venerdì 29 agosto 2008

29 agosto 2008

la Chiesa ricorda il martirio
di San Giovanni, il Battista

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Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista

In quel tempo, Erode aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: "Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello". Per questo Erodiade gli portava rancore e avrebbe voluto
farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodiade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò". E le fece questo giuramento: "Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno".
La ragazza uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose: "La testa di Giovanni il Battista". Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: "Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista". Il re ne fu rattristato; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto.
E subito mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa [di Giovanni]. La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre.

I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

(Mc 6,17-29)

La pietra che indica il luogo dove è nato San Giovanni il Battista

Le assurde pretese:
GESU' SI, CHIESA NO
“Gesù sì, Chiesa no”. Questo Gesù individualistico scelto da alcuni è un Gesù di fantasia. Non possiamo avere Gesù senza la realtà che Egli ha creato e nella quale si comunica: la Chiesa.

Sua Santità Benedetto XVI

giovedì 28 agosto 2008

"DEVOZIONE MARIANA"

Madonna delle Lacrime


NOME DI GESU'
Il nome di Gesù vuol dire Salvatore e Redentore. «Nella lingua ebraica, scrive Sant'Epifanio, Gesù significa colui che guarisce, ovvero medico e salvatore [*Iesus, hebraica lingua, curator appellatur, aut medicus et salvator (De Christo).]»

1. Che cosa significa il nome di Gesù.
2. Il nome di Gesù annunziato dai profeti.
3. Grandezza del nome di Gesù.
4. Il nome di Gesù è prezioso.
5. Bisogna invocare sovente il santo nome di Gesù.

1. CHE COSA SIGNIFICA IL NOME DI GESÙ. - Il nome di Gesù vuol dire Salvatore e Redentore. «Nella lingua ebraica, scrive Sant'Epifanio, Gesù significa colui che guarisce, ovvero medico e salvatore [*Iesus, hebraica lingua, curator appellatur, aut medicus et salvator (De Christo).]». L'angelo Gabriele dà egli medesimo questo senso al nome di Gesù, quando dice a Giuseppe che non tema di prendere in isposa Maria: poiché quello che è nato in lei le viene dallo Spirito Santo. «Essa partorirà un figlio e lo chiamerai Gesù, perché libererà il suo popolo dai suoi peccati» (MATTH. I, 20-21). «Non si dà salute in nessun altro, predicava S. Pietro, se non in Gesù di Nazareth, e non è dato in terra agli uomini altro nome, in virtù del quale possano essere salvi» (Act. IV, 12). «Il mio nome, è nuovo», dice il Signore nell'Apocalisse (III, 12). Il nome al quale qui si accenna è quello di Gesù; nome da lui ricevuto, nella circoncisione.

2. IL NOME DI GESÙ ANNUNZIATO DAI PROFETI. - «Io aspetterò, o Signore, la vostra salute» (Gen. XLIX, 18), diceva Giacobbe vicino a morire; più esplicito il profeta Abacuc chiamava questa salute col proprio nome, esclamando: «Io mi rallegrerò nel Signore, e tripudierò di gioia in Gesù Dio della mia salute» (HABAC. III, 18). «Stillate, o cieli, la vostra rugiada, pioveteci, o nubi, il giusto; si apra la terra e produca il Salvatore» (ISAI. XLV, 8) andava sospirando Isaia.

