venerdì 15 agosto 2008

"DEVOZIONE MARIANA"

Madonna dell'Armenia conservata a Forenza (PZ) nella Chiesa di S. Nicola e Maria SS..

PORTA DEL CIELO

Beata colei che ha creduto nell’adempimento
delle parole del Signore.
(Lc 1,45)

Finalmente il cielo nella nostra mano,
aperto per noi dall’amore del Padre:
è già abitato dal Primogenito
con la Madre Beata accanto a lui.

Paradiso ritrovato, Eden antico,
giardino fiorito per un riposo d’incanto;
pienezza di vita, eternità beata,
nuovo universo, solidamente fondato.

Tutta la storia freme nel lungo travaglio
dei secoli, alla ricerca del bene eterno,
smarrito nel buio del tempo, per ritrovare
se stessa e dare sensi nuovi alla vita.

Attese frustrate dalle menzogne della storia,
arrembaggio solitario per scalare il cielo,
dottrine filosofiche, teorie cosmiche,
mille teorie per cercare la stessa cosa.

Dov’è la via della speranza per uscire
dall’assurdo vizioso della nostra vita?
Esiste uno spiraglio di luce e di pace
che ci porta oltre l’arenarsi del quotidiano?

La porta della vita si apre dal di dentro,
una mano amorosa bussa con insistenza,
perché vuole entrare e stare con me,
mi chiama figlio ritrovato ed erede del cielo.

Non esitare ad aprire nella notte,
prima che si sottragga al tuo sguardo;
conserva vivo e ardente il desiderio
di sedere alla mensa eterna con lui.

Maria è beata perché ha trovato
il suo cielo nel grembo fecondato
e ha tessuto di carne e sangue il Figlio
di tutte le attese e speranze del mondo.

Il Primogenito dei cieli nuovi
fa salire accanto a sé la madre,
creatura ricreata dalla sua presenza
e santificata dal suo spirito vittorioso.

Maria, umile ancella del Signore,
diventa oggi testimonianza e certezza
per noi che il cielo è per coloro che, mossi
dallo Spirito, generano come lei il Verbo.

Maria beata, Assunta in cielo,
mostra ai credenti la via della vita;
aiutaci a percorrere con te la strada,
per imparare, come te, a vivere di fede.

Accendi in noi ardenti desideri celesti,
donaci di amare tuo Figlio e di portarlo
nel cuore fin da quaggiù, per trovare
con te la porta del cielo preparato per noi.

pben 15, VIII, 2008

giovedì 14 agosto 2008

"DEVOZIONE MARIANA"
Statua lignea di Maria Assunta, XVIII sec.
Chiesa di Calendasco (PC)

Assunzione di Maria Vergine in cielo
(15 agosto)

Maria santissima assunta in cielo è segno di speranza e modello per la Chiesa tutta e per ogni cristiano.
“Colei che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità doveva anche conservare senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte.
Colei che aveva portato nel suo seno il creator fatto bambino, doveva abitare nei tabernacoli divini.
Colei che fu data in sposa al Padre non poteva che trovar dimora nelle sedi celesti.
Doveva contemplare il suo figlio nella gloria alla destra del Padre, lei che lo aveva visto sulla croce, lei che, preservata dal dolore quando lo diede alla luce, fu trapassata dalla spada del dolore quando lo vide morire.
Era giusto che la madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio e che fosse onorata da tutte le creature come madre ed ancella di Dio”.

(S. Giovanni Damasceno)

domenica 10 agosto 2008

XIX Domenica del Tempo Ordinario A

STRADA SULLA TEMPESTA

Alla fine della notte, egli venne verso di loro
camminando sulle acque
(Mt 14,25)

Le tempeste della notte affliggono
ogni uomo che attraversa il mare della vita.
Fantasmi notturni si innalzano minacciosi
per rendere ancora più insicuro il viaggio.

È come essere soli a remare controvento
e a difendersi dai mostri tenebrosi:
paure ancestrali che riemergono
ad ogni istante, quando appare la sofferenza.

All’improvviso eco un bagliore, confuso
e poi sempre più chiaro, il punto di approdo
e di pace, la meta del mio vagare:
Gesù risorto, il Signore, delle acque.

Abbaglio che mi fa dimenticare
la fossa profonda della morte,
speranza improvvisa che mi proietta
verso di Lui, meta nuova della vita.

Con slancio sicuro io incomincio
a camminare sull’impossibile,
attratto dalla sua voce irresistibile.
Ecco, Signore, io vengo verso di Te.
E i passi scivolano sulle onde minacciose,
ma per pochi tratti: la fede è stata
breve, come uno squarcio di luce
ed ora mi sento inghiottire dall’abisso.

È qui che la fede vacilla; quando
distolgo lo sguardo dalla speranza
e ritorno a camminare controvento,
si spegne la certezza della via sul mare.

Occorre una fiducia totale, perché
non avanzo che a piccoli tragitti
e non bastano per attraversare la morte,
nella notte di furiosa tempesta.

Quando cade l’impalcatura inadeguata,
finalmente imparo a gridare verso la luce,
a gridare più forte per avere più fede
e subito il Signore stende la sua mano pietosa.

Stupore inaudito: guardando sempre
verso di Lui, il cammino si fa più sicuro,
perché sull’onda galleggia la croce
che traghetta il naufrago verso l’approdo.

Ho imparato ad avanzare gridando
senza posa verso di lui; un grido
ininterrotto che si trasforma in pianto,
non di disperazione ma di fervore.

Solo la fede mi fa camminare sulle acque,
la speranza della vita mi proietta sicuro
verso l’Amore che mi attende sulla riva
per un presente, e già futuro, di pace.

pben 10, VIII, 2008