Semplicità di cuore e verità di fede,
le “armi”
per una società cattolica
Il Signore
donò alla Chiesa San Bernardo, che -con un
pugno d'uomini- riuscì a convertire il mondo
di Mauro Faverzani
L'epoca vissuta da San Bernardo di Chiaravalle
fu tutt'altro che semplice o scontata. Oggi
guardiamo con giusta preoccupazione al
dilagare del relativismo, della
secolarizzazione. Ma anche il XII secolo fu
segnato dalle eresie dilaganti, specie nel Sud
della Francia; furono eletti
contemporaneamente al Soglio Pontificio due
Papi -Innocenzo II e Anacleto II- in lotta tra
loro, segno chiaro di confusione nella Chiesa;
spuntarono elementi sovversivi “vestiti” da
predicatori di povertà, come Arnaldo da
Brescia; non mancarono le tentazioni, anche
all'interno della Curia romana spesso attratta
dal potere o tra molti Vescovi, conquistati
dall'eccessivo lusso e dallo sfarzo...
Insomma, anche a quel tempo la fede del popolo
di Dio fu messa a dura prova per la
contraddizione spesso sperimentata “ad intra”
e per i violenti attacchi del mondo, che
giungevano “ad extra”.
Eppure, nel silenzio dei chiostri, in migliaia
han lavorato, per erigere -a fronte del
clangore di questa battaglia morale e
valoriale, che si stava consumando- un sistema
di preghiera e di pensiero tanto monumentale
quanto coerente, ordinato ed ampio al punto da
riuscir a conquistare i cuori e le anime d'un
numero sempre maggiore e vasto di persone.
Donde ebbe origine tutto questo?
Dai
monaci cistercensi, che -con i loro canti e
con le loro orazioni- dettero un apporto
significativo -per alcuni, fondamentale- alla
ricostruzione della Chiesa. Senza clamori,
senza risentimento, senza odio, senza furore,
senza ideologie: essi, armati unicamente di
granitica certezza, generata dalla fede, e
conformatisi all'insegnamento del loro
Maestro, San Bernardo, con semplicità, con
umiltà, col sorriso, ma al contempo anche con
fermezza irremovibile, seppero affermare le
ragioni della Croce e ridare serenità ai
cuori, annunciando loro niente più, niente
meno che l'essenziale: Nostro Signore Gesù
Cristo.
Di
loro, non conserviamo nulla. Neppure il
ricordo. Furono seppelliti senza epitaffio
nella nuda terra, ov'era il loro luogo di
lavoro, di fatica, in mezzo alle pietre d'un
perenne cantiere, cantiere non solo di sassi,
ma prima di tutto di uomini, per ridare
entusiasmo e forza, per ricostituire la
dignità composta del Volto Mistico di Dio.
Sono stati loro i costruttori. Costruttori
generanti costruttori. Poiché se dei loro nomi
non abbiam più traccia, se essi sono avvolti
nell'anonimato, del loro esempio pur tuttavia
la Chiesa ha subito beneficiato -allora come
oggi-, grazie ai frutti spirituali sbocciati
nelle loro abbazie, grazie alla gioia
coinvolgente e contagiosa ch'essi seppero
esprimere e che si è trasmessa sino ai nostri
giorni.
San
Bernardo non aveva fondato l'Ordine
Cistercense. Vi diede però la sua impronta. A
Cîteaux, immersi nella foresta della Borgogna,
da 14 anni i monaci si sforzavano di vivere -e
bene- la propria fede. Ma le cose pareva non
funzionassero per il verso giusto, qualcosa
mancava, stentava, frenava, sconfortava,... La
Provvidenza volle che, in quello stesso
periodo, San Bernardo fosse vinto, fosse arso
dalla grazia del Signore, che lo chiamò a
“convertirsi”, a cambiare, a conformare la
propria esistenza sull'esempio di Cristo,
ponendosi alla Sua sequela. E, con lui, una
trentina di familiari ed amici: suo zio, i
suoi fratelli, la sua “brigata” dell'epoca.
Tutti giunsero a Cîteaux e bussarono alla
porta dell'abbazia. Narrano le Cronache:
“Allora [siamo nell'aprile del 1112-NdR]
la grazia di Dio inviò a questa chiesa
chierici letterati e di alti natali, laici
potenti nel secolo e non di meno nobili in
gran numero; così che trenta postulanti pieni
d'ardore, di colpo, chiesero d'accedere al
noviziato”. Ovunque, nel mondo, v'erano i
segni della corruzione, della menzogna, della
divisione. Eppure, questo piccolo fiore
sbocciato in terra borgognona, trenta monaci,
avrebbe presto saputo e potuto riconquistare
nel segno della Croce i cuori tentati dal
maligno.
L'anno dopo, nel 1113, ve ne fu già il primo
segno: la fondazione di una prima Abbazia
“figlia” di Cîteaux, La Ferté. Due anni più
tardi, ancora, Bernardo, venticinquenne
soltanto, fu posto alla testa di un manipolo
di Confratelli ed incaricato d'impiantarne
un'altra, nella regione di Champagne questa
volta: Chiaravalle. Per dieci anni si dedicò
integralmente alla comunità affidatagli,
quella di cui era Abate ovvero il padre
spirituale. Poi, una volta consolidatasi,
radicatasi sul territorio, Chiaravalle fece
altri frutti fecondi a Trois-Fontaines, a
Fontenay, a Foigny,... Da qui in avanti, San
Bernardo cessò di parlare solamente ai
“proprii” religiosi: fino alla sua morte,
avvenuta nel 1153, egli di fatto parlò alla
Cristianità intera, al mondo Cattolico,
smuovendola nel profondo grazie al suo esempio
ed alla sua parola. Che parlasse alle folle,
come a Véselay nel 1146 per la Seconda
Crociata, che sussurrasse nel deserto del
chiostro, sempre egli volle non solo indicare,
ma far già incamminare concretamente il popolo
di Dio nella giusta via, secondo i disegni
divini. Correggendo, rettificando,
incoraggiando.
Da
qui, ebbe realmente inizio una nuova primavera
dello Spirito: senza tanti proclami, senza
roboanti appelli, si stavano ponendo le
condizioni, si stavano preparando i tempi
della rinascita cristiana. Fermiamoci qui, per
ora, a questa piccola considerazione.
Facciamola nostra, cerchiamo
d'interiorizzarla. E di capire come anche
oggi, in cui tutto pare perduto, in cui la
fede pare provata, ferita, per alcuni vinta
-esattamente come nel XII secolo-, da qui, da
noi, dai nostri cuori, si possa invece ancora
ripartire, ricominciare, prima di tutto da noi
stessi, a riedificare il Volto Santo della
Chiesa.
San
Bernardo sempre invitò i propri Confratelli a
partire dalla conversione del proprio cuore,
per poter poi essere testimoni credibili ed
annunciatori di Cristo. Accogliamo ora il suo
invito e cerchiamo di far nostro anche quello
del Santo Padre, Benedetto XVI, che ci vuole
desti come Cattolici, ci chiama a non
impigrirci, a muoverci per proclamare il
Vangelo ed unirci così, con le nostre umili
preghiere, recitate col cuore, al coro di
tutti i Santi della Città Celeste nell'eterno
inno a Nostro Signore.