giovedì 27 marzo 2008

Gli avversi alla fede,
non smettono mai di stupire
E PER QUALCUNO CONVERSIONE
E' UGUALE AD AGGRESSIONE

Scritto da: Riccardo Cascioli - Il Timone 26-3-2008

Al laicismo e all’odio per la Chiesa cattolica ci siamo ormai abituati eppure non possiamo nascondere un evidente sconcerto per le reazioni scomposte - e in alcuni casi deliranti – al battesimo ricevuto da Magdi Allam in San Pietro durante la Veglia pasquale celebrata da papa Benedetto XVI. Non ci riferiamo alle reazioni del mondo islamico, in parte scontate e dove peraltro non sono mancate voci rispettose, ma a quelle di certo mondo politico italiano e addirittura di alcuni cattolici eccellenti. Segno che il laicismo e l’intolleranza anti-cattolica sono molto più profonde di quanto pensato e hanno addirittura varcato la soglia della Chiesa.
Ci riferiamo ai duri attacchi al Papa e a Magdi Cristiano Allam portati anzitutto da vari leader socialisti e della sinistra radicale – Boselli, Intini, Craxi, Spini, Venier – che si esprimono curiosamente negli stessi termini usati da Hamas, ovvero accusando il Papa di incitare alla violenza, di fomentare il fondamentalismo, di alimentare la guerra di religione. Terminando con la richiesta al Vaticano di prendere le distanze dalle opinioni di Allam. Ma anche dal Partito Democratico sono partiti dei siluri, come quello di Ludina Barzini (candidata per il Senato in Lombardia) secondo cui “parlare di Italia come culla del cristianesimo rischia di riportarci indietro di anni”. Seguendo il filo del suo ragionamento dovremmo dedurne che non potremo più affermare neanche che l’Italia è la culla del diritto (romano), che la Toscana è la culla della lingua italiana (chi sa mai che si offendano i lombardi) e così via negando la realtà e la storia. Per Franco Monaco, inoltre (sempre del Pd), fanno problema le motivazioni di Allam e “la pubblica ostentazione di una intima conversione”. Certo, molto meglio scegliere le catacombe per il battesimo in modo che nessuno lo venga a sapere, in fondo Roma ne è ancora piena. Ma Monaco, in questo suo argomentare, mentre contesta la mancanza d’umiltà di Allam si auto investe modestamente del ruolo di difensore del cristianesimo che con questo battesimo mediatico risulta ridotto a “religione civile e ideologia dell’occidente che ne mortifica l’universalità”. Così anche lui conclude con la storiella dell’incitamento “allo scontro di civiltà”. Si fosse esposto prima, probabilmente il conclave di due anni fa avrebbe eletto lui Papa e non quello scriteriato di Benedetto XVI che non si rende bene conto di cosa stia facendo.Ma ancora più sconcertanti sono alcuni commenti provenienti da voci ostentatamente cattoliche. Come ad esempio il commento apparso il 26 marzo a pagina 8 del quotidiano Europa a firma di Aldo Maria Valli. Il noto giornalista cattolico, forse rendendosi conto dell’enormità delle cose che afferma, si nasconde