IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE
Il Papa: "Condurre il "combattimento spirituale" della Quaresima armati della preghiera, del digiuno e della pratica dell'elemosina, per giungere alle celebrazioni delle Feste pasquali rinnovati nello spirito."
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"L'osservanza della Quaresima," diceva il Pontefice, "è il vincolo della nostra milizia; con quella ci distinguiamo dai nemici della Croce di Gesù Cristo; con quella allontaniamo i flagelli dell'ira divina; con quella, protetti dal soccorso celeste durante il giorno, ci fortifichiamo contro i prìncipi delle tenebre. Se ci abbandoniamo a tale rilassamento, è tutto a detrimento della gloria di Dio, a disonore della religione cattolica, a pericolo per le anime cristiane; né si deve dubitare che tale negligenza non possa divenire sorgente di sventure per i popoli, di rovine nei pubblici affari e di disgrazie nelle cose private".
(Benedetto XIV, Costituzione Non ambigimus, del 27 maggio 1741)
Sono passati due secoli dal solenne monito del Pontefice, ma purtroppo quel rilassamento che egli volle frenare andò sempre più crescendo. Nelle nostre città, quanti cristiani si possono contare fedeli all'osservanza quaresimale? Ora dove ci condurrà questa mollezza che aumenta senza limiti, se non al decadimento universale dei costumi e perciò allo sconvolgimento della società? Già le dolorose predizioni di Benedetto XIV si sono visibilmente avverate.
Le nazioni che conobbero l'idea dell'espiazione sfidano la collera di Dio; per loro non resta altra sorte che la dissoluzione o la conquista. Per ristabilire l'osservanza domenicale in seno alle popolazioni cristiane asservite all'amore del denaro e degli affari sono stati compiuti coraggiosi sforzi, coronati da insperati successi. Chissà che il braccio del Signore, alzato a percuoterci, non s'arresti alla vista d'un popolo che comincia a ricordarsi della casa di Dio e del suo culto! Dobbiamo sperarlo: ma questa nostra speranza sarà più solida quando vedremo i cristiani della nostra società rammollita e degenerata rientrare, come gli abitanti di Ninive, nella via da tempo abbandonata dell'espiazione e della penitenza.
(Dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico, tomo I, Avvento, Natale, Quaresima, Passione, Alba 1959)
Natale 2007 è stato, per noi Piacentini, il 325esimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Lorenzo Scupoli, autore di un libro intitolato: “Il combattimento spirituale”. Si tratta di un’agile manuale che insegna come condurre la Grande Guerra Santa, corrispondente alla Jihad degli islamici. La guerra, cioè, solo vincendo la quale ci troveremo nella migliore e agevole condizione di combattere l’altra guerra santa: la piccola, contro i nemici terreni della Chiesa.
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Queste cose i Templari di oggi dovrebbero conoscerle bene; così come le conoscevano coloro che, precedendoci, combatterono per la libertà dei luoghi sacri, nel Medioevo.
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Una allusione alla dottrina delle Guerra Santa può essere fatta con riferimento alle Crociate. Il fatto che, nelle Crociate, si trovarono di fronte uomini che, combattevano vivendo la guerra, in fondo, secondo uno stesso significato spirituale, mostra in modo netto il modo vero di quella unità nello spirito tradizionale che può mantenersi non solo attraverso le differenze, ma altresì attraverso un contrasto più drammatico. Appunto nel sorgere l’uno contro l’altro per la Guerra santa, l’Islam e la Cristianità testimoniarono parimenti della unità dello spirito tradizionale.
Scrive San Bernardo nel
"De Laurde novae Militiae":
“Sia che viviamo, sia che moriamo, noi apparteniamo al Signore. Quale gloria per voi il non uscire mai dalla mischia se non coperti di allori. Ma quale maggior gloria è mai quella di guadagnare sul campo una corona immortale…. O fortunata condizione in cui si può aspettare la morte senza timore, desiderandola con impazienza e riceverla con cuore sicuro!”
Il combattimento spirituale è la via di Dio, attraverso la quale si vince la Grande guerra santa; di ordine interno e spirituale, l’altra è la guerra materiale.
Nella Quaresima siamo, afferma san Paolo: “L’atleta che gareggia nello stadio non riceve la corona se non ha gareggiato secondo le regole”.
Quali sono queste regole?
La nostra penitenza, segno della partecipazione al Cristo che si fa penitente per ogni uomo con il digiuno nel deserto, consiste:
- nell'ascolto più frequente della parola di Dio,
- nella preghiera più intensa e prolungata,
- nel digiuno,
- nelle opere di Carità (amore)
DISCIPLINA DEL DIGIUNO E DELL'ASTINENZA
L'attuale legge per i fedeli di rito latino è quindi la seguente:
- LA LEGGE DEL DIGIUNO obbliga tutti i fedeli che hanno compiuto i 21 anni e non hanno ancora iniziato il 60° anno.
- LA LEGGE DELL'ASTINENZA dalla carne obbliga tutti i fedeli a partire dai 7 anni compiuti. IL DIGIUNO consiste nel fare un solo pasto al giorno e due piccole refezioni nel corso della giornata (i moralisti quantificano in 60 grammi al mattino e 250 grammi alla sera).
L'ASTINENZA vieta l'uso della carne, di estratto o brodo di carne, ma non quello delle uova, dei latticini e di qualsiasi condimento di grasso animale.
GIORNI DI ASTINENZA DALLA CARNI:
- tutti i Venerdì dell'anno (tranne se vi cade una festa di precetto).
GIORNI DI ASTINENZA E DI DIGIUNO:
- Mercoledì delle Ceneri; - ogni Venerdì e Sabato di Quaresima;
- il Mercoledì, il Venerdì e il Sabato delle Quattro Tempora;
- le Vigilie di Natale (24 Dicembre), di Pentecoste, dell'Immacolata (7 dicembre),d'Ognissanti (31 Ottobre).
GIORNI DI SOLO DIGIUNO SENZA ASTINENZA:
- tutti gli altri giorni feriali di Quaresima (le Domeniche non c'è digiuno).
POSSONO NON PRATICARE L'ASTINENZA:
- i poveri che ricevono carne in elemosina e non hanno altro da mangiare;
- gli infermi, i convalescenti, i deboli di stomaco, le donne che allattano, le donne incinte se deboli;
- gli operai che fanno lavori più pesanti quotidianamente;
- mogli, figli, servi, tutti coloro che esercitano in servizio essendovi costretti, e che non possono avere altro cibo sufficientemente nutriente.
POSSONO NON PRATICARE IL DIGIUNO:
- coloro che digiunerebbero con grave incomodo: ammalati, convalescenti, deboli di nervi, donne che allattano o incinte;
- poveri che hanno già poco cibo a disposizione;
- coloro che esercitano un lavoro che è moralmente e ordinariamente incompatibile con il digiuno (es: lavori pesanti);
- coloro che fanno un lavoro intellettuale molto faticoso (es. studenti sotto esami);
- chi deve fare un lungo e faticoso viaggio;
- per un maggiore bene o per un'opera di pietà più grande se questa è moralmente incompatibile con il digiuno (es: assistenza ai malati).
Per concludere:
Per concludere:
la Quaresima cristiana è simile al Ramadan degli islamici, ma la Tradizione della Quaresima, così come il cristianesimo preesiste all’Islam, essendo il profeta Maometto morto 6 secoli dopo Cristo;
il combattimento spirituale corrisponde alla Grande Guerra Santa (che per gli islamici si chiama:el-jihaddül-akbar mentre la piccola si chiama: el-jihaddül-açghar)
con il contributo di Giovanni Mariscotti
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