giovedì 31 gennaio 2008

il tema
Una «summa» di antropologia cristiana: l’ha offerta il Papa ricevendo un gruppo di studiosi.
Fede e ragione, verità e libertà, responsabilità verso l’uomo, il creato, la storia: sfide di oggi che appassionano il pensiero
_____________________________________
VANGELO E SOCIETÀ

Benedetto XVI:
la scienza non sia il
criterio del bene

DA ROMA MIMMO MUOLO

Non bisogna chiedere alla scienza quello che non può dare. Nessuna scienza, ad esempio, «può dire chi è l’uomo, da dove viene e dove». Meno che mai essa deve diventare «il criterio del bene». Occorre, invece, che sia sempre l’uomo ad essere rispettato «come il centro del creato», senza scadere a «oggetto di manipolazioni ideologiche » o di «decisioni arbitrarie » o peggio ancora di «abusi dei più forti sui più deboli», come invece è avvenuto nel XX secolo.
Il discorso che ieri mattina Benedetto XVI ha rivolto ai partecipanti al Convegno su “L’identità mutevole dell’individuo”, promosso dalla Accademia delle Scienze di Parigi e dalla Pontificia Accademia delle Scienze (e che Avvenire pubblica integralmente) si può quasi considerare una piccola summa di antropologia cristiana. Un tema che del resto è stato sempre ben presente nel magistero di Papa Ratzinger e che ha trovato spazio in quasi tutti i grandi interventi di questa prima parte del suo Pontificato. Anche ieri, dopo il saluto del cancelliere dell’Istituzione scientifica parigina, Gabriel de Broglie, il Pontefice, parlando in francese, ne ha ricordato i punti salienti, specie in rapporto alle scienze positive. Il Papa ha innanzitutto messo in guardia dalla pretesa di una certa scienza di ridurre tutto, e dunque anche il concetto di persona, entro l’orizzonte del sensibile. «Mentre le scienze esatte, naturali e umane, hanno fatto prodigiosi progressi nella conoscenza dell’uomo e del suo universo – ha fatto notare proprio all’inizio del suo discorso – grande è la tentazione di voler circoscrivere completamente l’identità dell’essere umano e di chiuderlo nel sapere che ne può derivare». Da Ratisbona in poi, invece, Benedetto XVI ha rivolto numerosi inviti ad allargare il concetto di raziona-lità, non circoscrivendolo alle sole scienze empiriche. Anche ieri, dunque, ha ribadito quanto sia «importante dare voce alla ricerca antropologica, filosofica e teologica, che permette di far apparire e mantenere nell’uomo il suo mistero». Citando Pascal, il Papa ha infatti ricordato che «l’uomo supera infinitamente l’uomo». In altri termini egli «va sempre al di là di quello che di lui si vede o si percepisce attraverso l’esperienza». Se invece si mette da parte l’interrogativo sul suo essere, si arriva «inevitabilmente a rifiutare di ricercare la verità obiettiva » e, in tal modo, «a non essere più capaci di riconoscere il fondamento sul quale riposa la dignità dell’uomo, di ogni uomo, dalla fase embrionale fino alla morte naturale». Perciò, come ha fatto da ultimo anche nel discorso inviato all’Università 'La Sapienza', il Pontefice ha invitato a coltivare questo amore per la ricerca della verità e del dialogo tra i diversi saperi. «Nel corso del vostro convegno – ha messo in rilievo rivolgendosi ai suoi ospiti – avete sperimentato che le scienze, la filosofia e la teologia possono aiutarsi nel percepire l’identità dell’uomo, che è sempre in divenire». L’uomo, infatti, «non è frutto del caso, e neppure di un insieme di convergenze, di determinismi o di interazioni psico- chimiche; è un essere che gode di una libertà che, pur tenendo conto della sua natura, la trascende, e che è il segno del mistero di alterità che lo abita». Libertà, capacità di distinguere «ciò che è buono, possibilità di «orientare la sua vita verso un fine» sono le caratteristiche che, ha sottolineato il Papa, mettono in luce «la dignità particolare dell’essere umano». Di qui l’invito del Pontefice a far sì che in un’epoca in cui «lo sviluppo delle scienze attira e seduce», non venga meno la capacità di educare le coscienze al rispetto delle persone e all’amore. Anzi, conclude Benedetto XVI, la stessa pratica scientifica «deve essere anche una pratica di amore, al servizio dell’umanità».
da AVVENIRE del 29 gennaio 2008

