venerdì 26 ottobre 2007

Si è tenuta a Roma, venerdì 26 ottobre
un'iniziativa importante di Identità Europea


Vaticano, pubblicata la pergamena di Chinon sull'assoluzione ai Templari

Il 'Processus contra Templarios' è la riproduzione fedelissima di quattro pergamene dove sono annotati 38 verbali di interrogatori ai monaci-guerrieri.
Mons. Pagano: ''Non ha alcuna volontà celebrativa e tantomeno riabilitativa'' dell’Ordine del Tempio.


Roma, 25 ott.(Adnkronos/Adnkronos Cultura)

Non si tratta di una scoperta. Così il prefetto dell’Archivio segreto del Vaticano, monsignor Sergio Pagano, ha esordito presentando il volume “Processus contra Templarios”, sgomberando il campo da alcune imprecisioni apparse sulla stampa degli ultimi giorni. ''È il terzo numero di una collana che si chiama ‘Exemplaria Praetiosa’ – ha precisato - inaugurata nel 2000'' e che prosegue oggi con una pubblicazione che non ha ''alcuna volontà celebrativa e tantomeno riabilitativa'' dell’Ordine del Tempio. È inoltre “del tutto accidentale” il fatto che, proprio quest’anno, ricorra il settimo centenario dall’inizio del processo ai templari. La pubblicazione racchiude al suo interno la riproduzione fedelissima di quattro pergamene, la cui lunghezza complessiva somma 5 metri e mezzo e in cui sono stati annotati 38 verbali di interrogatori. I primi tre documenti si riferiscono all’inchiesta pontificia sull’Ordine dei templari tenutasi a Poitiers e costituiscono gli esemplari superstiti di un corpus originario di cinque rotoli membranacei. La quarta pergamena rappresenta il documento più importante e intorno al quale si concentra l’interesse degli studiosi e degli appassionati della vicenda. Essa è stata rinventuta solo nel 2001 ed è l’atto originale di assoluzione concessa dai cardinali plenipotenziari del Papa Clemente V al Gran Maestro del Tempio Jacques de Molay e agli alti dignitari templari rinchiusi nel castello di Chinon, da cui prende nome la pergamena. Il documento in questione, in realtà, era già stato censito nei cataloghi una prima volta nel 1628 e successivamente nel 1912. Tuttavia solo sei anni fa è riapparso fisicamente, grazie alle ricerche di Barbara Frale, officiale dell’Archivio segreto Vaticano. “La grande cosa – ha detto l’archeologo e scrittore Valerio Massimo Manfredi - è la pubblicazione definitiva di questi documentii, sarebbe un film stupendo, ne ho anche parlato con De Laurentis che ha manifestato un interesse di massima. E' un dramma di proporzioni epocali, quasi apocalittiche, con una conclusione di una drammaticità smisurata e un duello all’ultimo colpo e all’ultimo inganno tra un re e un pontefice francesi”. Il processo ai Templari si svolse infatti per la quasi totalità nel periodo della “cattività avignonese” che vide, dopo gli scontri tra il papato e la monarchia francese, l’arcivescovo di Bordeaux, Bertrand De Got, salire al soglio pontificio con il nome di Clemente V e spostare la sede papale da Roma ad Avignone: era il 1309. Cinque anni dopo, il 18 marzo 1314, “moriva sul rogo Jaques de Molay, l’ultimo Grande Maestro dell’Ordine del Tempio – ha ricordato Barbara Frale - con una condanna per eresia, benché fosse stato precedentemente assolto dall’autorità pontifica. Un cronista dell’epoca riportò la versione secondo la quale prima di morire avrebbe chiamato il re di Francia e il papa Clemente V davanti al tribunale di Dio”. Proprio da questo episodio sarebbe nata “l‘infinità di leggende” sulla vicenda dei templari, favorite anche dalla “grande perdita di documenti di un processo durato sette anni - ha osservato la Frale - che è stato inoltre un enorme intrigo internazionale in cui si scontrarono l’autorità della Chiesa e quella del sovrano di Francia e di altri sovrani laici desiderosi di smantellare l’Ordine del Tempio, oramai una specie di fossile del tempo delle crociate”. Contrariamente agli scrittori di fantasia “gli storici hanno giocato al ribasso, negando le colpe dei templari”. La verità, come sempre, sta nel mezzo e proprio l’ammissione delle proprie responsabilità di fronte al papa e il contestuale pentimento degli alti dignitari dell’ordine determinò la loro assoluzione, documentata nella Pergamena di Chinon. “E' questo il contenuto della pergamena ed è veramente sorprendente che sia stata sempre custodita fin dai tempi di Clemente V nell’archivio pontificio e censita già nel 1628 e più tardi in un dettagliato catalogo del 1912”, pur passando inosservata agli studiosi. Forse essi sono stati “depistati” da una serie di eventi, tra i quali la Frale cita gli autorevoli studi di Scottmuller, “che non riconobbero la reale importanza di quell’inchiesta, scambiandola per un’inchiesta diocesana tra le tante celebrate in Francia”. La Frale invece, è stata insospettita dalla presenza tra i giudici di Berenger Fredol, nipote e braccio destro del papa e “l’uomo più importante del collegio dei Cardinali”. L’intervento di una tale autorità non poteva essere che giustificato dall’importanza della circostanza, che coinvolgeva i Capi dell'Ordina e sarebbe termionata con la loro assoluzione. Dalla vicenda emerge anche una nuova figura di Clemente V, solitamente visto come il “cappellano di Filippo il Bello”. “L’Ordine del Tempio è un pezzo della Chiesa di Roma. Il papa che non poteva acconsentire che venisse distrutto per sottrargli beni da utilizzatre in una guerra contro un altro sovrano cattolico re di Inghilterra era impossibile. Clemente V ha subito il processo contro l'Ordine dei templari, che che in realtà fu sacrificato per evitare l’apertura di uno scisma che avrebbe portato alla formazione della Chiesa di Francia”.

