venerdì 30 luglio 2010

Templari di San Bernardo
Priorato Cattolico d'Italia


La "Congregazione dei Templari di San Bernardo" si impegna a favorire il perfezionamento Morale e Spirituale dei suoi Membri anche attraverso opere di Carità, Beneficenza e Misericordia, impegnandosi ad arginare il dilagare del relativismo, dell’eresia, dell’esoterismo, della magia e divinazione in ogni sua forma; aiutare il recupero di chiese abbandonate o chiuse; rendere Gerusalemme e i Loca Sancta città aperta.
Gloria mondana e gloria di Dio: scegliere il Crocifisso vuol dire scegliere un progetto di vita

La teologia della Croce di Ernesto Balducci

Non esaltazione della sofferenza ma negazione delle potenze di questo mondo


Era per Balducci di "fondamentale importanza il momento della teologia della Croce, intesa non come legittimazione ed esaltazione della mortificazione e della sofferenza, ma come negazione delle potenze di questo mondo, quindi come principio contestativo delle potenze di questo mondo".

Egli qui prende le distanze da quella tradizione ascetico-religiosa che ha sempre fatto della Croce il simbolo della rinunzia al cambiamento del mondo e della mortificazione stessa dell'esistenza terrena, ridotta a una mera valle di lacrime irredimibile. Il discorso della fede non è puramente consolatorio, la fede è anche consolazione, ma non è rassegnazione, non lascia il mondo così forma pericolosa di alienazione quando dissuade e allontana dall'impegno di cambiare il mondo, quando la profezia viene assunta in modo consolatorio e senza vera responsabilità individuale.

La "religione alienante" crede in modo consolatorio all'avvento finale del Regno di Dio, accettando acriticamente le regole del mondo dato, ma il Vangelo parla costantemente contro di essa. La visione provvidenzialistica della religione, la credenza nel Dio-Provvidenza, confidando in una guida divina che volgerebbe tutte le cose al meglio, annullano ogni reale responsabilità storica umana e senso dell'autonomia dell'azione umana nel mondo, finiscono col legittimare il "troppo umano", il potere e l'ideologia dominante, non riconoscono l'imprescrutabilità delle vie divine, 1'alterità irriducibile di Dio rispetto alle misure umane, il suo abisso e vertiginoso enigma, la sua gratuita rivelazione. Gesù ha portato la propria croce non con rassegnazione, ma come segno e mezzo di una dedizione totale per la salvezza di tutte le creature.

Prendere la Croce vuol dire scegliere un progetto di vita che ci mette contro Erode, contro Caifa e contro Pilato, dalla parte dei 'poveri di Dio', di coloro che non hanno, per farsi strada in questo mondo, né la ricchezza, né la cultura, né il potere. La Croce non è il simbolo della coscienza infelice, è il simbolo di un progetto di esistenza. La fede, che sembra sempre essere smentita dai fatti, va spesa innanzitutto nel confronto storico-culturale con le potenze di questo mondo e Gesù è la manifestazione della potenza di Dio contro la potenza di questo mondo.

Da questo punto di vista i veri nemici della Croce non sono i cosiddetti infedeli e gli avversari del cristianesimo, ma sono quei cristiani stessi che nella loro pratica di vita si discostano di fatto dalla logica della croce. Il Dio di Gesù non equivale a un Dio metafisico necessario cui corrisponde la presunta necessità di un'istituzione ecclesiastica perfettamente inserita nei meccanismi dell'ordine giuridico politico, non si rivela nella teologia razionalistica, nelle "cinque vie" di Tommaso d'Aquino, ma nella Croce di Gesù, che da noi esige non tanto uno sforzo teoretico, una pratica conoscitiva, ma una partecipazione intensa e vitale all'immenso amore e dolore del mondo. Dio quel Dio che, come dice il prologo di Giovanni, "nessuno ha mai visto" (Gv 1,18) è mistero insondabile, ma noi lo abbiamo strumentalizzato e banalizzato in tutti i modi possibili, con la nostra presunzione razionalistica e calcolatrice. I veri "preamboli della fede" non sono però di tipo intellettuale, la vera via evangelica è quella della "partecipazione alla tribolazione degli umili".

La presunzione dello scientismo e del razionalismo di tutti i tipi di razionalismo, anche di quello teologico appare a Balducci pure come una violazione della dignità umana, perché essi, risolvendo il reale nell'intellegibile, consegnano di fatto all'insensatezza e all'irrazionalità tutto ciò che sfugge alla presa della loro ratio calcolante strumentale e che si riferisce alla nostra "umiltà creaturale", al "senso della precarietà e dell'esposizione al mistero che ci contrassegna nel nostro profondo". È più che mai salutare un atteggiamento

spirituale che abbandoni ogni vano orgoglio intellettualistico. Non bisogna confondere la sapienza con la cultura: "Viviamo con la presunzione interiore di sapere. Quest'orgoglio uccide direttamente quell'umiltà, quella povertà di spirito che è invocazione, è mendicità costante dinanzi al mistero che ci circonda. Domina nel nostro tempo, riflesso di certo tipo di civiltà prometeica, un orgoglio che lascia sgomento l'occhio del sapiente. È la presunzione di spiegare tutto, ed è anche l'indifferenza di fronte agli interrogativi essenziali". La sapienza, per Balducci, non è un mero accumulo quantitativo di nozioni, ma è un conoscere che è anche amore. Conoscere Gesù, il vero Dio non esige una conoscenza di tipo filosofico / scientifico, ma equivale a conoscere l'uomo ed è una conoscenza che s'identifica con l'amore, in particolare con l'amore per i più diversi e lontani da noi. Occorre un"'altra sapienza" rispetto alla sapienza arida e fredda dei colti: la "sapienza della Croce".

Più che portatori di una spiegazione del mondo, i credenti devono essere portatori della fede che combatte e supera le ingiustizie del mondo. Posta l'indissolubile congiunzione tra amore e sapere, tra i due aspetti il primato spetta all'amore: "È più importante l'amore che non il sapere, c'è più conoscenza nell'amore anche se è semplice, ingenuo, che nel sapere".

martedì 27 luglio 2010

Nella diversità, un segno di unità e di speranza.
Sabato 24 luglio 2010 Chiesa di San Nicola di Bari - Modena,
incontro di fraternità e Santa Messa a cui hanno partecipato le delegazioni dell'Ordine Equestre di Maria Regina; il Priorato di San Martino (OMCTH) e la Congregazione dei Templari di San Bernardo - Priorato Cattolico d'Italia.