giovedì 20 gennaio 2011

Questa è la Regola dei Templari:

"Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti" (Mc 10,43).
Chi non è conforme, o non ha intenzione di rinnovarsi in tale Regola non è ancora dei nostri !

Non nobis Domine...
STEMMI E SCUDI
 
Gli stemmi o scudi erano anticamente simboli decorati usati come segno distintivo di una famiglia. E questo un fenomeno artistico di origine molto remota, che ebbe enorme diffusione in tutta Europa e assunse in ogni paese forme e caratteristiche diverse, pur mantenendo intatta la stessa struttura di base.
  Breve storia  
Già esistenti presso i Romani, gli stemmi ebbero però il loro primo grande momento durante il medioevo.
In occasione delle crociate, infatti, i cavalieri e i nobili usavano far dipingere sui propri scudi o sulla sopraveste che copriva l'armatura, delle figure ornamentali a scopo decorativo. Era compito degli araldi, cerimonieri, messaggeri e organizzatori di giostre e tornei, quello di disegnare l'emblema araldico delle famiglie; essi compilavano poi lo
" stemmario ", una specie di registro che li raccoglieva . Gli stemmi venivano esibiti d'urente i tornei, quando ciascun cavaliere vestiva se stesso, il suo cavallo e i suoi seguaci con i colori del suo emblema.
Dal XV secolo l'uso degli stemmi ebbe un'ulteriore diffusione : comparvero allora gli stemmi gentilizi che rappresentavano le famiglie nobili, quelli dei Comuni , delle Corporazioni di Arti e Mestieri, delle Diocesi e dell' Confraternite religiose, delle Nazioni e di molte altre categorie.
La forma degli stemmi e la sua evoluzione
 
Inizialmente molto semplici ed essenziali, gli stemmi sono diventati in seguito più complessi e decorati.
Alla fine del medioevo, attorno al XIII sec., comparve il Cimiero o Cresta, cioè un'insegna posta in cima all'elmo, decorata con gli svolazzi, strisci e di panno colorato che accentuavano l'effetto decorativo d'insieme. Da allora questo divenne un motivo ricorrente.
Più tardi, tra il XV e il XI secolo, comparvero i sostegni, cioè due figure umane o animali ai lati dello stemma in atto di sorreggerlo, e il motto, che accompagnava l'emblema delle famiglie di alta nobiltà.
  La descrizione dello stemma viene detta blasone: essa segue delle regole scientifiche ben precise e utilizza un suo linguaggio tecnico.
Lo scudo è sempre descritto immaginandolo imbracciato, per cui la destra corrisponde alla sinistra e viceversa; il fondo , detto campo, viene sempre descritto per primo, seguono le figure simboliche che ne costituiscono il soggetto, dette pezze. 

Anche noi uniti nella "battaglia" per la vita !
 
Urgono una generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico, per mettere in atto una grande strategia a favore della vita.
Tutti insieme dobbiamo costruire una nuova cultura della vita: nuova, perché in grado di affrontare e risolvere gli inediti problemi di oggi circa la vita dell'uomo; nuova, perché fatta propria con più salda e operosa convinzione da parte di tutti i cristiani; nuova, perché capace di suscitare un serio e coraggioso confronto culturale con tutti.
L'urgenza di questa svolta culturale è legata alla situazione storica che stiamo attraversando, ma si radica nella stessa missione evangelizzatrice, propria della Chiesa. Il Vangelo, infatti, mira a «trasformare dal di dentro, rendere nuova l'umanità»; è come il lievito che fermenta tutta la pasta (cf. Mt 13, 33) e, come tale, è destinato a permeare tutte le culture e ad animarle dall'interno, perché esprimano l'intera verità sull'uomo e sulla sua vita.
Si deve cominciare dal rinnovare la cultura della vita all'interno delle stesse comunità cristiane

LA PREGHIERA UNIVERSALE PER LA VITA
Nell'impegno per una nuova cultura della vita siamo sostenuti e animati dalla fiducia di chi sa che il Vangelo della vita, come il Regno di Dio, cresce e dà i suoi frutti abbondanti (cf. Mc 4, 26-29).

È certamente enorme la sproporzione che esiste tra i mezzi, numerosi e potenti, di cui sono dotate le forze operanti a sostegno della «cultura della morte» e quelli di cui dispongono i promotori di una «cultura della vita e dell'amore».

Ma noi sappiamo di poter confidare sull'aiuto di Dio, al quale nulla è impossibile (cf. Mt 19, 26).

