mercoledì 18 febbraio 2009

6 DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO B

IMMONDO!

Lo supplicava in ginocchio:
se vuoi, puoi guarirmi!
(Mc 1,40)

Immondo! Dichiara l’antica legge,
che vuole preservare l’intera comunità
dal contagio del malato di lebbra;
senza cure lo invia nella solitudine.

Ogni situazione umana è un evento
che tocca l’intera comunità:
una solidarietà piena e universale
che preserva il singolo e rispetta gli altri.

La vita fragile è protetta, quella forte
diventa sostegno di tutto il corpo umano,
che è individuo e comunità, membra
disparate, ma in armonica azione.

Anche il peccatore, come il lebbroso,
veniva reciso: il violento, l’incapace
di relazione, colui che vive per se stesso,
rimane fuori, solo, lontano dagli altri.

L’imbellettamento mostra il malvagio
ilare, giocoso, in mezzo a tutti;
ma non c’è pace nelle relazioni, non c’è
amore né pietà con la lebbra nel cuore.

Il dramma delle relazioni umane,
ingestibili, quando sono malate;
quando incalza il non amore
tutto si sgretola, come da lebbra.

La comunità umana soffre
per le malattie dei suoi membri, tutto
diventa incerto se si lascia che uno solo
vada alla deriva, una falla aperta per tutti.

Primo passo per guarire: riconoscersi
lebbrosi, incurabili, inguaribili senza
il tocco della mano compassionevole
di chi ci guarisce dalla morte.

Il ricorso supplicante a Cristo
mi fa umile davanti a Dio e ai fratelli;
mi fa vedere il male che porto dentro,
non accuso più nessuno se non me stesso.

La speranza riaccende l’amore spento
dal male implacabile; imparo a vedere
il male attorno a me e ricevo
energie nuove di amore e di servizio.

Chi è guarito, guarisce il fratello;
il peccatore esce dalla solitudine odiosa
per costituire una comunità di fratelli
che sono stati guariti dall’amore.

padrebenedetto 15, ii, 2009