3. GRANDEZZA DEL NOME DI GESÙ. - «Dio ha esaltato il Cristo, scrive il grande Apostolo e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome: così che nel nome di Gesù si piega ogni ginocchio in cielo, in terra, e nell'inferno» (Philipp. II, 9-10). Il Padre eterno ha dato al Cristo 1° il nome di Dio e di Figlio di Dio; ora, il nome si prende per la cosa che significa; il nome di Dio è dunque Dio stesso, è la divinità. 2° Dio Padre ha dato al Cristo il nome di Gesù, cioè la celebrità e la glorificazione di questo nome, affinché in qualità di Messia e Salvatore, Gesù fosse conosciuto e rinomato e celebrato in tutti i luoghi e per sempre su la terra, in cielo e nell'inferno. 3° Per la sua umiltà ed obbedienza fino alla morte, Cristo si è meritato il nome di Gesù che è il titolo di Salvatore e di Redentore, e per la morte di croce egli é infatti divenuto il Salvatore e Redentore del mondo. Il nome di Gesù è al disopra di ogni altro nome, e non vi è sotto il cielo altro nome dato agli uomini, nel quale possano essere salvi; perché il nome di Gesù è il nome proprio del Verbo incarnato. Quindi il nome di Gesù rappresenta tutta l'economia della Incarnazione del Verbo e della Redenzione, nelle quali più che in tutte le altre opere divine spiccano unite la sapienza e la potenza, la bontà e la maestà di Dio, con tutti gli altri suoi attributi. Chi è infatti Gesù Cristo, se non la suprema maestà, il sommo amore, per mezzo del quale ci vengono e ci sono date la salute, la gloria, tutti i beni del corpo e dell'anima, tanto in questa che nella futura e beata vita, per tutta l'eternità? Da ciò ne segue che il nome di Gesù è in modo assoluto più grande, più santo, più venerabile che non il nome stesso di Jehovah. E la ragione fondamentale sta in ciò, che Jehovah significa Dio, in qualità di Signore e Creatore, mentre Gesù indica Dio, in qualità di Salvatore e Redentore. Ora, siccome il benefizio e l'opera della redenzione stanno molto al di sopra, per ciò che è di eccellenza intrinseca e di vantaggio all'umanità, all'opera e al benefizio della creazione, così il nome di Gesù o Salvatore vince in grandezza e santità e venerabilità il nome sacro di Jehovah, ossia Creatore. Perciò la Chiesa canta nella sua liturgia, che la nascita dell'uomo a nulla avrebbe giovato senza la redenzione (In benedict. Cerei pasch.). Inoltre il nome di Dio Redentore racchiude il nome di Dio Creatore, mentre questo non contiene quello; essendo evidente che la redenzione presuppone la creazione, e la creazione non porta con sé di necessità, la redenzione. Il nome di Jehovah dice: Colui che è, ed è il nome appunto con cui Dio chiamò se stesso quando volle manifestarsi a Mosè: «Io sono colui che sono» (Exod. III, 14). Il nome di Gesù dice Colui che crea e salva quelli che sono perduti, che Il giustifica, vivifica, beatifica, e divinizza. Jehovah è il principio e la sorgente dell'essere; Gesù è il principio e la sorgente della grazia, della salute, della gloria. Jehovah è il vincitore, il soggiogatore di Faraone e dell'Egitto; Gesù è il trionfatore del demonio e dell'inferno. Jehovah è il legislatore dei Giudei, l'autore dell'antico Patto; Gesù è il legislatore di tutti i cristiani, l'autore del nuovo Testamento. Jehovah guida gli Ebrei nel paese di Canaan a traverso del mar Rosso; Gesù ci conduce al cielo a traverso i flutti del suo sangue, nel quale siamo battezzati e lavati. Ecco perché i pii fedeli chinano il capo o genuflettono pronunziando il nome di Gesù, il che non fanno al proferirsi il nome di Jehovah. Chi oltraggia o bestemmia il nome di Gesù, pecca più gravemente che chi insulta e strapazza il nome di Dio. Difatti il nome di Gesù è il nome proprio del Verbo incarnato e contiene e sopravanza tutti gli altri nomi del Cristo; di modo che è un nome superiore a tutti gli altri nomi: - Nomen quod est super omne nomen. - Bisogna dunque che al nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio, in cielo, in terra e nell'inferno. - Ogni ginocchio deve piegarsi al nome di Gesù, cioè tutti gli esseri dotati d'intelligenza devono adorare questo santo nome... Il cielo riverisce e adora il nome di Gesù, perché in virtù di questo nome gli angeli furono confermati in grazia e in gloria. La terra lo riverisce e adora, perché a questo nome essa deve il suo riscatto e la sua salute. L'inferno freme udendolo pronunziare e lo rispetta, perché chi lo porta è il vendicatore delle leggi divine, il giudice ed il padrone dei demoni e dei reprobi. «Ogni lingua confessi, continua S. Paolo, che il Signore Gesù Cristo è nella gloria di Dio Padre» (Loc. cit. 12). Queste parole dinotano che, come Dio, Gesù ha l'essenza, la gloria, la maestà, la potenza del Padre e che, come uomo, fu collocato alla destra di Dio Padre ed elevato al di sopra di tutti gli uomini e di tutti gli angeli; che partecipa così da vicino ed in sì alta misura alla gloria del Padre, che si può dire con tutta ragione che egli è nella medesima gloria, ed infinitamente meglio di tutti gli angeli e di tutti i santi che, ciascuno a suo modo, si trovano pure nella gloria di Dio Padre. Non dimentichiamo mai l'esortazione di S. Paolo ai Tessalonicesi: «Il nome di Gesù Cristo sia reso chiaro e glorioso in voi e voi in esso, mediante la grazia del nostro Dio, e del Signore Gesù Cristo» (II Thess. I, 12).

