giovedì 24 dicembre 2009

sabato 19 dicembre 2009

L'Avvento dei Templari
CON GESU' E CON LA SUA CHIESA

...Cari fratelli e sorelle, non dimentichiamo il dono immenso ricevuto il giorno in cui siamo stati battezzati! In quel momento Cristo ci ha legati per sempre a sé, ma, da parte nostra, continuiamo a restare uniti a Lui attraverso scelte coerenti con il Vangelo?
Non è facile essere cristiani! Ci vuole coraggio e tenacia per non conformarsi alla mentalità del mondo, per non lasciarsi sedurre dai richiami talvolta potenti dell'edonismo e del consumismo, per affrontare, se necessario, anche incomprensioni e talora persino vere persecuzioni.
Vivere il Battesimo comporta restare saldamente uniti alla Chiesa, pure quando vediamo nel suo volto qualche ombra e qualche macchia. È lei che ci ha rigenerati alla vita divina e ci accompagna in tutto il nostro cammino: amiamola, amiamola come nostra vera madre! Amiamola e serviamola con un amore fedele, che si traduca in gesti concreti all'interno delle nostre comunità, non cedendo alla tentazione dell'individualismo e del pregiudizio, e superando ogni rivalità e divisione. Così saremo veri discepoli di Cristo!

(tratto dal discorso del Santo Padre Benedetto XVI durante la visita alla Parrocchia Sant'Antonino, dove fu battezzato Giovanni Battista Montini. Concesio 8/11/2009 )

martedì 17 novembre 2009

NOI STIAMO CON GESU'
E CON IL PAPA
La speranza cristiana si fonda sul Crocefisso risorto

La sentenza della Corte Europea di Strasburgo, che vieta l’esposizione del Crocifisso nelle aule scolastiche e nei luoghi pubblici, è segno evidente di un grave sconvolgimento morale, spirituale e sociale che ci ha infettati e ci vuole annientare.

Ma la speranza non può e non deve venire meno.

Scrive Charles Péguy: «La piccola speranza avanza tra le due sorelle grandi [la fede e la carità] e non si nota neanche». Quasi invisibile, la «piccola» sorella sembra condotta per mano dalle due più grandi, ma col suo cuore di bimba vede ciò che le altre non vedono e trascina con la sua gioia fresca e innocente la fede e l’amore nel mattino di Pasqua. «È lei, quella piccina, che trascina tutto». È la speranza che vede il regno, che vede il Signore veniente, che vede l’invisibile, e che narra questo nell’oggi.

Ora e sempre, a Dio piacendo, siamo con il Santo Padre e la Chiesa di Cristo Gesu’.
Io, musulmana, difendo il crocifisso

di Randa Ghazy

Una giovane scrittrice di origini egiziane interviene nel dibattito sulla contestata decisione di Strasburgo

«Il crocifisso, in ogni classe che ricordo (dalle elementari fino al liceo) è sempre stato per me un simbolo rassicurante, una proiezione della grandezza di cuore di Cristo». Parola di Randa Ghazy, giovane scrittrice musulmana, di origine egiziana ma nata in Italia. Lo scrive nella sua rubrica «Biutiful Cauntry» che apparirà sul numero di dicembre prossimo di Mondo e Missione, mensile del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere). Un’affermazione che fa riflettere, mentre ancora non si placano le polemiche dopo la sconcertante sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo.Di seguito il testo della rubrica di Randa Ghazy.Uno dei ricordi più belli della mia infanzia e prima adolescenza è don Bruno. Frequentavo l’oratorio feriale con il mio fratellino, e le suore ci trattavano con una gentilezza e premurosità impareggiabili. Ma don Bruno, lui ci faceva davvero ridere. Arrivava il momento della Messa, e noi due ci rifugiavamo al bar a giocare a calcio balilla e a strafogarci di caramelle. Don Bruno, ogni giorno, ci chiedeva di aggregarci a tutti gli altri bambini che andavano in chiesa. E noi declinavamo, con un po’ di vergogna. Un giorno ci disse: «E perché non venite e non dite le vostre preghierine?». E così fu. A Messa, io e mio fratello recitammo sommessamente le sure del Corano. Sicché il crocifisso, in ogni classe che ricordo (dalle elementari fino al liceo) è sempre stato per me un simbolo rassicurante, una proiezione della grandezza di cuore di Cristo e, in piccolo, di don Bruno.Appoggio e incoraggio ogni possibile dibattito tra cittadini musulmani e cristiani, ogni discussione sulla laicità dello Stato, ma nel rispetto dei grandi modelli di umiltà che ognuno può trovare nel suo passato e nel suo vissuto. Nel rispetto reciproco, quindi. Spengo la televisione, per non sentire le aggressioni verbali continue, ripenso a don Bruno, e mi viene da sorridere, pensando a quei due bambinetti musulmani che si guardavano intorno, in quella bella chiesa. Nostalgia, quasi, degli anni Novanta. Chi è Randa GhazyRanda Ghazy è nata in Lombardia, a Saronno, nel 1987, da genitori egiziani. Studia Relazioni internazionali a Milano e scrive. Nonostante la giovane età ha al suo attivo tre libri, tutti editi da Fabbri. Nel 2002, appena quindicenne, ha pubblicato Sognando Palestina, storia dell’amicizia tra un gruppo di ragazzi nei Territori occupati: un grande successo con oltre ventimila copie vendute e traduzioni in quindici Paesi. Il suo secondo libro, Prova a sanguinare, è uscito nel 2005. Il terzo, Oggi forse non ammazzo nessuno. Storie minime di una mussulmana stranamente non terrorista, è del 2007. Nei suoi scritti Randa Ghazy (che collabora anche a «Yalla Italia», inserto sull’immigrazione del settimanale Vita /www.yallaitalia.it) propone una visione ironica sugli degli immigrati di seconda generazione, alla ricerca di un’identità riconosciuta.

martedì 3 novembre 2009


San Martino di Tours

Martino di Tours, (316 o 317 – Candes, 8 novembre 397, funerali l'11 novembre a Tours), era nativo di Sabaria, in Pannonia (l'odierna Ungheria). Suo padre, che era un importante ufficiale dell'esercito dell'Impero Romano, gli diede il nome di Martino in onore di Marte, il dio della guerra. Con la famiglia si spostò a Pavia, e quindicenne, in quanto figlio di un ufficiale, dovette entrare egli stesso nell'esercito. Venne mandato in Gallia; qui, ancora adolescente, si convertì al cristianesimo e divenne un monaco nella regione di Poitiers.

La leggenda del mantello
Quando Martino era ancora un soldato, ebbe la visione che diverrà l'episodio più narrato della sua vita. Si trovava alle porte della città di Amiens con i suoi soldati quando incontrò un mendicante seminudo. D'impulso tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante. Quella notte sognò che Gesù si recava da lui e gli restituiva la metà di mantello che aveva condiviso. Udì Gesù dire ai suoi angeli: "Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito." Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Il mantello miracoloso venne conservato come reliquia, ed entrò a far parte della collezione di reliquie dei re Merovingi dei Franchi. Il termine latino per "mantello corto", cappella, venne esteso alle persone incaricate di conservare il mantello di san Martino, i cappellani, e da questi venne applicato all'oratorio reale, che non era una chiesa, chiamato cappella.

