sabato 4 ottobre 2008
Dio solo può dare la fede;
tu, però, puoi dare la tua testimonianza.
Dio solo può dare la speranza;
tu, però, puoi infondere fiducia nei tuoi fratelli.
Dio solo può dare l’amore;
tu, però, puoi insegnare l’altro ad amare.
Dio solo può dare la pace;
tu, però, puoi seminare l’unione.
Dio solo può dare la forza;
tu, però, puoi dare sostegno allo scoraggiato.
Dio solo è la via;
tu, però, puoi indicarla agli altri.
Dio solo è la luce;
tu, però, puoi farla brillare agli occhi di tutti.
Dio solo è la vita;
tu, però, puoi far rinascere negli altri il desiderio di vivere.
Dio solo può fare ciò che appare impossibile;
tu, però, potrai fare il possibile.
Dio solo basta a se stesso;
venerdì 3 ottobre 2008
Un cristiano cattolico che voglia vivere in modo serio e responsabile la propria fede cercherà ogni giorno di cogliere cosa lo Spirito dice alla chiesa, di leggere i segni dei tempi, le attese più profonde dell’umanità, le urgenze di una chiesa che vuole essere sempre più fedele al suo Signore. Che cosa sperare allora per la chiesa e per il mondo di oggi e di domani? A quali domande di senso che sgorgano nel cuore di milioni di uomini e di donne, a quali attese e speranze dare voce e respiro, a quali “beatitudini” fare spazio nella storia concreta dell’umanità? Quali tratti deve assumere l’annuncio del vangelo affinché sia ancora e sempre autentica “buona notizia” rivolta a tutti e a ciascuno, messaggio che parla da cuore a cuore? Credo non si possa negare che le attese odierne siano in gran parte riconducibili a quelle lette e interpretate dal concilio Vaticano II: sono già trascorsi quarantatre anni dalla sua chiusura, ma quella “novella Pentecoste” chiede ancora piena ricezione e adeguata realizzazione da parte della chiesa. Ne era consapevole lo stesso Giovanni Paolo II che al culmine del suo testamento, in pieno anno giubilare del 2000, al termine di una rapida serie di annotazioni successive, si sofferma più lungamente a ribadire che il concilio è stato “un grande dono” dello Spirito che egli lascia come eredità “a quanti sono e saranno in futuro chiamati a realizzarlo”. D’altronde, era stato lo stesso Giovanni Paolo II con il suo magistero pontificio a definire il Vaticano II “la grande grazia del XX secolo” e la “bussola per la chiesa del terzo millennio”. Il suo successore Benedetto XVI avrà ancora come compito prioritario di proseguire la realizzazione del concilio e dovrà in particolare, ora che si sono dissolti i fantasmi di scismi nella chiesa, togliere ogni dubbio circa l’autorevolezza di quell’assise conciliare: non si può infatti sminuirne la portata attraverso un’ermeneutica riduttrice che rallenterebbe il rinnovamento della chiesa e lascerebbe in un dubbio paralizzante proprio i cristiani più esposti perché collocati alle frontiere vecchie e nuove della chiesa. Oggi non è necessario un nuovo concilio, ma occorre che le istanze suggerite dalla dinamica globale del Vaticano II siano raccolte e portate a piena maturazione, soprattutto dopo questi decenni che hanno visto un’accelerazione nei mutamenti sociali e un profondo cambiamento dello scenario planetario. Forse oggi più che mai è richiesta al papa una dote che sempre deve accompagnare chi presiede la chiesa nella carità: il sensus ecclesiae. Questo profondo “senso della chiesa” consente di lavorare con sollecitudine alla fondamentale compaginazione e comunione tra tutte le componenti ecclesiali. “Senso della chiesa” significa affermare l’ordo oggettivo richiamato dall’ecclesiologia conciliare che fa della chiesa una comunione di chiese locali presiedute dai vescovi: in questo ordo il riconoscimento delle chiese locali deve avvenire in una logica di comunione plurale e in una sinodalità, in un “fare cammino insieme” da parte di tutti i ministeri e le componenti ecclesiali. La comunione deve diventare forma esistenziale della chiesa, senza timori e senza paure, ma assumendo tutte le fatiche e i rischi che si presentano nel tentare di realizzarla e di viverla. Se veramente si instaura una spiritualità di comunione, allora si riuscirà anche a trovare strumenti e strutture efficaci perché questa comunione sia concreta e visibile.