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Pubblicato il volume del “Processus Contra Templarios”
Svelate le manovre del re di Francia per impossessarsi del denaro dei Templari

CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 25 ottobre 2007 (ZENIT.org).

Questo giovedì con una conferenza stampa tenutasi all’interno del Vaticano, nella Sala Vecchia del Sinodo, è stato presentato in anteprima mondiale il Processus Contra Templarios, una inedita ed esclusiva edizione degli atti integrali dell'antico processo ai Templari.Il pregiato volume, pubblicato in edizione rigorosamente limitata a 799 esemplari e al prezzo di 5.900 Euro, è stato curato dagli Officiali dell'Archivio Pontificio e contiene la riproduzione fedele degli originali pergamenacei conservati nell'Archivio Segreto Vaticano. L'opera, distribuita dalla Società Scrinium di Mestre, si inserisce nella collana degli Exemplaria Praetiosa, che raccoglie i fac-simili di pregio di documenti antichi e preziosi, il cui ricavato delle vendite è destinato in parte al restauro della documentazione danneggiata che si trova conservata nell'Archivio Segreto Vaticano. La pubblicazione ha suscitato un interesse a carattere mondiale dovuto soprattutto al fatto che la storia Cavalieri del Tempio, nati nel 1119 per proteggere i pellegrini e la Terra Santa, è stata sempre al centro di leggende, dicerie, morbosità varie. Il valore principale della pubblicazione, oltre alla perfetta riproduzione dei documenti originali del processo, sta nei testi critici che accompagnano il volume e che spiegano come e perché il Pontefice Clemente V (1305-1314) assolse i Templari dall’accusa di eresia, sospese l’Ordine senza scioglierlo, reintegrando gli alti dignitari Templari e l’Ordine stesso nella comunione e nei sacramenti della Chiesa. Pur essendo il pontificato ad Avignone, il Pontefice Clemente V ebbe il coraggio e la capacità di opporsi alle pressioni e al rischio di scisma del re Filippo IV di Francia (più noto come Filippo il Bello) che regnò dal 1285 fino al 1314.Per finanziare una dispendiosissima guerra contro l’Inghilterra, Filippo IV pensò bene di impossessarsi delle sostanze dei Templari e per questo mise in atto una strategia di discredito accusando di eresia i cavalieri dell’Ordine.Forte di un notevole impianto accusatorio sostenuto dall’inquisitore di Francia e dai teologi della Sorbona, utilizzando anche il ricorso alla tortura nei confronti dei Templari arrestati, Filippo IV ottenne numerose ammissioni di colpevolezza. In esse si raccontava di riti iniziatici di accoglienza nell’ordine, fra cui la prassi del rinnegamento di Cristo e dello sputo sulla croce, estorta dai frati “anziani” ai novizi per saggiarne lo spirito di abnegazione e di totale sottomissione ai superiori, oltre a pratiche idolatriche e ad altri atti scandalosi. Tuttavia il Pontefice Clemente V non si lasciò convincere sulla colpevolezza dei Templari. I documenti (208, 209 e 210) riprodotti nel volume Processus contra Templarios riportano dell’inchiesta pontificia sull’Ordine dei Templari tenutasi a Poitiers e costituiscono gli esemplari superstiti di un corpus originario di 5 rotoli contenenti le confessioni di 72 Templari interrogati da Clemente V dal 28 giugno al 2 luglio 1308. Convintosi dell’infondatezza delle accuse di eresia, il 14 agosto 1308, dopo aver ingannato le spie di Filippo il Bello, il Papa inviò segretamente tre Cardinali alla volta di Chinon, con l’incarico di tenere in suo nome quell’inchiesta pontificia sui dignitari del Tempio che il Re di Francia aveva impedito. I commissari, interrogati i Templari esortarono questi a fare ammenda per i loro errori mediante una richiesta di perdono alla Chiesa, per poi assolvere i penitenti in nome di Clemente V, reintegrandoli nei sacramenti ecclesiastici. La prova di questa storia sta in una quarta pergamena (217) riprodotta nel volume, che è l’atto originale dell’assoluzione concessa dai cardinali plenipotenziari di Clemente V al gran maestro del tempio, Jacques de Molay e agli altri dignitari templari nel castello di Chinon dove Filippo IV li aveva illecitamente reclusi.Dai documenti emerge che il Pontefice Clemente V avesse l’intenzione di salvare l’Ordine dei Templari dandogli un ruolo nuovo, dopo averne riformato i costumi e la disciplina, ma il Papa dopo mesi di estenuanti battaglie politiche con il Re, per evitare un eventuale scisma della Chiesa di Francia, non potè portare a termine il suo disegno. Così i Templari screditati e indeboliti dagli arresti, privati dell’antico ideale cavalleresco, conobbero un lento e inesorabile declino, anche a causa della dispersione dei loro beni e della condanna a morte del Gran Maestro Jacques de Molay e degli altri dignitari del Tempio.