4. IL NOME DI GESÙ È PREZIOSO. - O nome benedetto, esclama S. Bernardo, olio prezioso sparso in tutti i luoghi! È già da gran tempo che questo nome è venerato in cielo, nella Giudea, e di là in tutta la terra! La Chiesa innalza la voce da un capo all'altro del mondo e dice: Il vostro nome, o Gesù, è olio dolce e soave, sparso dappertutto e largamente sparso; esso non si dilata solamente per il cielo e per la terra, ma penetra perfino negli inferni; tanto che al nome di Gesù si piega ogni ginocchio in cielo, in terra, e nell'inferno. Ah sì! ogni lingua confessi e dica che il vostro nome è olio delizioso largamente sparso in ogni luogo (Serm. XV in Cant.). L'olio, continua il medesimo Padre, splende, nutrisce, conforta. È esca al fuoco, cibo al corpo, lenimento al dolore; serve di luce, di alimento, di rimedio. Vedete ora come simili effetti produce il nome di Gesù. Annunziato, illumina; meditato, nutrisce; invocato, solleva e guarisce. Studiamo ad una ad una queste meraviglie: donde credete che abbia potuto uscire, per spandersi su l'universo, così improvvisa e così splendida la luce della fede, se non da Gesù rivelato, annunziato, predicato? Non è forse per mezzo dello splendore di questo nome, che Dio ci ha chiamati all'ammirabile sua luce? Illuminandoci, ha fatto splendere ai nostri occhi la sua luce, nella luce che spandeva il nome di Gesù. Con ragione dice S. Paolo: Altre volte voi eravate tenebre, al presente siete luce nel Signore. Il nome di Gesù non è solamente luce, ma anche cibo. E infatti non vi sentite voi rinvigorire quando richiamate alla mente questo prezioso nome? Quale pensiero mi sostiene più di questo? Quale ricordo rinfranca di più i sensi, affranti dall'esercizio e dal lavoro? Che cosa vi è che più rassodi le virtù, mantenga i casti affetti, rinsaldi i buoni e onesti costumi? Arido e insipido è ogni cibo dell'anima, che non sia ammollito di questo dolcissimo olio; esso è insulso, se non è condito di questo sale celeste. Non gusto gli scritti, se non vi trovo il nome di Gesù; a noia mi vengono i ragionamenti, e discorsi, quando non sento il nome di Gesù. Gesù è miele alla mia bocca, melodia al mio orecchio, giubilo al mio cuore. Finalmente, il nome di Gesù è rimedio. Vi è tra di voi chi sia triste, afflitto, tormentato? si getti costui sul petto di Gesù, penetri nel sacro Cuore di lui, ne proferisca con la lingua il santo nome; e tosto al comparire di questo splendido, potente nome, si dileguerà ogni nebbia e il cielo dell'anima ridiverrà sereno. Cade alcuno nella colpa e corre rischio di dare nella disperazione? il soffio della vita lo rianimerà non appena avrà invocato questo vivifico nome. Sarà forse la durezza del cuore, il torpore nato dall'indolenza e figlio della viltà, la corruzione dell'anima, la languidezza dell'accidia, che possa resistere alla potenza di questo nome salutare? Nessun rimedio calma più prontamente la violenza della collera e dissipa l'enfiagione dell'orgoglio, quanto. questo nome divino. Guarisce la piaga dell'invidia, arresta la lussuria, spegne il fuoco della passione infame, estingue la sete dell'avarizia, doma il fremito di tutti i cattivi istinti che potrebbero togliere l'onore. Infatti quando nomino Gesù, il mio pensiero corre e si ferma sopra un essere dolce e umile di cuore, buono, sobrio, casto, misericordioso, insomma notevole per purità e santità: io nomino il medesimo Dio onnipotente che col suo aiuto ed esempio, medica, guarisce, e rinforza. Tutte queste meraviglie suonano al mio orecchio, quando sento il nome di Gesù. Sia questo sempre nel vostro cuore, suoni del continuo su le vostre labbra; perché in virtù di questo prezioso nome, tutti i vostri sentimenti e tutte le vostre azioni si dirigono verso Gesù Cristo, che loro serve di principio e di termine. Non è forse egli in persona che v'invita a fare così, quando vi dice nel Cantico dei Cantici (VIII, 6): «Mettetemi come un sigillo sul vostro cuore, come un'impronta sul vostro braccio» (Serm. XV in Cant.). Ripetiamo anche noi con S. Pietro: Non da altri abbiamo salute se non da Gesù di Nazareth; perché non vi è sotto il cielo altro nome nel quale dobbiamo essere salvati (Act. IV, 12); ma per questa nome augusto tutti possono avere salvezza... Due soli nomi vi sona nel mondo, portatori di pace, di ordine, di armonia, di virtù e di felicità e sono i dolci, potenti nomi di Gesù e di Maria. Il santissimo nome di Gesù, 1° seda le tempeste e calma gli uragani di qualunque passione; 2° sparge la grazia e la misericordia; 3° nutrisce l'anima e l'infiamma di amore celeste; 4° porta conforti ineffabili e divini; 5° procura una buona fama; 6° bandisce la tristezza e rallegra il cuore; 7° dà vigore ai martiri e a tutti i fedeli che combattono per la fede; fa che trionfino generosamente di tutti gli ostacoli, di tutti i patimenti, di tutte le prove, di tutte le persecuzioni e della morte stessa; questo sacro nome corona i vincitori; 8° medica tutte le piaghe, cura tutte le infermità dell'anima e del corpo; 9° incatena il demonio, il mondo e la concupiscenza della carne. Tutti i Padri della Chiesa ci dicono che il demonio nessuna cosa teme tanto, quanto l'invocazione del Nome di Gesù. «I demoni, dice S. Giustino, impauriscono di questo nome che li fa tremare; e anche ora ci obbediscono, se nel nome di Gesù Cristo crocefisso li scongiuriamo... In qualunque luogo suoni il nome del Signore, quivi tutte le cose riescono a bene (Hom. VIII)». Origene avverte che vi è nel nome di Gesù sì grande forza per vincere i demoni, che pronunziandolo si ottiene quanto si desidera, come insegnava il divin Maestro quando diceva: Molti nel giorno del giudizio mi diranno: Nel tuo nome, abbiamo cacciato i demoni (Contra Celsum). «Basta la