(cf. Enzo Bianchi)
Anche noi Templari di San Bernardo vogliamo fare "fatti" in tal senso. Per questo invitiamo tutti i fratelli e le sorelle di altre Associazioni, Congregazioni, Gruppi e Ordini neotemplari a pensare seriamente ad un modo fattivo per trovare in ciascun gruppo le ragioni che portano all'unità (più di quelle che paiono dividerci) e perseguirle cristianamente in seno alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana, come chiaramente indicato da nostro Signore Gesù Cristo.
giovedì 2 ottobre 2008
2 OTTOBRE - MEMORIA
Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate (Disc. 12 sul salmo 90: Tu che abiti, 3, 6-8; Opera omnia, ed. Cisterc. 4 [1966] 458-462) «Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi» (Sal 90, 11). Ringrazino il Signore per la sua misericordia e per i suoi prodigi verso i figli degli uomini. Ringrazino e dicano tra le genti: grandi cose ha fatto il Signore per loro. O Signore, che cos'è l'uomo, per curarti di lui o perché ti dai pensiero per lui? Ti dai pensiero di lui, di lui sei sollecito, di lui hai cura. Infine gli mandi il tuo Unigenito, fai scendere in lui il tuo Spirito, gli prometti anche la visione del tuo volto. E per dimostrare che il cielo non trascura nulla che ci possa giovare, ci metti a fianco quegli spiriti celesti, perché ci proteggano, e ci istruiscano e ci guidino. «Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi». Queste parole quanta riverenza devono suscitare in te, quanta devozione recarti, quanta fiducia infonderti! Riverenza per la presenza, devozione per la benevolenza, fiducia per la custodia. Sono presenti, dunque, e sono presenti a te, non solo con te, ma anche per te. Sono presenti per proteggerti, sono presenti per giovarti. Anche se gli angeli sono semplici esecutori di comandi divini, si deve essere grati anche a loro perché ubbidiscono a Dio per il nostro bene.
L'Angelo Custode: nostra guardia vdel corpo e dell'anima, donataci da Dio per vegliare su di noi per preservarci dal male e spronarci al bene.
Il numero degli Angeli è infinito.
Invochiamolo pertanto con viva fede:
Angelo di Dio che sei il mio custode,
custodisci, reggi e governa me,
che ti fui affidato dalla pietà celeste.
Richiamiamo la sua presenza alla sera prima di metterci a riposo,al mattino appena desti e ogni qualvolta occorre un aiuto per l'anima e per il corpo.
«Padre Celeste,
mercoledì 1 ottobre 2008
LO SCUDO "FERMATI"
Come puoi vedere da questa immagine a grandezza naturale, lo Scudo del Sacro Cuore (conosciuto anche con il semplice nome di "Férmati") è un ovale di panno nel quale sono ricamate, o dipinte o (come in questo caso) intessute l'immagine del Cuore di Gesù e la duplice scritta: Férmati! il Cuore di Gesù è meco! e Venga il Regno Tuo!
L'origne di questa devozione risale alla note apparizioni di Paray Le Monial (fine del secolo XVII), nel corso delle quali Gesù manifestò a Santa Margherita Maria Alacoque l'amore che ardeva nel suo Cuore divino e la sua volontà di salvare gli uomini.
Tra le altre cose, il Signore raccomandò a Santa Margherita Maria di portare sul petto uno scudo raffigurante il Sacro Cuore così come ella lo aveva visto nel corso delle apparizioni.
La stessa parola usata - scudo - lascia intendere il significato dei questa devozione: chi lo indossa chiede all'amore del Signore di proteggerlo da ogni male; lo scudo è così la mite arma di chi ripone tutta la sua fiducia non nei mezzi umani, ma nella bontà del nostro Salvatore.
Perché "férmati"?
Marsiglia, secolo XVIII: la città è colpita da una pestilenza che sembra avanzare inesorabilmente. Una suora prende l'iniziativa di distribuire centinaia di "scudi" sui quali ha fatto scrivere la parola "fermati!": si tratta di un "ordine" rivolto all'epidemia che sembra non volersi arrestare.
