domenica 10 agosto 2008

XIX Domenica del Tempo Ordinario A

STRADA SULLA TEMPESTA

Alla fine della notte, egli venne verso di loro
camminando sulle acque
(Mt 14,25)

Le tempeste della notte affliggono
ogni uomo che attraversa il mare della vita.
Fantasmi notturni si innalzano minacciosi
per rendere ancora più insicuro il viaggio.

È come essere soli a remare controvento
e a difendersi dai mostri tenebrosi:
paure ancestrali che riemergono
ad ogni istante, quando appare la sofferenza.

All’improvviso eco un bagliore, confuso
e poi sempre più chiaro, il punto di approdo
e di pace, la meta del mio vagare:
Gesù risorto, il Signore, delle acque.

Abbaglio che mi fa dimenticare
la fossa profonda della morte,
speranza improvvisa che mi proietta
verso di Lui, meta nuova della vita.

Con slancio sicuro io incomincio
a camminare sull’impossibile,
attratto dalla sua voce irresistibile.
Ecco, Signore, io vengo verso di Te.
E i passi scivolano sulle onde minacciose,
ma per pochi tratti: la fede è stata
breve, come uno squarcio di luce
ed ora mi sento inghiottire dall’abisso.

È qui che la fede vacilla; quando
distolgo lo sguardo dalla speranza
e ritorno a camminare controvento,
si spegne la certezza della via sul mare.

Occorre una fiducia totale, perché
non avanzo che a piccoli tragitti
e non bastano per attraversare la morte,
nella notte di furiosa tempesta.

Quando cade l’impalcatura inadeguata,
finalmente imparo a gridare verso la luce,
a gridare più forte per avere più fede
e subito il Signore stende la sua mano pietosa.

Stupore inaudito: guardando sempre
verso di Lui, il cammino si fa più sicuro,
perché sull’onda galleggia la croce
che traghetta il naufrago verso l’approdo.

Ho imparato ad avanzare gridando
senza posa verso di lui; un grido
ininterrotto che si trasforma in pianto,
non di disperazione ma di fervore.

Solo la fede mi fa camminare sulle acque,
la speranza della vita mi proietta sicuro
verso l’Amore che mi attende sulla riva
per un presente, e già futuro, di pace.

pben 10, VIII, 2008