_____________________________________________________

BENEDETTO XVI

«La scienza dell’uomo la più importante di tutte le scienze» «Nessuna scienza può dire chi è l’uomo, da dove viene e dove va». Per questo bisogna «dare voce alla ricerca antropologica, filosofica e teologica» e non fare delle discipline scientifiche empiriche «il criterio del bene». Lo ha detto ieri il Papa ricevendo i partecipanti a un convegno sull’identità dell’individuo

«L’uomo non è il frutto del caso»


il discorso

«Qualsiasi pratica scientifica dev’essere una pratica di amore, chiamata a mettersi al servizio dell’uomo e dell’umanità».

Pubblichiamo il testo integrale del discorso rivolto ieri mattina nella Sala dei Papi del Palazzo apostolico vaticano da Benedetto XVI ai partecipanti al Convegno inter-accademico «L’identità mutevole dell’individuo». Signori cancellieri, eccellenze, cari amici accademici, signore e signori. È con piacere che vi accolgo al termine del vostro convegno che si conclude qui a Roma, dopo essersi svolto nell’Istituto di Francia, a Parigi, e che è stato dedicato al tema L’identità mutevole dell’individuo. Ringrazio prima di tutto il principe Gabriel de Broglie per le parole di omaggio con le quali ha voluto introdurre il nostro incontro. Desidero parimenti salutare i membri di tutte le istituzioni sotto la cui egida è stato organizzato questo convegno: la Pontificia Accademia delle scienze, la Pontificia Accademia delle scienze sociali, l’Accademia delle scienze morali e politiche, l’Accademia delle scienze, l’Istituto Cattolico di Parigi. Sono lieto del fatto che, per la prima volta, una collaborazione interaccademica di tale natura si sia potuta instaurare, aprendo la via ad ampie ricerche pluridisciplinari sempre più feconde. M entre le scienze esatte, naturali e umane, hanno fatto prodigiosi progressi nella conoscenza dell’uomo e del suo universo, grande è la tentazione di voler circoscrivere completamente l’identità dell’essere umano e di chiuderlo nel sapere che ne può derivare. Per non intraprendere questa via, è importante dare voce alla ricerca antropologica, filosofica e teologica, che permette di far apparire e mantenere nell’uomo il suo mistero, poiché nessuna scienza può dire chi è l’uomo, da dove viene e dove va. La scienza dell’uomo diviene dunque la più necessaria di tutte le scienze. È il concetto espresso da Giovanni Paolo II nell’enciclica Fides et ratio: «Una grande sfida che ci aspetta al termine di questo millennio è quella di saper compiere il passaggio, tanto necessario quanto urgente, dal fenomeno al fondamento. Non è possibile fermarsi alla sola esperienza; anche quando questa esprime e rende manifesta l’interiorità dell’uomo e la sua spiritualità, è necessario che la riflessione speculativa raggiunga la sostanza spirituale e il fondamento che la sorregge » (n. 83). L’uomo va sempre al di là di quello che di lui si vede o si percepisce attraverso l’esperienza. Trascurare l’interrogativo sull’essere dell’uomo porta inevitabilmente a rifiutare di ricercare la verità obiettiva sull’essere nella sua integrità e, in tal modo, a non essere più capaci a riconoscere il fondamento sul quale riposa la dignità dell’uomo, di ogni uomo, dalla fase embrionale fino alla sua morte naturale. N el corso del vostro convegno, avete sperimentato che le scienze, la filosofia e la teologia possono aiutarsi nel percepire l’identità dell’uomo, che è sempre in divenire. A partire da un interrogativo sul nuovo essere derivato dalla fusione cellulare, che è portatore di un patrimonio genetico nuovo e specifico, avete messo in luce elementi fondamentali del mistero dell’uomo, caratterizzato dall’alterità: essere creato da Dio, essere a immagine di Dio, essere amato e fatto per amare. In quanto essere u- mano, non