domenica 6 luglio 2008

XIV Domenica del Tempo Ordinario A 0226

LA VITTORIA DEL MITE


Imparate da me che sono
mite e umile di cuore

(Mt 11,29)

Alla scuola del Signore si impara
la mansuetudine e la dolcezza;
io invece, conosco solo arroganza e ira,
voglia di dominio, per non essere soprafatto.

Bisogna incontrare il Signore,
fare esperienza della sua umile presenza,
per rinascere mite, semplice, piccolo
e gustare interiormente la sua vita.

Così Abramo diventa mansueto
dopo il travagliato percorso della fede.
Mosè, alla fine, è definito il più umile
di tutti gli uomini della terra,

dopo aver visto e rivisto Dio agire
in favore di quel popolo di schiavi:
i suoi portenti lo hanno soprafatto
fino a sentirsi un nulla davanti a lui.

E che dire di Davide: ha sempre
avuto cuore per il suo Signore;
il peccato non ha potuto distruggere
la bellezza dell’amore penitente.

Maria, umile serva dell’Umile,
del Figlio di Dio e servo di tutti.
Nell’Incarnazione si sente piccola,
disarmata davanti a Giuseppe suo sposo.

Invasa da strabiliante stupore
davanti all’umiltà della nascita di Gesù,
cresce un figlio che ha per missione
di redimere il mondo attraverso l’umiltà.

Umiltà, la porta che mi apre a Dio
e ai fratelli che si aspettano amore.
Per essa passa la carità che considera Dio
e gli altri superiori a se stessi.

L’umile si sottomette sempre a Dio
e volentieri ubbidisce ai comandamenti;
il piccolo ama essere povero e casto
perché si lascia condurre da Dio.

Il mite è sempre vittorioso, perché
lascia agire Dio che sempre trionfa;
l’umile è già nell’eternità: infatti,
egli vive sulla terra divinamente.


Pben 6.VII.2008