lunedì 29 settembre 2008

VANGELO
Domenica 28 settembre, XXVI tempo Ordinario A

Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, disse Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L'ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. E` venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli».
Mt 21, 28-32
______________
Questa bella domenica ci invita ad essere solleciti per andare a lavorare nella vigna del Signore, anche se siamo recalcitranti. Il frutto della vite è la misericordia e il perdono offerto a quelli che stanno dalla parte dei peccatori e credono alla predicazione. Questo vuol dire il lavoro nella vigna: operare per la propria conversione.

Buona domenica pben

I PRIMI

I pubblicani e le prostitute vi passeranno davanti
nel regno di Dio perché hanno creduto.
(Mt 21,31s)

La fede nella presenza del Regno di Dio
trasforma anche il cuore impenitente
di chi ha sperato nella sola ricchezza,
senza occuparsi di eternità.

Egli è il re della sua esistenza,
tutto funziona secondo il suo dettame:
interessi personali, economia solida,
futuro di benessere, pochi amici.

Non esistono per lui poveri e bisognosi,
è solo al mondo, vive per lavorare
e col lavoro assicura la sua vita,
fatta di lunghe attese… bancarie.

Quando il pubblicano crede e
scende dal suo albero, come Zaccheo,
si trova tra le braccia di Cristo
pronto a vivere in modo nuovo.

La prostituta regna offrendo se stessa,
corpo e anima, soffocati dalla brama
del possesso, senza frontiere di bene,
in un mondo immemore e incapace di amare.

Avviene il miracolo della predicazione
che proclama il perdono rigeneratore,
il peccato è sconfitto dall’amore
che si lascia crocifiggere per il malvagio.

Il sapore amaro di ciò che si credeva
dolce, bello alla vista e utile per la vita,
interrompe improvvisamente il flusso
degeneratore del male radicato in noi.

Appare l’inganno del mondo caduco
e prepara il cuore a più grandi ascese;
l’annuncio apre gli occhi e l’anima
del pubblicano e della prostituita.

C’è chi sta alla finestra aperta sul mondo
perché si crede giusto e non contaminato
con la piazza e accusa i passanti ignari
dei suoi mali e delle sue angosce.

La salvezza è per tutti e la misericordia
è anche per lui; il suo cuore indurito
lo costringe a mentire a se stesso
perché non si schiera con i peccatori.

Misericordia e perdono toccano
chi è in ansia per il proprio peccato
e soffre senza trovare più un approdo
nel mondo che lo ha sempre ingannato.

Chi si diceva giusto rimane secondo
per sempre, perché non ha creduto
alla sua povertà da riscattare
con un amore più grande per Cristo.

Felice colpa, canta il mistico pastore,
che ci ha fatto diventare umili
riconoscendoci sufficientemente peccatori
per essere amati dal più grande Redentore.

Pben 28, ix, 2008