Conversione al cristianesimo
Il sogno ebbe un tale impatto su Martino, che si fece battezzare il giorno seguente e divenne cristiano. Decise di lasciare l'esercito e divenne un monaco nei pressi della città di Tours, sotto la protezione del vescovo Ilario di Poitiers. Martino si adoperò per la conversione alla cristianità della popolazione gallica, facendo molti viaggi per predicare nella Francia centrale ed occidentale, soprattutto nelle aree rurali, demolendo tempietti ed altari pagani. Nel corso di questa opera divenne estremamente popolare, e nel 371 divenne vescovo di Tours. Martino si rifiutò di vivere nella città e invece fondò un monastero a poca distanza dalle mura, che divenne la sua residenza. Il monastero, noto in latino come Maius monasterium (monastero grande), divenne in seguito noto come Marmoutier.Martino lottò contro l'eresia ariana. L'opera di Martino di Tours consentì di vincere l'eresia, creando le premesse per il Concilio di Nicea.

Culto popolare
San Martino di Tours viene ricordato l'11 novembre, sebbene questa non sia la data della sua morte. Nei primi secoli del cristianesimo, il culto reso ai santi spesso si collegava alla data della depositio nella tomba. Questa data è diventata una festa straordinaria in tutto l'Occidente, a causa di un numero notevole di cristiani che portavano il nome di Martino.Molte chiese in Europa sono dedicate a san Martino. L'11 novembre i bambini delle Fiandre e delle aree cattoliche della Germania e dell'Austria, partecipano a una processione di lanterne. Spesso, un uomo vestito come Martino cavalca in testa alla processione. I bambini cantano canzoni sul santo e sulle loro lanterne. Il cibo tradizionale di questo giorno è l'oca. Secondo la leggenda, Martino era riluttante a diventare vescovo, motivo per cui si nascose in una stalla piena di oche. Il rumore fatto da queste rivelò il suo nascondiglio alla gente che lo stava cercando.
Capitolo Generale di Tutti i Santi

sabato 31 ottobre e domenica 1 novembre 2009

Casa Sacro Cuore - Torreglia (PD)

Chiesa Parrochiale di San Martino - Luvigliano (PD)

Basilica Santuario di Sant'Antonio - Padova

P R O G R A M M A

Sabato 31 ottobre

ore 11 Accoglienza
ore 12 Apertura del Capitolo: Preghiera e Benedizione della Sede Magistrale
ore 13 Agape fraterna
ore 15,30 La Congregazione dei Templari di San Bernardo: - azione e Carismi - riflessione sullo Spirito Santo - attività
ore 17,30 Meditazione silenziosa
ore 18 Pausa
ore 18,30 Santa Messa
ore 20 Agape fraterna
ore 23 Preparazione Veglia d'Armi

Domenica 1 novembre

ore 24 - 3 Veglia d'Armi di meditazione e preghiera per i candidati ai vari passaggi ed in opposizione al male e ad Halloween
ore 3,15 Riposo notturno
ore 8,30 Colazione
ore 9,30 Preparazione alla vestizione dei candidati ai vari passaggi
ore 10 Santa Messa
ore 11 Rito della Vestizione Cavalleresca ed investiture
ore 12 Fondazione della Domus dei SS. Apostoli in Padova
ore 12,30 Sottoscrizione del Codice e della Regola
ore 13 Agape fraterna
ore 16 Chiusura del Capitolo presso il Santuario di Sant'Antonio - Padova

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"Sarà considerato perfetto colui nel quale opportunamente si incontreranno queste tre cose: il pianto per i propri peccati, la gioia in Dio, nonché la disponibilità a venire in soccorso ai fratelli; in questo modo piace a Dio, è prudente nei suoi riguardi, è utile al prossimo".

(S. Bernardo: Sul cantico 57, 11)

venerdì 23 ottobre 2009

SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Udienza GeneralePiazza San PietroMercoledì, 21 ottobre 2009

San Bernardo di Chiaravalle
"...per Mariam ad Iesum"