LA FEDE DEI TEMPLARI

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di Lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una, santa, cattolica, e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

giovedì 25 ottobre 2007

Blasone Santo Padre Benedetto XVI

IL SANTO PADRE SULLA POVERTA'

"l'enorme disparità esitente tra ricchi e poveri rappresenta un'offesa alla dignità umana"

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 17 ottobre 2007 (ZENIT.org)

Nella Giornata mondiale del rifiuto della miseria, mercoledì, 17 ottobre 2007 - Unendosi alla Giornata mondiale del rifiuto della miseria, Benedetto XVI ha denunciato che l’enorme disparità esistente tra ricchi e poveri rappresenta un’offesa alla dignità umana.“Quante popolazioni vivono ancora in condizioni di estrema povertà!”, ha esclamato il Pontefice al termine dell’udienza generale di questo mercoledì, alla quale hanno partecipato circa 50.000 persone.“La disparità tra ricchi e poveri s'è fatta più evidente e inquietante, anche all’interno delle nazioni economicamente più avanzate”, ha indicato.“Questa situazione preoccupante s'impone alla coscienza dell'umanità – ha aggiunto –, poiché le condizioni in cui versa un gran numero di persone sono tali da offendere la dignità dell’essere umano e da compromettere, conseguentemente, l'autentico ed armonico progresso della comunità mondiale”. Il Papa ha incoraggiato “a moltiplicare gli sforzi per eliminare le cause della povertà e le tragiche conseguenze che ne derivano”.La Giornata mondiale del rifiuto della miseria è stata creata su iniziativa di padre Joseph Wresinski (1917-1988), fondatore del movimento “ATD Quarto Mondo”, il 17 ottobre 1987, quando ha collocato nell’atrio del Trocadero, a Parigi, una lapide “per le vittime della miseria”. L’iniziativa è stata riconosciuta dalle Nazioni Unite nel 1992 sotto il titolo di Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà. In occasione della Giornata, alle 18.00, sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano, si è prevista una celebrazione attorno alla lapide che riproduce quella di Parigi. Su di essa vi è scritto: “Laddove gli uomini sono condannati a vivere nella miseria, i diritti dell’uomo sono violati. Unirsi per farli rispettare è un dovere sacro”.Questa frase è stata completata nella lapide romana con le parole di Giovanni Paolo II: “Mai più discriminazioni, esclusioni, oppressioni, disprezzo dei poveri e degli ultimi”.