Con questa certezza nel cuore, e mosso da accorata sollecitudine per le sorti di ogni uomo e donna, ripeto oggi a tutti quanto ho detto alle famiglie impegnate nei loro difficili compiti fra le insidie che le minacciano: è urgente una grande preghiera per la vita, che attraversi il mondo intero.

Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale, da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione, da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente, si elevi una supplica appassionata a Dio, Creatore e amante della vita.

Gesù stesso ci ha mostrato col suo esempio che preghiera e digiuno sono le armi principali e più efficaci contro le forze del male (cf. Mt 4, 1-11) e ha insegnato ai suoi discepoli che alcuni demoni non si scacciano se non in questo modo (cf. Mc 9, 29).

Ritroviamo, dunque, l'umiltà e il coraggio di pregare e digiunare, per ottenere che la forza che viene dall'Alto faccia crollare i muri di inganni e di menzogne, che nascondono agli occhi di tanti nostri fratelli e sorelle la natura perversa di comportamenti e di leggi ostili alla vita, e apra i loro cuori a propositi e intenti ispirati alla civiltà della vita e dell'amore.

Tratto dal sito web: Difendere la vita con Maria
 Chiamati alla perseveranza
18 Settembre 2009  di Chiara Lubich
Fonte: Città Nuova
 

«Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime» (Lc 21,19)




“Perseveranza”. È questa la traduzione della parola originale greca, la quale però è ricca di contenuto: include anche pazienza, costanza, resistenza, fiducia.
La perseveranza è necessaria e indispensabile quando si soffre, quando si è tentati, quando si è portati allo scoraggiamento, quando si è allettati dalle seduzioni del mondo, quando si è perseguitati.
Penso che anche tu ti sia trovato in almeno una di queste circostanze ed abbia sperimentato che, senza perseveranza, avresti potuto soccombere. A volte forse hai ceduto. Ora magari, proprio in questo momento, ti trovi immerso in qualcuna di queste dolorose situazioni.
Ebbene, che fare?
Riprenditi, e… persevera.
Altrimenti il nome di “cristiano” non ti si addice.
Lo sai: chi vuol seguire Cristo deve prendere ogni giorno la sua croce, deve amare, almeno con la volontà, il dolore. La vocazione cristiana è una vocazione alla perseveranza.
Paolo, l’Apostolo, mostra alla comunità la sua perseveranza come segno di autenticità cristiana.
E non teme di metterla sul piano dei miracoli.
Se si ama la croce poi e si persevera si potrà seguire Cristo che è in Cielo e quindi salvarsi.
«Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime».
Si possono distinguere due categorie di persone: quelle che sentono l’invito ad essere veri cristiani, ma quest’invito cade nelle loro anime come il seme su una pietraia. Tanto entusiasmo, simile a fuoco di paglia, e poi non rimane nulla.
Le seconde invece accolgono l’invito, come un buon terreno accoglie il seme. E la vita cristiana germoglia, cresce, supera difficoltà, resiste alle bufere.
Queste hanno la perseveranza e…
«Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime».
Naturalmente, se vuoi perseverare non ti basterà appoggiarti solo sulle tue forze.
Ti occorrerà l’aiuto di Dio.
Paolo chiama Dio: «Il Dio della perseveranza».
È a lui dunque che devi chiederla ed egli te la darà.
Perché se sei cristiano non ti può bastare l’essere stato battezzato o qualche sporadica pratica di culto e di carità. Ti occorrerà crescere come cristiano. E ogni crescita, in campo spirituale, non può avvenire se non in mezzo alle prove, ai dolori, agli ostacoli, alle battaglie.
C’è chi sa perseverare per davvero: è colui che ama. L’amore non vede ostacoli, non vede difficoltà, non vede sacrifici. E la perseveranza è l’amore provato. (…)
Maria è la donna della perseveranza.
Chiedi a Dio che ti accenda nel cuore l’amore per lui; e la perseveranza, in tutte le difficoltà della vita, ti verrà di conseguenza, e con essa avrai salvato l’anima tua.
       
«Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime».
Ma c’è di più. La perseveranza è contagiosa. Chi è perseverante incoraggia anche gli altri ad andare fino in fondo. (…)
Puntiamo in alto. Abbiamo una sola vita e breve anche questa. Stringiamo i denti giorno dopo giorno, affrontiamo una difficoltà dietro l’altra per seguire Cristo… e salveremo le nostre anime.
Pubblicata per intero su Città nuova n. 10/1979.