dietro un presunto messaggio inviatogli da un suo anonimo amico sacerdote che “lavora sulla frontiera dell’islam”. Il messaggio, che il giornalista riporta con finto stupore e malcelata partecipazione, è una sequela di attacchi al Papa da lasciare esterrefatti. Ve ne risparmiamo il contenuto, basti ricordare che il battesimo di Magdi Allam viene considerato la reiterazione del grave errore già fatto con il discorso di Ratisbona (che peraltro è uno dei punti decisivi per la conversione di Allam): e se errare è umano, perseverare….
Anche peggiore, se possibile, il commento di don Vinicio Albanesi, responsabile della comunità di Capodarco, che quando c’è da colpire la Chiesa e il Papa non si tira mai indietro. E l’ANSA è sempre lì pronta a raccogliere le sue perle di saggezza. Ebbene, secondo don Albanesi la conversione di Magdi Allam “non aiuta il cristianesimo” e la decisione del Papa di battezzarlo nella notte di Pasqua sarebbe addirittura “un’aggressione”, tanto da fargli sentenziare che “quando il cristianesimo si è aggregato a forze militari ha sempre fallito”. Di quali forze militari vada vaneggiando don Albanesi non è dato sapere, visto che ci rifiutiamo di credere che si riferisse alle guardie svizzere. Ma ancora più incredibile è il pensiero (si fa per dire) seguente: “L’islam può essere aggressivo ma il cristianesimo non può rispondere con la stessa arma perché il suo simbolo allora non sarebbe la croce”. Cioè, se le parole hanno un senso, il battesimo di un convertito come Allam – secondo don Albanesi - esprime lo stesso grado di violenza degli attentati di al-Qaeda e delle stragi perpetrate dai kamikaze islamici. Dopodiché possiamo dedurne che le minacce della scorsa settimana di Bin Laden al Papa siano giustificate. Evidentemente certi personaggi, insieme all’uso della ragione hanno perso anche il senso del ridicolo, e ogni commento appare dunque superfluo.
Però è giusto almeno ricordare che il “convertito” di cui si parla, additato come un provocatore, vive da cinque anni sotto scorta proprio per aver creduto nella possibilità di un islam moderato, cosa che gli ha attirato diverse condanne a morte da parte di religiosi islamici. Ed è ben consapevole che quest’ultimo passo potrebbe costargli molto caro. Forse se qualche fervente islamico decidesse – Dio non voglia - di attuare le fatwe lanciate contro Magdi Allam, i nostri illustri pensatori tirerebbero un sospiro di sollievo e l’anonimo-prete-sulla-frontiera -dell’islam vedrebbe così scongiurata una guerra di religione. Tutti insieme poi direbbero che in fondo se l’è cercata.Costoro non si rendono conto che ciò che è accaduto la notte di Pasqua è per la libertà di tutti noi. Come ha sostenuto l’Osservatore Romano, la celebrazione del Battesimo di Magdi Cristiano Allam in San Pietro altro non è stato che un gesto di affermazione della libertà religiosa. E senza questa non esiste alcun’altra libertà.