sola invocazione del nome di Gesù, soggiunge Teodoreto, per far sì che l'avversario nostro ci rispetti e ci tema grandemente (Epist. ad Philemon)». Racconta un gravissimo autore, che è severamente proibito ai fattucchieri e a quanti si consecrano di proposito al demonio, d'invocare o ricordare in qualunque modo nei loro notturni convegni, il nome di Gesù, ancorché avessero rinnegato il divin Salvatore. Noi sappiamo che il diavolo e tutta la sua corte scompare immediatamente, quando alcuno della setta pronunzia, anche senza averne intenzione, il nome di Gesù (TYREUS, de Daemon. c. XLII, n. 22). S. Giovanni Crisostomo diceva che: «il nome di Gesù, e la potenza della croce tengono per noi cristiani il luogo d'incantesimi spirituali. Questo incanto, non solamente caccia il dragone dalla sua caverna e lo precipita nel fuoco, ma rimedia ancora alle ferite da esso fatte all'anima nostra. Il nome di Gesù suona terribile ai demoni i quali appena uditolo menzionare si dileguano; riesce salutare a guarirci delle nostre infermità e agitazioni. Divenga esso dunque il nostro ornamento, e sia per noi un muro di difesa (Homil. VIII ad pop.)». S. Ignazio di Loiola non volle che la sua congregazione prendesse nome da lui, ma da Gesù, affinché questo nome le fosse d'incentivo ad operare sempre con energia, e ad affrontare i supplizi e la morte. Al nome di Gesù conviene in modo speciale quel detto dei Proverbi: «Torre munitissima è il nome del Signore; a lui avrà ricorso il giusto e sarà esaltato» (Prov. XVIII, 10). «Gesù si è fatto nostra fortezza in faccia al nemico, dice qui a proposito S. Agostino; guardate che il demonio non vi ferisca e per ciò rifugiatevi nella torre. Colà i dardi di Satana non vi potranno mai colpire e voi ci starete in tutta sicurezza e pace (In Psalm)». Con l'invocazione del nome di Gesù, si ottiene tutta la sua protezione ed ogni desiderabile aiuto. «Chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvo», dice Gioele (IOEL. II, 32). Perciò dice il Salmista: «Io loderò e invocherò il Signore, e sarò liberato di tutti i miei nemici» (Psalm. XVII, 4), e il profeta Abacuc esclamava: «Io mi rallegrerò nel Signore, ed esulterò di gioia in Gesù, Dio, mia salute» (III, 18). Questi profeti c'insegnano quanto sia amabile e prezioso il nome di Gesù, affinché ci rallegriamo e lo prendiamo per protettore e guida. Il nome di Gesù significa, 1° che tutti i beni ci vengono da lui, poiché la salvezza, portataci dal Redentore, comprende tutti i doni di Dio e tutti i beni. Come le acque che si dividono in molti rivi, zampillano da una sola sorgente; come tutti i raggi vengono dal sole e tutti i bracci di mare appartengono all'oceano, così ogni virtù e grazia e santità nel loro principio, nel mezzo, nel fine, vengono da Gesù Cristo. È Gesù che scancella col suo sangue le macchie dei nostri peccati; è lui che tempra gli ardori della concupiscenza, che rompe i ceppi delle cattive consuetudini, che doma il furore delle passioni, che ci sottrae al giogo del demonio; è lui che rende la libertà allo spirito, che orna l'anima della grazia e ne fa la sposa, la figlia, il tempio di Dio; è lui che quieta e rasserena la coscienza, dà vita ai nostri sensi e al nostro spirito, illumina il nostro intelletto mediante la cognizione delle cose divine, eccita la nostra volontà a ricercarle, fortifica la nostra debolezza, ci dà vittoria nelle tentazioni e ci ottiene il trionfo nel combattimento. Se gemete nella desolazione, invocate Gesù e non tarderete a provare il potente soccorso di questo consolatore. Se i timori, le ansietà, gli scrupoli vi mettono nelle angustie, invocate Gesù, egli vi aprirà e allargherà il cuore, lo libererà e renderà lieto ed allegro. Se la febbre dei patimenti corporali e delle passioni vi abbrucia e vi consuma, invocate Gesù; il fiele della sua passione e il miele della sua mansuetudine misericordiosa, la calmeranno e troncheranno dalle radici. Se la povertà, le malattie, le tribolazioni, i nemici della salute si scaglieranno e rovesceranno su di voi per atterrarvi, invocate Gesù con fiducia e perseveranza e voi supererete tutte le prove, trionferete di tutto e sarete coronati per mano di Gesù medesimo... Ecco perché le persone pie portano incessantemente nel cuore ed hanno del continuo su le labbra i dolci nomi di Gesù e di Maria e vi ricorrono in tutte le occasioni. Essi sanno per prova la verità di quel detto di S. Bernardo: che di tutti coloro i quali, in ogni tempo, hanno invocato i nomi di Gesù e di Maria, neppure uno si è perduto (Serm. XV in Cant.). 2° Il nome di Gesù non indica soltanto il Salvatore e la salute che ci è venuta da lui, ma anche, l'eccellente e mirabile maniera con cui ci ha salvati. Egli infatti non ci ha salvati con una parola, come con una parola ha creato il mondo, ma ha preso sopra di sé le nostre infermità per guarircene; si è preso sopra di sé i nostri peccati e li espiò con durissime pene nel corpo e nell'anima, per distruggerli in noi. Egli ha accettato la morte alla quale noi eravamo condannati per uccidere la nostra morte e restituirci alla vita della grazia e della gloria. Quando pertanto pronunziamo il nome di Gesù, noi esprimiamo che il Verbo si è fatto carne, che Dio si è incarnato per noi, che nacque in una stalla e fu deposto in una greppia, e circonciso; che ha lavorato e sudato e pianto; che ha sofferto la fame, la sete, il caldo, il freddo; che per noi fu preso, legato, sputacchiato, flagellato, oltraggiato, coronato di spine, abbeverato di fiele, crocefisso. Tutto questo ricorda il nome di Gesù Cristo, ed è per ciò che suona infinitamente venerabile e adorabile agli uomini ed agli angeli, ed infinitamente terribile ai demoni che all'udirlo fremono, tremano e fuggono.

