domenica 24 giugno 2012


Semplicità di cuore e verità di fede, le “armi” per una società cattolica

 


Il Signore donò alla Chiesa San Bernardo, che -con un pugno d'uomini- riuscì a convertire il mondo

di Mauro Faverzani 

L'epoca vissuta da San Bernardo di Chiaravalle fu tutt'altro che semplice o scontata. Oggi guardiamo con giusta preoccupazione al dilagare del relativismo, della secolarizzazione. Ma anche il XII secolo fu segnato dalle eresie dilaganti, specie nel Sud della Francia; furono eletti contemporaneamente al Soglio Pontificio due Papi -Innocenzo II e Anacleto II- in lotta tra loro, segno chiaro di confusione nella Chiesa; spuntarono elementi sovversivi “vestiti” da predicatori di povertà, come Arnaldo da Brescia; non mancarono le tentazioni, anche all'interno della Curia romana spesso attratta dal potere o tra molti Vescovi, conquistati dall'eccessivo lusso e dallo sfarzo... Insomma, anche a quel tempo la fede del popolo di Dio fu messa a dura prova per la contraddizione spesso sperimentata “ad intra” e per i violenti attacchi del mondo, che giungevano “ad extra”.
Eppure, nel silenzio dei chiostri, in migliaia han lavorato, per erigere -a fronte del clangore di questa battaglia morale e valoriale, che si stava consumando- un sistema di preghiera e di pensiero tanto monumentale quanto coerente, ordinato ed ampio al punto da riuscir a conquistare i cuori e le anime d'un numero sempre maggiore e vasto di persone. Donde ebbe origine tutto questo?
Dai monaci cistercensi, che -con i loro canti e con le loro orazioni- dettero un apporto significativo -per alcuni, fondamentale- alla ricostruzione della Chiesa. Senza clamori, senza risentimento, senza odio, senza furore, senza ideologie: essi, armati unicamente di granitica certezza, generata dalla fede, e conformatisi all'insegnamento del loro Maestro, San Bernardo, con semplicità, con umiltà, col sorriso, ma al contempo anche con fermezza irremovibile, seppero affermare le ragioni della Croce e ridare serenità ai cuori, annunciando loro niente più, niente meno che l'essenziale: Nostro Signore Gesù Cristo.
Di loro, non conserviamo nulla. Neppure il ricordo. Furono seppelliti senza epitaffio nella nuda terra, ov'era il loro luogo di lavoro, di fatica, in mezzo alle pietre d'un perenne cantiere, cantiere non solo di sassi, ma prima di tutto di uomini, per ridare entusiasmo e forza, per ricostituire la dignità composta del Volto Mistico di Dio. Sono stati loro i costruttori. Costruttori generanti costruttori. Poiché se dei loro nomi non abbiam più traccia, se essi sono avvolti nell'anonimato, del loro esempio pur tuttavia la Chiesa ha subito beneficiato -allora come oggi-, grazie ai frutti spirituali sbocciati nelle loro abbazie, grazie alla gioia coinvolgente e contagiosa ch'essi seppero esprimere e che si è trasmessa sino ai nostri giorni.
San Bernardo non aveva fondato l'Ordine Cistercense. Vi diede però la sua impronta. A Cîteaux, immersi nella foresta della Borgogna, da 14 anni i monaci si sforzavano di vivere -e bene- la propria fede. Ma le cose pareva non funzionassero per il verso giusto, qualcosa mancava, stentava, frenava, sconfortava,... La Provvidenza volle che, in quello stesso periodo, San Bernardo fosse vinto, fosse arso dalla grazia del Signore, che lo chiamò a “convertirsi”, a cambiare, a conformare la propria esistenza sull'esempio di Cristo, ponendosi alla Sua sequela. E, con lui, una trentina di familiari ed amici: suo zio, i suoi fratelli, la sua “brigata” dell'epoca. Tutti giunsero a Cîteaux e bussarono alla porta dell'abbazia. Narrano le Cronache: “Allora [siamo nell'aprile del 1112-NdR] la grazia di Dio inviò a questa chiesa chierici letterati e di alti natali, laici potenti nel secolo e non di meno nobili in gran numero; così che trenta postulanti pieni d'ardore, di colpo, chiesero d'accedere al noviziato”. Ovunque, nel mondo, v'erano i segni della corruzione, della menzogna, della divisione. Eppure, questo piccolo fiore sbocciato in terra borgognona, trenta monaci, avrebbe presto saputo e potuto riconquistare nel segno della Croce i cuori tentati dal maligno.
L'anno dopo, nel 1113, ve ne fu già il primo segno: la fondazione di una prima Abbazia “figlia” di  Cîteaux, La Ferté. Due anni più tardi, ancora, Bernardo, venticinquenne soltanto, fu posto alla testa di un manipolo di Confratelli ed incaricato d'impiantarne un'altra, nella regione di Champagne questa volta: Chiaravalle. Per dieci anni si dedicò integralmente alla comunità affidatagli, quella di cui era Abate ovvero il padre spirituale. Poi, una volta consolidatasi, radicatasi sul territorio, Chiaravalle fece altri frutti fecondi a Trois-Fontaines, a Fontenay, a Foigny,... Da qui in avanti, San Bernardo cessò di parlare solamente ai “proprii” religiosi: fino alla sua morte, avvenuta nel 1153, egli di fatto parlò alla Cristianità intera, al mondo Cattolico, smuovendola nel profondo grazie al suo esempio ed alla sua parola. Che parlasse alle folle, come a Véselay nel 1146 per la Seconda Crociata, che sussurrasse nel deserto del chiostro, sempre egli volle non solo indicare, ma far già incamminare concretamente il popolo di Dio nella giusta via, secondo i disegni divini. Correggendo, rettificando, incoraggiando.
Da qui, ebbe realmente inizio una nuova primavera dello Spirito: senza tanti proclami, senza roboanti appelli, si stavano ponendo le condizioni, si stavano preparando i tempi della rinascita cristiana. Fermiamoci qui, per ora, a questa piccola considerazione. Facciamola nostra, cerchiamo d'interiorizzarla. E di capire come anche oggi, in cui tutto pare perduto, in cui la fede pare provata, ferita, per alcuni vinta -esattamente come nel XII secolo-, da qui, da noi, dai nostri cuori, si possa invece ancora ripartire, ricominciare, prima di tutto da noi stessi, a riedificare il Volto Santo della Chiesa.
San Bernardo sempre invitò i propri Confratelli a partire dalla conversione del proprio cuore, per poter poi essere testimoni credibili ed annunciatori di Cristo. Accogliamo ora il suo invito e cerchiamo di far nostro anche quello del Santo Padre, Benedetto XVI, che ci vuole desti come Cattolici, ci chiama a non impigrirci, a muoverci per proclamare il Vangelo ed unirci così, con le nostre umili preghiere, recitate col cuore, al coro di tutti i Santi della Città Celeste nell'eterno inno a Nostro Signore.