venerdì 6 giugno 2008

Stemma del S.P. Pio XI

La peste del laicismo
si combatte con l'ardore


La peste della età nostra è il così detto laicismo coi suoi errori e i suoi empi incentivi; e voi sapete, o Venerabili Fratelli, che tale empietà non maturò in un solo giorno ma da gran tempo covava nelle viscere della società. Infatti si cominciò a negare l'impero di Cristo su tutte le genti; si negò alla Chiesa il diritto - che scaturisce dal diritto di Gesù Cristo - di ammaestrare, cioè, le genti, di far leggi, di governare i popoli per condurli alla eterna felicità. E a poco a poco la religione cristiana fu uguagliata con altre religioni false e indecorosamente abbassata al livello di queste; quindi la si sottomise al potere civile e fu lasciata quasi all'arbitrio dei principi e dei magistrati. Si andò più innanzi ancora: vi furono di quelli che pensarono di sostituire alla religione di Cristo un certo sentimento religioso naturale. Né mancarono Stati i quali opinarono di poter fare a meno di Dio, riposero la loro religione nell'irreligione e nel disprezzo di Dio stesso.

I pessimi frutti, che questo allontanamento da Cristo da parte degli individui e delle nazioni produsse tanto frequentemente e tanto a lungo, Noi lamentammo nella Enciclica "Ubi arcano Dei" e anche oggi lamentiamo: i semi cioè della discordia sparsi dappertutto; accesi quegli odii e quelle rivalità tra i popoli, che tanto indugio ancora frappongono al ristabilimento della pace; l’intemperanza delle passioni che così spesso si nascondono sotto le apparenze del pubblico bene e dell’amor patrio; le discordie civili che ne derivarono, insieme a quel cieco e smoderato egoismo sì largamente diffuso, il quale, tendendo solo al bene privato ed al proprio comodo, tutto misura alla stregua di questo; la pace domestica profondamente turbata dalla dimenticanza e dalla trascuratezza dei doveri familiari; l’unione e la stabilità delle famiglie infrante, infine la stessa società scossa e spinta verso la rovina.

Ci sorregge tuttavia la buona speranza che l’annuale festa di Cristo Re, che verrà in seguito celebrata, spinga la società, com’è nel desiderio di tutti, a far ritorno all’amatissimo nostro Salvatore. Accelerare e affrettare questo ritorno con l’azione e con l’opera loro sarebbe dovere dei Cattolici, dei quali, invero, molti sembra non abbiano nella civile convivenza quel posto né quell’autorità, che s’addice a coloro che portano innanzi a sé la fiaccola della verità.

Tale stato di cose va forse attribuito all’apatia o alla timidezza dei buoni, i quali si astengono dalla lotta o resistono fiaccamente; da ciò i nemici della Chiesa traggono maggiore temerità e audacia. Ma quando i fedeli tutti comprendano che debbono militare con coraggio e sempre sotto le insegne di Cristo Re, con ardore apostolico si studieranno di ricondurre a Dio i ribelli e gl’ignoranti, e si sforzeranno di mantenere inviolati i diritti di Dio stesso.

Dall'Enciclica "Quas primas" di Pio XI - Anno Santo 1925

giovedì 5 giugno 2008

Il cavaliere è l’uomo che percorre il tremendo cammino del sacrificio per un fine superiore.

Plinio Correa de Oliveira
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Abbazia di Sant'Antimo, Montalcino (SI)
«Coloro ai quali la cura della propria anima
fa disprezzare e dimenticare tutto ciò che è
al di fuori, innalzano per loro uso edifici
secondo l’immagine della povertà, secondo
il modello della santa semplicità, secondo le linee
tracciate dalla modestia dei loro padri
San Bernardo
Pubblichiamo un'interessante analisi del fenomeno neotemplare, tratta dal sito "amarelachiesa.blogspot.com", certi che solo dando voce a tutti, compresi coloro che dubitano, possiamo renderci degni della fiducia di cui tanti (di bianco vestiti), purtroppo, hanno abusato ed abusano.
E ribadiamo, trovandoci d'accordo, quanto chiude quest'articolo:
"Noi, come cattolici nel solco della Chiesa Docente, ci affidiamo ad essa sapendo che tanti Movimenti e Gruppi veri e seri, operano al suo interno e veramente al fianco del Santo Padre, senza millanterie".
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Molti vizi e poche virtù