5. BISOGNA INVOCARE SOVENTE IL SANTO NOME DI GESÙ. - S. Bernardo dice: «Abbi sempre Gesù nel cuore, e l'immagine del Crocefisso non si allontani mai dalla tua mente. Sia Gesù tuo cibo e tua bevanda, tua dolcezza e tua consolazione, tuo miele e tuo desiderio, tua lettura e tua meditazione, tua preghiera e tua contemplazione, vita, morte e risurrezione tua. Gesù è miele alla bocca, melodia all'orecchio, letizia al cuore (Serm. XV in Cantic.)». Sia Gesù il nostro amore e il centro dei nostri affetti; sia il soffio del nostro respiro, l'oggetto dei nostri discorsi; sia l'anima e la vita nostra, il modo che siccome noi siamo, noi viviamo, noi operiamo in lui e per lui, così pure non serviamo che lui, non ci studiamo di piacere ad altri che a lui, non parliamo che di lui solo; ci stia incessantemente sotto gli occhi; camminiamo sempre alla sua presenza, lavoriamo e soffriamo per lui; siamo pronti a fare per lui ogni sacrifizio, ancorché difficile e penoso; moriamo finalmente per lui, in lui e di lui, affinché regniamo eternamente con lui nel soggiorno della felicità e della gloria.