La pergamena di Chinon

I Templari SONO INNOCENTI!

L'Ordine del tempio è stato soppresso dalla chiesa, ma non condannato.

DALL'ARCHIVIO SEGRETO VATICANO LA PERGAMENA DI CHINON SANCISCE L'ASSOLUZIONE DA PARTE DEL PAPA CLEMENTE V, AI CAPI DELL’ORDINE TEMPLARE


Il 25 OTTOBRE IN VATICANO
GLI ATTI DEL PROCESSO
Il volume rilegato (a cura di Barbara Frale)
contenente i verbali del processo ai Templari

Giovedì 25 ottobre sarà pubblicato "Processus contra templarios", gli atti in edizione integrale dell'antico processo ai Templari (1307-1312). Un'edizione limitata, solo 799 esemplari, curata dall'Archivio segreto vaticano con la riproduzione fedele dei documenti dell'epoca in un preziosissimo volume venduto a 5.400 euro. Tutta la documentazione riemerse dagli archivi nel 2001, grazie al lavoro della professoressa Barbara Frale, 37 anni. Un errore di catalogazione l'aveva sottratta per 700 anni al lavoro degli storici. Tant'è che la storia dei Templari, dalla loro fondazione nel 1119 come protettori dei pellegrini diretti in Terra Santa, al processo che ne decretò la fine per eresia, si è trasformata in leggenda che ai giorni nostri ancora attira la curiosità dei più (basti pensare alla fortuna del Codice Da Vinci). «Si tratta di una pietra miliare - dice la professoressa Frale alla Reuters - perché è la prima volta che questi documenti, con l'autorizzazione vaticana, sono messi a disposizione degli studiosi. Quando li ho ritrovati non credevo ai miei occhi, si trattava delle carte che schiere di storici avevano sempre cercato».
Battaglia politica. Barbara Frale dipinge quel processo come una battaglia politica tra papa Clemente V e re Filippo IV di Francia. Il re aveva accumulato pesantissimi debiti nei confronti dei Templari, che arricchitisi enormemente negli anni, avevano finanziato le sue guerre. Come sostengono alcuni storici, Filippo per evitare la bancarotta non trovò di meglio che rovesciare una valanga di accuse sui cavalieri del Tempio, a partire da quella, fondamentale nel processo, di eresia. Papa Clemente si convinse sì che i Templari erano colpevoli di alcuni peccati, ma non di quello di eresia. Tuttavia, nel 1312 dopo numerosi scontri con il re francese, ordinò che l'ordine venisse sciolto e i suoi membri perseguitati per quello che, secondo la professoressa Frale, fu definito il bene della Chiesa. Furono gli uomini del re di Francia a occuparsi della soluzione finale, fra torture e roghi.
Le accuse. Ai templari venivano contestati il rituale di iniziazione, durante il quale sputavano sulla Croce, la negazione di Cristo stesso e l'idolatria. Per non parlare dell'accusa di sodomia. «Ma per il sacrilegio i cavalieri si giustificavano dicendo che si trattava di un rituale in preparazione della possibile cattura da parte dei musulmani - spiega Barbara Frale - E per il resto, papa Clemente era convinto che fossero colpevoli di violenze, abusi e atti peccaminosi di varia natura, ma non di eresia. Comunque sia, questi documenti aiuteranno a capire come stavano veramente le cose e permetteranno di "sgonfiare" molte delle leggende che ancora dilagano ai nostri giorni». Come quella, radicata nel tempo, che fossero in possesso del Graal.

mercoledì 24 ottobre 2007


Maria e gli ultimi tempi della Chiesa

(tratto da "Il trattato della vera devozione alla Beata Vergine Maria",
di San Luigi Maria Grignion de Montfort)