è mai chiuso in se stesso; è sempre portatore di alterità e si trova fin dalla sua origine a interagire con altri esseri umani, come ci rivelano sempre più le scienze umane. Come non ricordare qui la meravigliosa meditazione del salmista sull’essere umano, tessuto nel segreto del seno di sua madre e allo stesso tempo conosciuto, nella sua identità e nel suo mistero, da Dio solo, che lo ama e lo protegge (cfr Sal 138, 1-16). L’uomo non è il frutto del caso, e neppure di un insieme di convergenze, di determinismi o di interazioni psico-chimiche; è un essere che gode di una libertà che, pur tenendo conto della sua natura, la trascende, e che è il segno del mistero di alterità che lo abita. È in questa prospettiva che il grande pensatore Pascal diceva che «l’uomo supera infinitamente l’uomo». Questa libertà, che è propria dell’essere uomo, fa sì che quest’ultimo possa orientare la sua vita verso un fine, possa, con le azioni che compie, volgersi verso la felicità alla quale è chiamato per l’eternità. Questa libertà dimostra che l’esistenza dell’uomo ha un senso. Nell’esercizio della sua autentica libertà, la persona soddisfa la sua vocazione; si realizza e dà forma alla sua identità profonda. È anche nella messa in atto della sua libertà che esercita la propria responsabilità sulle sue azioni. In tal senso, la dignità particolare dell’essere umano è al contempo un dono di Dio e la promessa di un futuro. L’uomo ha in sé una capacità specifica: quella di discernere ciò che è buono e bene. Posta in lui dal Creatore come un sigillo, la sinderesi lo spinge a fare il bene. Maturo grazie a essa, l’uomo è chiamato a sviluppare la propria coscienza attraverso la formazione e l’esercizio, per procedere liberamente nell’esistenza, fondandosi sulle leggi fondamentali che sono la legge naturale e quella morale. Nella nostra epoca, in cui lo sviluppo delle scienze attira e seduce mediante le possibilità offerte, è più importante che mai educare le coscienze dei nostri contemporanei, affinché la scienza non divenga il criterio del bene e l’uomo sia rispettato come il centro del creato e non sia oggetto di manipolazioni ideologiche, né di decisioni arbitrarie o abusi dei più forti sui più deboli. Pericoli di cui abbiamo conosciuto le manifestazioni nel corso della storia umana, e in particolare nel corso del ventesimo secolo. Q ualsiasi pratica scientifica deve essere anche una pratica di amore, chiamata a mettersi al servizio dell’uomo e del- l’umanità, e ad apportare il suo contributo all’edificazione dell’identità delle persone. In effetti, come ho sottolineato nell’enciclica Deus caritas est, «L’amore comprende la totalità dell’esistenza in ogni sua dimensione, anche in quella del tempo... Amore è 'estasi'... ma estasi come cammino, come esodo permanente dell’io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, proprio così verso il ritrovamento di sé» (n. 6). L’amore fa uscire da se stessi per scoprire e riconoscere l’altro; aprendo all’alterità, afferma anche l’identità del soggetto, poiché l’altro mi rivela me stesso. In tutta la Bibbia è questa l’esperienza fatta, a partire da Abramo, da numerosi credenti. Il modello per eccellenza dell’amore è Cristo. È nell’atto di dare la propria vita per i fratelli, di donarsi completamente che si manifesta la sua identità profonda e che troviamo la chiave di lettura del mistero insondabile del suo essere e della sua missione. A ffidando le vostre ricerche all’intercessione di san Tommaso d’Aquino, che la Chiesa onora in questo giorno e che resta un «un autentico modello per quanti ricercano la verità» (Fides et ratio, n. 78), vi assicuro della mia preghiera per voi, per le vostre famiglie e per i vostri collaboratori, e imparto a tutti con affetto la benedizione apostolica.