Tratto da: paginecattoliche.it - Vita interiore: I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE - Scritto da Calogero domenica, 30 dicembre 2007

mercoledì 27 agosto 2008


Santi che hanno visto i Templari

La traversata sul mantello

Lo “straordinario” viaggio via mare di San Corrado Confalonieri (1291-1351) da Malta alla Sicilia

di Fulvio A. Malvicini

Un manoscritto maltese del tardo seicento, di un gesuita, riporta una bella e stimolante notizia agiografica; essa è stata anche riportata nel 1657 nelle “Animadversiones in Vitam Divi Conradi”, testo compreso nel libro del Gaetani che fu edito a Palermo nel suo “Vitae Sanctorum Siculorum”.
Oltre quindi a dirci del soggiorno maltese di San Corrado (argomento dibattuto perché pare non comprovato, ma comunque non da scartare quale ipotesi) viene narrato di come il Santo, avendo avuto dei diverbi con degli astiosi abitanti di Casal Musta nell’isola di Malta, lasciò quel luogo.
San Corrado si allontanò da Malta viaggiando sul mare sopra al suo mantello di pellegrino e penitente: il suo approdo fu la Sicilia.
Oltretutto il Santo piacentino profetizzò anche l’arrivo sull’isola di Malta dei Cavalieri di Gerusalemme, coloro che oggi conosciamo quali Cavalieri di Malta: ed in effetti nel 1530 il fatto si avverò!
E’ molto interessante questo ‘intermezzo’ agiografico legato a San Corrado che naviga steso sul suo mantello sul tratto di mare che lo vedrà poi arrivare in Sicilia, terra prediletta per la vita eremitica.
Il mare nella simbologia biblica, sappiamo significare il mondo, in tutti i suoi aspetti: ebbene Corrado ormai con l’anima perfettamente dedita alle sole letizie del Cristo, ‘vola’ sopra il mondo stesso, senza subirne danni. Il mantello del pellegrino-penitente non solo quindi si rivela una difesa dalle piogge, dalle bufere del viaggio naturale, ma diventa un ornamento necessario alla propria santificazione richiamata dallo stretto nesso con la penitenza, con una vita che passa ‘sopra’ al mondo e lo trasporta, povero del mondo materiale, in un cammino di solo spirito. Cammino che vede la sintesi finale nella vita eremitica e statica, in sola contemplazione, in una nuda e cruda grotta presso la Valle dei Pizzi vicino alla città di Noto, nella Sicilia sud-orientale.