IL TEMPLARISMO ESOTERICO
CHE SI VESTE DA AGNELLO

Lupi contro la buona fede

Se nel panorama (sic!) dei rimembratori di un ‘che fù’ ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo ovvero Templari, si spazia su variopinte e multiformi soggettività che hanno tutto meno che dell’Ordine trattato al maiuscolo, tali associati a tali sette paraventate da un alone snob e millantatore di affidamento alla cattolicità, sono senza troppo giri di parole, sì battezzati, ma anche esotericizzati allo stato massimo.
Vedansi i siti loro web, anche se , aberrante, dan parvenze specchiali da allodole, mettendo in bella mostra magari la stessa fotografia del Santo Padre: una operazione al limite dello sfacciato! E camuffando in chiese e compiaciuti e compiacenti sacerdoti (sic!) si danno da fare a frammischiare ai riti cattolici anche i ‘loro’ – purtroppo – esotericomassonico rituali.
I loro adepti sono al limite della doppiezza, e sfoggiando sorrisi si arrogano una intelligenza del sacro che purtroppo dista dai loro cuori ed ancor prima dalle loro menti, anni e secoli luce!
Spiace che para-cattolici – anch’essi vogliosi di prime pagine e ‘gasamenti’ vari – abbiano a prenderli a cura, andando così a incrementare una settarismo doppiamente egotico, che purtroppo principalmente di questi vive.
Bene Madre Chiesa sà, può e farà! A tempo e modo debiti, come sempre.
Per ora fermiamoci qua.
Più oltre andremo al dettaglio, spiegando come tali esoterioTemplari fagocitino adepti e adepte, soprattutto...
Noi, come cattolici nel solco della Chiesa Docente, ci affidiamo ad essa sapendo che tanti Movimenti e Gruppi veri e seri, operano al suo interno e veramente al fianco del Santo Padre, senza millanterie.

A presto, Francesco FerroAcuto

NOTIZIE


Madonna di Loreto


"Il vero protagonista della storia è il mendicante"


Cartina del percorso


30° PELLEGRINAGGIO A PIEDI

MACERATA – LORETO
(proposto da Comunione Liberazione)

Sabato 7 giugno 2008 ore 20,30

Stadio Helvia Recina Macerata


Immagine dello scorso anno



mercoledì 4 giugno 2008

Sette sataniche:

la Polizia attiva la Sas,
una task force specializzata
Contro guru e santoni la Polizia di Stato scende in campo con la Sas, Squadra anti sette, una task force specializzata, composta da 15 agenti di polizia, analisti, investigatori e psicologi, che si occuperà d'ora in avanti dei reati legati al fenomeno delle sette e dei gruppi esoterico-religiosi. Il team farà capo al Servizio centrale operativo della Dac (Direzione centrale anticrimine) diretta dal prefetto Nicola Cavaliere. Con l'aiuto di tutte le Squadre mobili provinciali lavorerà a monitorare il mondo occulto, raccogliendo e analizzando segnalazioni e dati, pronta a intervenire ovunque sul territorio per risolvere casi di crimini gravissimi, violenza sessuale, uso di droghe, sottrazione di beni, legati a particolari culti. Questa nuova sezione dello Sco, la cui nascita è stata annunciata con una circolare inviata qualche giorno fa dal capo della Polizia Giovanni De Gennaro a tutti i questori d'Italia, si avvarrà anche della collaborazione di un sacerdote da sempre in prima linea su questo particolarissimo fronte, don Aldo Bonaiuto dell'Associazione Papa Giovanni XXIII, di Don Oreste Benzi e il suo telefono verde anti sette (800228866 attivo 24 ore su 24 dal 2000). E' anche da qui che le richieste di aiuto più urgenti e gravi, anche di natura psicologica alle famiglie o alle vittime, verranno dirottate alla Sas, che oltre a fornire se necessario un immediato ''pronto soccorso'' in filo diretto, verificherà le informazioni raccolte e valuterà se intervenire.

da www.poliziadistato.it/ - 06-12-2006 -

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L’allarme Riguarda un milione e mezzo di persone.
L’aiuto dalle associazioni di familiari
L’Italia delle sette. Ora rischiano gli adulti
Gli adepti: laureati, disposti a spendere