Benedetto XVI «Le scienze, la filosofia e la teologia possono aiutarsi nel percepire l’identità umana, che è sempe in divenire. Nel mistero dell’uomo abitano l’alterità e la libertà» «Oggi, mentre lo sviluppo delle scienze attira e seduce, è necessario educare le coscienze affinché l’uomo sia rispettato come il centro del creato e non sia oggetto di manipolazioni ideologiche o di abusi dei più forti sui più deboli»

da AVVENIRE del 29 gennaio 2008

Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino
Signore, essere chiamati a partecipare alla tua luce e alla tua vita è un dono meraviglioso. Ed essere scelti per annunciare il tuo messaggio di luce è un immeritato privilegio.
Noi, Templari di San Bernardo
ti chiediamo, Signore, di moltiplicare oggi nella tua Chiesa i maestri, gli evangelisti e i profeti che diffondono la tua luce nella notte del mondo. Fa' che, una volta illuminati, perseveriamo nella partecipazione alle assemblee di fede, coraggiosi e colmi di speranza, in attesa del tuo Giorno.
____________________________________
L'E S O T E R I S M O

è un male!!!
_________________

Che cos’è l’esoterismo?
Con questa parola s’intende «tutto ciò che è conosciuto da una ristretta cerchia di persone e non può essere svelato pubblicamente, come un particolare tipo di magia, le tecniche per la lettura della mano o delle carte, le formule per l’evocazione degli spiriti, i segni utilizzati per stabilire un patto con il diavolo». Esoterismo è qualcosa di misterioso, di segreto, di occulto. E’ un linguaggio conosciuto soltanto da pochi eletti, che lo utilizzano per i loro scopi. Perciò, di fatto, l’esoterismo è un modo per esercitare un potere nei confronti di qualcuno. Chi esercita il potere? Gli «iniziati». Ovvero, i pochi eletti che sono stati ammessi alla conoscenza di qualche culto o magia particolare, come gli astrologi, i cartomanti, gli stregoni e i maghi di ogni genere.

Gli iniziati esercitano un gran potere nei confronti di altri che, spesso, sono persone deboli, fragili, in crisi, in difficoltà. Sono persone che stanno attraversando un momento critico nella loro vita, che cercano risposte immediate ai propri interrogativi o una soluzione ai loro problemi.

L’iniziato dice: «Io ho il potere di guarirti. Ho il filtro magico che ti permetterà di trovare l’amore che stai cercando».

Oppure: «Attraverso la lettura delle carte posso aiutarti a conoscere il tuo destino».

Oppure: «Questo amuleto ha un potere immenso e cambierà completamente la tua vita».

O ancora: «Sono in grado di metterti in contatto con lo spirito di tuo fratello, che è morto l’estate scorsa in un incidente stradale».


Diffusione


Come si diffonde il «virus» dell’esoterismo? Quali sono le cause dell’epidemia esoterica che colpisce le nuove generazioni? I giovani pensano che l’esoterismo sia qualcosa di bello, di simpatico, d’affascinante.

Credono di trovare nell’occultismo un alleato per risolvere i propri problemi. E così, si avvicinano con fiducia alle pratiche magiche, allo spiritismo e al satanismo, senza accorgersi che stanno scherzando col fuoco.

- La ricerca dell’appartenenza (senso della comunità);
- la ricerca di risposte;
- la ricerca dell’integrità (Holismo) o compiutezza;
- la ricerca dell’identità culturale;
- il bisogno di essere riconosciuto, di essere speciale;

- la ricerca di trascendenza;
- il bisogno di una direzione spirituale;
- il bisogno di visione;
- il bisogno di partecipazione e di impegno.

