Il compito dei cattolici nella società di oggi
Rimini, 30 agosto 2008
"Noi non stiamo nelle sacrestie, siamo nel mondo. Noi siamo nel mondo, nessuno potrà chiuderci la bocca. Se non parliamo noi non ci sarà nessuno che avrà parole di speranza per questo uomo sperduto di oggi": con queste parole sul ruolo dei cattolici nella società attuale, monsignor Rino Fisichella, rettore dell'Università Lateranense e presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha suscitato calorosi applausi nel corso del suo intervento da parte dei presenti a Rimini, venerdì 29 alla penultima giornata dell'annuale Meeting di Comunione e liberazione. Monsignor Fisichella, riferendosi ai sanguinosi attacchi ai cattolici nell'Orissa in India, ha dichiarato che "come nei primi tempi della Chiesa, i martiri sono ancora oggi. Quattordici persone, se non trenta, sono state uccise solo perché portano il santo nome cristiano". L'arcivescovo ha quindi parlato del rapporto tra scienza e fede: "La Chiesa - ha dichiarato - non potrà mai essere nemica della scienza e non lo è mai stata in passato", è nemica piuttosto delle pseudo-scienze e della pretesa della scienza di dire l'ultima parola sull'uomo. Monsignor Fisichella, riferendosi al conflitto che può sorgere tra scienza e fede, ha voluto ribadire che "da noi non ci si può aspettare una parola di morte; da noi ci si può aspettare soltanto una parola di vita. Se noi per un attimo dimenticassimo questo l'uomo di oggi sarebbe disperato, cioè senza speranza. Noi non possiamo permettercelo". "Quando si toccano i principi fondamentali del vivere - ha continuato monsignor Fisichella - del dare senso alla vita, quando si toccano i fondamenti dell'esistenza, dobbiamo dare all'uomo di oggi delle certezze, non dei dubbi, perché si tratta di vivere fondandosi sulla roccia che è Cristo". Riferendosi al ruolo della Chiesa cattolica nella società di oggi, monsignor Fisichella ha voluto sottolineare che un ruolo pubblico per la Chiesa non è "ingerenza" ma capacità di dire parole di vita e speranza. "Ci sono una serie di situazioni - ha sottolineato il rettore - che sono state riferite al cosiddetto "testamento biologico" ma possono esserci altre espressioni che fanno emergere più il senso della vita anziché la morte". Nei riguardi del rapporto tra Chiesa e Stato circa le questioni etiche e biologiche, monsignor Fisichella ha sottolineato che "nel momento in cui nella società si pongono problemi nuovi ed emergono situazioni prima sconosciute perché la scienza fa passi da gigante, è evidente che lo Stato sia chiamato ad assumersi la responsabilità di dare una risposta". Tuttavia, per monsignor Fisichella, "la Chiesa conosce l'uomo, è esperta in umanità; per questo sa che cosa c'è nel cuore dell'uomo, sa quali sono le domande che si agitano nell'essere umano. Sono le domande di sempre. Da dove vengo? Dove vado? Perché il dolore? Perché la sofferenza? Perché la malattia? Queste sono le domande dell'uomo. Dell'uomo antico, dell'uomo del medioevo, dell'uomo moderno, dell'uomo post-moderno, quando arriverà". Riferendosi ai recenti, sanguinosi episodi di persecuzione contro i cristiani nello Stato indiano dell'Orissa, monsignor Fisichella ha lanciato un appello in difesa dei "nostri fratelli che vivono in una regione lontana dalla nostra, ma ci appartengono. Nel momento in cui si infierisce su di loro, si infierisce su di noi, perché noi siamo solo un corpo, questa è la realtà della Chiesa". "La Chiesa - ha poi proseguito - nel corso dei suoi duemila anni è ancora oggi protagonista nella vita delle persone. Perché, a differenza di tante forze che sono presenti nel mondo la Chiesa vive di un incontro interpersonale con ciascuno. Se non fossimo credibili, allora il mondo non ci insulterebbe, perché penserebbe che siamo dei suoi. Proprio perché siamo credibili, proprio perché siamo capaci di dare dei martiri, proprio perché siamo capaci ancora oggi, ininterrottamente, di riportare quella Parola di vita, proprio per questo il mondo non ci vuole. Anzi, ci vuole come dei numeri. A tutto questo diciamo no, diciamo che siamo persone, e persona, per sua stessa identità semantica significa relazione. Questo termine è stato trasformato nel corso dei secoli cristiani alla luce del concetto di Dio che è Trinità; siccome i cristiani dovevano parlare di Dio come persona e come una persona che ama e che è in relazione ed è Padre e Figlio e Spirito, allora questa relazionalità viene data a ciascuno di noi". Monsignor Fisichella ha quindi ricordato che "la Chiesa nella sua realtà è nel mondo ma non è del mondo, perché Gesù ci ha detto questo; ma noi partecipiamo completamente di quello che è la realtà del mondo di oggi. Noi siamo come un fermento che alimenta la pasta, ecco perché dobbiamo essere presenti, ecco perché nessuno potrà rinchiuderci". Monsignor Fisichella nel concludere il suo intervento al Meeting di Rimini 2008 ha ricordato le parole di John Henry Newman in una delle pagine della Apologia pro vita sua quando scrive: "Io non permetterò mai che quell'evento, che ha dato senso alla mia vita, possa essere considerato come un reperto archeologico; è vero, è vissuto più di venti secoli fa ma la sua parola è una parola per oggi, la sua persona vale per oggi, il suo messaggio di amore vale per oggi".
(©L'Osservatore Romano - 31 agosto 2008)