il tema
«Indispensabile l’unità visibile dei cristiani»
DA ROMA
Ricercare «l’unicità visibile» tra i discepoli di Cristo «è una dimensione indispensabile della vita e della missione della Chiesa». E tanto più lo è «in un mondo lacerato da conflitti e guerre, diviso tra ricchi e poveri, afflitto da odio sociale e violenza». Per questo è necessario affidarsi alla Parola di Dio, e per questo le Chiese cristiane pregano «per questo Sinodo dei vescovi». È quanto ha scritto il segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, Samuel Kobia – che si firma: «Il vostro umile fratello nel nome di Cristo» –, nel messaggio inviato alla XII Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi. Il testo è stato letto in aula dal metropolita Mihail Nifon di Târgovite, del Patriarcato ortodosso di Romania, durante i lavori della quarta Congregazione generale, al termine degli interventi preordinati e prima del dibattito libero. Un messaggio aperto al dialogo e improntato all’ottimismo, che l’Assemblea, come ha detto al termine della lettura il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e presidente delegato del Sinodo, ringraziando il metropolita rumeno, «ha accolto in spirito di fraternità». «È la Parola viva di Dio – è scritto nel messaggio del Consiglio ecumenico delle Chiese – a edificare la Chiesa e a trasformare la vita delle persone affinché diventino discepoli credibili e visibili di Cristo attraverso la santa Eucaristia, la meditazione dei testi biblici e la testimonianza quotidiana dei fedeli nelle loro case, per strada e nel posto di lavoro». Infatti il modo in cui «la Parola di Dio risuona nella nostra vita sollecita atti di amore tra di noi ed è il fatto centrale della missione olistica della Chiesa», ed è per questo motivo che allora «è tanto necessario il discepolato in un mondo lacerato da conflitti e guerre, diviso tra ricchi e poveri, afflitto da odio sociale e violenza». Attraverso la Croce di Gesù «vediamo la sofferenza e la disperazione del mondo. Nel Cristo risorto – si legge ancora nel documento – la nostra speranza è reale. Le conseguenze del peccato possono essere vinte». La ricerca dell’unità visibile della Chiesa, afferma ancora il messaggio nella sua conclusione, è «una dimensione indispensabile della vita e della missione della Chiesa. Nello spirito di questa affermazione – è l’augurio finale che Kobia rivolge all’Assemblea a nome della Kek – posso assicurarvi le nostre preghiere per questo Sinodo dei vescovi. Possa Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, essere con voi e benedire le vostre deliberazioni».
Salvatore Mazza richiama la centralità del dialogo, il messaggio inviato dal Consiglio ecumenico delle Chiese.
da Avvenire del 9 ottobre 2008