Allargando di più il fuoco d’osservazione e finalizzando al tema che stiamo affrontando, sintetizzerei le motivazioni che spingono all’esoterismo in tre grandi filoni:

1. Bisogni spirituali:

che muovo alla ricerca di verità, ricerca di esperienza spirituale, ricerca di risposte trascendenti.

2. Bisogni psicologici:

che muovono alla ricerca di identità, ricerca di sicurezza (di punti fermi, di guida, di direzione), ricerca di senso di appartenenza (condivisione di esperienze, di valori, di linguaggio, aiuto reciproco), ricerca di un ruolo (bisogno di impegnarsi attivamente, di sentirsi utili, di essere riconosciuti e valorizzati, di uscire dall’anonimato), ricerca terapeutica (guarigione da problemi psichici, o più comunemente uscita dalla sofferenza o dall'insoddisfazione interiore, superamento del senso di limitatezza personale o di inadeguatezza). “Oggigiorno tutto sembra congiurare contro i progetti per la vita, i legami duraturi, le alleanze eterne, le identità immutabili. Non possiamo più contare, a lungo termine, sul posto di lavoro, sulla professione, e nemmeno sulle proprie capacità… Non possiamo più basarci sulla vita di coppia o sulla famiglia: si sta insieme quel tanto che basta finché uno dei due partner sia soddisfatto; il legame sin dall’inizio è concepito nell’ottica di «si vedrà»… Il presente è caratterizzato da una sorta di «morale del vagabondo»”.(Zygmunt Bauman, cit. da Ulrich Beck, I rischi della libertà, Ed. Mulino, p.7, 2000).

3. Bisogni egocentrici:

ricerca di potere materiale (denaro, successo, dominio sugli avvenimenti e sugli altri), ricerca di potere personale (ricerca di poteri straordinari, occulti, paranormali), ricerca di sviluppo del proprio potenziale umano (affermazione esasperante de sé), ricerca di vie di superamento dei limiti consueti (sperimentazione di nuovi livelli di coscienza, ricerca volontaria di stati alterati della coscienza.

Giuseppe Ferrari, segretario nazionale del Gris (Gruppo ricerca e d’Informazione sulle Sette), ha identificato alcune possibili strade che conducono al contatto con il mondo del satanismo: «La frequentazione di ambienti esoterici, magici e occultisti, unita al desiderio di spingere oltre per sperimentare sempre nuove vie di “conoscenza”; la partecipazione a sedute spiritiche, per evocare entità particolari, durante le quali non è difficile arrivare a evocare spiriti demoniaci e incontrare chi partecipa anche a riti satanici; il ricorso alla cosiddetta “magia nera” per affrontare e tentare di risolvere problemi di vario genere; l’attrazione idolatrica mostrata nei confronti di alcuni personaggi e fenomeni musicali ai quali è concesso, attraverso i messaggi delle loro canzoni, di bestemmiare, di invitare al suicidio, all’omicidio, alla violenza, alla perversione sessuale, all’uso di droga, alla necrofilia;l’attrazione per l’horror, il macabro, la violenza fine a se stessa, la pedofilia, diffusi nella società attraverso vari mezzi fino a desiderare esperienze dirette in ambienti che si ispirano a tali concetti e comportamenti» (G. Ferrari, I cristiani di fronte alle sette, supplemento a La domenica, n° 3, giugno 1997, San Paolo, pag. 25).

Le maschere dell’esoterismo

Un grande equivoco, che trae in inganno tantissimi ragazzi, è quello di credere che esista una magia «buona» (la magia bianca) e una magia «cattiva» (magia nera). Nulla di più falso. Non esistono magie buone e magie cattive. Tutta la magia, di fatto, è cattiva e pericolosa, in quanto pone l’uomo in una condizione di schiavitù e di condizionamento psicologico. I ragazzi di oggi sono bombardati da una serie di messaggi che li portano a simpatizzare per la magia, nelle sue diverse espressioni. Sono messaggi che arrivano dalla musica, dalle discoteche, da certe riviste per adolescenti, dalla televisione e da altri mezzi di comunicazione.