1. Maria e gli ultimi tempi.
[49] Per mezzo di Maria ebbe inizio la salvezza del mondo; ancora per mezzo di Maria deve avere il suo compimento.
Nella prima venuta di Gesù Cristo, Maria quasi non comparve, perché gli uomini, ancora poco istruiti e illuminati sulla persona di suo Figlio, non si allontanassero dalla verità, attaccandosi troppo sensibilmente e grossolanamente a lei. Così sarebbe certamente accaduto - se ella fosse stata conosciuta - a causa dell'incanto meraviglioso che Dio le aveva conferito anche nell'aspetto esteriore. Ciò è così vero che san Dionigi l'areopagita osserva che quando la vide, l'avrebbe presa per una dea a motivo delle segrete attrattive e dell'incomparabile bellezza che aveva, se la fede, nella quale era ben fermo, non gli avesse insegnato il contrario.Ma nella seconda venuta di Gesù Cristo, Maria dev'essere conosciuta e rivelata dallo Spirito Santo, per far conoscere, amare e servire Gesù Cristo per mezzo di lei. Non esistono più, infatti, i motivi che determinarono lo Spirito Santo a nascondere la sua sposa mentre elle viveva quaggiù, ed a manifestarla ben poco dopo la predicazione del Vangelo.
[50] In questi ultimi tempi Dio vuole dunque rivelare e manifestare Maria, capolavoro delle sue mani: 1) Perché ella quaggiù volle rimanere nascosta e si pose al di sotto della polvere con umiltà profonda, avendo ottenuto da Dio e dai suoi Apostoli ed Evangelisti di passare inosservata. 2) Perché ella è il capolavoro delle sue mani, sia quaggiù nell'ordine della grazia che in cielo nell'ordine della gloria, e Dio vuole riceverne gloria e lode in terra dai viventi. 3) Perché è l'aurora che precede e annuncia il sole di giustizia Gesù Cristo, e quindi dev'essere conosciuta e svelata, se si vuole che lo sia Gesù Cristo. 4) Perché, essendo la strada per la quale Gesù Cristo è venuto a noi la prima volta, è pure la strada ch'egli seguirà nella sua seconda venuta, anche se in modo diverso. 5) Perché è il mezzo sicuro e la strada diritta e immacolata per andare a Gesù Cristo e trovarlo perfettamente. Per mezzo di lei, dunque, devono trovarlo le anime sante che devono risplendere in santità. Chi trova Maria, trova la vita (Pr 8,35) cioè Gesù Cristo, via, verità e vita (Gv 14,6). Ora non si può trovare Maria senza cercarla, né cercarla senza conoscerla; poiché non si cerca, né si desidera un oggetto sconosciuto. Bisogna dunque che Maria sia conosciuta più che mai, per la maggior conoscenza e gloria della Santissima Trinità. 6) Maria deve risplendere più che mai in questi ultimi tempi in misericordia, in forza e in grazia. In misericordia per ricondurre ed accogliere amorevolmente i poveri peccatori e i traviati che si convertiranno e ritorneranno alla Chiesa cattolica. In forza, contro i nemici di Dio, gl'idolatri, gli scismatici, i maomettani, gli ebrei e gli empi induriti che si ribelleranno in modo terribile per sedurre e far cadere, con promesse e minacce, tutti quelli che saranno loro contrari. E infine deve risplendere in grazia, per animare e sostenere i prodi soldati e fedeli servi di Gesù Cristo, che combatteranno per i suoi interessi. 7) Da ultimo, dev'essere "terribile come schiere a vessilli spiegati" (Ct 6,3) di fronte al diavolo e ai suoi seguaci, soprattutto in questi ultimi tempi, perché il diavolo, ben "sapendo che gli resta poco tempo" (Ap 12,12) e più poco che mai, per trarre a rovina le anime, raddoppia ogni giorno i suoi sforzi e i suoi attacchi. Susciterà infatti, quanto prima, crudeli persecuzioni e tenderà terribili insidie ai servi fedeli e ai veri figli di Maria, che egli vince più difficilmente degli altri.2. Maria e l'ultima lotta.
[51] Soprattutto a queste ultime e crudeli persecuzioni del diavolo, che andranno crescendo tutti i giorni fino al regno dell'Anticristo, deve riferirsi la prima e celebre profezia e maledizione pronunciata da Dio nel paradiso terrestre contro il serpente. È bene spiegarla qui, a gloria della Vergine santissima, a conforto dei suoi figli e a confusione del diavolo.