Cari fratelli e sorelle,
oggi vorrei parlare su san Bernardo di Chiaravalle, chiamato “l’ultimo dei Padri” della Chiesa, perché nel XII secolo, ancora una volta, rinnovò e rese presente la grande teologia dei Padri. Non conosciamo in dettaglio gli anni della sua fanciullezza; sappiamo comunque che egli nacque nel 1090 a Fontaines in Francia, in una famiglia numerosa e discretamente agiata. Giovanetto, si prodigò nello studio delle cosiddette arti liberali – specialmente della grammatica, della retorica e della dialettica – presso la scuola dei Canonici della chiesa di Saint-Vorles, a Châtillon-sur-Seine e maturò lentamente la decisione di entrare nella vita religiosa. Intorno ai vent’anni entrò a Cîteaux, una fondazione monastica nuova, più agile rispetto agli antichi e venerabili monasteri di allora e, al tempo stesso, più rigorosa nella pratica dei consigli evangelici. Qualche anno più tardi, nel 1115, Bernardo venne inviato da santo Stefano Harding, terzo Abate di Cîteaux, a fondare il monastero di Chiaravalle (Clairvaux). Qui il giovane Abate, aveva solo venticinque anni, poté affinare la propria concezione della vita monastica, e impegnarsi nel tradurla in pratica. Guardando alla disciplina di altri monasteri, Bernardo richiamò con decisione la necessità di una vita sobria e misurata, nella mensa come negli indumenti e negli edifici monastici, raccomandando il sostentamento e la cura dei poveri. Intanto la comunità di Chiaravalle diventava sempre più numerosa, e moltiplicava le sue fondazioni.
In quegli stessi anni, prima del 1130, Bernardo avviò una vasta corrispondenza con molte persone, sia importanti che di modeste condizioni sociali. Alle tante Lettere di questo periodo bisogna aggiungere numerosi Sermoni, come anche Sentenze e Trattati. Sempre a questo tempo risale la grande amicizia di Bernardo con Guglielmo, Abate di Saint-Thierry, e con Guglielmo di Champeaux, figure tra le più importanti del XII secolo. Dal 1130 in poi, iniziò a occuparsi di non pochi e gravi questioni della Santa Sede e della Chiesa. Per tale motivo dovette sempre più spesso uscire dal suo monastero, e talvolta fuori dalla Francia. Fondò anche alcuni monasteri femminili, e fu protagonista di un vivace epistolario con Pietro il Venerabile, Abate di Cluny, sul quale ho parlato mercoledì scorso. Diresse soprattutto i suoi scritti polemici contro Abelardo, un grande pensatore che ha iniziato un nuovo modo di fare teologia, introducendo soprattutto il metodo dialettico-filosofico nella costruzione del pensiero teologico. Un altro fronte contro il quale Bernardo ha lottato è stata l’eresia dei Catari, che disprezzavano la materia e il corpo umano, disprezzando, di conseguenza, il Creatore. Egli, invece, si sentì in dovere di prendere le difese degli ebrei, condannando i sempre più diffusi rigurgiti di antisemitismo. Per quest’ultimo aspetto della sua azione apostolica, alcune decine di anni più tardi, Ephraim, rabbino di Bonn, indirizzò a Bernardo un vibrante omaggio. In quel medesimo periodo il santo Abate scrisse le sue opere più famose, come i celeberrimi Sermoni sul Cantico dei Cantici. Negli ultimi anni della sua vita – la sua morte sopravvenne nel 1153 – Bernardo dovette limitare i viaggi, senza peraltro interromperli del tutto. Ne approfittò per rivedere definitivamente il complesso delle Lettere, dei Sermoni e dei Trattati. Merita di essere menzionato un libro abbastanza particolare, che egli terminò proprio in questo periodo, nel 1145, quando un suo allievo, Bernardo Pignatelli, fu eletto Papa col nome di Eugenio III. In questa circostanza, Bernardo, in qualità di Padre spirituale, scrisse a questo suo figlio spirituale il testo De Consideratione, che contiene insegnamenti per poter essere un buon Papa. In questo libro, che rimane una lettura conveniente per i Papi di tutti i tempi, Bernardo non indica soltanto come fare bene il Papa, ma esprime anche una profonda visione del mistero della Chiesa e del mistero di Cristo, che si risolve, alla fine, nella contemplazione del mistero di Dio trino e uno: “Dovrebbe proseguire ancora la ricerca di questo Dio, che non è ancora abbastanza cercato”, scrive il santo Abate “ma forse si può cercare meglio e trovare più facilmente con la preghiera che con la discussione. Mettiamo allora qui termine al libro, ma non alla ricerca” (XIV, 32: PL 182, 808), all’essere in cammino verso Dio.
Vorrei ora soffermarmi solo su due aspetti centrali della ricca dottrina di Bernardo: essi riguardano Gesù Cristo e Maria santissima, sua Madre. La sua sollecitudine per l’intima e vitale partecipazione del cristiano all’amore di Dio in Gesù Cristo non porta orientamenti nuovi nello statuto scientifico della teologia. Ma, in maniera più che mai decisa, l’Abate di Clairvaux configura il teologo al contemplativo e al mistico. Solo Gesù – insiste Bernardo dinanzi ai complessi ragionamenti dialettici del suo tempo – solo Gesù è “miele alla bocca, cantico all’orecchio, giubilo nel cuore (mel in ore, in aure melos, in corde iubilum)”. Viene proprio da qui il titolo, a lui attribuito dalla tradizione, di Doctor mellifluus: la sua lode di Gesù Cristo, infatti, “scorre come il miele”. Nelle estenuanti battaglie tra nominalisti e realisti – due correnti filosofiche dell’epoca - l’Abate di Chiaravalle non si stanca di ripetere che uno solo è il nome che conta, quello di Gesù Nazareno. “Arido è ogni cibo dell’anima”, confessa, “se non è irrorato con questo olio; insipido, se non è condito con questo sale. Quello che scrivi non ha sapore per me, se non vi avrò letto Gesù”. E conclude: “Quando discuti o parli, nulla ha sapore per me, se non vi avrò sentito risuonare il nome di Gesù” (Sermones in Cantica Canticorum XV, 6: PL 183,847). Per Bernardo, infatti, la vera conoscenza di Dio consiste nell’esperienza personale, profonda di Gesù Cristo e del suo amore. E questo, cari fratelli e sorelle, vale per ogni cristiano: la fede è anzitutto incontro personale, intimo con Gesù, è fare esperienza della sua vicinanza, della sua amicizia, del suo amore, e solo così si impara a conoscerlo sempre di più, ad amarlo e seguirlo sempre più. Che questo possa avvenire per ciascuno di noi!
In un altro celebre Sermone nella domenica fra l’ottava dell’Assunzione, il santo Abate descrive in termini appassionati l’intima partecipazione di Maria al sacrificio redentore del Figlio. “O santa Madre, - egli esclama - veramente una spada ha trapassato la tua anima!... A tal punto la violenza del dolore ha trapassato la tua anima, che a ragione noi ti possiamo chiamare più che martire, perché in te la partecipazione alla passione del Figlio superò di molto nell’intensità le sofferenze fisiche del martirio” (14: PL 183,437-438). Bernardo non ha dubbi: “per Mariam ad Iesum”, attraverso Maria siamo condotti a Gesù. Egli attesta con chiarezza la subordinazione di Maria a Gesù, secondo i fondamenti della mariologia tradizionale. Ma il corpo del Sermone documenta anche il posto privilegiato della Vergine nell’economia della salvezza, a seguito della particolarissima partecipazione della Madre (compassio) al sacrificio del Figlio. Non per nulla, un secolo e mezzo dopo la morte di Bernardo, Dante Alighieri, nell’ultimo canto della Divina Commedia, metterà sulle labbra del “Dottore mellifluo” la sublime preghiera a Maria: “Vergine Madre, figlia del tuo Figlio,/umile ed alta più che creatura,/termine fisso d’eterno consiglio, …” (Paradiso 33, vv. 1ss.).
Queste riflessioni, caratteristiche di un innamorato di Gesù e di Maria come san Bernardo, provocano ancor oggi in maniera salutare non solo i teologi, ma tutti i credenti. A volte si pretende di risolvere le questioni fondamentali su Dio, sull’uomo e sul mondo con le sole forze della ragione. San Bernardo, invece, solidamente fondato sulla Bibbia e sui Padri della Chiesa, ci ricorda che senza una profonda fede in Dio, alimentata dalla preghiera e dalla contemplazione, da un intimo rapporto con il Signore, le nostre riflessioni sui misteri divini rischiano di diventare un vano esercizio intellettuale, e perdono la loro credibilità. La teologia rinvia alla “scienza dei santi”, alla loro intuizione dei misteri del Dio vivente, alla loro sapienza, dono dello Spirito Santo, che diventano punto di riferimento del pensiero teologico. Insieme a Bernardo di Chiaravalle, anche noi dobbiamo riconoscere che l’uomo cerca meglio e trova più facilmente Dio “con la preghiera che con la discussione”. Alla fine, la figura più vera del teologo e di ogni evangelizzatore rimane quella dell’apostolo Giovanni, che ha poggiato il suo capo sul cuore del Maestro.
Vorrei concludere queste riflessioni su san Bernardo con le invocazioni a Maria, che leggiamo in una sua bella omelia. “Nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze, - egli dice - pensa a Maria, invoca Maria. Ella non si parta mai dal tuo labbro, non si parta mai dal tuo cuore; e perché tu abbia ad ottenere l'aiuto della sua preghiera, non dimenticare mai l'esempio della sua vita. Se tu la segui, non puoi deviare; se tu la preghi, non puoi disperare; se tu pensi a lei, non puoi sbagliare. Se ella ti sorregge, non cadi; se ella ti protegge, non hai da temere; se ella ti guida, non ti stanchi; se ella ti è propizia, giungerai alla meta...” (Hom. II super «Missus est», 17: PL 183, 70-71).

martedì 20 ottobre 2009


"L'errore cui non si resiste, viene approvato; la verità che non viene difesa, viene oppressa"

Papa Felice III

NO AI SACRIFICI UMANI!
RU486

Movimento per la vita: "Banalizza l'aborto". L'aborto in Italia "è diventato un fatto di massa, di routine, e la pillola Ru486 è particolarmente grave perché lo banalizza. E in definitiva vuole cancellare fino in fondo l’idea che c’è di mezzo la vita di un figlio. Come si fa a dire che c’era davvero un bambino se per ucciderlo basta bere un bicchiere d’acqua o poco piu’?

Una legge che approva i sacrifici umani non è da considerarsi civile

domenica 18 ottobre 2009

SERATA TEMPIO

Mercoledì 21 ottobre ore 21
Serata di Tempio con meditazioni e preghiere,
presso le sedi di Piacenza, Cremona, Padova, Torino, Como, Verbania, Lecce, Parma, Napoli, Savona.

sabato 17 ottobre 2009

CONGREGAZIONE TEMPLARI DI SAN BERNARDO
COMMANDERIA SANTA CROCE in CREMONA

Domenica 18 settembre ore 10,30 Chiesa di Casanova d'Offredi (CR)
partecipazione di Cavalieri e Dame alla Santa Messa officiata dal Mnister Templi don Pier.

venerdì 16 ottobre 2009

COMMANDERIA SANTA CROCE in CREMONA


Venerdì 16 ottobre ore 20.30 - Commanderia Santa Croce in Cremona - Serata di Tempio aperta a tutti, con lettura della Sacra Scrittura, preghiera e riflessioni, per approfondire il Carisma templare. Cappella dell'Adorazione delle Rev.me Suore del SS. Sacramento (Parrocchia di San Sebastiano Cremona). Questo incontro si tiene ogni secondo venerdì del mese eccetto agosto.