- Si porta la lampada per metterla sul lucerniere.
- Con la misura con la quale misurate, sarete misurati.

+ Dal Vangelo secondo san Marco (Mc 4,21-25)

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: "Si porta forse la lampada permetterla sotto il moggio o sotto il letto? O non piuttosto per metterlasul lucerniere? Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba esseremanifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per intendere, intenda!".
Diceva loro: "Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più.
Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha".

Parola del Signore.

Dio ha dei progetti meravigliosi per i suoi figli e vuole comunicarli attraverso Gesù, suo Figlio. Scoprire quello che si nasconde dietro il regno di Dio è una grazia. Il regno di Dio non è né ermetico né impenetrabile, ma si manifesterà agli uomini come la luce che si mette in alto affinché sia vista da tutti. Gesù è la luce della rivelazione per il mondo. Noi siamo illuminati dal suo splendore per trasmettere la sua luce, come testimoni, agli altri. A colui che accetta la rivelazione della luce sarà accordata più comprensione e più luce. A colui che accetta Dio nella sua vita Dio verrà comunicato sempre più. Dio vuole offrire alla sua Chiesa molti evangelizzatori illuminati dallo Spirito. A colui che nasconde il talento che Dio gli ha accordato e non se ne serve, sarà tolto anche quello che gli rimane. La fede, crescendo, diventa una forza missionaria e crea delle comunità evangelizzatrici. La parola di Dio resti con voi in tutta la sua ricchezza.

Non nobis...

mercoledì 30 gennaio 2008

Come possono i Cavalieri e le Dame dei
Templari di San Bernardo
sottrarsi alla chiamata della Madre di Dio?
IL PIU’ GRANDE COMBATTIMENTO CHE L’UMANITA’ ABBIA MAI AVUTO
“LA LOTTA FINALE TRA
IL VANGELO E L’ANTIVANGELO”

Il cardinale Dias a Lourdes

LE APPARIZIONI MARIANE PER SALVARE L'UOMO DAL PECCATO


L'apparizione della Vergine a Lourdes, come le altre apparizioni mariane, "rientra nella lotta permanente, e senza esclusione di colpi, tra le forze del bene e le forze del male, cominciata all'inizio della storia umana e che proseguirà fino alla fine". Lo ha detto il cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, durante la Messa celebrata l’8 dicembre 2007 a Lourdes per inaugurare, come inviato speciale del Papa, l'Anno celebrativo del centocinquantesimo anniversario delle apparizioni.

Anzi “questa lotta - ha aggiunto il cardinale - è ancora più accanita che ai tempi di Bernadette. Il mondo si trova terribilmente irretito nella spirale di un relativismo che vuole creare una società senza Dio; di un relativismo che erode i valori permanenti e immutabili del Vangelo; e di una indifferenza religiosa che resta imperturbabile di fronte al bene superiore delle cose che riguardano Dio e la Chiesa”. E ancora: “Questa battaglia fa innumerevoli vittime nelle nostre famiglie e tra i nostri giovani”. Il cardinale ha poi ricordato quanto il Cardinale Wojtyla disse pochi mesi prima della sua elezione alla Cattedra di Pietro: "Noi siamo oggi di fronte al più grande combattimento che l'umanità abbia mai avuto. Penso che la comunità cristiana non l'abbia ancora compreso del tutto. Noi siamo oggi di fronte alla lotta finale tra la Chiesa e l'anti-chiesa, tra il Vangelo e l'antivangelo". Parole, ha aggiunto il cardinale Dias, che trent'anni dopo risuonano come profetiche, peraltro preannunciate proprio dalle apparizioni mariane "insieme con la rovina spirituale di certi Paesi, l'affievolimento della fede, le difficoltà della Chiesa e l'aumento dell'azione dell'anticristo, con i suoi tentativi di rimpiazzare Dio nella vita degli uomini". Ma proprio per questo "è discesa dal cielo una Madre - ha aggiunto - preoccupata per i suoi figli che vivono nel peccato, lontani da Cristo".