"Io porrò inimicizia tra te e la donnatra la tua stirpe e la sua stirpe;questa ti schiaccerà la testae tu le insidierai il calcagno" (Gen 3,15)
[52] Dio ha fatto e preparato una sola ma irriconciliabile inimicizia, che durerà ed anzi crescerà sino alla fine: l'inimicizia tra Maria, sua degna Madre, e il diavolo, tra i figli e servi della Vergine santa e i figli e seguaci di Lucifero. Pertanto la nemica più terribile del diavolo che Dio abbia mai creata, è Maria, sua santa Madre. Fin dal paradiso terrestre - quantunque ella non fosse ancora che nella sua mente - il Signore le ispirò tanto odio contro quel maledetto nemico di Dio, e le diede tanta abilità per scoprire la malizia di quell'antico serpente, tanta forza per vincere, abbattere e schiacciare quell'empio orgoglioso, che il demonio la teme, non solo più di tutti gli angeli e gli uomini, ma, in certo qual senso, più di Dio stesso. Non già perché l'ira, l'odio e il potere di Dio non siano infinitamente maggiori di quelli della Vergine Maria, le cui perfezioni sono limitate, ma:
1) perché Satana, che è superbo, soffre infinitamente più d'essere vinto e punito da una piccola ed umile serva di Dio e l'umiltà della Vergine lo umilia più che la divina onnipotenza; 2) perché Dio ha dato a Maria un potere così grande contro i demoni, che questi molte volte furono costretti a confessare, controvoglia, per bocca degli ossessi, di temere uno solo dei suoi sospiri per qualche anima, più delle preghiere di tutti i Santi, e una sola delle sue minacce contro di essi, più di tutti gli altri loro tormenti.
[53] Ciò che Lucifero ha perduto con l'orgoglio, Maria l'ha conquistato con l'umiltà. Ciò che Eva ha dannato e perduto con la disobbedienza, Maria l'ha salvato con l'obbedienza. Eva, obbedendo al serpente, ha rovinato con sé tutti i suoi figli, che abbandonò in potere del demonio. Maria, rimanendo perfettamente fedele a Dio, ha salvato con sé tutti i suoi figli e servi, che consacrò alla sua Maestà.
[54] Dio non ha costituito soltanto una inimicizia, ma delle inimicizie; l'una tra Maria e il demonio, l'altra tra la stirpe della Vergine santa e la stirpe del demonio. In altre parole, Dio ha posto inimicizie, antipatie e odii segreti tra i veri figli e servi della Vergine santa e i figli e schiavi del demonio. Non si amano tra loro, non c'è intesa tra loro!I figli di Belial (Dt 13,14),gli schiavi di Satana, gli amici del mondo - che è la stessa cosa! - hanno sempre perseguitato e continueranno più che mai a perseguitare quelli e quelle che appartengono alla santissima Vergine, come un giorno Caino ed Esaù, figure dei reprobi, perseguitarono i loro rispettivi fratelli Abele e Giacobbe, figure dei predestinati. Ma l'umile Maria riporterà sempre vittoria su quel superbo, e vittoria così grande, che riuscirà perfino a schiacciargli il capo, dove si annida il suo orgoglio. Ne svelerà sempre la malizia serpentina, ne sventerà le trame infernali, ne manderà in fumo i diabolici disegni e difenderà sino alla fine dei tempi i suoi servi fedeli da quelle unghie spietate. Ma il potere di Maria su tutti i demoni risplenderà in modo particolare negli ultimi tempi, quando Satana insidierà il suo calcagno, cioè i suoi poveri schiavi e umili figli che lei susciterà per muovergli guerra. Questi saranno piccoli e poveri secondo il mondo, infimi davanti a tutti come il calcagno, calpestati e maltrattati come il calcagno lo è in confronto alle altre membra del corpo. In cambio saranno ricchi di grazia divina, che Maria comunicherà loro in abbondanza, grandi ed elevati in santità davanti a Dio, superiori ad ogni creatura per lo zelo coraggioso, e così fortemente sostenuti dall'aiuto di Dio, che con l'umiltà del loro calcagno, uniti a Maria, schiacceranno il capo del diavolo e faranno trionfare Gesù Cristo.
3. Maria e gli ultimi apostoli.