A me gli occhi, la mente, il cuore, il portafoglio. E, a volte, la coscienza. Sono un milione e mezzo (circa il 3% della popolazione), più donne (64%) che uomini, più adulti (64%) che adolescenti ma senza distinzione di reddito, livello d’istruzione e classe sociale, gli italiani a rischio setta. In un’Italia di anime perse, la setta — di qualsiasi oscurità essa si nutra (il 49% sono psicosette, il 15% pseudo- religiose, il 18% magiche e il 18% predicano spiritismo e satanismo)— esercita un fascino che era giudicato molto pericoloso già nel 1998, alla vigilia del Giubileo e del nuovo millennio: dopo due anni di indagini, il Dipartimento di Pubblica sicurezza consegnò al ministero dell’Interno un dossier di 100 pagine (il 10% delle quali dedicato a Scientology) che conteneva la descrizione di 34 nuovi movimenti religiosi e 36 movimenti magici capaci di «provocare una completa destrutturazione mentale negli adepti, conducendoli spesso alla follia e alla rovina».

Quel rapporto, oggi, è superato sia nei numeri che nei contenuti. Ne è sintomo la creazione, nel dicembre 2006, della Squadra antisette (Sas). Ma è soprattutto attraverso le voci dei protagonisti che il fenomeno delle sette in Italia assume aspetti inquietanti. Maurizio Alessandrini, presidente dell’Associazione nazionale famigliari delle vittime (Favis), viene da un’esperienza personale durissima, un figlio oggi 32enne sparito da otto anni nel vischio velenoso di un gruppo di preghiera capeggiato da una pranoterapeuta che avrebbe dovuto aiutare la madre a trovare sollievo da una grave malattia. «La setta non si presenta mai per quello che è —racconta —, si manifesta per risolvere i tuoi problemi e poi approfitta delle tue difficoltà». Il Favis è nato a Rimini nel 2000 quando Alessandrini ha capito che il problema non era solo suo: «Ora siamo dodici persone che lavorano a tempo pieno, incontriamo istituzioni e politici, rispondiamo a coloro che ci chiamano parlando la stessa lingua di chi ci segnala un caso. Abbiamo riempito un vuoto, perché quando cadi nel baratro non sai a chi rivolgerti ».

I due cellulari sul sito Internet, spesso, sono il primo passo per arrivare a Roma, negli uffici della Sas: «La collaborazione è totale». Sessanta contatti nel 2007. Già 6-7 al mese quest’anno (+25%). «Chiamano i genitori per il figlio, il fidanzato per la fidanzata, i nonni per il nipote. L’attenzione sul fenomeno è cresciuta». E l’identikit del soggetto-tipo, radicalmente cambiato. Tutto, spesso, comincia nell’illusoria innocenza di un corso. Tipo: sviluppa le tue potenzialità nascoste. «Il minimo comune denominatore tra le vittime — spiega don Aldo Bonaiuto dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, l’unica che ha un numero verde antisette occulte attivo sul territorio (800228866) — è un certo livello di disagio provocato da un lutto, una malattia, un abbandono, una crisi personale o economica». C’è chi pensa di non arrivare a fine mese, chi ha perso fiducia nella medicina tradizionale e si avvicina a santoni e guaritori, ci sono minori abbandonati a se stessi e adulti che, semplicemente, non reggono la solitudine. «Ma è sbagliato pensare che sia soprattutto la gente semplice a cadere nella rete dei criminali. Ormai le sette colpiscono in modo trasversale: il 70% dei nostri casi (1.290 nel 2007, ndr) riguarda persone istruite e laureate, disposte a spendere soldi per migliorare la propria condizione psichica o fisica».

Don Aldo è un’autorità in materia: sovente viene chiamato per decifrare simboli, ed è capace di cogliere un segnale di rischio anche da un dettaglio. Gli adolescenti, per esempio, che a scuola si tagliano braccia e gambe con il temperamatite: un autolesionismo dietro il quale si può nascondere un rito d’iniziazione. «Siamo di fronte a una società sempre più fragile, le relazioni non durano, ai ragazzi si regala il motorino ma non si trasmettono valori, la gente cerca risposte ovunque...». E le sette rispondono. Con strumenti fasulli. L’illusione del potere, dell’autostima, della conquista. A quale prezzo? Rinunciando a se stessi e al proprio potere. Pensare che la setta sia irresistibile è profondamente sbagliato. Se si decide di entrare, si può scegliere di uscirne. «Sono entrata in Scientology per tirar fuori mia figlia e sono rimasta intrappolata. In otto anni ho dato alla setta 1.840.000 dollari. Ci ho messo tre anni per liberarmene».

