei mali malefici sull'uomo, sulle cose o anche sugli animali. 6) Soggezioni diaboliche: facendo riferimento al libro di padre G. Amorth "Nuovi racconti di un esorcista", riportiamo anche la categoria delle soggezioni diaboliche: con questo termine si vuole intendere il caso in cui una persona sia assoggetta al potere del diavolo in maniera volontaria, con un patto esplicito o implicito, sottomettendosi alla signoria dello stesso. Nella possessione straordinaria, dunque, possiamo dire che figurano tutte quelle persone che realmente e fisicamente sono possedute dal demonio: o per loro scelta o a causa di fatture o di consacrazione al diavolo, ad esempio, da parte di genitori appartenenti a sette sataniche... Per concludere, però, viene da chiedersi come si può restare vittime di mali malefici straordinari? Le motivazioni posso essere molteplici. Andiamo per ordine. a) Innanzi tutto dobbiamo specificare che nulla può avvenire senza che Dio lo voglia: dunque, affinché il diavolo possa esercitare su di una persona la sua azione straordinaria, Dio deve permetterlo. Il motivo, poi, per il quale Dio possa permettere ciò a noi non è dato di saperlo; ci basti sapere che qualunque cosa Dio faccia o permetta è comunque per la nostra Santificazione, Dio è l'unico capace di ricavare il bene anche partendo dal male. A volte, tanto per fare un esempio, Dio potrebbe permettere al diavolo di esercitare su di una persona la sua azione straordinaria, al fine di sublimare quell'anima o per temperarla nelle virtù... è il caso di molti Santi che, come ad esempio Padre Pio, furono "tormentati" dal diavolo in una maniera che di certo era molto più che ordinaria. Dunque in questo caso si parla di un'azione del demonio intenta a tentare una persona Santa al fine di farla rinunciare alle Vie di Dio: naturalmente è un caso rarissimo. b) Una maniera "classica" e frequente di rimanere vittime dell'azione straordinaria del demonio è a seguito di un maleficio. La vittima naturalmente non ha colpe: qualcuno vuole nuocergli mediante l'intervento del demonio. Può trattarsi di fattura, malocchio, maledizione, legatura.... c) Certamente, poi, persistere in una situazione di peccati gravissimi nei quali una persona può indurirsi in maniera irreversibile è di certo un buon presupposto perché il Male possa prendere piede nella nostra anima e nel nostro corpo in maniera forte, mediante un'azione, appunto, straordinaria. Come fa notare padre Amorth in una sua intervista, questo potrebbe essere il caso di Giuda Iscariota: chissà quanti tentativi deve aver fatto Gesù perché potesse vincere la sua cupidigia del denaro. Anche in questo caso si tratta di una azione straordinaria del diavolo rarissima a trovarsi. d) Infine, la frequenza di persone e luoghi malefici: partecipando ad esempio a sedute spiritiche o a sedute di magia o consultando maghi e loro simili, o aderendo a sette sataniche.... bhe, è evidente che è una maniera per aprire volontariamente le porte della propria anima a satana. |
giovedì 20 gennaio 2011
Fonte: Città Nuova
“Perseveranza”. È questa la traduzione della parola originale greca, la quale però è ricca di contenuto: include anche pazienza, costanza, resistenza, fiducia.
sabato 1 gennaio 2011
La lotta di Satana alla Chiesa e all'umanità | |
(di Don Marcello Stanzione) | |
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martedì 7 dicembre 2010
Rimane una questione da chiarire: fin dove si estende il potere degli spiriti angelici? Essi mettono tutto in movimento, questo è ammesso. Possono essi produrre degli esseri corporali, e produrli senza impiegare nessun germe? San Tommaso risponde negativamente. Secondo lui, gli angeli e, generalmente, gli esseri spirituali mischiati nel movimento di questo mondo, non possono creare germi, né produrre di colpo un animale od una pianta. Il loro potere si ferma all’utilizzo dei germi preesistenti, per trarne gli esseri che vi sono contenuti. In una parola, essi non prendono il posto degli agenti naturali e non suppliscono alla loro azione che rimane necessaria; essi non fanno che mettere questi agenti in movimento in una maniera molto occulta e molto sottile, e sviluppare la loro azione con una rapidità che dona l’illusione di una creazione o di una produzione istantanea.
domenica 8 agosto 2010
IL SENSO DELLA CROCE NEL MONDO CRISTIANO
(citazioni: 1Cor; Fil; A.T)
(San Paolo e San Francesco)
di Padre Fiorenzo Locatelli ofm
Che cosa c'è di più familiare, di più scontato, per un cristiano, del simbolo della Croce? Eppure, a noi, cristiani del terzo Millennio, farebbe bene talvolta mettere tra parentesi secoli e secoli di assuefazione all'immagine del Crocifisso per tornare a scoprire il significato profondo della Croce con il commosso stupore con cui ad essa volgevano lo sguardo i credenti dei primi secoli. La Croce, che per noi è un oggetto consueto, che infonde abitudinariamente un senso di consolazione e di pace, per i primi discepoli fu un terribile strumento di morte, riservato dal potere romano agli schiavi ribelli ed ai terroristi; da qui la drammatica domanda: come predicare il vangelo del Figlio di Dio crocifisso, cioè sottoposto al più infame dei supplizi? Follia e scandalo era ritenuta a quell'epoca la croce per coloro che si accostavano alla fede cristiana.
