lunedì 14 novembre 2011

Gotti Tedeschi, crisi: Ecco perché le cose ci sono sfuggite di mano
 
Abbiamo perso l’ansia e la volontà di imitare Cristo e di cercare di incorporare la Sua perfezione in una fede operativa. Nella fede di chi, professionalmente, fa il banchiere, l’industriale, il politico, lo scienziato. Il presidente delle Ior spiega perché «le cose ci sono sfuggite di mano». Pubblichiamo l'articolo che appare sul numero 45 di Tempi in edicola (11 NOVEMBRE 2011).
 
 
Di seguito vorrei cercare di spiegare cosa ci è sfuggito di mano e ha prodotto la crisi in corso. Poi vorrei proporre una riflessione sul perché questo è avvenuto, una riflessione che verrà accettata solo da “uomini di buona volontà” che hanno la fede dei figli di Dio. Dobbiamo avere il coraggio di tornare a mettere Dio nelle cose umane, anche se ciò facesse “storcere il naso” a tanti che si sono sforzati di toglierLo. 

I papi Giovanni Paolo II (in Sollicitudo rei socialis) e il suo successore Benedetto XVI (in Caritas in veritate) avevano ragione quando avevano capito e profetizzato che all’uomo di questi tempi, cresciuto a dismisura nelle capacità tecnologiche e scientifiche, ma rimasto immaturo nella sapienza necessaria del loro uso, queste tecniche sarebbero sfuggite di mano, producendo guai. È vero, questi strumenti sono sfuggiti di mano all’uomo, hanno persino assunto autonomia (morale) e sono loro ora a spiegare e determinare le idee e i comportamenti dell’uomo stesso, limitando la sua capacità di distinguere tra fini e mezzi. Ciò vale in economia come per altre scienze o tecniche.
Limitandoci al campo economico vorrei cercare di spiegare cosa è sfuggito di mano all’uomo di questi tempi. Cominciamo dai due fatti prioritari.

1. Decidendo di ignorare il valore intrinseco e sacro della vita umana e conseguentemente delle leggi naturali, l’uomo si è fatto sfuggire di mano l’essenzialità delle nascite per adattare e regolare le leggi economiche. Facendo così vacillare le leggi della crescita economica e confondendole con quella creatività tipica dell’uomo peccatore che negando Dio e le leggi della sua Creazione vuole promuovere leggi tutte sue. Nel caso della crisi attuale, sostituendo (nel dotto e ricco mondo occidentale) la crescita economica, legata a una armonica crescita della popolazione, con una crescita compensativa fatta solo di consumi individuali.

2. Decidendo di ignorare l’unicità della vita dell’uomo, fatto di carne e spirito, l’uomo si è fatto sfuggire di mano la logica e la dinamica stessa dello sviluppo economico, che non è stato voluto e imposto integralmente, bensì solo materialmente, a uso e consumo di un uomo considerato alla stregua di un “animale intelligente”, da soddisfare solo materialmente facendogli consumare di tutto. Altrimenti il Pil non sarebbe cresciuto. E per riuscire in questo intento l’uomo ha persino sconvolto gli equilibri dell’economia globale, gettando le basi per un nuovo ordine mondiale. Che non sarà però solo economico, sarà culturale e spirituale e potrà persino diventare la maggior rivoluzione nella storia dell’umanità.

A questo punto, dopo aver perso il controllo delle leggi chiave dell’economia, al nostro supponente uomo sono sfuggiti di mano tanti altri strumenti. Ne ricordo solo alcuni: il controllo dell’inflazione o deflazione; il controllo del debito pubblico e privato nonché dei tassi di interesse; il controllo delle produzioni e perciò della occupazione o disoccupazione; il controllo delle risorse e dei prezzi, soprattutto delle materie prime; il controllo delle tasse necessarie a sostenere i costi dell’invecchiamento artificiale della popolazione; il controllo della produzione di ricchezza da parte delle imprese che mancano di un riferimento di mercato e di crescita; il controllo della produzione di ricchezza dei privati e delle famiglie, e perciò della generazione di risparmio; il controllo dei consumi stessi, non essendo possibile controllare domanda e offerta dei beni e potere di acquisto. Infine è sfuggita di mano persino la possibilità di correggere detti errori con manovre per ridurre il debito, rilanciare le economie, riprodurre un nuovo equilibrio economico soddisfacente. Sembrano esser sfuggiti di mano persino lo strumento politico e la necessaria governance (fra paesi e all’interno dei paesi) per prendere decisioni coerenti di politica economica.