Per info: templaritaliani@gmail.


Precettorie, Commanderie e Domus loci

Chiese, Santuari, Monasteri, Oratori e Cappelle dove abbiamo partecipato alla Santa Messa

- Chiesa dei S.S. Ilario e Carlo Todi (TR)
- Duomo Cattedrale di Orvieto
- Chiesa di Santa Maria Assunta, Calendasco (PC)
- Abbazia Cistercense di Chiaravalle di Milano
- Abbazia Cistercense della Certosa di Firenze
- Chiesa di Santa Maria In Gariverto - Piacenza
- Santuario Madonna di Guastafredda - Piacenza
- Chiesa di San Savino Rezzanello (PC)
- Chiesa di San Pietro ai Vincoli - Piacenza
- Chiesa di San Giuseppe all'Ospedale - Piacenza
- Cappella di San Riccardo Pampuri, Ospedale di Piacenza
- Monastero Suore Carmelitane Scalze - Piacenza
- Chiesa di San Michele Arcangelo, Rottofreno (PC)
- Romitorio di San Corrado Confalonieri, Calendasco (PC)
- Oratorio della Madonna del Buon Consiglio, Negri di Bramaiano, Bettola (PC)
- Chiesa Abbaziale del SS. Salvatore e San Gallo di Tolla, Monastero di Morfasso (PC)
- Monastero ...
- Cappella San Rocco, Centro E. Manfredini - Piacenza
- Pieve di Vernasca (PC)
- Chiesa di San Colombano, Vernasca (PC)
- Chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio in Santa Maria del Popolo, Città di Castello (PG)
- Chiesa di San Pietro in Tranquiano, Agazzano (PC)
- Abbazia di Sant'Antimo - Siena
- Santuario della Madonna della Quercia, Bettola (PC)
- Cappella della Madonna della Quercia, Bettola (PC)
- Chiesa di San Sebastiano, Casanova d'Offredi (CR)
- Chiesa di Santa Barbara, Caserma Col di Lana - Cremona
- Chiesa di Borgo Loreto - Cremona
- Basilica Santuario di Santa Maria di Campagna - Piacenza
- Abbazia Cistercense di Chiaravalle della Colomba, Alseno (PC)
- Chiesa di Sant'abbondio - Cremona
- Monastero dei Missionari Saveriani - Cremona
- Chiesa di San Sebastiano - Cremona
- Cappella dell'Adorazione del Monastero del SS. Sacramento - Cremona
- Chiesa di San Martino Nuova, Riccione (RM)
- Basilica Santuario Madonna di Loreto, Loreto (AN)
- Chiesa di San Rocco, Gazzuolo (CR)
- Chiesa di San Girolamo - Cremona
- Duomo Cattedrale di Cremona
- Casa Sacro Cuore, Torreglia (PD) (Capitolo Generale di Tutti i Santi)
- Chiesa di San Martino, Luvigliano (PD)
- Santuario di Sant'Antonio - Padova (ricevuta Benedizione)
- Duomo di Santo Stefano - Casalmaggiore (CR)

giovedì 8 ottobre 2009

LA CONGREGAZIONE

Le sedi territoriali del Priorato autonomo d'Italia:
Precettorie, Commanderie, Domus e cronologia storica

- Confederazione Templari di San Bernardo - edificata A.D. 1840
- Priorato autonomo d'Italia - Milites Christi della Congregazione Templari di San Bernardo - edificato il 20 agosto 1982 (San Bernardo)
- Precettoria Lombardo-Piacentina Santa Maria del Tempio, Piacenza - edificata il 13 giugno 1998 (Corpus Domini); resa autonoma con grazia priorale (*) il 13 giugno 2007 (Sant'Antonio da Padova)
- Commanderia Sant'Egidio e San Giuseppe, Piacenza - edificata il 21 marzo 2008 (Venerdì Santo)
- Commanderia Santa Croce, Cremona - edificata il 31 maggio 2009 (Pentecoste)
- Domus San Michele Arcangelo, Lecce - edificata il 6 settembre 2009 (San Zaccaria)
- Domus SS. Apostoli, Padova - da edificare il 1 novembre 2009 (Tutti i Santi)
- Domus loci, Parma - in costituzione
- Domus loci, Como - in costituzione
- Domus loci, Verbania - in costituzione
- Domus loci, Napoli - in costituzione
- Domus loci, Torino - in costituzione

(*) grazia priorale nei limiti stabiliti dal codice.
Struttura Territoriale e Gerarchica dei Cavalieri Templari

La struttura base dell'organizzazione templare era chiamata "domus", "magione" o "Precettoria (Commanderia)". Il Templare responsabile della conduzione e di quanti dimorano nella casa era il "precettore". Vi erano precettorie maggiori e minori: quelle minori erano in genere, situate in zone rurali e avevano alle loro dipendenze "grange" o fattorie. La precettorie maggiori erano quelle poste in città e che avevano alle loro dipendenze altre case. L'insieme di più precettorie formava la "balia", più balie costituivano una "provincia" A capo delle "domus", grandi o piccole che fossero, e delle "balie" spettava il titolo di "precettore" (praeceptor), a quelli preposti alla guida delle provincie competeva il titolo di "Maestro provinciale" (magister provincialis). Sopra a tutti c'era il "Maestro generale" dell'Ordine (magister generalis) conosciuto come "Gran Maestro" perché così tramandato, impropriamente da molti storici. La suddivisione dell'Ordine del Tempio in Province non fu sempre uguale: mutò nel corso degli anni e con l'accrescimento dei possedimenti. La prima provincia ad essere costituita fu nel 1130 la Francia e il suo Maestro provinciale fu Payen de Montdidier, compagno di Hugues de Payns. Fino al magistero di Bertrand de Blanquefort (1156-1169), sesto Maestro generale, non vi fu un assetto territoriale ben definito. Egli si rese conto che il moltiplicarsi degli insediamenti europei non consentiva più, a ogni singola casa del Tempio, di fare riferimento al solo Maestro in Terra Santa. Le donazioni ci danno esempi da cui si può dedurre che i possessi Templari in Occidente iniziarono ad essere raggruppati in entità territoriali, dette poi province ( dopo il 1160). Troviamo infatti donazioni fatte ai seniores de Templo Domini de Jherusalem, al servus Dei et Miliciae Templi in Aragona, ai ministri in Inghilterra e Aquitania e ai missi de templo de Jerusalem in Italia. Durante il Magistero di Bertrand de Blanquefort si trovano i primi documenti con citazioni di "praeceptor" che si riferiscono ad una provincia. A capo di ognuna di queste provincie vi era un precettore con ampia autonomia decisionale, controllato da un procuratore generale, poi da un visitatore cismarino che potremmo definire, grossomodo, un Maestro d'Occidente. Questi però, a differenza del "magister generalis" che risiedeva in Oriente nella casa madre di Gerusalemme, era itinerante e con compiti essenzialmente di controllo. La gerarchia templare, come descritta negli articoli della regola (versione francese) è la seguente: Maestro (Art.77-80), Siniscalco (Art.99-100), Maresciallo (Art.101-103), Commendatore del Regno di Gerusalemme (Art.110), Commendatore della Città di Gerusalemme (Art.120-124), Commendatore di Tripoli e di Antiochia (Art.125-126), Drappiere (Art.130-131), Commendatore delle Case (Art.132-136), Commendatore dei Cavalieri (Art.137), Fratelli cavalieri e sergenti del Convento (Art.138-141), Turcopolerio "Turcoples" o "Turcopoles" (Art.169-172), Sotto - Maresciallo (un sergente) (Art.173-176), Gonfaloniere (un sergente) (Art.177-179), Fratelli Sergenti commendatori delle case (Art.180), Fratelli Domestici (frères casaliers) (Art.181), Fratelli infermieri (frères infirmiers ) (Art. 190-197). Nel loro insieme, i ranghi, e in special modo i cinque ranghi più alti, corrispondevano alla gerarchia feudale dell'Europa medievale. La distinzione tra cavalieri e sergenti è quella di maggiore rilevanza, anche nei casi in cui i sergenti, per mancanza di cavalieri in una piccola casa, o per loro qualità personali, occupavano posti apparentemente uguali a quelli dei loro "fratelli cavalieri". Man mano che l'Ordine si espandeva in tutta Europa si moltiplicavano le anomalie nei titoli e nei ranghi, tanto che non sembra esserci stata una norma d'applicazione universalmente valida per titoli come quello di Commendatore. La confusione riguardante l'attribuzione dei titoli aumentò durante il secolo XII. Con l'istituzione della flotta si svilupparono altri ruoli e, di conseguenza, altri ranghi come quello di "commendatore della flotta" simili a quello in uso tra gli Ospitalieri. Al centro di questa immensa struttura, i Cavalieri Templari, erano solo una minoranza che rappresentava un'élite militare. L'intero Ordine, a partire della gerarchia, la finanza, l'agricoltura, fino al reclutamento, era finalizzato ad un unico scopo: il mantenimento di questo corpo ben equipaggiato e ben preparato di cavalieri pronti in ogni momento ad entrare in azione.