Nel giro di poco tempo la peste "retrocede" e la città è liberata. Da allora in poi lo scudo sarà sempre accompagnato da questa scritta, che la fede dei devoti estende ai ogni genere di male temporale e spirituale.
tratto da Associazione Madonna di Fatima
martedì 30 settembre 2008
CATENA D'AMORE
contro Satana e gli angeli ribelli
di DON RENZO DEL FANTE
In questa battaglia lunga e infida, che raramente dà soddisfazioni evidenti, i mezzi abituali di cui disponiamo sono:
Umiltà di cuore
La devozione, da figli con la Mamma, alla Madonna, è garanzia per tutti di salvezza.
Chi vogliamo aiutare
È la Provvidenza che fa tutto; noi ci mettiamo solo la buona volontà nel formare questa spirituale e luminosa catena di amore attorno a:
Una comunione di cuori
Lo scopo che ci proponiamo, che riguarda il settore ristretto dei posseduti da Satana, si concretizza in una iniziativa nuova, semplice e attuabilissima.
I Sacerdoti esorcisti
I Sacerdoti, che vogliono far parte di questa santa «Catena d'amore», si impegnano a far l'esorcismo, nel modo che ciascuno ritiene più adatto, come se i sofferenti fossero presenti.
Anelli preziosi
Può far parte di questa «Catena d'amore», aderendo a questo spirituale incontro di preghiera e di carità:
A gloria di Dio
Il bene, che silenziosamente deriverà da questa piccola e grande opera, che già si sta diffondendo in Italia e all'Estero, andrà a vantaggio oltre che dei sofferenti cui è dedicata:- a chi vive in peccato mortale, che è la vittima più vera di Satana, ottenendo la grazia della conversione;
È un dono della Madonna!
Questa «Catena d'Amore» che poggia sulla Fede e realizza la Carità, è stata suggerita ed è benedetta dalla Madonna stessa, come si desume da quanto segue:
http://medjugorje.altervista.org/doc/inferno//combattere.html
lunedì 29 settembre 2008
L'originaria, paradisiaca comunicazione fra il Creatore e la creatura viene ristabilita sulla croce. Dalla croce, come da fonte inesauribile, sgorga il flusso divino che purifica e divinizza l'uomo. Dalla croce Cristo manda lo Spirito che rinnova la faccia della terra. Dio ha tracciato in Cristo la via maestra per giungere fino a noi e l'uomo la percorre riconoscente pieno di stupore.
Su questa via camminiamo insieme, preceduti da Cristo, confortati dalla tenerezza della Madre di Dio, sostenuti dalla intercessione dei santi, accompagnati dagli angeli, da san Michele, "forza di Dio", da san Raffaele, "medicina di Dio", da san Gabriele "l'inviato di Dio" per annunciare anche a noi oggi che Dio ha posto la sua tenda fra noi.
Il Vescovo di Noto, monsignor Mariano Crociata, è stato nominato da Benedetto XVI nuovo Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).
Monsignor Crociata sostituirà così monsignor Giuseppe Betori, chiamato a ricoprire l'incarico di Vescovo di Firenze.
Nato nel 1953 a Castelvetrano (Trapani), ha studiato al Seminario Vescovile di Mazara del Vallo e ha conseguito la maturità classica. È stato alunno dell'Almo Collegio Capranica e ha frequentato i corsi di filosofia e teologia alla Pontificia Università Gregoriana, conseguendo il dottorato in Teologia. Ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 29 giugno 1979.
Ha svolto numerosi incarichi tra i quali: direttore dell'Ufficio catechistico diocesano; Arciprete-parroco della Chiesa Madre di Marsala, Vicario generale. È stato Assistente diocesano dell'Azione Cattolica e membro della Commissione centrale nel Sinodo diocesano. Docente di Teologia Fondamentale e Direttore del Dipartimento di Teologia delle religioni alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia.
Ha insegnato Teologia Fondamentale e Cristologia all'Istituto di Scienze Religiose di Mazara del Vallo. Il 6 ottobre 2007 è stato ordinato Vescovo di Noto. Monsignor Crociata è membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani.