[55] Infine, Dio vuole che la sua santa Madre sia conosciuta, amata e onorata ora più che mai. Ciò accadrà sicuramente se con la grazia e la luce dello Spirito Santo, i predestinati si inoltreranno nella pratica interiore e perfetta che manifesterò loro in seguito. Allora vedranno chiaramente - nella misura che la fede permette - questa bella stella del mare, e guidati da lei giungeranno in porto, malgrado le tempeste e i pirati. Conosceranno le grandezze di questa sovrana, e si consacreranno interamente al suo servizio in qualità di sudditi e schiavi d'amore.Sperimenteranno le sue dolcezze e bontà materne e l'ameranno teneramente come figli di predilezione. Conosceranno le misericordie di cui essa è ricolma e il bisogno che essi hanno di esser aiutati da lei, a lei ricorreranno in ogni cosa come a loro cara avvocata e mediatrice presso Gesù Cristo. Sapranno che Maria è il mezzo più sicuro, più facile, più breve e più perfetto per andare a Gesù Cristo, e si offriranno a lei anima e corpo, senza nessuna riserva, per appartenere nello stesso modo a Gesù Cristo.
[56] Ma chi saranno questi servi, schiavi e figli di Maria? Saranno fuoco ardente, ministri del Signore (Sal 104,4; Eb 1,7) che metteranno dappertutto il fuoco del divino amore. Saranno frecce acute nella mano potente di Maria per trafiggere i suoi nemici: come frecce in mano a un eroe (Sal 127,4). Saranno figli di Levi, molto purificati dal fuoco di grandi tribolazioni e molto uniti a Dio.Porteranno nel cuore l'oro dell'amore, l'incenso della preghiera nello spirito e la mirra della mortificazione nel corpo. In ogni luogo saranno il buon profumo di Gesù Cristo per i poveri e i piccoli, mentre saranno odore di morte per i grandi, i ricchi e i superbi mondani (2Cor 2,15-16).[57] Saranno nubi tonanti e vaganti nello spazio al minimo soffio dello Spirito Santo. Senza attaccarsi a nulla, né stupirsi di nulla, né mettersi in pena per nulla, spanderanno la pioggia della parola di Dio e della vita eterna, tuoneranno contro il peccato, grideranno contro il mondo, colpiranno il diavolo e i suoi seguaci. Con la spada a due tagli della parola di Dio trafiggeranno, per la vita o per la morte, tutti coloro ai quali saranno inviati da parte dell'Altissimo.
[58] Saranno veri apostoli degli ultimi tempi. Ad essi il Signore degli eserciti darà la parola e la forza per operare meraviglie e riportare gloriose spoglie sui suoi nemici. Dormiranno senza oro e argento, e, ciò che più conta, senza preoccupazioni, in mezzo agli altri sacerdoti, ecclesiastici e chierici (Sal 68,14). Tuttavia avranno le ali argentate della colomba per volare, con la retta intenzione della gloria di Dio e della salvezza delle anime, là dove li chiamerà lo Spirito Santo. Lasceranno nei luoghi dove hanno predicato, soltanto l'oro della carità, che è il compimento della legge (Rm 13,10).
[59] Infine, sappiamo che saranno veri discepoli di Gesù Cristo. Seguendo le orme della sua povertà, umiltà, disprezzo del mondo e carità, insegneranno la via stretta di Dio nella pura verità, secondo il santo Vangelo, e non secondo i canoni del mondo; senza preoccupazioni e senza guardare in faccia a nessuno; senza risparmiare, seguire o temere alcun mortale, per potente che sia.Avranno in bocca la spada a due tagli della parola di Dio (Eb 4,12; Ef 6,17) e porteranno sulle spalle lo stendardo insanguinato della Croce, il crocifisso nella mano destra, la corona nella sinistra, i sacri nomi di Gesù e di Maria sul cuore, la modestia e la mortificazione di Gesù Cristo in tutta la loro condotta. Ecco i grandi uomini che verranno e che Maria formerà su ordine dell'Altissimo, per estendere il suo dominio sopra quello degli empi, idolatri e maomettani. Ma quando e come avverrà tutto questo?... Dio solo lo sa. Compito nostro è di tacere, pregare, sospirare e attendere: «Ho sperato: ho sperato nel Signore». (Sal 40,2)
tratto dal sito JesuMary