mercoledì 26 marzo 2008

Fatti per pensare


LA CONVERSIONE DI
MAGDI "CRISTIANO" ALLAM

La notte di Pasqua il vicedirettore del
“Corriere della Sera” Magdi Allam
ha ricevuto il battesimo da
Benedetto XVI divenendo cristiano.
Ha scelto proprio Cristiano
come nome di battesimo.

Pubblichiamo il racconto del percorso
interiore che ha portato Magdi Allam
a scegliere la religione cattolica dopo
una approfondita riflessione sull'islam.


Cari Amici,
sono particolarmente lieto di condividere con voi la mia immensa gioia per questa Pasqua di Resurrezione che mi ha portato il dono della fede cristiana. Vi propongo volentieri la lettera da me inviata al Direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, in cui racconto il percorso interiore che mi ha portato alla scelta della conversione al cattolicesimo. Questa è la versione integrale della lettera che è stata pubblicata, solo parzialmente, oggi dal Corriere della Sera.

Caro Direttore,
ciò che ti sto per riferire concerne una mia scelta di fede religiosa e di vita personale che non vuole in alcun modo coinvolgere il Corriere della Sera di cui mi onoro di far parte dal 2003 con la qualifica di vice-direttore ad personam. Ti scrivo pertanto da protagonista della vicenda come privato cittadino.
Ieri sera mi sono convertito alla religione cristiana cattolica, rinunciando alla mia precedente fede islamica. Ha così finalmente visto la luce, per grazia divina, il frutto sano e maturo di una lunga gestazione vissuta nella sofferenza e nella gioia, tra la profonda e intima riflessione e la consapevole e manifesta esternazione. Sono particolarmente grato a Sua Santità il Papa Benedetto XVI che mi ha impartito i sacramenti dell’iniziazione cristiana, Battesimo, Cresima e Eucarestia, nella Basilica di San Pietro nel corso della solenne celebrazione della Veglia Pasquale. E ho assunto il nome cristiano più semplice ed esplicito: “Cristiano”. Da ieri sera dunque mi chiamo Magdi Cristiano Allam.
Per me è il giorno più bello della vita. Acquisire il dono della fede cristiana nella ricorrenza della Risurrezione di Cristo per mano del Santo Padre è, per un credente, un privilegio ineguagliabile e un bene inestimabile. A quasi 56 anni, nel mio piccolo, è un fatto storico, eccezionale e indimenticabile, che segna una svolta radicale e definitiva rispetto al passato. Il miracolo della Risurrezione di Cristo si è riverberato sulla mia anima liberandola dalle tenebre di una predicazione dove l’odio e l’intolleranza nei confronti del “diverso”, condannato acriticamente quale “nemico”, primeggiano sull’amore e il rispetto del “prossimo” che è sempre e comunque “persona”; così come la mia mente si è affrancata dall’oscurantismo di un’ideologia che legittima la menzogna e la dissimulazione, la morte violenta che induce all’omicidio e al suicidio, la cieca sottomissione e la tirannia, permettendomi di aderire all’autentica religione della Verità, della Vita e della Libertà.
Nella mia prima Pasqua da cristiano io non ho scoperto solo Gesù, ho scoperto per la prima volta il vero e unico Dio, che è il Dio della Fede e Ragione. La mia conversione al cattolicesimo è il punto d’approdo di una graduale e profonda meditazione interiore a cui non avrei potuto sottrarmi, visto che da cinque anni sono costretto a una vita blindata, con la vigilanza fissa a casa e la scorta dei carabinieri a ogni mio spostamento, a causa delle minacce e delle condanne a morte inflittemi dagli estremisti e dai terroristi islamici, sia quelli residenti in Italia sia quelli attivi all’estero.
Ho dovuto interrogarmi sull’atteggiamento di coloro che hanno pubblicamente emesso delle fatwe, dei responsi giuridici islamici, denunciandomi, io che ero musulmano, come “nemico dell’islam”, “ipocrita perché è un cristiano copto che finge di essere musulmano per danneggiare all’islam”, “bugiardo e diffamatore dell’islam”, legittimando in tal modo la mia condanna a morte. Mi sono chiesto come fosse possibile che chi, come me, si è battuto convintamente e strenuamente per un “islam moderato”, assumendosi la responsabilità di esporsi in prima persona nella denuncia dell’estremismo e del terrorismo islamico, sia finito poi per essere condannato a morte nel nome dell’islam e sulla base di una legittimazione coranica. Ho così dovuto prendere atto che, al di là della contingenza che registra il sopravvento del fenomeno degli estremisti e del terrorismo islamico a livello mondiale, la radice del male è insita in un islam che è fisiologicamente violento e storicamente conflittuale.