In una nota diramata questo giovedì, la presidenza della CEI ha accolto con “gioia e riconoscenza” la nomina di monsignor Crociata: “Il profilo intellettuale e spirituale del presule costituisce la migliore garanzia per l'importante incarico a lui affidato per il servizio alle Chiese che sono in Italia”.
Nel comunicare ai fedeli della sua diocesi la nuova nomina, il Vescovo di Noto si è detto pronto ad accogliere con “consapevolezza ecclesiale e pastorale” questo nuovo servizio di “umile cooperatore alla coesione e al lavoro collegiale dei Vescovi delle diocesi d’Italia”.
Monsignor Crociata ha poi invitato a riconoscere nella decisione del Papa “un segno di considerazione per la diocesi di Noto e, se così posso dire, per la nostra travagliata e amata Sicilia”.
“Leggo questo momento come una chiamata di Dio”, ha detto dicendosi convinto che “il bene si compie innanzitutto per la via dell’obbedienza e dell’adesione alla volontà di Dio”.
“Rinnovo così la convinzione di fede riposta nel mio motto episcopale, poiché è vero che nella croce di Cristo troviamo pace”, ha poi concluso.
Monsignor Crociata assumerà il nuovo ufficio il 20 ottobre prossimo.
Il demonologo era diffidente anche nei confronti di oroscopi e astrologia. Nelle profezie basate sugli astri, sosteneva, non c'è «un'attività del demonio che violenta la persona ma, senz'altro,il diavolo può tentare di diminuire la nostra fede, inducendoci ad andar dietro ai ciarlatani». Aveva denunciato anche i rischi della musica rock e metal che, in alcuni canzoni, indurrebbe messaggi subliminali satanici, che spingono al male o al suicidio.
Dal vangelo secondo Matteo.
Buona domenica pben
I PRIMI
I pubblicani e le prostitute vi passeranno davanti
nel regno di Dio perché hanno creduto.
(Mt 21,31s)
La fede nella presenza del Regno di Dio
trasforma anche il cuore impenitente
di chi ha sperato nella sola ricchezza,
senza occuparsi di eternità.
Egli è il re della sua esistenza,
tutto funziona secondo il suo dettame:
interessi personali, economia solida,
futuro di benessere, pochi amici.
Non esistono per lui poveri e bisognosi,
è solo al mondo, vive per lavorare
e col lavoro assicura la sua vita,
fatta di lunghe attese… bancarie.
Quando il pubblicano crede e
scende dal suo albero, come Zaccheo,
si trova tra le braccia di Cristo
pronto a vivere in modo nuovo.
La prostituta regna offrendo se stessa,
corpo e anima, soffocati dalla brama
del possesso, senza frontiere di bene,
in un mondo immemore e incapace di amare.
Avviene il miracolo della predicazione
che proclama il perdono rigeneratore,
il peccato è sconfitto dall’amore
che si lascia crocifiggere per il malvagio.
Il sapore amaro di ciò che si credeva
dolce, bello alla vista e utile per la vita,
interrompe improvvisamente il flusso
degeneratore del male radicato in noi.
Appare l’inganno del mondo caduco
e prepara il cuore a più grandi ascese;
l’annuncio apre gli occhi e l’anima
del pubblicano e della prostituita.
C’è chi sta alla finestra aperta sul mondo
perché si crede giusto e non contaminato
con la piazza e accusa i passanti ignari
dei suoi mali e delle sue angosce.
La salvezza è per tutti e la misericordia
è anche per lui; il suo cuore indurito
lo costringe a mentire a se stesso
perché non si schiera con i peccatori.
Misericordia e perdono toccano
chi è in ansia per il proprio peccato
e soffre senza trovare più un approdo
nel mondo che lo ha sempre ingannato.
Chi si diceva giusto rimane secondo
per sempre, perché non ha creduto
alla sua povertà da riscattare
con un amore più grande per Cristo.
Felice colpa, canta il mistico pastore,
che ci ha fatto diventare umili
riconoscendoci sufficientemente peccatori
per essere amati dal più grande Redentore.
Pben 28, ix, 2008