Maria Pia Gardini, cugina di Raul, sul suo viaggio di andata e ritorno negli inferi della coscienza ha scritto un libro (I miei anni in Scientology, edizioni Paoline) che è costretta a presentare scortata dalla polizia. «L’informazione è fondamentale, anche se a rischio non sono solo i giovani: Scientology è piena di manager, industriali e celebrità». La religione, se non hai il dono della fede, è una conquista. La setta un doping con effetto immediato. «In Italia c’è una forte tradizione devozionistica— aggiunge don Aldo —. Si va a caccia del personaggio, dei simboli, delle foto, degli oggetti...». I mesi più fertili sono gennaio, febbraio, marzo («Perché il calendario satanico prevede molti riti») e ottobre, quando si avvicina Halloween e i cimiteri si popolano di esaltati. «Banalizzare, attribuendo questi episodi al folklore di qualche scalmanato, è sbagliato—dice don Aldo —. L’umanità è confusa, bombardata da messaggi che depistano. I turbamenti dell’anima e dello spirito sono sempre più frequenti. E in Italia ci sono ancora molta ignoranza e zero informazione: tutti sanno cosa sono droga e prostituzione. Pochi sanno cosa sono le sette».

A mettere ordine nel magma incandescente ha provato il Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa (Gris), associazione privata di cattolici che si è costituita nel 1987, puntando i riflettori sul satanismo e contando in Italia circa 500 sette con 3 mila seguaci, in rapida crescita soprattutto tra i giovanissimi. Al telefono antiplagio del Gris, dal ’94 a oggi, sono arrivate oltre 1.500 segnalazioni. Impossibile, invece, un monitoraggio esauriente sul satanismo virtuale su Internet: si sarebbe passati dai 114 gruppi nel ’99 ai 322 nel 2000, ai 500 L’allarme Riguarda un milione e mezzo di persone L’aiuto Arriva dalle associazioni di familiari odiern i . L a scomparsa del reato di plagio, abolito nell’81 dalla Corte Costituzionale, di certo non ha favorito l’individuazione delle sette sataniche, che inseguono il reclutamento attraverso tecniche di lavaggio del cervello. Secondo Giuseppe Ferraris, segretario nazionale del Gris, è appropriato parlare di «impegni di fede di bassa qualità che vengono offerti scontati, all’interno di un mercato in cui si tende a trattare la religione come un qualunque altro prodotto, che se non soddisfa più può essere facilmente sostituito».

Lorita Tinelli, presidente del Centro ricerche abusi psicologici (Cesap), è la psicologa che l’anno scorso ha aiutato la Digos di Bari a sgominare Arkeon, psicosetta con oltre 10 mila adepti in tutta Italia. «Ho visto persone annullare il proprio sé mettendosi nelle mani di un guru. Le sette, ormai, soddisfano i bisogni di ogni età ed estrazione sociale: scordiamoci lo stereotipo dell’adolescente imbambolato ». Nel 2007 al numero fisso del Cesap sono arrivate seimila richieste di aiuto. Seimila anime che hanno sussultato al richiamo della coscienza. Venderle in saldo alle sette al discount delle fedi è il compromesso più basso al quale si possa scendere.

da Corriere delle Sera - Gaia Piccardi - 23 maggio 2008

martedì 3 giugno 2008

Sua Santità Benedetto XVI


annuncia la Solenne

Ostensione della Sindone

a Torino nel 2010

Il Papa ha annunciato di aver autorizzato una nuova ostensione della Sindone per la primavera del 2010.
Nel ricevere un gruppo di pellegrini dell'arcidiocesi di Torino in Vaticano, Benedetto XVI ha detto di aver dato l'autorizzazione accogliendo un desiderio dell'arcivescovo torinese: "Se il Signore mi donerà la vita e la salute, spero di venire anche io", ha aggiunto il Pontefice.
"Sarà un'occasione quanto mai propizia - ha proseguito riferendosi alla Sindone - per contemplare quel misterioso Volto, che silenziosamente parla al cuore degli uomini, invitandoli a riconoscervi il volto di Dio". Parlando a braccio, il Papa ha poi annunciato il proprio desiderio di presenziare personalmente alla ostensione.