Parallelamente la Provvidenza mi ha fatto incontrare delle persone cattoliche praticanti di buona volontà che, in virtù della loro testimonianza e della loro amicizia, sono diventate man mano un punto di riferimento sul piano della certezza della verità e della solidità dei valori. A cominciare da tanti amici di Comunione e Liberazione con in testa don Juliàn Carròn; a religiosi semplici quali don Gabriele Mangiarotti, suor Maria Gloria Riva, don Carlo Maurizi e padre Yohannis Lahzi Gaid; alla riscoperta dei salesiani grazie a don Angelo Tengattini e don Maurizio Verlezza culminata in una rinnovata amicizia con il Rettore maggiore Don Pascual Chavez Villanueva; fino all’abbraccio di alti prelati di grande umanità quali il cardinale Tarcisio Bertone, monsignor Luigi Negri, Giancarlo Vecerrica, Gino Romanazzi e, soprattutto, monsignor Rino Fisichella che mi ha personalmente seguito nel percorso spirituale di accettazione della fede cristiana. Ma indubbiamente l’incontro più straordinario e significativo nella decisione di convertirmi è stato quello con il Papa Benedetto XVI, che ho ammirato e difeso da musulmano per la sua maestria nel porre il legame indissolubile tra fede e ragione come fondamento dell’autentica religione e della civiltà umana, e a cui aderisco pienamente da cristiano per ispirarmi di nuova luce nel compimento della missione che Dio mi ha riservato.
Il mio è un percorso che inizia da quando all’età di quattro anni, mia madre Safeya – musulmana credente e praticante – per il primo della serie di “casi” che si riveleranno essere tutt’altro che fortuiti bensì parte integrante di un destino divino a cui tutti noi siamo assegnati –mi affidò alle cure amorevoli di suor Lavinia dell’Ordine dei Comboniani, convinta della bontà dell’educazione che mi avrebbero impartito delle religiose italiane e cattoliche trapiantate al Cairo, la mia città natale, per testimoniare la loro fede cristiana tramite un’opera volta a realizzare il bene comune. Ho così iniziato un’esperienza di vita in collegio, proseguita dai salesiani dell’Istituto Don Bosco alle medie e al liceo, che mi ha complessivamente trasmesso non solo la scienza del sapere ma soprattutto la coscienza dei valori.
E’ grazie ai religiosi cattolici che io ho acquisito una concezione profondamente e essenzialmente etica della vita, dove la persona creata a immagine e somiglianza di Dio è chiamata a svolgere una missione che s’inserisce nel quadro di un disegno universale ed eterno volto alla risurrezione interiore dei singoli su questa terra e dell’insieme dell’umanità nel Giorno del Giudizio, che si fonda nella fede in Dio e nel primato dei valori, che si basa sul senso della responsabilità individuale e sul senso del dovere nei confronti della collettività. E’ in virtù dell’educazione cristiana e della condivisione dell’esperienza della vita con dei religiosi cattolici che io ho sempre coltivato una profonda fede nella dimensione trascendentale, così come ho sempre ricercato la certezza della verità nei valori assoluti e universali.
Ho avuto una stagione in cui la presenza amorevole e lo zelo religioso di mia madre mi hanno avvicinato all’islam, che ho periodicamente praticato sul piano cultuale e a cui ho creduto sul piano spirituale secondo un’interpretazione che all’epoca, erano gli anni Sessanta, corrispondeva sommariamente a una fede rispettosa della persona e tollerante nei confronti del prossimo, in un contesto – quello del regime nasseriano – dove prevaleva il principio laico della separazione della sfera religiosa da quella secolare.
Del tutto laico era mio padre Mahmoud al pari di una maggioranza di egiziani che avevano l’Occidente come modello sul piano della libertà individuale, del costume sociale e delle mode culturali ed artistiche, anche se purtroppo il totalitarismo politico di Nasser e l’ideologia bellicosa del panarabismo che mirò all’eliminazione fisica di Israele portarono alla catastrofe l’Egitto e spianarono la strada alla riesumazione del panislamismo, all’ascesa al potere degli estremisti islamici e all’esplosione del terrorismo islamico globalizzato.
I lunghi anni in collegio mi hanno anche consentito di conoscere bene e da vicino la realtà del cattolicesimo e delle donne e degli uomini che hanno dedicato la loro vita per servire Dio in seno alla Chiesa. Già da allora leggevo la Bibbia e i Vangeli ed ero particolarmente affascinato dalla figura umana e divina di Gesù. Ho avuto modo di assistere alla santa messa ed è anche capitato che, una sola volta, mi avvicinai all’altare e ricevetti la comunione. Fu un gesto che evidentemente segnalava la mia attrazione per il cristianesimo e la mia voglia di sentirmi parte della comunità religiosa cattolica.