venerdì 25 settembre 2009

CAPITOLO DEI SANTI ARCANGELI E SAN MICHELE
Martedì 29 settembre 2009 - ore 21
Chiesa Magistrale di san Giuseppe all'Ospedale (già chiesa Templare di sant'Egidio) Piacenza
e presso la Commanderia Santa Croce di Cremona, La Domus San Michele Arcangelo di Lecce e la Domus SS. Apostoli di Padova, con partecipazioni private a Como, Verbania, Parma e Napoli

sabato 12 settembre 2009

Oremus pro Pontifice nostro Benedicto

Dominus conservet eum, et vivificet eum, et beatum faciat eum in terra, et non tradat eum in animam inimicorum eius
RIFLESSIONI AD UN ANNO DALLA DICHIARAZIONEDELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

INCONCILIABILITÀ TRA FEDE CRISTIANA E MASSONERIA

Il 26 novembre 1983 la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicava una dichiarazione sulle associazioni massoniche (cfr AAS LXXVI [1984] 300).


A poco più di un anno di distanza dalla sua pubblicazione può essere utile illustrare brevemente il significato di questo documento.
Da quando la Chiesa ha iniziato a pronunciarsi nei riguardi della massoneria il suo giudizio negativo è stato ispirato da molteplici ragioni, pratiche e dottrinali. Essa non ha giudicato la massoneria responsabile soltanto di attività sovversiva nei suoi confronti, ma fin dai primi documenti pontifici in materia e in particolare nella Enciclica «Humanum Genus» di Leone XIII (20 aprile 1884), il Magistero della Chiesa ha denunciato nella Massoneria idee filosofiche e concezioni morali opposte alla dottrina cattolica. Per Leone XIII esse si riconducevano essenzialmente a un naturalismo razionalista, ispiratore dei suoi piani e delle sue attività contro la Chiesa. Nella sua Lettera al Popolo Italiano «Custodi» (8 dicembre 1892) egli scriveva: «Ricordiamoci che il cristianesimo e la massoneria sono essenzialmente inconciliabili, così che iscriversi all’una significa separarsi dall’altra».
Non si poteva pertanto tralasciare di prendere in considerazione le posizioni della Massoneria dal punto di vista dottrinale, quando negli anni 1970‑1980 la S. Congregazione era in corrispondenza con alcune Conferenze Episcopali particolarmente interessate a questo problema, a motivo del dialogo intrapreso da parte di personalità cattoliche con rappresentanti di alcune logge che si dichiaravano non ostili o perfino favorevoli alla Chiesa.
Ora lo studio più approfondito ha condotto la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede a confermarsi nella convinzione dell’inconciliabilità di fondo fra i principi della massoneria e quelli della fede cristiana.
Prescindendo pertanto dalla considerazione dell’atteggiamento pratico delle diverse logge, di ostilità o meno nei confronti della Chiesa, la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, con la sua dichiarazione del 26.11.83, ha inteso collocarsi al livello più profondo e d’altra parte essenziale del problema: sul piano cioè dell’inconciliabilità dei principi, il che significa sul piano della fede e delle sue esigenze morali.
A partire da questo punto di vista dottrinale, in continuità del resto con la posizione tradizionale della Chiesa, come testimoniano i documenti sopra citati di Leone XIII, derivano poi le necessarie conseguenze pratiche, che valgono per tutti quei fedeli che fossero eventualmente iscritti alla massoneria.
A proposito dell’affermazione sull’inconciliabilità dei principi tuttavia si va ora da qualche parte obiettando che essenziale della massoneria sarebbe proprio il fatto di non imporre alcun «principio», nel senso di una posizione filosofica o religiosa che sia vincolante per tutti i suoi aderenti, ma piuttosto di raccogliere insieme, al di là dei confini delle diverse religioni e visioni del mondo, uomini di buona volontà sulla base di valori umanistici comprensibili e accettabili da tutti.
La massoneria costituirebbe un elemento di coesione per tutti coloro che credono nell’Architetto dell’Universo e si sentono impegnati nei confronti di quegli orientamenti morali fondamentali che sono definiti ad esempio nel Decalogo; essa non allontanerebbe nessuno dalla sua religione, ma al contrario costituirebbe un incentivo ad aderirvi maggiormente.
In questa sede non possono essere discussi i molteplici problemi storici e filosofici che si nascondono in tali affermazioni. Che anche la Chiesa cattolica spinga nel senso di una collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà, non è certamente necessario sottolinearlo dopo il Concilio Vaticano II. L’associarsi nella massoneria va tuttavia decisamente oltre questa legittima collaborazione e ha un significato ben più rilevante e determinante di questo.
Innanzi tutto si deve ricordare che la comunità dei «liberi muratori» e le sue obbligazioni morali si presentano come un sistema progressivo di simboli dal carattere estremamente impegnativo. La rigida disciplina dell’arcano che vi domina rafforza ulteriormente il peso dell’interazione di segni e di idee. Questo clima di segretezza comporta, oltre tutto, per gli iscritti il rischio di divenire strumento di strategie ad essi ignote.
Anche se si afferma che il relativismo non viene assunto come dogma, tuttavia si propone di fatto una concezione simbolica relativistica, e pertanto il valore relativizzante di una tale comunità morale-rituale lungi dal poter essere eliminato, risulta al contrario determinante.
In tale contesto, le diverse comunità religiose, cui appartengono i singoli membri delle Logge, non possono essere considerate se non come semplici istituzionalizzazioni di una verità più ampia e inafferrabile. Il valore di queste istituzionalizzazioni appare, quindi, inevitabilmente relativo, rispetto a questa verità più ampia, la quale si manifesta invece piuttosto nella comunità della buona volontà, cioè nella fraternità massonica.
Per un cristiano cattolico, tuttavia, non è possibile vivere la sua relazione con Dio in una duplice modalità, scindendola cioè in una forma umanitaria - sovraconfessionale e in una forma interna - cristiana. Egli non può coltivare relazioni di due specie con Dio, né esprimere il suo rapporto con il Creatore attraverso forme simboliche di due specie. Ciò sarebbe qualcosa di completamente diverso da quella collaborazione, che per lui è ovvia, con tutti coloro che sono impegnati nel compimento del bene, anche se a partire da principi diversi. D’altronde un cristiano cattolico non può nello stesso tempo partecipare alla piena comunione della fraternità cristiana e, d’altra parte, guardare al suo fratello cristiano, a partire dalla prospettiva massonica, come a un «profano».
Anche quando, come già si è detto, non vi fosse un’obbligazione esplicita di professare il relativismo come dottrina, tuttavia la forza relativizzante di una tale fraternità, per la sua stessa logica intrinseca ha in sé la capacità di trasformare la struttura dell’atto di fede in modo così radicale da non essere accettabile da parte di un cristiano, «al quale cara è la sua fede» (Leone XIII).
Questo stravolgimento nella struttura fondamentale dell’atto di fede si compie, inoltre, per lo più, in modo morbido e senza essere avvertito: la salda adesione alla verità di Dio, rivelata nella Chiesa, diviene semplice appartenenza a un’istituzione, considerata come una forma espressiva particolare accanto ad altre forme espressive, più o meno altrettanto possibili e valide, dell’orientarsi dell’uomo all’eterno.
La tentazione ad andare in questa direzione è oggi tanto più forte, in quanto essa corrisponde pienamente a certe convinzioni prevalenti nella mentalità contemporanea. L’opinione che la verità non possa essere conosciuta è caratteristica tipica della nostra epoca e, nello stesso tempo, elemento essenziale della sua crisi generale.
Proprio considerando tutti questi elementi la Dichiarazione della S. Congregazione afferma che la Iscrizione alle associazioni massoniche «rimane proibita dalla Chiesa» e i fedeli che vi si iscrivono «sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione».
Con questa ultima espressione, la S. Congregazione indica ai fedeli che tale iscrizione costituisce obiettivamente un peccato grave e, precisando che gli aderenti a una associazione massonica non possono accedere alla Santa Comunione, essa vuole illuminare la coscienza dei fedeli su di una grave conseguenza che essi devono trarre dalla loro adesione a una loggia massonica.
La S. Congregazione dichiara infine che «non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche, con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito». A questo proposito il testo fa anche riferimento alla Dichiarazione del 17 febbraio 1981, la quale già riservava alla Sede Apostolica ogni pronunciamento sulla natura di queste associazioni che avesse implicato deroghe alla legge canonica allora in vigore (can. 2335).
Allo stesso modo il nuovo documento, emesso dalla Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede nel novembre 1983, esprime identiche intenzioni di riserva relativamente a pronunciamenti che divergessero dal giudizio qui formulato sulla inconciliabilità dei principi della massoneria con la fede cattolica, sulla gravità dell’atto di iscriversi a una loggia e sulla conseguenza che ne deriva per l’accesso alla Santa Comunione. Questa disposizione indica che, malgrado la diversità che può sussistere fra le obbedienze massoniche, in particolare nel loro atteggiamento dichiarato verso la Chiesa, la Sede Apostolica vi riscontra alcuni principi comuni, che richiedono una medesima valutazione da parte di tutte le autorità ecclesiastiche.
Nel fare questa Dichiarazione, la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede non ha inteso disconoscere gli sforzi compiuti da coloro che, con la debita autorizzazione di questo Dicastero, hanno cercato di stabilire un dialogo con rappresentanti della Massoneria. Ma, dal momento che vi era la possibilità che si diffondesse fra i fedeli l’errata opinione secondo cui ormai la adesione a una loggia massonica era lecita, essa ha ritenuto suo dovere far loro conoscere il pensiero autentico della Chiesa in proposito e metterli in guardia nei confronti di un’appartenenza incompatibile con la fede cattolica.
Solo Gesù Cristo è, infatti, il Maestro della Verità e solo in Lui i cristiani possono trovare la luce e la forza per vivere secondo il disegno di Dio, lavorando al vero bene dei loro fratelli.