«per trovare il Volto di Cristo occorre avere un cuore libero dall'egoismo, dalla menzogna e dall'indifferenza» S.S. Benedetto XVI

PERCHÉ I PRETI
- NELLA CHIESA LATINA -
SONO CELIBI?


Il celibato dei sacerdoti è un dogma nella Chiesa?

L’obbligo del celibato per i sacerdoti non è un dogma, ma una legge disciplinare della Chiesa. Tale legge è tuttavia molto antica, poggia su una tradizione consolidata e su forti motivazioni. Certamente la verginità non è richiesta dalla natura stessa del sacerdozio. La riprova è che il celibato vale per la Chiesa latina, ma non per i riti orientali, dove, anche nelle comunità unite alla Chiesa Cattolica, è norma che vi siano sacerdoti sposati. Questi peraltro si possono sposare prima e non dopo di essere ordinati sacerdoti. Tuttavia anche nella Chiesa Orientale vige il celibato per i Vescovi, oltre che per i monaci. La Chiesa è fermamente convinta che la vigente legge del sacro celibato debba ancor oggi, per i sacerdoti latini, accompagnarsi al ministero ecclesiastico. Essa, pertanto, ritiene tutt’ora che la via della donazione nel celibato sia la scelta esemplare per il sacerdozio ministeriale latino.
D’altra parte, non va sottaciuto che i giovani, che chiedono ed accettano liberamente di essere consacrati sacerdoti nella Chiesa latina, ben sanno di doversi impegnare anche nel celibato, e assumono questo impegno liberamente e solennemente davanti a Dio e alla Chiesa.

Da quando il celibato è stato introdotto nella Chiesa?

Fra gli Apostoli, scelti da Cristo stesso, alcuni erano sposati, altri no, come ad esempio l’Apostolo Giovanni. Risulta che l’obbligo del celibato sacerdotale è in vigore fin dal IV secolo. Ma nello stesso tempo va rilevato che i legislatori del IV sec. sostenevano che questa legge ecclesiastica era fondata su una tradizione Apostolica. Diceva per esempio il Concilio di Cartagine (del 390): “Conviene che quelli che sono al servizio dei divini misteri siano perfettamente continenti (continentes esse in omnibus), affinché ciò che hanno insegnato gli Apostoli e ha mantenuto l’antichità stessa, lo osserviamo anche noi”.
Successivamente il Magistero della Chiesa, attraverso Concili e documenti, ha sempre ribadito ininterrottamente le disposizioni sul celibato ecclesiastico. Lo stesso Concilio Ecumenico Vaticano II ha riaffermato, nella dichiarazione Presbyterorum ordinis (16), lo stretto legame tra celibato e Regno di Dio, vedendo nel primo un segno che annuncia in modo radioso il secondo.

In quali brani evangelici si parla di celibato?

Ne parlano Marco 10, 29, Matteo 19, 12 (“eunuchi per il regno dei cieli”) e Luca 18, 28-30. «Pietro allora disse: “Noi abbiamo lasciato tutte le nostre cose e ti abbiamo seguito”. Gesù rispose: “In verità vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà”» (Lc 18, 28-30).

In che senso il celibato è un dono?

È anzitutto un dono inestimabile di Dio, “un dono particolare di Dio, mediante il quale i ministri sacri possono aderire più facilmente a Cristo con cuore indiviso e sono messi in grado di dedicarsi più liberamente al servizio di Dio e degli uomini” (CIC, Can. 277, § 1). In tal senso presuppone una vocazione particolare, una chiamata speciale da parte di Dio, e pertanto è un carisma. È anche un dono prezioso della persona a Dio e al prossimo. Il radicale amore del sacerdote celibe verso Dio si manifesta e si attua nel generoso amore verso i fratelli, nel servizio disponibile verso di essi. Questo dono, se accolto e vissuto con amore, gioia e gratitudine, è sorgente di felicità e di santità, per il sacerdote stesso e per tutta la Chiesa.

