mercoledì 15 aprile 2009


Da venti secoli la Chiesa è in cammino per proclamare a tutti questa sconvolgente notizia

Carissimi!

1. Da venti secoli la Chiesa è in cammino per proclamare a tutti questa sconvolgente notizia. Da venti secoli non teme persecuzioni, difficoltà, fatiche per comunicare il segreto della vita, la perla preziosa, la ragione della sua incontenibile gioia: Gesù, il Signore della vita era morto, ma ora, vivo, trionfa!La pesante pietra ribaltata non ha aperto solo il sepolcro di Cristo, ma ha spalancato anche le porte della vita eterna. Il varco del Cielo è Cristo che si è fatto porta delle pecore, e quel varco nessuno potrà più chiuderlo, neppure la morte.

Forse nasce spontanea una domanda: ma sarà proprio così? Gesù è veramente risorto? La nostra fede si fonda sull'esperienza degli Apostoli: essi hanno vissuto con Lui, ne hanno amato la voce, ascoltato le parole, diviso il pane e la fatica, gioie e dolori, fino al dramma della croce e poi – totalmente inattesa – la tomba vuota e le apparizioni che hanno sfidato la loro stessa incredulità.

Ma la fede ha anche un'altra prova: è la personale esperienza del Vangelo, l'intima corrispondenza tra il messaggio di Gesù e le aspettative più profonde del nostro cuore di uomini, degli uomini di tutti i tempi e di ogni cultura. Sì, Lui, Lui solo conosce ciò che è nel cuore umano e sa dire le parole della vita. Non è dunque una favola che illude mentre consola, ma semplicemente risponde a ciò che siamo. Oh se l'uomo ascoltasse di più se stesso, ciò che è in profondità! Tutto gli sarebbe così chiaro e bello!

2. Quanto vuoto dilaga oggi! Quanta banalità umilia la ragione! Quanti falsi miti illudono la libertà! Quale vortice di emozioni domina: tanto più imperiose quanto più sono forti e create ad arte. Cosa possiamo fare noi? Come gli Apostoli anche noi diciamo: "Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato" (Atti4,20). Anche noi vediamo il Signore Risorto, anche noi ascoltiamo la sua parola. Per questo al mondo intero, attento o sordo che sia, gridiamo oggi il nostro gaudio vivissimo: Gesù, nostra Pasqua, è risorto! Sì, egli vive. Noi, alunni della fede, siamo alla scuola della vera felicità. Alleluia!

Cari Amici, al mondo, che sembra sempre più tormentato dal desiderio della gioia e sempre più è inseguito dai morsi della disperazione, dell'ansia e dell'angoscia, perché non annunciare la gioia, la pace dell'anima che il mondo non può dare e che nessuno può togliere? Spesso l'uomo s'illude: cerca la gioia e insegue il piacere. Non di rado le cose non coincidono. Perché non offrire ai fratelli la testimonianza che noi, figli della Chiesa, siamo felici quando siamo umili e fedeli, affidati e benevoli? E' questo stile di vita, questo volto riconciliato e sereno che può interrogare e contagiare il mondo.

Sia Cristo risorto la vera nostra gioia. Tutto il resto è così fragile, non ha consistenza rocciosa per l'edificio esigente della gioia. Assomiglia piuttosto alla sabbia. Solo Colui che è risorto e vivo può essere fonte perenne di quella pace che diventa letizia e responsabilità nella storia. Diventa cultura, cioè un modo nuovo di pensare, di giudicare, di essere nel nostro tempo e di costruire una società veramente umana.

Carissimi, da queste mie parole avete compreso l'affetto e il senso del mio augurio pasquale. Augurando a voi e alla Diocesi la buona Pasqua, auguro la gioia del Risorto, una gioia personale e fraterna insieme, intima e partecipata, profonda e solidale con chi si trova nel bisogno e nella sofferenza. Come non pensare a tanti fratelli e sorelle colpiti dal terremoto in Abruzzo? Per questo vi invito a far vedere a tutti l'invisibile sole di Cristo.Facciamo nostre le parole di Paolo VI: "Debole è la nostra voce, ma fa eco a quella dei secoli. O voi tutti che ci ascoltate: la nostra gioia è la più grande di tutte!" (1968).

Angelo Card. Bagnasco