venerdì 11 luglio 2008

SAN BENEDETTO

LA SCALA

Nulla anteporre all’amore di Cristo
(Regola SB)


Esci dal mondo, Padre Benedetto
e conduci i tuoi figli nel deserto:
essi si perdono inghiottiti
dal frastuono assordante delle cose.

La semplice via dell’amore ritrovato
porta a Dio quelli che si sono persi;
l’ascolto semplice della voce del Padre
introduce l’anima sulla via del ritorno.

La scuola del servizio divino
è vivere immersi nella lode
per la salvezza ricevuta come dono
che apre di nuovo il cielo all’uomo.

La terra non è più sola, isolata,
lontana dall’amore di Dio;
una scala si erge sicura fino lassù,
per essa gli angeli scendono e salgono

alla ricerca dell’uomo dormiente.
Ora scende il Verbo nell’umile cuore,
obbediente, povero e casto, per risalire,
vittorioso, con l’uomo rinato.

La Regola di vita è il nuovo status
di chi ha ritrovato la via del cielo
e aiuta in terra a fare con fedeltà
quello che gli angeli fanno lassù.

Non nuovo servaggio o rinuncia,
ma vera libertà di esprimere
la ritrovata identità, dopo essere
ritornati al Signore della vita.

Carità, amore, servizio gioioso,
slancio e desiderio di sottomissione
per non servire e amare se stessi,
ma Colui che mi ha amato per primo.

Davanti a me non ci sono più inciampi
per amare Cristo, perché tutto
è stato purificato dall’obbedienza
e santificato dalla carità.

Ti ritrovo qui, Signore santo e fedele,
in quest’oasi profumata di cielo,
giardino rigoglioso dell’Eden perduto,
per dire ogni giorno: Nulla anteporre a Cristo!

Pben 11. VII. 08

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11 luglio 2008 - S. Benedetto, patrono d'Europa

XIV tempo ordinario (A) - P


Noi potremmo facilmente tenere il Vangelo a distanza pensando: "Sono i discepoli ad essere coinvolti, o, tutt'al più, i santi come Benedetto, che Dio ha chiamato a realizzare una grande opera". Ma il Vangelo non è solo un libro di storia. Non si accontenta di raccontare gli avvenimenti. Gli apostoli, i santi e i missionari rimandano a me. Guardate Pietro che ha accompagnato Gesù e gli altri discepoli che hanno abbandonato tutto; o guardate Benedetto che, giovane studente, rifiuta la vita brillante di Roma per ritirarsi nella solitudine! Tutti sono implicati nella storia.


Noi saremmo semplici spettatori? Il Vangelo non ci riguarderebbe? Eppure il Vangelo parla dell'avvento di un nuovo regno, del segreto inaudito che fa sì che Dio permetta che nasca un regno senza fine. Ciò significa dunque che Dio ha delle aspettative su di noi. È il dramma dell'amore. E la mia storia con Dio. La storia del regno dei cieli è già cominciata. Bisogna continuare a raccontare la storia come storia di Dio e del suo mondo. In questo Vangelo, è la sua storia che Gesù raccontaquando dice: "Nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria..." (Mt 19,28).


Per Gesù, ciò vuol dire amore fino alla croce. Egli sa: "Mio padre mi manda nel mondo per amore e dice: Tu genererai un popolo nuovo. La tua missione è di diffondere l'amore nel mondo intero".
Dio vuole che il suo amore si riversi nel mondo. Si tratta del dramma dell'amore. Noi possiamo parteciparvi lasciando che Dio ci mostri il nostro posto. Poiché egli si indirizza a noi, personalmente. Quante volte abbiamo rifiutato questo invito: eppure la redenzione ha luogo qui e ora, oggi. Non è in teoria, ma nell'istante stesso che Gesù ama, agisce e parla. Ciò che importa è che io alzi gli occhi per vedere cosa accade. A cosa serve, se qualcuno mi perdona in teoria ma non nel suo cuore, né ora? La pratica di Gesù ci mostra una cosa: egli è andato incontro a tutti. Il suo invito valeva per tutti. Non debbo, dunque avere paura. Non sono tenuto a diventare prima un uomo a posto, posso venire quale sono. E, per una comunità, ciò significa semplicemente poter esistere anche con le proprie debolezze.

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