Nella grande basilica sotterranea di San Pio X lo ascoltano migliaia di fedeli provenienti da diversi Paesi del mondo per non mancare al solenne appuntamento con la celebrazione dell'anniversario di "quelle apparizioni - avverte il cardinale Dias - vere e proprie irruzioni mariane nella storia del mondo, che segnano l'entrata decisiva della Vergine nel pieno delle ostilità tra lei e il diavolo, come è descritto nella Genesi e nell'Apocalisse".

Per questo motivo il Prefetto ha invitato i fedeli a non abbassare la guardia "qui a Lourdes come in tutto il mondo. La Madonna sta tessendo una rete di suoi figli e figlie spirituali per lanciare una forte offensiva contro le forze del maligno e per preparare la vittoria finale del suo divino figlio Gesù Cristo". Ella dunque "ci chiama anche oggi ad entrare nella sua legione, per combattere contro le forze del male".

Le armi da usare in questa lotta dovranno essere "la conversione del cuore, una grande devozione verso la santa Eucaristia, la recita quotidiana del santo Rosario, la preghiera costante e senza ipocrisie, l'accettazione delle sofferenze per la salvezza del mondo". "La vittoria finale - ha concluso il cardinale Dias nella sua omelia - sarà di Dio. E Maria combatterà alla testa dell'armata dei suoi figli contro le forze nemiche di Satana, schiacciando il capo del serpente".

Terminata la celebrazione della messa il cardinale ha guidato il lungo corteo processionale che, entrando nel santuario dalla porta Saint Michel, ha fisicamente inaugurato la peregrinatio del centocinquantesimo anniversario delle apparizioni.

Venerdì 1 febbraio 2008
Chiesa di San Michele Arcangelo Rottofreno (PC)
incontro in preparazione della
festa della Candelora

Programma:

ore 19,30 agape fraterna,
ore 22,30 catechesi,
ore 23 meditazione,
ore 23,30 Celebrazione Eucaristica


per partecipare contattare: honfalos@libero.it - templaritaliani@gmail.com

____________________________________________

La Candelora
Il 2 febbraio la Chiesa Cattolica celebra la Presentazione del Signore, popolarmente chiamata festa della Candelora, perché in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo "luce per illuminare le genti", come il bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone al momento della presentazione al Tempio di Gerusalemme, che era prescritta dalla Legge giudaica per i primogeniti maschi.

La festa è anche detta della Purificazione di Maria, perché, secondo l'usanza ebraica, una donna era considerata impura per un periodo di 40 giorni dopo il parto di un maschio e doveva andare al Tempio per purificarsi: il 2 febbraio cade appunto 40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù.

Anticamente questa festa veniva celebrata il 14 febbraio (40 giorni dopo l'Epifania), e la prima testimonianza al riguardo ci è data da Egeria nel suo Itinerarium (cap. 26). La denominazione di "Candelora" data popolarmente alla festa deriva dalla somiglianza del rito del Lucernare, di cui parla Egeria: "Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima" (Itinerarium 24, 4), con le antiche fiaccolate rituali che si facevano nei Lupercali (antichissima festività romana che si celebrava proprio a metà febbraio). Ma la somiglianza più significativa tra le due festività si ha nell'idea della purificazione: nell'una relativa all'usanza ebraica: «Quando una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà immonda per sette giorni; sarà immonda come nel tempo delle sue regole. L'ottavo giorno si circonciderà il bambino. Poi essa resterà ancora trentatré giorni a purificarsi dal suo sangue; non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel santuario, finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione» (Levitico 12,2-4)