Quali sono i motivi a favore del celibato?

Va subito detto che le ragioni solamente pragmatiche, come ad esempio il riferimento alla maggiore disponibilità, non bastano. Tanto più sono inaccettabili motivazioni collegate in qualche modo sia a elementi di prestigio, di potere, di promozione sociale, o di benefici economici, sia al rifiuto o alla paura o al disprezzo del matrimonio. Occorre nello stesso tempo ricordare che, come disse Cristo stesso, il celibato, con le sue autentiche motivazioni, “non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso” (Mt 19,11).I motivi veri, profondi sono principalmente tre: teocentrico-cristologico, ecclesiologico, escatologico. Essi motivano la convenienza profonda che esiste tra sacerdozio e celibato.

1) Motivo teocentrico-cristologico:
Il celibato poggia sulla Fede in Dio e sull’amore di Dio e per Dio: è accogliere Dio come terra su cui si fonda la propria esistenza. Illuminanti, a questo proposito, sono le parole del Santo Padre Benedetto XVI: “Il vero fondamento del celibato può essere racchiuso solo nella frase: Dominus pars (mea) – Tu, Signore, sei la mia terra. Può essere solo teocentrico. Non può significare il rimanere privi di amore, ma deve significare il lasciarsi prendere dalla passione per Dio, ed imparare poi, grazie ad un più intimo stare con Lui, a servire pure gli uomini. Il celibato deve essere una testimonianza di Fede: la Fede in Dio diventa concreta in quella forma di vita che solo a partire da Dio ha un senso. Poggiare la vita su di Lui, rinunciando al matrimonio ed alla famiglia, significa che io accolgo e sperimento Dio come realtà e perciò posso portarlo agli uomini”(BENEDETTO XVI, Discorso in occasione dell’udienza alla Curia Romana per la presentazione degli auguri natalizi, 22 dicembre 2006).
Il sacerdote non è dunque una persona priva di amore, anzi egli vive di passione per Dio. Il suo vivere non è da scapolo, ma da sposato in maniera indissolubile a Dio e alla Sua Chiesa. Il celibato è una via all’amore e dell’amore; favorisce lo stile di una speciale vita sponsale da parte del sacerdote. Il sacerdote è uomo di Dio perché di Lui vive, a Lui parla, con Lui discerne e decide, di Lui è sempre più innamorato. Ma Dio si è reso visibile e si è fatto presente in Gesù, il Figlio unigenito del Padre, inviato nel mondo: Egli “si fece uomo affinché l’umanità, soggetta al peccato e alla morte, venisse rigenerata e, mediante una nascita nuova, entrasse nel Regno dei cieli. Gesù compì mediante il suo mistero pasquale questa nuova creazione” (CS, 19). Gesù Cristo è dunque la novità di Dio. Egli realizza una nuova creazione. Il suo sacerdozio è nuovo. Egli rinnova tutte le cose. Un aspetto importante di questa novità è la vita nella verginità, che Gesù stesso ha vissuto. Egli infatti rimase per tutta la vita nello stato di verginità, dedicandosi totalmente al servizio di Dio e degli uomini. Il celibato consente pertanto una totale dedizione al Signore, una configurazione più piena con il Signore Gesù, una imitazione del Suo stato di vita, una maggiore disponibilità all’ascolto della Sua Parola e al dialogo con Lui nella preghiera.
Spiega ancora l’Enciclica Sacerdotalis celibatus: “Cristo rimase per tutta la sua vita nello stato di verginità, il che significa la sua totale dedizione al servizio di Dio e degli uomini. Questa profonda connessione tra la verginità e il sacerdozio di Cristo si riflette in quelli che hanno la sorte di partecipare alla dignità e alla missione del Mediatore e Sacerdote eterno, e tale partecipazione sarà tanto più perfetta, quanto più il sacro ministero sarà libero da vincoli di carne e di sangue” (CS, 21).
La verginità per il Regno di Dio esiste pertanto nella Chiesa, perché esiste Cristo che la rende possibile, con il dono del Suo Spirito. “In questo legame tra il Signore Gesù e il sacerdote, legame ontologico e psicologico, sacramentale e morale, sta il fondamento e nello stesso tempo la forza per quella «vita secondo lo Spirito» e per quel «radicalismo evangelico» al quale è chiamato ogni sacerdote e che viene favorito dalla formazione permanente nel suo aspetto spirituale” (GIOVANNI PAOLO II, Pastores dabo vobis, 72).