Successivamente, al mio arrivo in Italia all’inizio degli anni Settanta tra i fumi delle rivolte studentesche e le difficoltà all’integrazione, ho vissuto la stagione dell’ateismo sventolato come fede, che tuttavia si fondava anch’esso sul primato dei valori assoluti e universali. Non sono mai stato indifferente alla presenza di Dio anche se solo ora sento che il Dio dell’Amore, della Fede e della Ragione si concilia pienamente con il patrimonio di valori che si radicano in me.
Caro Direttore, mi hai chiesto se io non tema per la mia vita, nella consapevolezza che la conversione al cristianesimo mi procurerà certamente un’ennesima, e ben più grave, condanna a morte per apostasia. Hai perfettamente ragione. So a cosa vado incontro ma affronterò la mia sorte a testa alta, con la schiena dritta e con la solidità interiore di chi ha la certezza della propria fede. E lo sarò ancor di più dopo il gesto storico e coraggioso del Papa che, sin dal primo istante in cui è venuto a conoscenza del mio desiderio, ha subito accettato di impartirmi di persona i sacramenti d’iniziazione al cristianesimo. Sua Santità ha lanciato un messaggio esplicito e rivoluzionario a una Chiesa che finora è stata fin troppo prudente nella conversione dei musulmani, astenendosi dal fare proselitismo nei paesi a maggioranza islamica e tacendo sulla realtà dei convertiti nei paesi cristiani. Per paura. La paura di non poter tutelare i convertiti di fronte alla loro condanna a morte per apostasia e la paura delle rappresaglie nei confronti dei cristiani residenti nei paesi islamici. Ebbene oggi Benedetto XVI, con la sua testimonianza, ci dice che bisogna vincere la paura e non avere alcun timore nell’affermare la verità di Gesù anche con i musulmani.
Dal canto mio dico che è ora di porre fine all’arbitrio e alla violenza dei musulmani che non rispettano la libertà di scelta religiosa. In Italia ci sono migliaia di convertiti all’islam che vivono serenamente la loro nuova fede. Ma ci sono anche migliaia di musulmani convertiti al cristianesimo che sono costretti a celare la loro nuova fede per paura di essere assassinati dagli estremisti islamici che si annidano tra noi. Per uno di quei “casi” che evocano la mano discreta del Signore, il mio primo articolo scritto sul Corriere il 3 settembre 2003 si intitolava “Le nuove catacombe degli islamici convertiti”. Era un’inchiesta su alcuni neo-cristiani in Italia che denunciano la loro profonda solitudine spirituale ed umana, di fronte alla latitanza delle istituzioni dello Stato che non tutelano la loro sicurezza e al silenzio della stessa Chiesa. Ebbene mi auguro che dal gesto storico del Papa e dalla mia testimonianza traggano il convincimento che è arrivato il momento di uscire dalle tenebre dalle catacombe e di affermare pubblicamente la loro volontà di essere pienamente se stessi. Se non saremo in grado qui in Italia, la culla del cattolicesimo, a casa nostra, di garantire a tutti la piena libertà religiosa, come potremmo mai essere credibili quando denunciamo la violazione di tale libertà altrove nel mondo? Prego Dio affinché questa Pasqua speciale doni la risurrezione dello spirito a tutti i fedeli in Cristo che sono stati finora soggiogati dalla paura. Buona Pasqua a tutti.
Cari amici, andiamo avanti sulla via della verità, della vita e della libertà con i miei migliori auguri di successo e di ogni bene.

Magdi Allam

[Fonte: http://www.magdiallam.it]

martedì 25 marzo 2008


Benedetto XVI,
il sacerdote, dritto di fronte
alle correnti del tempo

Il sacerdote deve essere uno che vigila. Deve stare in guardia di fronte alle potenze incalzanti del male. Deve tener sveglio il mondo per Dio. Deve essere uno che sta in piedi: dritto di fronte alle correnti del tempo. Dritto nella verità. Dritto nell'impegno per il bene. Lo stare davanti al Signore deve essere sempre, nel più profondo, anche un farsi carico degli uomini presso il Signore che, a sua volta, si fa carico di tutti noi presso il Padre. E deve essere un farsi carico di Lui, di Cristo, della sua parola, della sua verità, del suo amore. Retto deve essere il sacerdote, impavido e disposto ad incassare per il Signore anche oltraggi, come riferiscono gli Atti degli Apostoli.

http://www.totustuus.net/modules.php?name=Content&pa=showpage&pid=31
La Sacra Sindone:
il volto di Gesù Cristo