http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/ cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_ 19850223_declaration-masonic_articolo_it.html

domenica 30 agosto 2009

L'essere Templare non è una filosofia ma uno stile di vita spirituale, morale e sociale. Piu' dello studio e della conoscenza del mitico Ordine, seve l'azione.
Il Templare è un cristiano che assume uno stile di vita che va applicato nel quotidiano, ed in unione, personale e spirituale, con i fratelli e le sorelle.

sabato 22 agosto 2009


MARIA REGINA
A questa dolcissima Madre del Cielo affidiamo il nuovo giorno. Regni lei nei nostri cuori, facendoci sperimentare la vera regalità e la nobiltà dell'animo. Solo i veri devoti della Madonna sono anche uomini e donne capaci di una signorilità interiore ed esteriore di cui tutti abbiamo bisogno oggi. Buona giornata nel nome del Signore e della Vergine Santa

La festività odierna, parallela a quella di Cristo Re, venne istituita da Pio XII nel 1955. Si celebrava, fino alla recente riforma del calendario liturgico, il 31 maggio, a coronamento della singolare devozione mariana nel mese a lei dedicato. Il 22 agosto era riservato alla commemorazione del Cuore Immacolato di Maria, al cui posto subentra la festa di Maria Regina per avvicinare la regalità della Vergine alla sua glorificazione nell'assunzione al cielo. Questo posto di singolarità e di preminenza, accanto a Cristo Re, le deriva dai molteplici titoli, illustrati da Pio XII nella lettera enciclica “Ad Coeli Reginam” (11 ottobre 1954), di Madre del Capo e dei membri del Corpo mistico, di augusta sovrana e regina della Chiesa, che la rende partecipe non solo della dignità regale di Gesù, ma anche del suo influsso vitale e santificante sui membri del Corpo mistico.Il latino "regina", come "rex", deriva da "regere", cioè reggere, governare, dominare. Dal punto di vista umano è difficile attribuire a Maria il ruolo di dominatrice, lei che si è proclamata la serva del Signore e ha trascorso tutta la vita nel più umile nascondimento. Luca, negli Atti degli apostoli, colloca Maria in mezzo agli Undici, dopo l'Ascensione, raccolta con essi in preghiera; ma non è lei che impartisce ordini, bensì Pietro. E tuttavia proprio in quella circostanza ella costituisce l'anello di congiunzione che tiene uniti al Risorto quegli uomini non ancora irrobustiti dai doni dello Spirito Santo. Maria è regina perché è madre di Cristo, il re. Ella è regina perché eccelle su tutte le creature, in santità: "In lei s'aduna quantunque in creatura è di bontade ", dice Dante nella Divina Commedia.Tutti i cristiani vedono e venerano in lei la sovrabbondante generosità dell'amore divino, che l'ha colmata di ogni bene. Ma ella distribuisce regalmente e maternamente quanto ha ricevuto dal Re; protegge con la sua potenza i figli acquisiti in virtù della sua corredenzione e li rallegra con i suoi doni, poichè il Re ha disposto che ogni grazia passi per le sue mani di munifica regina. Per questo la Chiesa invita i fedeli a invocarla non solo col dolce nome di madre, ma anche con quello reverente di regina, come in cielo la salutano con felicità e amore gli angeli, i patriarchi, i profeti, gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini. Maria è stata coronata col duplice diadema della verginità e della maternità divina: "Lo Spirito Santo verrà su di te, e la virtù dell'Altissimo ti adombrerà. Per questo il Santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio".

Autore: Piero Bargellini - web.santiebeati.it

lunedì 10 agosto 2009


Maria, Assunta in Cielo per restarci sempre accanto

Articolo tratto dalla rivista Madre di Dio di don Gabriele Amorth

Il mariologo-esorcista ci spiega la pagina del "Vangelo di Maria" riguardante la verità più profonda dell’Assunzione della Vergine.

