Articolo tratto da
Vatican Insider del 30 luglio 2012
Chiesa e
massoneria, tra inconciliabilità e tentativi di dialogo
Negli interrogatori per
il furto di documenti dall’appartamento papale si è
parlato di cordate occulte, cabine di regia, affiliazioni
massoniche di ecclesiastici. VI ne ha parlato con il
vescovo Negri
Giacomo Galeazzi - Città del Vaticano
Persino negli interrogatori per il furto di documenti
dall’appartamento papale si è parlato di cordate occulte,
cabine di regia, affiliazioni massoniche di ecclesiastici.
«Dal punto di vista teorico Chiesa e Massoneria sono
obiettivamente inconciliabili», afferma a «Vatican
Insider» il vescovo di San Marino-Montefeltro, monsignor
Luigi Negri, presidente della «Fondazione
internazionale Giovanni Paolo II per il magistero sociale
della Chiesa ed esponente di primo piano di Comunione e
Liberazione.
Un
cattolico può essere massone?
«No.
La fede cattolica professa la redenzione dell'uomo nella
presenza misericordiosa di Cristo, incarnazione del Verbo
di Dio, e tale redenzione implica il compimento definitivo
di quell'ansia di verità, di bellezza, di bene e di
giustizia che costituiscono la struttura fondamentale
della antropologia cristiana. Per la fede cattolica la
persona è, già a livello naturale, in rapporto col mistero
di Dio, e per questo rapporto la vita umana matura nella
individuazione dei tratti, certamente enigmatici ma reali,
del mistero di Dio. La massoneria implica invece una
antropologia del potere umano. La massoneria fonda ed
esprime una concezione dell'uomo e della realtà per la
quale l'uomo realizza pienamente se stesso con le sole sue
forze, intellettuali e morali. La Massoneria è una gnosi e
il riferimento a dimensioni religiose è esclusivamente
riconducibile ad espressioni, sostanzialmente equivalenti,
dell'intelligenza e del cuore umano, che rimangono l'unico
assoluto».
Su
cosa si fonda questa inconciliabilità?
«Antropologia della verità, quella cattolica; antropologia
del potere, quella massonica. La visione massonica della
realtà umana, storica e sociale, implica necessariamente
una lotta alla realtà ecclesiale, in quanto questa
sostiene una visione dell'uomo e della realtà sociale
fondata su una antropologia che la Massoneria considera
negativa e definitivamente superata. La dichiarazione
sulla Massoneria, pubblicata il 26 novembre 1983 dalla
Congregazione per la Dottrina della Fede, raccoglie e
fissa in maniera definitiva la impossibilità a qualsiasi
intesa, sul piano teorico e pratico, fra Chiesa e
Massoneria. Tutti i tentativi che sono stati condotti per
attenuare, o addirittura eliminare, la posizione della
Chiesa sulla Massoneria, sono espressione di sostanziali
equivocità dottrinali e storiche, che hanno sempre
ricevuto un autentico disprezzo da parte delle varie
autorità massoniche. Nel confronto tra Chiesa e Massoneria
si vive un aspetto, drammaticamente significativo, del
rapporto tra Chiesa e modernità.La Massoneria è,
sostanzialmente, e, si potrebbe dire, gloriosamente
moderna e quindi sostanzialmente antiecclesiale».
E’
possibile il dialogo con i “liberi muratori”?
«Tutta la preoccupazione per trovare punti di intesa fra
Chiesa e Massoneria hanno sempre trovato la più rigorosa
condanna da parte della Massoneria. Se la questione del
rapporto tra Chiesa e Massoneria, sul piano dottrinale,
etico e sociale non ha subito nessuna modificazione, è
pure evidente che non esiste soltanto un problema interno
alla Chiesa e che si formula come impossibilità a una
contemporanea adesione alla Chiesa e alla Massoneria. La
società di oggi, nella sua estrema articolazione, nella
compresenza di varie opzioni culturali e sociali, pone
certo il problema dell'eventuale rapporto, sul piano
pratico-sociale, tra cristiani e massoni. Vorrei chiarire
che si tratta di dialogo e di eventuali confronti pratici
e sottolineare che il dialogo è tanto più effettivo e, in
qualche modo efficace, quanto più è espressione di una
identità forte.Il dialogo con gli aderenti alla Massoneria
e alle strutture massoniche della società è tanto più
reale e, in qualche modo, può contribuire a una
maturazione positiva della società, quanto più i cristiani
vi si impegnano in forza della propria originalità di
fede, senza correre il rischio di posizioni teoriche e
pratiche concordistiche o irenistiche. Non è certo andando
alla ricerca di una presunta visione comune
catto-massonica che si opera positivamente per il bene
comune della società».
Quindi nessuna mediazione è possibile?
«Personalmente ritengo che il dialogo tra cristiani e
massoni, come anche il dialogo con esponenti di ogni altra
visione antropologica o religiosa, può essere un fattore
positivo per l'incremento della vita sociale, ma a
condizione che non si metta fra parentesi l'irrinunciabile
originalità dell'evento cristiano che segna in modo
indelebile la coscienza e il cuore di quanti seguono il
mistero di Cristo, nel mistero della Chiesa. Non si può
certo negare, e anche qui il magistero degli ultimi papi è
straordinariamente puntuale, che il pericolo sia oggi da
parte dei cristiani, di pretendere di ritrovare la propria
identità nel dialogo e nel compromesso con le forze
mondane.
Questo dialogo distrugge la Chiesa e certo non dà un
apporto significativo alla vita e alle problematiche della
società. I criteri e le regole del dialogo fra i cristiani
e gli aderenti ad altre posizioni culturali e storiche non
vengono fissati se non dalla Chiesa, nel suo
irrinunciabile compito di essere responsabile della verità
e della carità. Come ci ha ben insegnato Benedetto XVI,
una verità senza carità corre il rischio della ideologia,
ma una carità senza verità è soltanto un illusorio
emotivismo.Mi sembra quindi che non si deve né enfatizzare
positivamente il dialogo fra cristiani massoni, né
deprecarlo, ma consentire che la missione che i cristiani
vivono nella società, in obbedienza alla Chiesa e alle sue
direttive, sappia assumersi la responsabilità e il rischio
di dialoghi e di collaborazioni che si rivelino utili per
la vita sociale».
Qual è il terreno
di un possibile confronto?
«Una posizione che mi
sembra raccogliere il senso profondo del magistero della
Chiesa sulla Massoneria esprime la possibilità di dialoghi
effettivi ed efficaci, di cui è piena la storia della
Chiesa e della missione cristiana. Non sono mancati in
questi ultimi secoli, certamente fin dai tempi del grande
Papa Benedetto XIV, voci su implicazioni di alti gradi
della ecclesiasticità con la massoneria. Non ho competenza
per giudicare sulla consistenza delle voci che si sono
rinnovate negli ultimi decenni. Preferisco dire che, ove
episodi del genere siano caduti, dipendono da una
insufficiente coscienza della propria identità cristiana e
dal desiderio di ritagliare, nel contesto della società,
uno proprio spazio di potere, economico e politico. E,
come dicevano gli antichi, "de hoc, satis"».