Senza verità la logica è opportunismo
Ho promesso anche una riflessione sul perché ciò sia potuto succedere. Sempre papa BenedettoXVI lo spiega nella introduzione alla Caritas in veritate. È successo perché l’uomo ha perso il senso della vita, il senso delle sue azioni. Perché il nichilismo dominante, eletto filosofia di pensiero di questo tempo, ha distolto l’uomo da riferimenti di verità. E senza verità all’uomo sfuggono di mano, appunto, gli strumenti. Come si può chiedere a un banchiere di dar senso – vero senso, per il bene comune… – al suo mestiere se la vita non ha senso? Come si può peraltro chiederlo a uno scienziato o a un politico o governante, se appunto la vita non ha senso? Se la vita non ha senso, perché dovrebbero averlo le azioni umane? Avranno semmai una logica opportunistica, legata al pensiero dominante che spiega cosa è opportuno, bene e male, in un certo momento storico. E perché ciò è successo? Avanzo un’ipotesi che farà storcere il naso a molti tiepidi lettori: è successo perché abbiamo perso il legame con Cristo, con Dio. Perché abbiamo perso la contemplazione di Cristo e il senso della Creazione e perciò della nostra vita. Abbiamo perso l’ansia e la volontà di imitare Cristo e di cercare di incorporare la Sua perfezione responsabilizzandoci con convinzione in una fede operativa. Nella fede di chi, professionalmente, fa il banchiere, l’industriale, il politico, lo scienziato, il medico, il docente di storia, eccetera.
Paradossalmente (ma mica tanto) solo ritrovando questi legami persi potremo produrre soluzioni per la crisi economica, soluzioni che siano realmente sostenibili e opportune. Dico una cosa che farà saltar sulla sedia qualcuno: non riusciremo a trovare e applicare vere soluzioni se i criteri con cui le elaboriamo sono influenzati dal peccato, se non riconosciamo la potenza nefasta del peccato sul comportamento, sulle riflessioni, sulle decisioni degli esseri umani. Ritorniamo perciò a parlare del peccato e di quanto influenzi il pensiero e le azioni umane. Ogni proposta di soluzione a detta crisi sarà caduca se sarà influenzata dalla confusione che crea l’attitudine a peccare e a negare il peccato stesso e le sue conseguenze. Ogni progetto condito da orgoglio, vanità, concupiscenza, eccetera diverrà un progetto insostenibile perché per forza prescinderà dai veri bisogni della persona, dalla sua unità di vita, dalla sua vocazione all’eternità, dalla sua necessità di potersi santificare su questa terra.

Non servono professori ma buoni preti
Paradossalmente tutti vogliono escludere, quale soluzione alla crisi, un periodo di “austerità” finalizzato a ricostruire i fondamentali delle nostre economie, dichiarando che penalizzerebbe l’individuo. O forse penalizzerebbe la popolarità di chi dovrebbe deciderlo. Ma se fosse proprio l’“austerità”, per fare un esempio, la vera soluzione, la migliore e la più opportuna anche per la persona? Se è la fede che ci permette di capire i misteri di Cristo, come potrebbe non permetterci di intuire le vere prospettive di soluzione (che sarà naturalmente tecnica) a una crisi economica? Senza questa fede, espressioni pluricitate come “priorità alla centralità della persona” sono e restano vuote di significato (a parte il significato elettorale). Cos’è infatti la centralità della persona per un economista, per un politico, per uno scienziato? È, al peggio, vedere la persona come mezzo sostanziale di produzione, consumo, risparmio? O è, al meglio, riconoscere la transitorietà delle cose possedute, il distacco dai beni, la fragilità della vita umana grazie alle passioni? Ma per riconoscere tutto ciò non c’è bisogno di fede, basta il buon senso. Qualsiasi buon filosofo senza fede può spiegare perché ciò è vero; detta verità si trova in leggi naturali che si deve solo saper osservare. Così una buona economia si fonda su leggi naturali utili all’uomo. Ma un’economia per la persona vuole molto di più, vuole la coscienza della dignità dell’uomo, creatura di Dio, figlio di Dio, erede di Dio. Ecco perché credo che per fare questa buona economia siano essenziali anzitutto buoni preti piuttosto che buoni professori. Preti che confessino e aiutino a odiare il peccato. Il miracolo economico non sta certo nel riuscire a risolvere tutti i problemi in breve tempo tornando a esser tutti ricchi. Sta nel cogliere questa (sgradevole) crisi per darsi obiettivi di vera “ricchezza”, più a lungo termine, con prospettive di eternità.