2) Motivo ecclesiologico:
Simile a Cristo e in Cristo, il sacerdote si unisce con amore esclusivo alla Chiesa, sposandosi misticamente con essa. “La verginità consacrata dei sacri ministri manifesta infatti l’amore verginale di Cristo per la Chiesa, e la verginale e soprannaturale fecondità di questo connubio” (CS 26). La nuzialità del celibato ecclesiastico esprime ed incarna proprio questo rapporto tra Cristo e la Chiesa.In virtù di questo esclusivo legame sponsale, il sacerdote celibe si dedica totalmente al servizio generoso e disinteressato di Cristo e della Sua Chiesa, con una ampia libertà spirituale e verso tutti gli uomini, senza alcuna distinzione o discriminazione. Nella Presbyterorum Ordinis leggiamo che i sacerdoti “si dedicano più liberamente a Lui e per Lui al servizio di Dio e degli uomini, servono con maggiore efficacia il suo Regno e la sua opera di rigenerazione divina e in tal modo si dispongono meglio a ricevere una più ampia paternità in Cristo” (16). L’esperienza comune insegna e conferma come sia più semplice, per chi non è legato da altri affetti, aprire il cuore ai fratelli pienamente e senza riserve.

3) Motivo escatologico:
Il celibato sacerdotale è segno e profezia della nuova creazione, ossia, del Regno definitivo di Dio nella Parusia, quando, alla fine di questo mondo, tutti risorgeremo dalla morte. Di questi tempi ultimi, la verginità, vissuta per amore del Regno di Dio, costituisce un segno particolare, poiché il Signore ha annunziato che: “Alla risurrezione non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo” (Mt 22,30). Nella Chiesa, fin d’ora è presente il Regno futuro: essa non solo lo annuncia, ma lo realizza sacramentalmente contribuendo alla “creazione nuova”. Di questo Regno, la Chiesa costituisce quaggiù il germe e l’inizio, come ci insegna il Concilio Vaticano II (cfr. Lg 5). Il celibato sacerdotale è uno dei modi, con cui la Chiesa annuncia e contribuisce a realizzare tale novità del Regno di Dio.

L’abolizione del celibato aumenterebbe il numero dei sacerdoti?

Come ha anche affermato il Sinodo dei Vescovi del 2005, un allargamento della regola del celibato non sarebbe una soluzione neppure per il problema della scarsità delle vocazioni, come dimostra l’esperienza anche delle altre confessioni cristiane che hanno sacerdoti o pastori sposati. La scarsità numerica dei sacerdoti è da collegarsi piuttosto ad altre cause, a cominciare dalla cultura secolarizzata moderna.

Qual è il rapporto tra il celibato sacerdotale e il sacramento del matrimonio?

E’ un rapporto complementare: l’uno integra, completa l’altro.Bastino al riguardo queste tre autorevoli testimonianze:
1.“L’amore sponsale del Risorto per la sua Chiesa, sacramentalmente elargito nel matrimonio cristiano, alimenta, nello stesso tempo, il dono della verginità per il Regno. Questa, a sua volta, indica il destino ultimo dello stesso amore coniugale” (GIOVANNI PAOLO II, Discorso al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, 31 maggio 2001).
2.“La scelta della verginità per amore di Dio e dei fratelli, che è richiesta per il sacerdozio e la vita consacrata, sta infatti insieme con la valorizzazione del matrimonio cristiano: l’uno e l’altra, in due maniere differenti e complementari, rendono in qualche modo visibile il mistero dell’alleanza tra Dio e il suo popolo” (BENEDETTO XVI, Discorso alla diocesi di Roma, 6 giugno 2005). 3.“Entrambi, il sacramento del Matrimonio e la verginità per il regno di Dio, provengono dal Signore stesso. È Lui che dà loro senso e concede la grazia indispensabile per viverli conformemente alla sua volontà. La stima della verginità per il Regno e il senso cristiano del Matrimonio sono inseparabili e si favoriscono reciprocamente” (CCC, 1620).