Eppure san Paolo, lungi dal rimuovere diplomaticamente e pietosamente l'immagine della Croce per evitare difficoltà agli evangelizzati, ne fa il centro della sua teologia (Teologia Crucis appunto), il cuore della salvezza. Scrive Paolo ai Corinzi:
“E mentre i Giudei chiedono miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma… potenza di Dio e sapienza di Dio”
(I Cor. 1,23-24).
”lo ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso”
(1 Cor. 2,2).
Non per la fiducia nei miracoli e per l'efficacia delle opere della sapienza umana, ma per la fede in Cristo crocifisso e Risorto l'uomo trova salvezza:
”…sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal. 2,20).
Però, attenzione: la Croce, paradossalmente, non è più, per il cristiano, simbolo di sofferenza cieca, ma di donazione; non di morte subita, ma di vita donata. Il cristiano non è né un sadico né un masochista, e non ha alcun compiacimento della sofferenza presa a sé. La Croce di Cristo è il cuore del mondo, ma quello che noi adoriamo, il Venerdì santo, non è un oggetto di legno o un corpo morto, ma il Figlio di Dio, il Vivente, il Risorto. La Croce è il segno del suo servizio al Padre e all'uomo, nella potenza dello Spirito, in una donazione totale `fino alla morte, e alla morte di croce ” (Fil. 2,8).
La Croce è il segno forte, brutale (anche se noi ne abbiamo forse un'immagine edulcorata, annacquata) di un Amore che si è fatto carne e che vince la morte, di una Vita che trionfa. Per questo san Francesco trova nel crocifisso di S. Damiano il senso della sua vocazione al servizio della Chiesa “Corpo di Cristo; per questo san Francesco alla Verna implora il dono di provare il dolore e l'amore del Cristo nella sua passione redentrice, e riceve come risposta - per primo nella storia” il sigillo delle Stimmate, cioè il segno della conformità, visibile anche nel suo corpo, alla passione di Gesù: diviene, così, il “crocifisso della Verna”, uomo fatto Croce lui stesso tanto il suo amore a Dio e all'uomo lo ha conformato all'immagine del suo Signore.
La vita intera di S. Francesco è segnata dal segno della Croce. Nel suo testamento Francesco ricorda la preghiera da lui e dai suoi compagni recitata quando incontravano lungo la via una chiesa o una croce:
“Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, in tutte le chiese che sono nel mondo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo”.
In particolare gode di speciale venerazione, da parte di Francesco, il Tau, la croce dalla tipica forma a T che prende il nome dall'ultima lettera dell'alfabeto ebraico, e che era tanto amata da San Francesco che egli la scriveva ovunque e la usava come firma. Il Tau diviene segno di salvezza in riferimento alle parole di Ezechiele 9,4-6:
“Va' attraverso la città… e traccia il segno del Tau sulla fronte di quegli uomini che sospirano e gemono a causa delle abominazioni che vi si commettono “.
Così pure, nel cap. 7 dell'Apocalisse di Giovanni i salvati attraverso la grande tribolazione sono quelli che portano sulla fronte il segno della salvezza.
L'abito francescano, pure, è una croce che avvolge la persona, nella stessa forma del Tau:
“Proprio perché si era racchiuso nella stessa croce, indossò anche un abito di penitenza fatto a forma di croce. In esso il santo testimoniò il mistero della croce, in quanto che, come la sua mente si era rivestita del Signore crocifisso, così tutto il suo corpo si rivestiva esteriormente della croce di Cristo ” (II Cel. 106: 969).
Ma la Croce non è per S. Francesco un semplice simbolo, quasi un'astrazione geometrica. Francesco è l'uomo innamorato dell'umanità di Cristo. E' suo il primo Presepe (Natale del 1223, a Greccio), dove egli poté contemplare con i suoi occhi il mistero dell'Incarnazione nella reale, carnale povertà e umiltà dell'umana nascita del Cristo; così è sua un'immedesimazione così profonda con l'umana passione del Cristo crocifisso da contemplarla e riprodurla nella sua persona.
La Verna è particolarmente segnata dal mistero della Croce, perché lì S. Francesco,
”nel crudo sasso intra Tevero e Arno
da Cristo prese l'ultimo sigillo,
che le sue membra due anni portarno “
(DANTE ALIGHIERI, Paradiso, XI,106-108).
Lì Francesco, ritirato in preghiera e penitenza, nel settembre 1224 compie la sua Pasqua, assimilandosi al Crocifisso fin nelle piaghe delle mani, dei piedi, del costato.
Dopo di lui, gli stigmatizzati di tutti i secoli portano il segno vivo dell'Amore donato nel servizio. E il Crocifisso che viene collocato a Castiglion Fiorentino è questo: il Cristo fatto lui stesso Croce, l'Uomo della Croce in cui cade e scompare il legno con la sua fredda oggettività e rimane solo la pura e perfetta Umanità nell'atto di suprema donazione, il corpo slanciato verso il Padre e le braccia allargate verso tutti gli uomini.
La Verna, 1 settembre 2001
P. Fiorenzo Locatelli ofm