testo web da Araldo di San Corrado

martedì 26 agosto 2008

"DEVOZIONE MARIANA"

O Madre della Chiesa! Fa’ che la Chiesa goda libertà e pace nell’adempiere la sua missione salvifica, e che a questo fine diventi matura di una nuova maturità di fede e di unità interiore! Aiutaci a vincere le opposizioni e le difficoltà! Aiutaci a riscoprire tutta la semplicità e la dignità della vocazione cristiana! Fa’ che non manchino “gli operai alla vigna del Signore”. Santifica le famiglie! Veglia sull’anima dei giovani e sul cuore dei bambini! Aiuta a superare le grandi minacce morali che colpiscono i fondamentali ambienti della vita e dell’amore. Ottieni per noi la grazia di rinnovarci continuamente, attraverso tutta la bellezza della testimonianza data alla Croce e alla Risurrezione del tuo Figlio. Amen.

Giovanni Paolo II

XXI Domenica del Tempo Ordinario A

IL CONSACRATO

Tu sei il Cristo, il Figlio del dio vivente
(Mt 16,16)

L’uomo racchiude in se stesso
il profondo mistero di Dio.
Ogni essere creato loda la sua gloria
e svela, piccola creatura, la sua bellezza.

Così, anche il Figlio dell’uomo entra
nella storia per rivelare, impresso
nella sua persona, il volto incarnato
del Dio vivente che vuole farsi conoscere.

Appare la misericordia fatta carne,
si svela la potenza creatrice
della sua parola che si sprigiona,
irresistibile, dalla sua esistenza trinitaria.

Nel volto di Cristo, si concentrano tutte
le speranze, le promesse e le attese
dell’uomo smarrito, in cerca del suo volto:
La gente, chi dice che io sia?

L’uomo è tormentato dal suo stesso io,
cerca di essere qualcuno, ma non si conosce;
ha perso il ricordo della sua origine,
e confonde il presente con il futuro del nulla.

Si intrecciano le risposte comuni:
profeta, visionario o l’ultimo arrivato
che si crede qualcuno? Un uomo di Dio
che parla o illusione infinita che passa?

Lo Spirito rivela ad ogni cuore
il mistero dell’Uomo-Dio: ci fa riconoscere
il Cristo-Messia, per dire ad ognuno che
finalmente, Dio è in mezzo a noi.

Gesù di Nazaret, figlio di Maria e Giuseppe
è consacrato Figlio di Dio dallo Spirito,
è nutrito da parole di vita eterna
per diventare carne crocifissa che salva.

Il Figlio del Dio Vivente imprime
sul nostro volto il suo splendore,
fa anche di noi i figli della sua casa,
volto divino sul nostro di carne.

Cristo è vivo e presente nella storia
per trasformare il nostro essere;
consacrato con l’unzione, offre se stesso
pegno di vita eterna; Gesù, il Consacrato,

è generato per essere santificato dallo Spirito
e per generare sempre nuovi viventi
da deporre nel seno del Padre,
per formare il suo nuovo volto celeste.

pben 24, viii, 2008