Personaggi storici e amici dei Templari

San Tommaso (Thomas) Becket

- San Tommaso di Canterbury (Londra, 21 dicembre 1118 - Canterbury, 29 dicembre 1170) fu Cancelliere del Regno d'Inghilterra dal 1152 e venne nominato arcivescovo di Canterbury e primate d'Inghilterra nel 1162: ostile ai propositi Enrico II di ridimensionamento dei privilegi ecclesiastici, venne ucciso (forse per ordine del sovrano) nel 1170. È venerato come santo e martire dalle Chiese cattolica e anglicana. Fu amico dei Templari, i quali dopo il suo martirio gli dedicarono alcune loro importanti chiese.
- Biografia
Nato a Londra da una famiglia di mercanti di origine normanna stabilitasi in Inghilterra sotto Guglielmo il Conquistatore, venne avviato sin dall'infanzia alla carriera ecclesiastica: dopo la prima formazione ricevuta presso l'abbazia di Merton, approfondì gli studi a Parigi e, tornato in patria, entrò a servizio dell'arcivescovo di Canterbury Teobaldo di Bec.
- Cancelliere di Enrico II
Teobaldo, riconosciutene le capacità, ne fece uno dei suoi più stretti collaboratori: lo inviò ad approfondire lo studio del diritto canonico a Bologna e ad Auxerre; Tommaso accompagnò l'arcivescovo al concilio tenutosi a Reims nel 1148 e, nel 1154, venne ordinato diacono e nominato prevosto di Beverley ed Arcidiacono della Cattedrale.Enrico II, succeduto nel 1154 a Stefano di Blois come re d'Inghilterra, consigliato dal clero, lo nominò Cancelliere del Regno. Contro le aspettative dell'episcopato e dei baroni che ne avevano assecondato la nomina, il nuovo cancelliere assecondò la grande opera riformatrice del sovrano, tesa a limitare l'indipendenza dei feudatari ed a ristabilire l'ordine e l'autorità monarchica: Enrico si servì della buona conoscenza che Tommaso aveva del diritto romano per creare un'amministrazione centralizzata, controllata dalla Curia regis.

Reliquiario del santo
- L'episcopato
L'amicizia di Enrico II gli consentì, lasciata la Cancelleria, di succedere a Teobaldo di Bec, morto nel 1162, come arcivescovo di Canterbury e primate d'Inghilterra: il nuovo ufficio determinò un mutamento nell'atteggiamento di Tommaso Becket, che da allora difese soltanto gli interessi del clero, incurante dei progetti politici del sovrano.Si oppose alla legge eversiva del privilegio del foro ecclesiastico proposta da Enrico nel 1163 (salvo poi approvarla con la riserva salvo ordine nostro et jure Ecclesiae), e l'anno successivo si rifiutò di sottoscrivere alcuni dei 16 articoli delle Costituzioni di Clarendon, tese a porre sotto l'autorità regia la Chiesa.
- L'esilio in Francia
La resistenza dell'arcivescovo suscitò l'ira del re. Sentendosi minacciato, Tommaso Becket cercò rifugio in Francia: partì dal porto di Sandwich il 2 novembre 1164 e venne accolto benevolmente da Luigi VII (interessato ad indebolire Enrico II, che controllava già un terzo della Francia e mirava ad espandere i suoi domini alla contea di Tolosa); soggiornò dapprima nel monastero cistercense di Pontigny, in Borgogna, dove fu protetto dai Templari, poi nell'abbazia benedettina di Sens. Anche dal suo esilio Becket continuò a contrastare i tentativi di Enrico II di trovare un accordo con papa Alessandro III sui privilegi del clero: la sua opposizione alle Costituzioni di Clarendon impedì la conclusione degli accordi.

Sigillo raffigurante l'assassinio di Thomas Beckett

- L'assassinio nella cattedrale
Dovettero trascorrere alcuni anni prima che vi fossero segni di distensione tra il primate e il re. Il 6 gennaio 1169 Enrico venne in Francia per un incontro con Luigi VII: Tommaso lo incontrò a Montmirail, ma né riuscì ad avere garanzie sulla sua incolumità in caso di rientro in patria, né diede segno di voler sottomettersi alle decisioni del re. Nel 1170 si giunse ad una sorta di riconciliazione tra il primate ed il re (la risoluzione delle questioni dibattute venne rimessa alle decisioni di un futuro concilio). Il sovrano richiamò Becket in Inghilterra, ma ben presto sopraggiunse una nuova rottura fra i due. Il re invitò allora gli inglesi a difendere il suo onore: il 29 dicembre 1170 quattro cavalieri uccisero l'arcivescovo nella cattedrale di Canterbury, durante gli uffici divini: non venne mai chiarito se i soldati avessero agito per ordine di Enrico II o avessero preso l'iniziativa indipendentemente, nella speranza di ingraziarsi il re.

- Il culto

L'emozione suscitata dall'evento, fece sì che intorno alla sua figura si sviluppasse rapidamente un culto, tanto che papa Alessandro III fu indotto a canonizzarlo il 21 febbraio 1173 nella chiesa di San Pietro a Segni, a poco più di due anni dalla morte: la cattedrale di Canterbury divenne meta di numerosi pellegrinaggi (descritti anche nei Racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer) che spinsero Enrico II a sottoporsi ad una pubblica penitenza il 12 luglio 1174. Ben presto Tommaso divenne simbolo della resistenza cattolica all'assolutismo politico.

- Memoria liturgica il 29 dicembre (facoltativa).

segnalato da fra' Gianni