Celebrando, nelle nostre calure ferragostane, la festa di Maria Assunta in Cielo, ci torna caro pensare che la vera partecipazione della Vergine all’evento pasquale di Gesù sia stata proprio la sua assunzione. Ma, più che vedere in questo evento il singolare privilegio di Maria che "come in Cielo, glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è immagine e inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante Popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore (cfr. 2Pt 3, 10)" [Lumen gentium, 68], preferiamo mettere in rilievo il segno del suo servizio al piano della salvezza. In altri termini, Maria ha ricevuto da Gesù una nuova missione, che durerà fino alla fine del mondo: la maternità su tutti gli uomini, in ordine alla salvezza. La sua missione sulla terra non è finita, come è finita per gli altri uomini, che potranno solo contribuire con la preghiera nella Comunione dei Santi. Era dunque necessario che si trovasse nella completezza della sua persona, fatta di anima e corpo, per adempiere a questa nuova missione verso di noi… Ora, il corpo di Maria – come il corpo di Gesù – non è più legato ai vincoli di spazio e di tempo. Per cui la loro presenza, accanto a ciascuno di noi, è incessante. Per offrirne un esempio, ripenso alle varie apparizioni di Gesù risorto: dava l’impressione di arrivare, di partire, anche se le porte erano chiuse… E la realtà è che Gesù ha detto che resterà sempre con noi, fino alla fine dei tempi (cfr. Mt 28, 20), per cui è sempre presente. La stessa cosa avviene per Maria. In più, non solo la sua presenza non ha più limiti di spazio e di tempo, per cui sulla terra viveva solo in un posto e con limiti temporali che abbiamo tutti; per questo anche l’attività poteva essere solo limitata dalle ore che passano e non ritornano. Adesso non è più così. La sua attenzione materna verso di noi non ha limiti e – come si esprime il Vaticano II – è un’opera che "continua fino a che (tutti gli uomini) non siano condotti nella patria beata" [Lumen gentium, 62]. In tal modo ci è facile comprendere i motivi e le conseguenze dell’Assunzione di Maria: assunta in Cielo, è viva, è vera nostra madre che sta sempre accanto a noi con una presenza quanto mai attiva, anche se non la vediamo; ma è una presenza costante e piena, perché non è più legata alle limitazioni della vita terrena. È una presenza materna ed efficace, in ordine alla salvezza, per cui noi la comprendiamo attraverso i titoli con cui ci rivolgiamo a lei: Mediatrice di ogni grazia, Rifugio dei peccatori, Avvocata nostra, Aiuto dei Cristiani… Perciò, invocare la Madonna Assunta in Cielo apre il cuore dei credenti a uno slancio coraggioso e lo riempie di quella gioia che regna nei Cieli e che è destinata fin da ora a tutta l’umanità. Perché dal fatto di credere che Maria ci è sempre accanto e la sentiamo vicina, anche se non la vediamo, nasce il continuo e fiducioso ricorso a lei. Sapremo solo in Cielo quanto le siamo costati e ciò che Ella ha fatto per noi: i pericoli dai quali ci ha salvato, i suggerimenti che ci ha dato, le forze che ci ha infuso, le grazie che ci ha ottenuto; e tutto questo senza che neppure ce ne accorgessimo! Chi riflettesse seriamente a questa verità della costante presenza accanto a noi di Gesù e di Maria vivrebbe certo di grande speranza e di fiducia piena.

venerdì 7 agosto 2009

Padre Livio
Tanto per non cambiare:
L'ennesimo polverone su Medjugorje

Cari amici,
la superficialità, mista a mala fede, cui con i mass media hanno sollevato l'ennesimo polverone su Medjugorje, mi obbliga, come studioso e testimone del fenomeno, oltre che come servitore inutile della Regina della pace, a fare alcune precisazioni per iscritto, dopo averle fatte al microfono
Il documento (riservato) della riduzione alla stato laicale dell'ex francescano ( concessa su sua richiesta) è stata messo sul nostro sito internet già dal marzo 2009. L'ex francescano con la sua comunità era sotto inchiesta da parte della Chiesa dal 1988. Dopo la sospensione a divinis (2008) è arrivata la riduzione alla stato laicale (2009). Se non ottempera ad alcune disposizioni della S. Sede potrebbe un domani arrivare la scomunica. ( I Documenti ufficiali sono tutti pubblicati nel nostro sito internet).
Ciò che la S. Sede contesta all'ex francescano non sono le sue attività pastorali a Medjugorje, dove ha svolto, con altri frati, l'ufficio di coadiutore parrocchiale ( non quindi di parroco ) dall'autunno 1981 al settembre 1985, ma le sue attività in Italia, dal 1988 al 2008, quando lui ha dato vita a una sua personale comunità religiosa.
Nei tre anni e mezzo che è stato a Medjugorje l'ex frate ha svolto un'attività parrocchiale centrata soprattutto su un gruppo di preghiera giovanile, al quale però non hanno mai partecipato i sei veggenti, eccezione fatta per Marija, che partecipava sia al gruppo parrocchiale sia a quello guidato direttamente dalla Madonna mediante il veggente Ivan.
Infatti la Madonna, a partire dal 1982, si è formata lei stessa un gruppo che guidava personalmente mediante due apparizioni straordinarie alla settimana. A tale gruppo di preghiera, guidato dalla Madonna, partecipavano numerosi giovani e tre veggenti: Ivan, Marija e Vicka. Ivanka e Jakov non partecipavano a nessun gruppo. Tale gruppo è tuttora operativo.
E' quindi un'affermazione che non corrisponde alla verità sostenere che l'ex frate sia stato la guida o l'assistente spirituale dei veggenti. Non è corretto neppure metterlo in rapporto col "fenomeno Medjugorje" dal momento che vi manca da 23 anni.
Egli non ha mai ricoperto l'ufficio nè di guida spirituale, nè di assistente spirituale, nè di confessore dei sei veggenti. Più tardi la sola Marija P. si è scelta un direttore spirituale nella persona di Fra Slavko.
Colui che i mass media chiamano disinvoltamente la guida o l'assistente spirituale dei sei veggenti, in realtà, a partire dal 1985 fino all'attuale provvidenziale condanna, ha cercato di sosituirli con altre veggenti che egli si era associato alla guida della sua comunità.
Al riguardo il P. Provinciale dei Francescani di Erzegovina. Dr. fra Ivan Sesar - ha affermato: "Questo provincialato non ha mai raccomandato né nominato alcuno come guida spirituale dei ragazzi. Penso che nemmeno i parroci di Medjugorje abbiano mai avuto questo mandato di essere guida spirituale dei veggenti. Il fatto è che alcuni frati erano loro confessori, avevano con loro e le loro famiglie un rapporto amichevole e questo si può capire. Chi è amico di chi, oppure chi è la guida spirituale, dovete chiederlo voi stessi ai veggenti. In questi giorni si è potuto leggere nei media che alcuni dei veggenti lo hanno negato categoricamente" ( Dal quotidiano croato Vecernji list - 14-09- 2008).
La verità è che l'ex frate si è presentato da se stesso, in una lettera del 1984 a Giovanni Paolo II, come la guida spirituale dei veggenti. Egli si è autonominato tale, nell'illusione di influenzarli, salvo poi a sceglierne altri di suo gradimento.
I veggenti di Medjugorje, come i due bambini di La Salette, come Bernadette, come i veggenti di Fatima, ecc...hanno avuto ed hanno nella Madonna la loro guida. Infatti dopo 28 anni di apparizioni sono dei bravi cristiani che non hanno mai deviato dalla fede.

