XVIII Domenica del Tempo Ordinario A
PANE UNIVERSALE
Tutti mangiarono e furono saziati
(Mt 14,20)
Fame, cibo, desiderio di tutto,
per poi rimanere affamati e persi.
Vita, lavoro affannoso, guadagno,
per spendere tutto senza saziarsi.
L’uomo ha fame di progetti grandiosi
per lasciare qualcosa di sé alla storia;
ricordi di prodezze, ma non si sazia,
premi, medaglie e trofei non bastano.
Conosco la mia fame, quella vera
che languisce in fondo al cuore
e non può, prigioniera, saziarsi?
Desideri di bene, speranze di vita
repressi e annullati dall’agire vano
perché si occupano d’altro e non dell’uomo,
quello vero, che attende di nascere dentro
e sfamarsi di eterno e di duraturo.
Fecondato dall’amore divino,
io appartengo al disegno dell’amore
iscritto in ogni cuore che si nutre
e cresce di alimenti dal sapore di cielo.
È il Padre della vita che fa nascere
e crescere le sue creature;
vita e cibo, esistenza e speranza
sono i doni che elargisce con larghezza.
Bisogno di eternità e di verità per vivere
senza ridurre la vita a stato vegetativo,
come se non fossi mai nato
e non dovessi vivere per sempre.
Gesù moltiplica il suo pane nuovo,
spezza e distribuisce la Parola del Regno,
facendo dimenticare la fame di solo pane;
lo dona senza fermarsi mai, pane infinito.
È lui il Pane, lui la Parola viva,
la spada che va dritta all’anima
per aprire un breccia nel cuore indurito
e seminare in esso l’amore del Padre.
E l’uomo si sazia ascoltando,
si sente nutrito dall’amore fedele,
ammaestrato dalla divina sapienza
rassicurato dalle speranze nuove
che germogliano come fiori di primavera
e profumano i pensieri e l’agire;
rendono il fare quotidiano pane dorato
che fa crescere l’anima per la vita.
Alla fine Gesù moltiplica se stesso,
diventando pane universale,
mangiato da tutti e benedetto
da quelli che l’hanno assimilato.
Gesù, dacci sempre di questo pane!
PANE UNIVERSALE
Tutti mangiarono e furono saziati
(Mt 14,20)
Fame, cibo, desiderio di tutto,
per poi rimanere affamati e persi.
Vita, lavoro affannoso, guadagno,
per spendere tutto senza saziarsi.
L’uomo ha fame di progetti grandiosi
per lasciare qualcosa di sé alla storia;
ricordi di prodezze, ma non si sazia,
premi, medaglie e trofei non bastano.
Conosco la mia fame, quella vera
che languisce in fondo al cuore
e non può, prigioniera, saziarsi?
Desideri di bene, speranze di vita
repressi e annullati dall’agire vano
perché si occupano d’altro e non dell’uomo,
quello vero, che attende di nascere dentro
e sfamarsi di eterno e di duraturo.
Fecondato dall’amore divino,
io appartengo al disegno dell’amore
iscritto in ogni cuore che si nutre
e cresce di alimenti dal sapore di cielo.
È il Padre della vita che fa nascere
e crescere le sue creature;
vita e cibo, esistenza e speranza
sono i doni che elargisce con larghezza.
Bisogno di eternità e di verità per vivere
senza ridurre la vita a stato vegetativo,
come se non fossi mai nato
e non dovessi vivere per sempre.
Gesù moltiplica il suo pane nuovo,
spezza e distribuisce la Parola del Regno,
facendo dimenticare la fame di solo pane;
lo dona senza fermarsi mai, pane infinito.
È lui il Pane, lui la Parola viva,
la spada che va dritta all’anima
per aprire un breccia nel cuore indurito
e seminare in esso l’amore del Padre.
E l’uomo si sazia ascoltando,
si sente nutrito dall’amore fedele,
ammaestrato dalla divina sapienza
rassicurato dalle speranze nuove
che germogliano come fiori di primavera
e profumano i pensieri e l’agire;
rendono il fare quotidiano pane dorato
che fa crescere l’anima per la vita.
Alla fine Gesù moltiplica se stesso,
diventando pane universale,
mangiato da tutti e benedetto
da quelli che l’hanno assimilato.
Gesù, dacci sempre di questo pane!
Pben 03 VIII 2008