giovedì 3 luglio 2008

"hic locus sanctus est"

PORZIUNCOLA, UNA PORTA SANTA SEMPRE APERTA

Il pellegrino che varca la soglia della grande basilica di Santa Maria degli Angeli, nella pianura di Assisi, si sente subito attratto dalla piccola chiesa romanica, centro fisico ma soprattutto cuore spirituale dell'intero santuario. È la Porziuncola, un luogo dell'anima, che viene da molto lontano, dove Francesco ha risvegliato la nostalgia del Paradiso, quello vero, che comincia in terra con una straordinaria tensione, cioè la santità. Se ne accorgono tutti. Simone Weil, filosofa ebrea, sensibilissima e affascinata da Cristo, lo ha anche scritto: "Mentre ero sola nella piccola cappella romanica di Santa Maria degli Angeli, incomparabile miracolo di purezza, in cui Francesco ha pregato tanto spesso, qualcosa più forte di me mi ha costretta, per la prima volta in vita mia, a inginocchiarmi" (Autobiografia spirituale).
Chi infatti si inginocchia sulla soglia della Porziuncola vi può leggere parole straordinarie per una "piccola porzione di mondo" quale essa è: "hic locus sanctus est", questo luogo è santo, perché Dio vi è sceso e vi si è intrattenuto in colloquio con Francesco, come una volta in altra Terra Santa con Giacobbe e Mosè e Giosuè e Maria... Ma se l'emozione vi prende e vi fa alzare lo sguardo, allora potrete leggere parole altrettanto gravi sul colmo della porta: "haec est porta vitae aeternae" per qui si accede alla vita eterna. Parole da prendere sul serio perché alludono al mistero contenuto in questo scrigno e perché in esse perdura l'emozione di Francesco.
E se resistete ancora un po' all'attrazione di entrare per quella porta e girate invece attorno alla Porziuncola, sul retro, sopra l'abside potrete scorgere un altro segno del tesoro nascosto dentro al luogo santo. Questa volta si tratta di un frammento appena di un più grande affresco della crocifissione, attribuito al Perugino. È rimasta Maria con il suo dolore e le donne pie che la sorreggono e consolano, Francesco abbracciato al legno della croce di Gesù e, al centro dell'abside e non casualmente, la parte inferiore del corpo crocifisso del "buon ladrone", il primo perdonato a varcare da santo la porta, quella definitiva, della vita eterna. "Oggi sarai con me nel Paradiso", gli aveva promesso Gesù morente. Ed egli aveva chiuso gli occhi in pace.
Meravigliosa combinazione! Perché Francesco proprio di questa sua chiesina ha fatto l'eco al perdono di Dio per i pentiti di tutti i tempi. Francesco ha proclamato quel giorno di agosto alle genti riparate all'ombra delle querce: "Fratelli, io vi voglio mandare tutti in Paradiso e vi annuncio una grazia che ho ottenuto dalla bocca del Sommo Pontefice". È l'Indulgenza del Perdono, il tesoro della Porziuncola.
E se finalmente entriamo nella chiesina, siamo subito inondati dalla luce e dai colori del retablo di Prete Ilario da Viterbo, la bella Pala di altare firmata e datata 1393 e restaurata di recente. È la prima testimonianza pittorica che traduce l'immaginario popolare del Perdono di Assisi ed è divenuta modello per i successivi cicli iconografici. Nella successione dei cinque quadri si può leggere il cammino spirituale di Francesco, ritratto come esempio di penitente. La tavola narra del Poverello che si mette a nudo di fronte alle spine del roseto e ai pungoli della vita; si fa discepolo di due angeli; si immerge nella contemplazione di Gesù e della Vergine Maria; si inginocchia davanti alla Chiesa, sua madre; e finalmente annuncia a tutti la sua gioia e il Paradiso che ne è il compimento.
A noi vien chiesto di cominciare proprio da qui, dall'ultimo quadro, dalla voce di Francesco che risuona tra le mura spoglie e crea emozioni e sonorità varie nel nostro spirito. Qui Francesco ha condensato esperienze universali, di quelle che ci interpretano, le sentiamo nostre e le possiamo rifare, iniziando dal desiderio.
Qui Francesco risveglia nostalgie di purezza e suggerisce più protesi pensieri. E ci dice che non si può vivere della vana superficie delle cose ma che solo i significati nuovi, scritti nel cuore di Dio e nel Vangelo, orientano l'uomo. E ci dice ancora che il male è mistero duro e ha bisogno di pentimento e di perdono per essere vinto. Che per servire Dio e il prossimo, delle cose basta una "piccola porzione" (Portiuncula de mundo - 2 Cel 18) e "il resto dallo ai poveri per giustizia e sarai felice".
Che se tu preghi con fede e con cuore puro, allora dal Cielo c'è risposta: basta naturalmente saper fare le domande giuste e non chiedere solamente per sé ("petitionem tuam, Francisce, admitto", è scritto sulla volta della porta centrale della Porziuncola: la tua richiesta, Francesco, la accolgo e la esaudisco). Che tutti gli uomini e le donne sono fratelli e sorelle, e anche il sole e la luna, i fiori e l'acqua del ruscello, gli uccelli e il lupo e tutte le creature hanno lo stesso Padre nostro. Che la croce, se tu l'abbracci, può, per una sorta di alchimia spirituale, trasformare il dolore in gioia e l'amaro in dolcezza di spirito e di corpo. E se della morte hai paura, ci dice ancora Francesco, allora intendi che la paura e la morte sono retaggio del peccato; ma se tu sei in sintonia con la santa volontà di Dio, anche la morte corporale ti è sorella e ti sorride.
È forse già Paradiso, questo?
Sì, la Porziuncola ne è un lampeggiamento, un anticipo, perché essa è la "Porta Santa sempre aperta" in perenne Giubileo di perdono e di grazia, che ci conduce "ad Jhesum per Mariam", come narra il retablo dell'altare in alto nell'apertura a mandorla della trascendenza.
Qualcosa più forte di noi ci costringe ad inginocchiarci.


Giancarlo Rosati ofm
Estratto da Porziuncola - Periodico mensile mariano-francescano, maggio 2003 - numero speciale