Il sacerdote è un uomo solo?

“È vero: il sacerdote, per il suo celibato, è un uomo solo; ma la sua solitudine non è il vuoto, perché è riempita da Dio e dall’esuberante ricchezza del suo Regno. Inoltre, a questa solitudine, che dev’essere pienezza interiore ed esteriore di carità, egli si è preparato, se l’ha scelta consapevolmente e non per l’orgoglio di essere differente dagli altri, non per sottrarsi alle comuni responsabilità, non per estraniarsi dai suoi fratelli o per disistima del mondo. Segregato dal mondo, il sacerdote non è separato dal popolo di Dio, perché è costituito a vantaggio degli uomini, consacrato interamente alla carità e all’opera per la quale lo ha assunto il Signore. A volte la solitudine peserà dolorosamente sul sacerdote, ma non per questo egli si pentirà di averla generosamente scelta. Anche Cristo, nelle ore più tragiche della sua vita, restò solo” (CS, 58-59).

Che cosa occorre al sacerdote per mantenersi celibe?

Occorre:
• una preparazione accurata durante il cammino verso questo obiettivo; e dunque una adeguata formazione: o sia remota, vissuta in famiglia, o sia soprattutto prossima, negli anni del Seminario;
• l’esigenza di una solida formazione umana e cristiana, sostenuta da una buona direzione spirituale, sia per i seminaristi sia per i sacerdoti;
• un’esperienza sempre più profonda di Cristo: dalla qualità e profondità di tale relazione con il Signore dipende la tipologia dell’intera esistenza sacerdotale;
• una condivisione sempre più ampia e radicale dei sentimenti e degli atteggiamenti di Gesù Cristo;
• una preghiera costante, che invoca senza tregua Dio come il Dio vivente e si appoggia a Lui nelle ore di confusione come nelle ore della gioia. La celebrazione Eucaristica quotidiana, l’Ufficio divino, la Confessione frequente, l’adorazione del SS.mo Sacramento, il rapporto affettuoso con Maria Santissima, gli Esercizi Spirituali, la recita possibilmente quotidiana del Santo Rosario… sono alcune forme di questa preghiera che non deve mai mancare nella vita sacerdotale;
• disponibilità a seguire Cristo anche sulla via del Calvario: l’esistenza sacerdotale comporta anche l’accettazione dell’ottica del Crocifisso. La sofferenza, talvolta la fatica, lo sconforto, le delusioni, la noia, perfino lo scacco… hanno il loro posto nell’esistenza di un sacerdote, che tuttavia sa e deve reagire a tutto questo con l’aiuto di Dio;
• un’osservanza puntuale dei “diversi consigli evangelici, che Gesù propone nel Discorso della Montagna e tra questi i consigli, intimamente coordinati tra loro, d’obbedienza, castità e povertà: il sacerdote è chiamato a viverli secondo quelle modalità, e più profondamente secondo quelle finalità e quel significato originale, che derivano dall’identità propria del presbitero e la esprimono” (GIOVANNI PAOLO II, Pastores dabo vobis, 27);
• un accompagnamento persistente da parte del Vescovo, di amici sacerdoti e di laici, che sostengano insieme questa testimonianza sacerdotale, con la stima, l’amicizia, il consiglio e la preghiera;
• una vigilanza continua e una prudente cautela nelle sue relazioni con le altre persone;
• una permanente capacità di lavorare senza risparmiarsi perché Cristo sia conosciuto, amato e seguito. Il sacerdote deve utilizzare, in modo continuo e complementare, questi mezzi e modalità, per vivere con serenità e gioia il proprio celibato.

Il Primicerio della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo in Roma Monsignor Raffaello Martinelli
NB: per approfondire tale argomento, ecco alcuni documenti pontifici:

• CONCILIO VATICANO II, Dec. Presby-terorum ordinis; Lumen Gentium (LG);
• CODICE DI DIRITTO CANONICO (CIC);
• PAOLO VI, Enciclica Sacerdotalis Caelibatus (CS), 1967;
• GIOVANNI PAOLO II, Pastores dabo vobis, n. 27, 1992;
• CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA (CCC), nn. 922, 1579,1599, 1618-1620

Fonte: http://www.sancarlo.pcn.net/