Vostro Padre Livio

PS Nel nostro sito internet http://www.radiomaria.it/ sotto Medjugorje -Documenti trovate un'ampia documentazione.

Nella home page in fondo a destra potete scaricare la mia trasmissione in radio al riguardo.Per contrastare la disinformazione del circuito mass-mediatico diffondiamo il più possibile questo testo.

mercoledì 5 agosto 2009

VIVA DIO, SANTO AMORE!

I Templari, con la loro regola austera e con la loro disciplina, riflettevano le aspirazioni profonde dei loro contemporanei e forse anche quelle di molti nostri contemporanei.

Essere degni di un mantello bianco simboleggiava infatti essere uomini degni di se stessi, degni di quell’universo interiore voluto da Dio, che ognuno di noi riceve in sé nascendo, e che si purifica mediante il Battesimo. Ancora oggi è questo lo spirito del Tempio, uno spirito sopravvissuto alla distruzione, uno spirito che non solo è ancora vivo, ma che non è neanche prossimo a morire.

fra Gianni Battini - precettore d'Italia

Immagine tratta dall'Evangelario Templare realizzato a Piacenza e conservato nell'archivio capitolare del Duomo di Modena

martedì 4 agosto 2009

AFFIDAMENTO, ABBANDONO, ALLEANZA


Fratelli e sorelle, ci siamo volontariamente arruolati in questa nostra Congregazione per essere dei Milites Christi e per portare la rivoluzione del Vangelo nel mondo. Abbiamo dichiarato di essere innamorati della Verità e che sappiamo che nulla succede a caso, che nulla è impossibile a Dio e che senza di Lui non possiamo fare nulla. Adesso è il momento di dimostrare che sappiamo mantenere la parola data. Per questo dobbiamo:

1 affidarci a Cristo

2 abbandonarci a Cristo

3 allearci a Cristo

Attraverso la Fede e la Speranza otterremo la Vittoria e quindi la gioia piena.

Spesso però, le difficoltà che la vita ci riserva, ci paiono immense. E' come solcare il mare in tempesta e vedere la propria barca agitata dalle onde. Abbiamo paura. Vorremmo fuggire, abbandonare tutto.

Si tratta della stessa esperienza fatta dai discepoli mentre Gesù “se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva” (Cfr. Mc 4,35-41). Egli ascolta il grido dei discepoli e, stupito per la loro incredulità, ordina al vento di cessare e al mare di calmarsi.

Anche noi oggi procediamo sul mare in tempesta e anche noi, come i discepoli, abbiamo poca fede. Ma come possiamo pensare di affondare, sapendo che il Signore è con noi? Se Lo abbiamo posto al centro della nostra vita, nulla può farci paura. Dio non ci abbandona mai! Come i discepoli, anche noi abbiamo il diritto di svegliare il Maestro. Per questo non dobbiamo mai smettere di chiamarlo, di pregarlo con insistenza, ma anche con la certezza di chi sa che Lui c'è e non può non intervenire.
Grazie Gesù, con te nella nostra vita siamo al sicuro. Nessuna tempesta può farci affondare. Insieme a te raggiungeremo sani e salvi il porto!


fra Gianni Battini - precettore


Preghiera allo Spirito Santo


O Spirito Santo,
anima dell'anima mia,
in te solo posso esclamare: Abbà, Padre.

Sei tu, o Spirito di Dio,
che mi rendi capace di chiedere
e mi suggerisci che cosa chiedere.

O Spirito d'amore,
suscita in me il desiderio
di camminare con Dio:
solo tu lo puoi suscitare.

O Spirito di santità,
tu scruti le profondità dell'anima
nella quale abiti,
e non sopporti in lei
neppure le minime imperfezioni:
bruciale in me, tutte,
con il fuoco del tuo amore.

O Spirito dolce e soave,
orienta sempre più
la mia volontà verso la tua,
perchè la possa conoscere chiaramente,
amare ardentemente
e compiere efficacemente. AMEN


[San Bernardo di Chiaravalle]

4 agosto festa di

SAN GIOVANNI MARIA VIANNEY
CURATO D'ARS

ore 19 - Santa Messa - Chiesa Magistrale "San Pietro in Tranquiano", Agazzano (PC)

Nacque a Dardilly, presso Lione nel 1786. Fin da piccolo ama la solitudine ed è timorato di Dio, ma a Parigi a causa della rivoluzione non si può pregare, così i suoi genitori lo portano ad ascoltare Messa in un granaio fuori città. La pena per i preti sorpresi a celebrare Messa è la ghigliottina. Ciò nonostante il desiderio di Giovanni Maria è quello di diventare prete. A dicciasette anni riesce per la prima volta ad andare a scuola, dove con l'aiuto di un prete amico che crede nella sua vocazione, prova a seguire gli studi, ma con scarsi risultati. Le difficoltà divengono insormontabili quando si tratta di affrontare, in seminario, gli studi di filosofia e di teologia. A Grenoble, nel 1815, a ventinove anni, viene finalmente ordinato. Fu parroco di Ars nella diocesi di Belley, per circa quarantadue anni e il suo ascendente è ancora vivo nella parrocchia che ha santificato con il suo apostolato. Là fece rifiorire mirabilmente con l’efficace predicazione, con la mortificazione, la preghiera, la carità. Numerose furono le anime che si rivolsero al santo sacerdote, il quale giunse a trascorrere ore e ore in confessionale. Fu ammirabile nella devozione a Maria, al rosario, all’eucaristia. Estenuato dalle fatiche, macerato dai digiuni e dalle penitenze, nel 1859 terminò i suoi giorni nel bacio del Signore. Prima ancora che Pio XI lo iscrivesse nell’albo dei santi e lo proclamò patrono del clero, Ars era diventata meta di pellegrinaggi.

Dal "Catechismo" di san Giovanni Maria Vianney sacerdote

Fate bene attenzione, miei figlioli: il tesoro del cristiano non è sulla terra, ma in cielo. Il nostro pensiero perciò deve volgersi dov'è il nostro tesoro. Questo è il bel compito dell'uomo: pregare ed amare. Se voi pregate ed amate, ecco, questa è la felicità dell'uomo sulla terra. La preghiera nient'altro è che l'unione con Dio Quando qualcuno ha il cuore puro e unito a Dio, preso da una certa soavità e dolcezza che inebria, è purificato da una luce che si diffonde attorno a lui misteriosamente. In questa unione intima, Dio e l'anima sono come due pezzi di cera fusi insieme che nessuno può più separare. Come è bella questa unione di Dio con la sua piccola creatura! E' una felicità questa che non si può comprendere. Noi eravamo diventati indegni di pregare. Dio però, nella sua bontà, ci ha permesso di parlare con lui. La nostra preghiera è incenso a lui quanto mai gradito. Figlioli miei, il vostro cuore è piccolo, ma la preghiera lo dilata e lo rende capace di amare Dio La preghiera ci fa pregustare il cielo, come qualcosa che discende a noi dal paradiso. Non ci lascia mai senza dolcezza. Infatti è miele che stilla nel l'anima e fa che tutto sia dolce. Nella preghiera ben fatta i dolori si sciolgono come neve al sole. Anche questo ci dà la preghiera: che il tempo scorra con tanta velocità e tanta felicità dell'uomo che non si avverte più la su lunghezza. Ascoltate: quando ero parroco di Bresse dovendo per un certo tempo sostituire i miei confratelli, quasi tutti malati, mi trovavo spesso percorrere lunghi tratti di strada; allora pregava il buon Dio, e il tempo, siatene certi, non mi pareva mai lungo. Ci sono alcune persone che si sprofondano completamente `nella preghiera come un pesce ne l'onda, perché sono tutte dedite al buon Dio. No c'è divisione alcuna nel loro cuore